rocco casalino il portavoce

“CASALINO È L’EVOLUZIONE DEI PERSONAGGI SORDIANI, UN ITALIANO MERAVIGLIOSAMENTE MEDIO” - LA RECENSIONE DEFINITIVA DEL LIBRO DI TA-ROCCO, “IL PORTAVOCE”, BY MARCO CIRIELLO: “HA PIÙ COSE DA DIRE DI MOLTI DEI ROMANZI CHE ARRIVANO IN FINALE ALLO STREGA, MA ESSENDO UN PROVINCIALE CHE HA SCONTATO L’ESSERE FUORI POSTO, NON COGLIE LA SUA FORZA, MA SOLO GLI ABUSI CHE GLI VENGONO DA QUESTA FORZA. È UN ITALIANO LATERALE, VESSATO E VENDICATIVO, INGENUO E CON TANTA RABBIA ESIBITA SENZA LA VERGOGNA BORGHESE. LE PAGINE DOVE PORTA LA MADRE A COMPRARE TUTTI I VESTITI E LE SCARPE CHE VUOLE SONO DA SEQUEL DI ‘PRETTY WOMAN’”

Marco Ciriello per Dagospia

 

MARCO CIRIELLO SCRITTORE

A dispetto della posa in copertina che evoca il Frank Underwood della serie “House of Cards”, la biografia di Rocco Casalino,“il Portavoce” (Piemme), ha poco racconto politico, pochissimi intrighi e moltissimo di personale. Chi si aspettava il backstage dei governi Conte non troverà nulla, nemmeno il passaggio dalla Lega al Pd, perché Casalino è convinto che il privato sia politico, e che la sua ascesa sia molto più importante dell’essere portavoce del presidente del consiglio.

 

Non contano le maggioranze né le alleanze ma contano gli stati d’animo (il libro è costellato di emozioni). Casalino è l’evoluzione dei personaggi sordiani, un italiano meravigliosamente medio, e niente racconta il recente ventennio meglio della sua biografia. È riuscito dove i personaggi di Walter Siti e Ferzan Özpetek hanno fallito. Non ha dio, ma solo padri putativi, e come Nico Naldini rivendica una omosessualità trasversale e mediterranea.

 

LE LACRIME DI ROCCO CASALINO PER L ADDIO DI GIUSEPPE CONTE A PALAZZO CHIGI

È un italiano laterale, come quelli di Paolo Virzì, un dirottato dalla sinistra, vessato e vendicativo, complottista e sognatore, ingenuo e con tanta rabbia esibita senza la vergogna borghese. Brama e prega, anzi supplica, ma poi s’impegna per diventare una geisha della comunicazione. È un piagnone spaventato che sa essere spietato, un laureato in ingegneria elettronica – titolo da esibire ovunque – con una cultura medissima: se evoca Mao è per il caos sotto il cielo, Marx per le religioni come oppio, la Dickinson per l’amore che è tutto e Calvino per la leggerezza.

 

ROCCO CASALINO - IL PORTAVOCE - AUTOBIOGRAFIA

Però, ha più cose da dire di molti dei romanzi che arrivano in finale allo Strega, ma essendo un provinciale che ha scontato l’essere fuori posto (uno dei refrain del libro), non coglie la sua forza, ma solo gli abusi che gli vengono da questa forza. Rigetta il disprezzo che gli cade addosso per il Grande Fratello scavalcando le connessioni col Parlamento, tra la politica culturale di Mediaset e l’incarnazione nelle pagine di cultura dei giornali oggi, tra il racconto frammentato su twitter e la nota politica post-ceccarelliana, tra lo share e il consenso.

 

Non dice di George Orwell, ma solo di Nunzia De Girolamo che lo addita nei corridoi di Montecitorio come colpevole d’essere stato nella casa a Cinecittà. Ignorando, con molti altri, che Rocco Casalino è una figura centrale di questi anni, che vuole piacere a tutti mentre s’illude di cambiare il Paese, ma ci vorrebbero Rodolfo Sonego e Ettore Scola per farne un grande film.

LA LITE TRA ROCCO CASALINO E SOLANGE

 

Rocco vive l’adolescenza da emigrante in Germania, poi torna al sud, nel paesino di Ceglie Messapica, in Puglia, si laurea a Bologna, sogna l’America attraverso i film: “Wargames”, “Karate Kid”, “Una donna in carriera”. Sente la vocazione politica nel giorno dell’assassinio di Falcone, ma scende in campo dopo l’undici settembre – la vera vittoria di Al-Qa?ida sull’Occidente: consegnarlo ai selfie con Trump, Macron e la Merkel  –, poi incontra Beppe Grillo: l’unico a non fargli pesare la partecipazione al reality.

 

Avendo ripudiato il padre in punto di morte, per una storia di violenza sulla madre che tutti i giornali hanno riportato senza capire che era l’amo per il lancio, poi alla fine il Rocco realizzato va sulla tomba a far pace, a differenza di Frank Underwood che sulla tomba del padre ci piscia.

 

IL VICERE - LA COPERTINA DI PANORAMA SU ROCCO CASALINO

Ma Rocco è un uomo del sud, educato per sbaglio in Germania, di cui, però, conserva la logica dell’efficienza, nonostante le vessazioni, e come un Manfredi emigrante vorrebbe apparire sulla tivù tedesca la sera che spiega – in tedesco – il Movimento 5 stelle alla cancelliera Merkel davanti a un pollo impanato. Una scena che da sola si beve tutte le commedie italiane degli anni venti.

 

Rocco è quello che dopo averlo filmato si conserva il segnaposto della cena con Trump: andando oltre la Noemi Letizia di “Loro” immaginata da Contarello e Sorrentino. Vuole cambiare il mondo, ma nel libro non c’è preoccupazione nemmeno per i problemi del traffico di Roma, vuole candidarsi al parlamento e Walter Veltroni lo accontenta: con i Ds nel collegio di Brindisi, ma poi rinuncia, non volendo sperperare il successo ottenuto con il “Grande Fratello”, meglio gli sconti regalati da Dolce&Gabbana: le pagine dove porta la madre a comprare tutti i vestiti e le scarpe che vuole sono da sequel di “Pretty Woman”.

 

ROCCO CASALINO CONFERENZA STAMPA

Però c’è la sintesi – involontaria – dell’effimero della sinistra vendoliana: negli anni di militante di Rifondazione Comunista scopre la taranta e non Giuseppe Di Vittorio. Insomma, Rocco rappresenta le contraddizioni di questi anni, non è peggiore dei funzionari e dei parlamentari del Pd o di Forza Italia, anzi. Ha attraversato i mondi lavorativi dai call center al giornalismo di Telelombardia e Telenorba, con Sandro Parenzo e Lamberto Sposini, fino ad incontrare Grillo che appare come un incrocio tra Elijah Muhammad e Jerry Falwell, il primo dei tre grandi padri che lo aiuteranno a crescere.

 

Poi arriva Gianroberto Casaleggio che lo faceva scattare in piedi anche quando era solo al telefono, come salivano sui banchi i ragazzi de “L’attimo fuggente”, è il padre che gli detta le regole della comunicazione, gli insegna tutto, ma muore. Infine, c’è il padre perfetto, Giuseppe Conte, di cui si ritrova portavoce, servendolo come il maggiordomo di “Quel che resta del giorno”.

 

ROCCO CASALINO E GIUSEPPE CONTE

Rocco è la sostanza antropologica italiana: ha studiato quello che occorre, sa un po’ di Einstein anche se non gli interessa la sua tempra morale; è cialtrone quanto serve, quindi bugiardo e in fondo le bugie sono un trucco per vivere meglio; un discreto manipolatore, ma anche un ingenuo e un manipolato a sua volta; è mammone e indipendente, metà vita da eterosessuale e il resto da gay, ma col rimpianto di non aver avuto la grande storia d’amore; è navigato ma lo fregano ancora; un figlio d’emigranti che ha subito il razzismo e s’è tenuto la politica migratoria peggiore di questi anni; ricorre a tutti i mezzucci comunicativi dalle prepotenze alle preghiere, è mellifluo e tiranno, un acerbo comunista col fascino del capitalismo; e la politica è il mezzo per stare meglio, non importa come.

 

ROCCO CASALINO CONFERENZA STAMPA DI CONTE

La sua è la migliore piccola epopea possibile dentro al potere per uno che viene dal basso, la dimostrazione del classismo italiano e di come si possa scardinarlo, dell’impossibilità di diventare razza padrona, ma solo padroncina: per poco e in modo traballante, quasi abusivo; è la classe dirigente uscita dalle nebbie post-ideologiche che non sa bene cosa fare, ma sa come illudere e illudersi di farlo.       

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