IL LATO OSCURO DI MADAME CLAUDE – DIMENTICATE L’ESALTAZIONE DELL’EROTISMO E I RACCONTI DIVERTITI SUGLI APPETITI SESSUALI DELLE CELEBRITÀ CHE AVREBBERO FATTO RICORSO ALLE SUE “ESCORT” (DALLO SCIÀ DI PERSIA A GIANNI AGNELLI, DA GHEDDAFI A JFK CHE LE ORDINÒ UNA SOSIA DI JACKIE IN VERSIONE DISINIBITA): SU NETFLIX IL FILM SULLA MAITRESSE FRANCESE DELLA REGISTA SYLVIE VERHEYDE RACCONTA DI RAGAZZE RIEMPITE DI BOTTE DAI CLIENTI, DI PROSTITUTE DA PUNIRE SPEDITE DA UOMINI CON VOGLIE ESTREME E… - VIDEO

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Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”

 

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Il primo film su Madame Claude è uscito nel 1977, girato da Just Jaeckin - il regista di Emmanuelle - con Françoise Fabian nella parte della prostituta e protettrice più famosa di Francia, e con la musica del grande Serge Gainsbourg a esaltare una vita che, raccontata così, sembrava dedicata all'erotismo, alla liberazione della donna, «a togliere ciò che di brutto e volgare potrebbe esserci nella professione», come diceva la stessa Madame Claude.

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I tempi sono molto cambiati, e il film della regista Sylvie Verheyde da oggi su Netflix lo dimostra. Di Madame Claude si sa già molto, soprattutto il lato affascinante, glamour e quindi paradossalmente presentabile per l'alta borghesia: nata Fernande Grudet a Angers nel 1923 e morta nel 2015 a Nizza, di origini modeste (suo padre teneva un carretto di panini davanti alla stazione), era convinta che per riuscire nella vita una donna dovesse padroneggiare due arti: la cucina e il sesso, «e io non so cucinare».

 

La sua intuizione fu di reinventarsi totalmente - spacciandosi per un'aristocratica scampata al lager nazista di Ravensbrück - e di fare della prostituzione un'arma di ascesa sociale, per le oltre 500 ragazze che a partire dagli anni Sessanta accettarono di lavorare con lei, e soprattutto per se stessa.

 

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Con la sua camicetta e il filo di perle Madame Claude si fece intervistare dalla tv francese e risultò quasi convincente nel tentativo di spiegare che le ragazze con lei imparavano gli usi e i modi dell'alta società, come ci si veste e come si conversa, e frequentavano uomini ricchissimi pronti a regalare soldi, gioielli, auto di lusso.

 

In fondo, fu Madame Claude a inventare e a rendere popolare il grande eufemismo: «Escort, non prostitute». Da tempo Madame Claude e le sue ragazze sono associate a racconti divertiti sulle celebrità che avrebbero fatto ricorso al loro savoir faire , sempre i soliti nomi: lo scià di Persia, Gianni Agnelli, Gheddafi, e il presidente John Kennedy che nel 1961, nei giorni dell'incontro con De Gaulle a Parigi, le ordinò una sosia della moglie Jackie ma in versione disinibita.

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Madame Claude fu brava ad assecondare un mondo in ascesa, quella Francia ottimista e ricca che attraversava l'oceano in Concorde e scopriva l'erotismo consapevole e rivendicato.

 

Qualche volta fu arrestata e pure condannata, il fisco pretendeva milioni, ma le andò tutto sommato sempre bene: conosceva molti segreti, i potenti erano sensibili ai suoi ricatti, e gli altri chiudevano un occhio anche per paura di sembrare retrogradi e piccolo-borghesi. Madame Claude e le sue ragazze sono state un prodotto aspirazionale, come si direbbe nel marketing.

 

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Il nuovo film rompe questo racconto e mostra il lato oscuro di Madame Claude. Si vede per esempio una ragazza varcare il cancello di una villa, in attesa di prestarsi alle fantasie del cliente, come al solito.

 

Solo che stavolta tre uomini la inseguono e la riempiono di botte, sempre più forti, fino a lasciarla sanguinante e tramortita. Madame Claude non rifiutava alcuna specialità, e se le voglie di un cliente prevedevano violenze estreme, lei inviava una ragazza da punire, magari quella che aveva osato contraddirla o ribellarsi a versare la commissione (il 30% di guadagni e regali andavano alla patronne ).

 

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«Le cose erano tutt' altro che meravigliose nell'universo di Madame Claude», dice Verheyde. «Credere che una prostituta facesse volentieri un lavoro simile è ipocrita quanto immaginare una domestica appassionarsi alle pulizie».

 

Siamo molto lontani dalla Deneuve bella di giorno per Luis Buñuel, e anche dalla visione di molte femministe, per esempio Élisabeth Badinter, che non obiettano all'uso del corpo delle lavoratrici del sesso, a condizione che non siano sfruttate dal racket. La protettrice descritta da Sylvie Verheyde lo era, il racket, e il film mostra la violenza e lo squallore rimasti nel mestiere versione Madame Claude.

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