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IL DIVANO DEI GIUSTI – LO SO CHE C’È UN GRAN RITORNO DI SANTA EDWIGE NUDISSIMA COME AI TEMPI DELLA PIENA PANDEMIA. MA IL FILM PIÙ DI CULTO MI SEMBRA IL QUASI SCONOSCIUTO “LA RAGAZZA AMERICANA”. PERCHÉ? PERCHÉ PROTAGONISTA DEL FILM È IL BEL GIULIO BERRUTI, OGGI FIDANZATISSIMO CON MARIA ELENA BOSCHI. NON SO SE SIA UN GRANDE ATTORE, MA CERTO OGGI UNO STATUS, ALMENO STRACULT, LO HA… – VIDEO + FOTOGALLERY

 

Marco Giusti per Dagospia

 

vieni avanti cretino

Che vediamo oggi? “Filomena muy hermosa è scappata da Canosa… per non prendere la pioggia è arrivata fino a Foggia…”. Lo so. Lo so che stasera c’è “Vieni avanti cretino”, capolavoro assoluto di Luciano Salce con Lino Banfi nel film della sua vita, tutto dedicato ai grandi numeri dell’avanspettacolo che fu, Cine 34 alle 21, 10.

desideri e voglie pazze di tre insaziabili ragazze 1

 

Lo so che c’è un gran ritorno di Santa Edwige come ai tempi della piena pandemia, da “Il ladrone” di Pasquale Festa Campanile con Enrico Montesano e  lei proprio nudissima, Rai Movie 19, 10, a “Cornetti alla crema” con Lino Banfi, Cine 34 alle 23, 10, al trashissimo “Desideri, voglie pazze di tre insaziabili ragazze” di Joseph Zachar , Cielo all’1, girato subito dopo “Alle dame del castello piace molto fare quello”, negli stessi set e con parte dello stesso cast con Edwige come Pollicino che, per ritrovare la strada di ritorno, semina il percorso dei suoi indumenti, fino a ritrovarsi completamente nuda.

 

cornetti alla crema 6

Così la critica del tempo: “Bella e generosa, Edwige Fenech (Blanche) e le altre donzelle cercano di far capire agli spettatori che il film è stato girato in un periodo dell’anno in cui faceva tanto, tanto caldo”. Tutto benissimo.

 

giulio berruti vanessa hessler la ragazza americana

Ma stasera il film più di culto mi sembra proprio il quasi sconosciuto “La ragazza americana” di Vittorio Sindoni su Rai Premium alle 23, 50. Perché? Perché protagonista del film, magari non un capolavoro, assieme alla bella Vanessa Hessler, presto scomparsa, è il bel Giulio Berruti, oggi fidanzatissimo con Maria Elena Boschi. Non so se sia un grande attore, ma certo oggi uno status, almeno stracult, lo ha.

 

 

giulio berruti vanessa hessler la ragazza americana 5

 

Ritorniamo a “Vieni avanti cretino”. Banfi già aveva portato a teatro una rivisitazione degli anni dell’avanspettacolo intitolata proprio Vieni avanti, cretino nel 1971. Grande il repertorio classico degli sketch da avanspettacolo che Salce rivisita con qualche concessione, appunto, ai barzelletta movie allora dilaganti.

 

Anche se non tutto funziona alla perfezione, sia Banfi che il cast minore, da Ennio Antonelli a Michela Miti nudissima, funzionano benissimo negli sketch. A cominciare da quello iniziale della sala d’aspetto del dentista, che Banfi, uscito di galera, ha preso per una casa chiusa.

 

vieni avanti cretino 2

E’ lì che incontra Gigi Reder, vero malato di denti che ripete “Come tira!”. “E va bene”, gli risponde alla fine Banfi, “ma non c’è bisogno di fare tante scene!”. Notevole anche l’esibizione finale di Banfi come ballerino di flamenco quando canta la magnifica “Filomena muy hermosa, è scappata da Canosa/Filomena galopera è passata da Luceira/E con todo il mi tormiento l’ho cercata nel Salento/Una noche pien de pioggia,/l’hanno vista pure a Foggia/Io me soy desperado/però non me soi sparado;/sono pieno de libido,/arrapede ed ingrifido/e anche un po’ rincoglionido”.

 

Se non via , si può capire, c’è un superclassico della mia infanzia come “Per chi suona la campana” di Sam Wood con Gary Cooper, Ingrid Bergman, Akim Tamiroff e Katina Paxinou su Tv2000 alle 21, 10. Sono davvero anni che non passa, forse perché, tratto dal racconto di Ernest Hemingway sulla Guerra di Spagna, malgrado tutte le censure che fece al tenpo lo sceneggiatore Dudley Nichols togliendo le battute su Franco, è considerato comunque troppo antifascista?

 

 

gary cooper ingrid bergman per chi suona la campana 3

Il titolo è tratto da una celebre Meditazione di John Donne ("No man is an island, entire of itself... any man's death diminishes me, because I am involved in mankind; and therefore never send to know for whom the bell tolls; it tolls for thee.") lo imparammo tutti dai nostri genitori. E ancora ricordo il finalone con Gary Cooper che stringe la mitraglia, una Lewis machine gun, mentre nel romanzo è una Thompson, chiamata anche “Tommy Gun”.

no good deed – ossessione omicida

 

Tutti a piangere per l’amore senza fine tra lui e Ingrid Bergman, coi capelli corti, appena uscita da “Casablanca”, che prese il posto che avevano dato a Vera Zorina. In tutto questo l’unico Oscar del film andò alla attrice greca Katina Paxinou come non protagonista. Era il suo esordio nel cinema.  Finirà  tra le braccia cinematografiche di Orson Welles (Rapporto confidenziale, Il principe delle volpi) e di Luchino Visconti (Rocco e i suoi fratelli, dove è la madre).

 

edwige fenech enrico montesano il ladrone

Non mi ricordo benissimo “Spanglish” di James L. Brooks, Paramount, film d’esordio di Paz Vega in America, dove divide la scena con Adam Sandler e Téa Leoni. Non credo fosse un capolavoro, ahimé, e lei non divenne la nuova Penelope Cruz né la nuova Salma Hayek.

 

In seconda serata vedo che c’è un thrillerone con Idris Elba, “No Good Deed – Ossessione omicida” di Sam Miller, Rai 4 alle 23, 40. Ha pessime critiche, però. A mezzanotte in punto su La7 passa una meravogliosa tortilla-western, cioè uno spaghetti western sulla rivoluzione messicana, “Quien sabe?” di Damiano Damiani con Gian Maria Volonté come il rivoluzionario El Chuncho, Lou Castel come yankee ambiguo, Martine Beswick come Adelita e Klaus Kinski come monaco bombarolo.

giulio berruti la ragazza americana

 

Damiani lo vedeva come film storico. E sicuramente lo era. Ma per me e per tutti i fan era uno spaghetto western, anzi un tortilla western. Produce Bianco Manini, piccolo prodottore emiliano passato al cinema un po’ per gioco, ma che in qualche modo credeva nell’operazione.

 

Girato in Almeria, con la fotografia di gran classe di Toni Secchi, mentre Leone poco lontano gira C’era una volta il West, è anche il trionfo del western politico di solito attribuito, come invenzione, a Franco Solinas. Lo sceneggiatore non negava, ma neanche sosteneva troppo questa tesi. Ricordava in “L’avventurosa storia del cinema italiana” che Damiani gli fece leggere la sceneggiatura che Salvatore Laurani aveva scritto per Volonté con l’idea di girarla lui stesso. Solinas cambia la storia, anche se il personaggio di Volonté rimane più o meno simile.

 

quien sabe? 2

“Con Solinas”, dichiarò Damiani, “che era un mio caro amico ed era molto interessato a Pancho Villa e alla rivoluzione messicana, siamo stati vicini anche durante la lavorazione. Di solito non ho lo sceneggiatore che mi segue, ma con Solinas discutevamo quello che facevo, un paio di volte mi ha fatto una critica, e ho rispettato le sue idee.”

 

Anche Volonté ricordava Solinas attentissimo sul set: “Non si accontentava di consegnare la sceneggiatura, il suo lavoro non finiva lì. Tendeva a vivere sul set del film che aveva scritto, per intervenire, per modificare dei passaggi, delle battute, per adattarlo alle situazioni talora imprevedibili che le riprese comportavano.

 

quien sabe?

Aveva con gli attori, oltre che con i registi, un rapporto dialettico continuo, fatto di discussioni, di esposizioni di punti di vista, di dialogo, di contrapposizione. Quando girammo Quien sabe? restammo insieme per mesi, in Spagna, e lui seguiva, giorno per giorno la lavorazione, intervenendo, correggendo, discutendo”.

 

Il film viene quindi riscritto quasi giorno per giorno in Almeria. La lavorazione, a quel che tutti ricordano, fu però un inferno. “Ricordo solo che fu una lavorazione molto faticosa. Faceva un caldo pauroso, non avevamo modo di ripararci. La lite con Damiani? Io e Damiani avremmo litigato? Non me ne ricordo, bisogna che gli telefoni e gli chieda come andò” (Gian Maria Volonté).

 

Ricorda bene la situazione Enrico Berger, l’aiuto regista. “Con Volonté invece è stata una lotta, e la colpa non è stata di Damiani. Volonté ha cominciato vestendosi con ottanta cose, ma man mano che andava avanti la lavorazione le cose gli pesavano e cominciava a togliersele. Alla fine dovevamo girare una scena e si è presentato quasi nudo, non raccordava con nulla. Damiani si è infuriato e l’ha buttato giù dal cavallo; lo voleva menare, ma non l’ha fatto: sono testimone”.

 

quien sabe?

Lo scontro lo racconta benissimo lo stesso regista: “Mi seccai moltissimo, tanto che a un certo punto gli dissi: Gian Maria, vattene perché altrimenti io meno. Lui rispose: bene, mena, mena! A questo punto ci sono varie versioni. Alcuni sostengono che lo tirai giù da cavallo. Onestamente non so quello che accadde.

 

spanglish2

Sergio Leone – che si trovava in zona per un suo film – mi raccontò tempo dopo di aver chiesto a Volonté cosa era successo e che Volonté, molto spiritosamente, gli aveva detto: Io non lo so, perché ancora scappo.” A Duccio Tessari, nel suo programma televisivo, Damiani ha ricordato che fu un certo Felix, il padrone del ristorante dove andavano sempre a mangiare, a bloccarlo prima che colpisse sul serio Volonté.

kakkientruppen 1

 

Per mettere d’accordo tutti all’1,10 su Cine 34 passa il terribile “Kakkientruppen” di Marino Girolami, barzelletta-movie coi soldati scorreggioni. Ci sono D’Angelo, Banfi, Lionello…

Stravaganza totale, ma Rai Uno sta proponendo delle cose incredibili, arriva all’1, 45 “Feisbum”, recente film italiano a episodi con uno diretto dall’oggi eurodeputato 5 stelle Dino Giarrusso.  Chi l’ha visto?

 

DINO GIARRUSSO AI TEMPI DI FEISBUM

Intorno alle 2 e qualcosa bello scontro tra la commedia sexy buzzanchiana “La schiava” di Giorgio Capitani, Rete 4 , e il megacult bellocchiesco-fagioliniano “La visione del sabba” con Beatrice Dalle, Cielo tv. Il ballerino Daniel Ezralow è particolarmente terribile come psichiatra che ha in cura la strega Beatrice Dalle e finisce per accantonare la moglie, la megafiga Corinne Touzet con scene di nudo da urlo (Bellocchio…), per seguire la pazza.

 

la visione del sabba. 2

E tutto si conclude nella grande scena del sabba lunga 25 minuti che sollevò grossi casini e proteste al tempo, anche perché la ballerina e coreografa Raffaella Rossellini, figlia di Roberto, accusò Bellocchio e tutta la troupe di violenze sul set in una intervista , con tanto di copertina, su “Panorama”. Sembra che Ezralow le avesse fatto del male e che Bellocchio non avesse dato lo stop seguitando a girare.

 

 

beatrice dalle la visione del sabba

Ma non se ne andò  dal set e i giorni dopo continuò a girare. Il produttore Achille Manzotti cercò di accorciare un po’ la scena del sabba non perché troppo violenta, ma perché troppo lunga, ma Bellocchio si oppose. E, almeno ufficialmente, vinse. La storia non si chiarì mai del tutto, che io sappia. Ma la Rossellini non fece più cinema in vita sua. Grande la battuta con cui la moglie tradita congeda Ezralow: “Credevo che fossi un genio, invece scopro che sei un cretino”.

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