LA DOPPIA BIOGRAFIA DI JEAN-LOUIS TRINTIGNANT, PRIMA E DOPO LA MORTE DELLA FIGLIA MARIE, ASSASSINATA DAL COMPAGNO NEL 2003 - L’ATTORE 81ENNE SI CONFESSA: DAI SUOI REGISTI, FRA CUI RISI E BERTOLUCCI AL SUO AMORE CON BRIGITTE BARDOT, FINO ALLE SUE DUE MOGLI, NADINE E MARIANE - “LA MORTE DI MIA FIGLIA È STATO IL DOLORE PIÙ GRANDE. PENSO SPESSO AL SUICIDIO, MA LA POESIA MI HA SALVATO”…

1 - TRINTIGNANT: AMORI, FILM E TRAGEDIE "SONO UN SOPRAVVISSUTO"
Laura Putti per "la Repubblica"

Dieci anni fa un giornalista amico, André Asséo, aveva bussato alla porta della casa nella campagna di Uzès, cittadina tra Nimes e Avignone, nella quale dal 1975 Jean-Louis Trintignant si era ritirato a vivere. Da tempo lontano dai circuiti cinematografici (l´ultimo film allora era Chi mi ama prenderà il treno di Patrice Chéreau, 1998), l´attore gli aveva raccontato la sua vita e il libro era uscito con il titolo: La passion tranquille. Ma il primo agosto dell´anno dopo, nel 2003, la tragedia: Marie Trintignant, figlia amatissima, è uccisa dal suo compagno a Vilnius.

La biografia di Asséo all´improvviso si dimezza, perde attualità, diventa inutile. Dieci anni dopo il giornalista incontra Trintignant ad Avignone. L´attore ha 81 anni che sembrano mille. Il dolore l´ha quasi annientato, ma decide di raccontarlo. La biografia adesso è completa e, firmata dallo stesso Trintignant, uscirà domani nelle librerie francesi con il titolo: Du côté d´Uzès, entretiens avec André Asséo ("Dalle parti di Uzès, interviste con André Asséo", ed. Cherche Midi).

Segue un ordine cronologico: dalla nascita, padre sindaco, socialista e agricoltore, e la madre colta e borghese che, desiderando una bambina, lo vestì sempre in abiti femminili; fino all´incontro con L´avaro di Molière interpretato da Charles Dullin che gli darà gusto per la recitazione, Trintignant parla dei suoi registi (Bertolucci, Rohmer, Risi, Vadim, Truffaut, Kieslowski, Costa-Gavras, Lelouch...) e dei suoi amori (il flirt con Brigitte Bardot nato nel ´56 sul set di E Dio creò la donna di Vadim, fino alle mogli: la regista Nadine Trintignant e la pilota di rally Mariane Hoepffner).

Un disgraziatissimo servizio militare di 28 mesi interruppe la storia con BB e per non partire in guerra in Algeria Trintignant inghiottì quaranta bianchi d´uovo e andò dritto in ospedale con un´albumina altissima (mai sparita dalle analisi).

Un lungo capitolo è dedicato al personaggio di Amleto, studiato come un´ossessione; un altro è per il cinema italiano, con i ricordi dei "quattro moschettieri": Tognazzi, Mastroianni, Gassman e il mai conosciuto Sordi.

E Un´estate violenta di Zurlini, Il sorpasso, Il conformista (durante le riprese trovò morta nel lettino la piccola Pauline, sorella di Marie: «Nadine e io decidemmo che avremmo vissuto soltanto per Marie» racconta), il rifiuto "per pudore" a Ultimo tango, la delusione per il mancato trionfo di La terrazza di Scola... Nella prima parte del libro l´attore parla delle passioni: il legno, il vino, le auto, il poker, la poesia; nella seconda sembra non averne più, di passioni.

La morte di Marie lo ha annientato, ma la poesia è ancora un rifugio. E al cinema è tornato in un ruolo nel quale ha potuto stipare tutto il suo dolore: in Amour, il nuovo film di Michael Haneke in concorso a Cannes (Trintignant non ha ancora confermato la sua presenza al festival) è un anziano marito che si trova ad assistere una moglie paralizzata. Alla fine del libro scrive: «Ho detto alla produttrice: non posso fare questo film. Non ho lo spirito giusto, penso piuttosto a suicidarmi. Faccia il film, mi ha risposto, e dopo si suiciderà».

2 - SENZA MARIE LA POESIA MI HA SALVATO DAL SUICIDIO
Tratto da "Du côté d´Uzès, entretiens avec André Asséo", di Jean-Louis Trintignant, pubblicato da Cherche Midi (pagg. 198, euro 16). Il libro sarà da domani nelle librerie francesi

La morte di Marie, mia figlia, è stato il dolore più grande della mia vita. Mi era impossibile immaginare un giorno senza sentire la sua voce, senza vedere il suo sorriso. Niente al mondo avrebbe potuto farmi più male. Per due mesi sono stato come morto. Un morto vivente, incapace del minimo movimento. Due mesi senza praticamente aprire la bocca, senza emettere il minimo giudizio. La vita mi passava attorno senza che me ne accorgessi. Ma alla fine ho deciso di vivere.

Di rivivere. La poesia mi ha soccorso. Già con Marie avevamo recitato Apollinaire. Dovevo seguire quel cammino. La poesia è diventata più importante di prima. È stata il rifugio che rappresentava una vita diversa. A una certa età l´avvenire è più stretto. Il linguaggio poetico mi ha aperto nuovi orizzonti.

Lavorare con Marie. Ci davamo consigli. Anche lei me ne dava, e molto pertinenti! Tra noi due c´era un po´ il rapporto che si ha con i vecchi genitori. C´è un momento in cui il padre ha autorità su sua figlia, e poi, quando il figlio diventa adulto, il padre perde questa sua autorità e, poco a poco, diventa quasi lui il figlio. Sono relazioni che mi hanno commosso. Ho spesso considerato Marie come mia madre, e lei mi parlava come se fossi stato suo figlio. Avevamo un rapporto nei due sensi: da figlia a figlio, e da padre a figlia.

Il suicidio. Quando la rabbia è in te, i sentimenti più estremi diventano normali. Continuo a pensarci. Sempre. Non so se la morte possa essere più forte dei rari momenti di felicità che mi procurano uno spettacolo di poesia o un pranzo con un amico.

Vendicarsi. Ancora oggi la mancanza di Marie, il dolore causato dalla sua assenza sono talmente evidenti che una piccola sofferenza in più potrebbe portarmi a una simile azione. Ma devo pensare ai quattro figli dei quali lei si occupava con tanto amore, e mi dico che meritano qualcosa di meglio che l´odio.

Credimi, questi momenti contraddittori che convivono nel profondo di me stesso non rendono facile la serenità. E comunque i ragazzi vivono meglio di me. Sono così giovani. Che diritto ho io di turbare la loro calma? Ognuno vive con suo padre. Così trovano il loro equilibrio e questo mi sembra più importante di vendette meschine.

Il ritorno al cinema. Ci sono circostanze che possono farti cambiare idea. E aggiungerei che i grandi attori non mentono più che il resto della specie umana. Per sposare i tratti di un´altra persona, per essere completamente il contrario di te stesso, bisogna conservare un´anima di bambino, come sanno fare alcuni attori immensi, come Michel Piccoli, che adoro. Il grande attore è quello che cerca e che, a forza di lavoro, troverà dentro di sé gli accenti della verità. La verità di un personaggio non sta negli ordini di un regista, ma nell´esigenza del proprio lavoro.

 

marie trintignant 01JEAN-LOUIS TRINTIGNANTJEAN-LOUIS TRINTIGNANTTRINTIGNANT

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