sergio mattarella andrea ceccherini

EDITORIA IN AGONIA O IN ALLEGRIA? LO STOP AI TAGLI DEI CONTRIBUTI DIRETTI ALL’EDITORIA E LA NORMA SUI PREPENSIONAMENTI SONO IL PIATTO FORTE DELLA LEGGE DI BILANCIO 2020 PER IL SETTORE. MA C'È ANCHE IL PACCHETTO SCUOLA, CON IL GOVERNO CHE FA RETROMARCIA SULL'IDEA DI VERSARE SOLDI A PIOGGIA SUGLI ISTITUTI E ASCOLTA IL CONSIGLIO DI CECCHERINI DELL''OSSERVATORIO GIOVANI-EDITORI' (CHE NON PRENDE SOLDI PUBBLICI)…

https://www.primaonline.it/2019/12/11/298782/editoria-legge-di-bilancio-stop-a-tagli-e-prepensionamenti-ma-non-solo-critiche-da-odg-fnsi-e-sindacati/

 

 

E’ certamente lo stop ai tagli dei contributi diretti all’editoria e la norma sui prepensionamenti il piatto forte della legge di bilancio 2020 per quanto riguarda il settore dell’editoria, che si accompagna però ad altri provvedimenti che toccano il commissariamento dell’Inpgi, il pacchetto scuola, le edicole, il bonus per i diciottenni. L’iter della manovra, ora in commissione Bilancio del Senato in prima lettura, è ancora in pieno svolgimento e le votazioni degli emendamenti, dei subemendamenti, a cui si aggiungono le riformulazioni, sono ancora in corso.

 

Andrea Martella Paola De Micheli Andrea Marcucci

A fronte della valanga di modifiche e aggiustamenti che continuano ad arrivare sarebbe giunto lo stop da parte di Palazzo Chigi e l’invito di ridurre al minimo gli interventi, o al ritiro. Il testo è previsto arrivi in aula domani in Aula, per concludere il passaggio a Palazzo Madama entro venerdì. Poi il passaggio alla Camera, dove le modifiche saranno ridottissime, infine il via libera definitivo al Senato prima di Natale

 

Tornando all’editoria, lo stop ai tagli dei contributi diretti, a valere sul Fondi per il pluralismo è contenuto nell’articolato della legge. E’ il più grosso colpo di freno alla politica avviata dal precedente governo e dal sottosegretario all’editoria M5S, Vito Crimi. Le testate maggiormente colpite sarebbero state Avvenire, Libero, Italia Oggi, Il Manifesto, insieme a decine di testate minori. Per Italia Oggi, che da quei contributi sarebbe comunque cancellata a  causa dell’interpretazione data dal Dipartimento dell’editoria  a una norma che esclude la possibilità di accedervi per le società che fanno capo in qualsiasi misura a società quotate, è stato presentato un sub emendamento affinchè possa rientrarvi (prevede l’esclusione solo per le testate controllate e non solo partecipate con quote di minoranza da società quotate).

ANDREA CECCHERINI

 

La norma sui prepensionamenti di giornalisti e poligrafici è contenuta in un subemendamento a firma del relatore e deve essere ancora votato in commissione. Ha suscitato moltissime polemiche e critiche sia da parte dell’Ordine dei giornalisti e dall’Fnsi, che dal fronte sindacale dei poligrafici. Per i giornalisti prevede, ma solo per le aziende editoriali che presentino al ministero del Lavoro un piano di riorganizzazione o ristrutturazione dopo il 31 dicembre 2019, la possibilità di accedere ai prepensionamenti, grazie a un rifinanziamento di 7 milioni di euro da parte dello Stato, a fronte dei fondi precedentemente già esauriti per il 2020. Per gli anni 2021-2027 si stanziano 3 milioni all’anno. La norma impone però che ogni 2 prepensionamenti (non più ogni 3 come nella versione Lotti) l’azienda assuma un giovane under 35, sia esso giornalista che “in possesso di competenze professionali coerenti con la realizzazione dei programmi di rilancio”. Un punto che scatenato le durissime prese di posizione dell’Ordine dei giornalisti e della Fnsi, secondo cui la parificazione, un passo “gravissimo”, prefigura “l’esercizio abusivo della professione” e “pesanti ripercussioni anche sul nostro Istituto di previdenza”. In realtà secondo quanto si apprende sarebbe il frutto di una mediazione all’interno della maggioranza tra Pd e M5S, essendo stata questa parificazione un cavallo di battaglia di Crimi contro l’Ordine. Al momento la possibilità di una riformulazione che escluda dalle assunzioni i non giornalisti sarebbe sul tavolo del confronto politico.

 

giuseppe giulietti 1

Ma anche i poligrafici sono sul piede di guerra, perchè la stessa norma, che apre per il 2020-2013 i prepensionamenti per chi abbia almeno 35 anni di anzianità contributiva, in realtà si applica ai “lavoratori poligrafici di imprese stampatrici di giornali quotidiani” e ad “imprese editrici di giornali quotidiani, di periodici, di agenzie di stampa a diffusione nazionale”. In pratica sostiene i grandi quotidiani e gli editori, lasciando esclusi tutti gli stampatori, anche di testate e periodici importanti. Per questi ultimi sembrano esserci poche chance, spiegano i tecnici, essendo la loro interfaccia per questo aspetto il ministero del Lavoro e non il dipartimento editoria.

 

Il pacchetto scuola è invece già stato votato e approvato in commissione. Stanzia 20 milioni l’anno a regime e prevede per tutti i gradi, dalle elementari alle superiori, finanziamenti alle scuole per l’acquisto di quotidiani e periodici (esclusi i quotidiani alle elementari) a fronte di progetti di educazione alla lettura critica. Una riformulazione ha precisato che per le superiori i soldi andranno direttamente ai ragazzi, non più alle scuole, con un accredito diretto sulla Carta dello studente. Sempre per i giovani, il bonus cultura per i diciottenni viene rinforzato con l’estensione all’acquisto di quotidiani.

inpgi

 

Per l’Inpgi un subemendamento a un emendamento del relatore fa slittare il termine dello scudo anti-commissariamento (che dovrebbe scadere il 31 dicembre 2019) al 30 giugno prossimo. Ma il testo deve essere ancora votato.

 

Ci sono infine le norme per le edicole. Si conferma il credito di imposta, ma lo si estende a tutta la platea degli edicolanti. Il credito comprenderà inoltre anche le spese di locazione, finora escluse. L’obiettivo è la stabilizzazione del credito dal 2021.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…