edicole

ECCO LA RIVOLUZIONE SALVA-EDICOLE – IN ALCUNE AREE NE CHIUDONO 4 AL GIORNO, MA MOLTE CERCANO DI RESISTERE VARIANDO SEMPRE PIÙ L’OFFERTA: C'È CHI VENDE BIBITE E CIBO, CHI OFFRE SERVIZI POSTALI. MA PER AVERE UN VERO RILANCIO L' UNICA MOSSA È…- QUELLA PROPOSTA DI LEGGE RISALENTE AL 2009...

Sergio Rizzo per la Repubblica

 

edicola

Avrebbero dovuto farlo molto prima. «Ma noi almeno ci provammo», rievoca Paolo Peluffo. Correva l' anno 2012, governo di Mario Monti. Peluffo era al posto che oggi occupa il grillino Vito Crimi, sottosegretario alla presidenza con delega all' editoria. E fece un decreto che rendeva obbligatoria dal primo gennaio successivo la tracciabilità delle vendite e delle rese dei giornali con l' introduzione di un sistema informatico che avrebbe di conseguenza messo in rete tutta la filiera, edicole e rivendite comprese. Ma per anni non se n' è mai fatto nulla. Il motivo? Per essere applicata la legge prevedeva un decreto attuativo, che avrebbe dovuto fare la presidenza del consiglio d' intesa con il ministero dell' Economia.

 

E poi si è tirato in lungo, con proroghe continue. Così la tracciabilità è diventata obbligatoria solo all' inizio del 2018: cinque anni dopo essere stata decisa. Con tutto quello che ne consegue. Di fatto, quanto a una informatizzazione efficace della filiera che dovrebbe collegare editori, distributori e rivendite, siamo ancora a carissimo amico.

 

edicola

C' era dunque da aspettarselo che nel piano del governo per affrontare la crisi drammatica della stampa affidato a Pier Luca Santoro, ingaggiato da Crimi lo scorso novembre come consulente del dipartimento per l' editoria, ci fosse fra i primi punti proprio questo.

 

Non soltanto per rendere più efficiente e trasparente il sistema, aprendo anche prospettive di nuovi business editoriali, quale quello degli abbonamenti elettronici: magari con ritiro delle copie di carta presso le edicole. Un sistema informatico degno di questo nome spingerebbe le rivendite dei giornali verso le frontiere ancora assai poco esplorate dei servizi al pubblico in modo molto più organico di come si faccia ora, con iniziative sporadiche locali. In città come Genova, Firenze, Modena e Torino accordi specifici con le amministrazioni comunali già consentirebbero alle edicole di rilasciare certificati anagrafici. Ma il percorso è ancora lungo e accidentato.

 

«Se il progetto di informatizzazione non è mai decollato davvero è per gli interessi dei distributori, che con la contrazione del mercato sono diventati ormai potenti monopolisti locali», avverte Giuseppe Marchica, il segretario del sindacato giornalai della Cgil.

edicola

 

Il fatto è che un sistema opaco favorisce chi nella filiera ha una posizione dominante finendo per penalizzare sempre l' anello più debole: le edicole, appunto.

 

«In alcune aree del Paese ne scompaiono anche al ritmo di quattro o cinque al giorno», lamenta Andrea Innocenti, il presidente del sindacato autonomo Snag legato alla Confcommercio. «Una decina d' anni fa la mia edicola di Firenze», ricorda, »vendeva mille quotidiani al giorno. Oggi quando va bene sono 170, forse 180». E una situazione nella quale si lotta anche per la singola copia presenta anche aspetti da guerra fra poveri: «Bar e supermercati attrezzati come sale di lettura intrattengono i clienti con una sola copia di giornale e noi ne perdiamo a decine, perché chi l' ha letto di sicuro non lo compra più».

 

Difficile dire quanto anche questo aspetto, trasformatosi ora in una precisa rivendicazione economica nei confronti di quelle "sale di lettura" gratuite, contribuisca al tracollo. Che ha assunto comunque proporzioni ormai ingestibili. «Le edicole che vendono solo giornali e riviste», dice Marchica, «hanno ormai in media un utile inferiore alle mille euro al mese. Ditemi voi se è una cosa sostenibile». Da una parte i monopolisti della distribuzione.

 

roberto, l'edicolante autistico di napoli che chiede pazienza ai clienti 1

Dall' altra i prezzi di vendita sempre più bassi di talune pubblicazioni comprimono i ricavi, perché su ogni pubblicazione il rivenditore ha diritto a una quota fissa del 18,70 per cento: tanto che i sindacati ora chiedono l' aumento di quell' aggio e il governo sta pensando a una regola per impedire al taglio del prezzo di copertina di gravare sull' incasso dell' edicolante. Il fatto è che oggi le edicole sono allo stremo, nonostante la miriade di tentativi fatti per allargare il giro d' affari. Si cominciò addirittura nel 2001, quando i giornali ancora tiravano, con la proposta di fargli vendere anche le sigarette.

 

Affondata dalla protesta dei tabaccai. Intanto il sindaco di Roma Walter Veltroni consentiva di vendere biglietti del teatro e dello stadio, giocattoli, pellicole fotografiche. Mentre già ovunque si vendevano i biglietti dell' autobus, e qualcuno anche i biglietti della lotteria. Dieci anni più tardi, a Milano, pensarono di trasformarle in infopoint. Poi un accordo per fargli smistare pacchi e corrispondenza. Fino all' idea, in Liguria, di farle diventare quasi pasticcerie. Oppure, ancora a Milano, luoghi per degustare i cibi tradizionali. Senza arrestare la morìa. «O si mettono sul tavolo le risorse per affrontare questa fase difficile sperando che le misure di cui si parla la possano far superare, o non ci saranno prospettive. Nemmeno per gli editori e i distributori. Teniamo presente che quando chiude una edicola, le copie che si sono perdute non vengono recuperate», avverte Marchica.

 

fiorello meloccaro

Qui si tocca con mano quanto c' entri la democrazia. Meno edicole, meno giornali. Meno giornali, meno informazione: soprattutto per le migliaia di paesi ormai senza punti vendita e le fasce più anziane e fragili della popolazione. E proprio per questo, perché la faccenda ha a che fare con la democrazia, non può non stupire la disattenzione con cui la politica assiste da anni a questa strage. La prova? Nelle ultime sei legislature, a partire dal 1996, sapete quante proposte di legge sulle edicole compaiono nelle banche dati di Camera e Senato? Una sola. Risale al luglio 2009 e l' ha presentata l' ex senatrice Laura Allegrini, già missina in forza al Popolo della libertà. Proponeva di arginare il calo delle vendite dei giornali, pensate un po', informatizzando le edicole. Illusa. La sua proposta non fu mai esaminata.

edicola fioreEDICOLA PIAZZA COLONNA 2EDICOLA PIAZZA COLONNA

 

Ultimi Dagoreport

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...

zaia stefani salvini meloni fico schlein de luca

DAGOREPORT – L'ESITO DELLE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA E PUGLIA E' GIA’ SCRITTO MA SARA' IMPORTANTISSIMO PER “PESARE” OGNI PARTITO IN VISTA DELLE STRATEGIE PER LE POLITICHE DEL 2027 – I VOTI DELLE VARIE LISTE POTREBBERO CAMBIARE GLI EQUILIBRI INTERNI ALLE COALIZIONI: SE IN CAMPANIA E PUGLIA LE LISTE DI DECARO E DI DE LUCA FARANNO IL BOTTO, PER L'EX ROTTAMATRICE DI ''CACICCHI'' ELLY SCHLEIN SAREBBE UNO SMACCO CHE GALVANIZZEREBBE LA FRONDA RIFORMISTA DEL PD - ANCHE PER CONTE, UN FLOP DEL SUO CANDIDATO ALLA REGIONE CAMPANIA, ROBERTO FICO, SCATENEREBBE LA GUERRIGLIA DEI GRILLINI CHE DETESTANO L'ALLEANZA COL PD - LADY GIORGIA TIENE D’OCCHIO LA LEGA: SE PRECIPITA NEI CONSENSI IN VENETO, DOVE E' STATA FATTA FUORI LA LISTA ZAIA, PROVEREBBE A SOSTITUIRE IL MALCONCIO CARROCCIO CON AZIONE DI CARLETTO CALENDA...

villa casa giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

DAGOREPORT - AH, CHE STREGONERIA È IL POTERE: TRAFIGGE TUTTI. SOPRATTUTTO I PARVENU. E COSÌ, DA PALAZZO GRAZIOLI, CHE FU LA SEDE INFORMALE DI GOVERNO E DI BUNGA-BUNGA DI BERLUSCONI PREMIER, SIAMO PASSATI A "VILLA GRAZIOLI" CON LA NUOVA DOVIZIOSA DIMORA DELL’EX ABITANTE DELLA GARBATELLA, DOVE OCCUPAVA CON MADRE E SORELLA DUE DISGRAZIATE CAMERE E CUCINA - UN IMMOBILE CHE STA SOLLEVANDO UN POLVERONE DI POLEMICHE: VILLA O VILLINO? COL SOLITO AGOSTINO GHIGLIA CHE AVREBBE SOLLECITATO GLI UFFICI DELLA PRIVACY DI TROVARE UN MODO PER LIMITARE LE INFORMAZIONI DA RENDERE PUBBLICHE ALLA CAMERA, IN RISPOSTA A UN’INTERROGAZIONE DELLA BOSCHI SULLA RISTRUTTURAZIONE DELLA VILLA – LA SINDROME DI "IO SO' GIORGIA E NUN ME FIDO DE NESSUNO!" HA POI TRASFORMATO LA MAGIONE NEL SUO BUNKER PERSONALE, LONTANO DAGLI SGUARDI E ORECCHIE INDISCRETE CHE INFESTANO PALAZZO CHIGI - TUTTO BENE QUANDO VENGONO CHIAMATI A RAPPORTO I SUOI FEDELISSIMI, MOLTO MENO BENE QUANDO TOCCA AGLI ALTRI, AGLI “ESTRANEI” DELLA CONVENTICOLA MELONIANA. DAL CENTRO DI ROMA PER RAGGIUNGERE “VILLA GRAZIOLI” CI VOGLIONO, IN LINEA D’ARIA, BEN 40 MINUTI DI MACCHINA. ANCHE DOTATI DI SIRENE E LAMPEGGIANTI, È “UN VIAGGIO”…. - VIDEO

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO