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“DEBORA CODE”: IL GALATEO DI “OPRAH” SERRACCHIANI SCATENA GRAMELLINI: “CHE FINE ABBIA FATTO LA SINISTRA DEI LAVORATORI IN CAMICIA ROSSA? CHE DOMANDE: L'HANNO MANDATA IN LAVANDERIA PERCHÉ SBATTEVA CON IL COLORE DELLA POCHETTE” – FACCI: “PRENDETE UNA FOTO A FIGURA INTERA DELLA SERRACCHIANI, PRIMA DI LEGGERE IL LIBRICINO, E POI VALUTATE SE IL PULPITO SIA QUELLO GIUSTO”

Massimo Gramellini per il Corriere della Sera

massimo gramellini

 

I cultori del bon ton esprimono solidarietà alla presidente Debora Serracchiani, ingiustamente spernacchiata per avere inviato a tutti i sindaci del suo Friuli un galateo che insegna loro, tra le altre cose, a vestirsi e lavarsi. Non si è sempre detto che il primo requisito di un bravo amministratore consiste nell' avere le mani pulite? Finalmente il vademecum serracchiano spiega come si fa: ripassandole frequentemente in acqua e sapone, e stando attenti a non rosicchiarle.

 

serracchiani

Tra le righe del pregiato testo democratico emerge anche una fiera risposta a quel consigliere di Stato dal cognome indiziario, Bellomo, che imponeva alle sue studentesse un «dress code» seduttivo. Il «Debora code» risulta più castigato, ma altrettanto puntuale: divieto di sandali e minigonne per le sindache, abiti gessati solo a riga stretta per i maschi, con l' imperativo categorico che cravatta e pochette non abbiano mai la stessa fantasia. Sorvolando sulle parti, pur importanti, dedicate all' uso delle posate e alla necessità di non sorbire la minestra con il caratteristico risucchio, «Oprah» Serracchiani non può non intervenire nel dibattito in corso tra i sessi per precisare che, almeno nei pasti ufficiali, il sindaco-uomo deve servire il vino prima alle signore.

 

Dopo avere letto il galateo friulano del Pd, qualcuno si è chiesto che fine abbia fatto la sinistra dei lavoratori, quella in camicia rossa. Che domande: l' hanno mandata in lavanderia perché sbatteva con il colore della pochette.

filippo facci selfie

 

 

2. A TAVOLA CI SI COMPORTA COSI’

 

Filippo Facci per Libero Quotidiano

 

Ve lo scrivo da mezzo friulano: ben conosco, nel vestire, quel genere di "sobrietà" che nel profondo Nordest sconfina con la sbiaditezza, quello "sparire" che là confondono col non farsi notare, quel rassicurante "banale" in cui si rifugiano pur di risultare conformi: i friulani hanno pregi meravigliosamente poco italiani (uno su tutti: lavorano), ma sul vestire e sullo stile siamo quasi nella vecchia Jugoslavia, alla tv in bianco e nero. Ecco perché siamo tutti eccitati all' idea che la governatrice Debora Serracchiani abbia approntato un "vademecum di buone maniere" a indirizzo di tutti i primi cittadini della Regione: grazie per avercelo segnalato, amici del Messaggero Veneto.

 

IL DECALOGO DELLE REGOLE BY DEBORA SERRACCHIANI

E allora vediamo, anzi leggiamo. Anche perché la Serracchiani non teme il ridicolo e sembra rivolgersi, talvolta, non a qualche sindaco provinciale, ma a un selvaggio della Papuasia: «Ricordare l' utilità di un buon uso quotidiano di acqua e sapone, quello moderato del profumo, la cura del proprio aspetto, compresi capelli, barba e baffi». Da segnarselo. Beninteso, il libretto di 75 pagine è anche utile e doveroso per le persone già civilizzate, perché contiene informazioni utili su cerimoniali e protocolli in uso tra enti territoriali: così da evitare gaffes o incomprensioni istituzionali. Però, forse, ha voluto strafare. Come quando spiega che il risotto si mangia con la forchetta e la minestra non si «tira su».

 

serracchiani

Ma davvero? Oddio, c' era Antonio Di Pietro che mangiava gli spachetti arrotolandoli con il cucchiaio, l' ha pure scritto Bruno Vespa in un suo libro: ma sono casi che la moderna antropologia aveva già recepito. Mentre qui, cioè lì, in Friuli, chi ha bisogno di apprendere da Debora Serracchiani - è una domanda - che «prima di bere ci si pulisce la bocca»? E che «non si parla mentre si mastica?». E chi, soprattutto, smetterà di farlo - dopo una vita - perché ha letto il libretto della Serracchiani? Ma ecco che, in attesa di consigli su come arrampicarsi correttamente sulle liane, si passa al vestire femminile e si scivola sul soggettivo. È comprensibile scrivere «se siete un sindaco donna, misurate la gonna», la quale «deve arrivare al ginocchio, non più su». Ma sono regole piene di eccezioni. Ci sono donne che portano la gonna appena sopra il ginocchio e possono permetterselo, apparire elegatissime, mentre altre possono portare una vestaglia sino ai piedi e avranno sempre la sconcezza scritta in faccia.

 

Come quest' altra regola: «Sandali vietati anche d' estate». Chi l' ha detto? Ci sono sandali da lasciare a bocca aperta, discreti, versatili, ma in Friuli sono così, i sandali per loro sono quelli per andare in spiaggia, punto.

 

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La regola è non sbagliare. Ecco perché «passando ai colori del guardaroba, optate per il pastello riservando il tailleur nero alle cerimonie». Il pastello, il maledetto pastello che sa di scangiato, di lavatrice venuta male, di ovatta per bambini: patrimonio delle signorotte, delle tranquillone, delle moderate in tutto, tipo quelle che comprano rosa o salmone anche la carta igienica: sempre per non sbagliare. Altre cose paiono troppo ovvie: «Non esagerate con i gioielli, e siate parche con il profumo». Ma è tutta roba che non si può insegnare.

 

Ci sono anche consigli sul vestire degli uomini: «Bene i completi sia grigi che blu e pure il gessato (a riga stretta); vietato il nero. Le camicie devono essere azzurre in tinta unita, o con una righina, per il giorno, mentre la camicia bianca è prerogativa della sera o dell' abito da cerimonia». E qui ricorda terribilmente il vademecum del candidato che Berlusconi distribuiva ai suoi azzurri nel gennaio 1994: sempre in ritardo, la sinistra.

 

serracchiani

Il resto è tutto un po' stucchevole e, appunto, troppo "cerimonioso": fa venir voglia d' invitare a tavola anche un Fantozzi. Come si distribuiscono i posti a tavola. L' uso di forchetta e coltello e tovagliolo. Il dessert prima della frutta, please. I signori che servono il vino prima alle signore. Tutta una menata sul rapporto tra l' importanza dell' ospite e quanto il padrone di casa si scomoda per andargli incontro. Roba anche antidiluviana o stra-risaputa: che non di debba stringere la mano avendola sudaticcia, forse, non serve scriverlo, e neppure che non bisogna stringerla con due mani per mezz' ora. Altrimenti scriviamo proprio tutto.

 

Se i bambini della padrona di casa facessero un lieve baccano, per cortesia, non scaraventateli dalla finestra rompendo le preziose vetrate. Se il cagnolino di casa v' importuna, siate gentili, non dategli del cianuro.

 

Non presentatevi alla cena di gala a torso nudo, preferibilmente. Ma soprattutto: prendete una foto a figura intera della Serracchiani, prima di leggere il libricino, e poi valutate se il pulpito sia quello giusto.

DEBORA SERRACCHIANITIZIANO RENZI MATTEO RENZI E SERRACCHIANI

 

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