eugenio scalfari carlo caracciolo londra

“DOVEVA ESSERE FINANZIATO DA UN INGLESE, UN ITALIANO, UN FRANCESE E UNO SPAGNOLO” – SEMBRA UNA BARZELLETTA E INVECE È EUGENIO SCALFARI, CHE RACCONTA DI QUANDO PARTÌ PER LONDRA CON CARLO CARACCIOLO PER CERCARE FINANZIAMENTI E INVESTITORI PER UN NUOVO GIORNALE: “ESISTEVANO GIÀ L’ESPRESSO E REPUBBLICA, NOI PERÒ VOLEVAMO FARE UN QUOTIDIANO EUROPEO”

Enrico Franceschini per www.repubblica.it

 

CARACCIOLO-SCALFARI-PIRANI CON LA PRIMA COPIA DI REPUBBLICA

La mia città del cuore è Parigi, ma anche Londra mi piace molto e ho tanti ricordi che mi legano alla City. A partire da quella volta che venimmo a cercare fondi per fare un quotidiano europeo”. Eugenio Scalfari e la capitale britannica: un aspetto non ancora del tutto esplorato della sua vita. L’occasione per una lunga chiacchierata telefonica con il fondatore di “Repubblica”.

 

Caro Direttore, è una gioia sentirti…

“Anche per me. Mi dicono che mi hai cercato. Cosa posso fare per te?”

 

Ezio Mauro, Eugenio Scalfari, Paolo Garimberti, Marco Ansaldo Alberto Flores dArcais, Reginald Bartholomew

Abbiamo lanciato da qualche settimana una pagina di repubblica.it dedicata a Londra, ai 700 mila italiani residenti nel Regno Unito e a tutti gli italiani che ci vengono per affari, studio, lavoro. Mi è venuta in mente una cena che facemmo insieme ad altri due ospiti di riguardo, qui a Londra, molti anni fa, e allora ho pensato di farti qualche domanda sulla tua Londra, sui tuoi ricordi di questa grande città.

“Bè, ne ho tanti, naturalmente, perché ci sono venuto moltissime volte. Ma il primo che affiora è un viaggio che feci negli anni ’80 per venire a cercare finanziamenti e investitori nella City per un progetto che avevamo da qualche tempo. Esistevano già l’Espresso e la Repubblica. Noi però avevamo in mente qualcosa di ancora più ampio: fare un quotidiano europeo, rivolto al pubblico di tutta l’Unione Europea, come è chiamata oggi”.

 

eugenio scalfari

E perché proprio a Londra cercavate fondi?

“Perché era ed è il centro del business europeo e mondiale, oltre che un grande mercato editoriale. Così partimmo, io e Carlo Caracciolo, che mi appoggiava sempre in ogni iniziativa”.

 

Come andò?

“Incontrammo nella City un importante editore di giornali. Confesso che, in questo momento, dopo tanti anni, non ne ricordo il nome… Ma non ha importanza: era proprietario di testate in Inghilterra e in altri paesi di lingua inglese. Gli esponemmo il progetto di un giornale europeo finanziato in parti uguali da un partner inglese, uno italiano, uno francese e uno spagnolo. L’idea gli piacque. Parlava anche un ottimo italiano e ci comprendemmo benissimo. Tuttavia, come ho detto, di giornali lui ne aveva già abbastanza e non se la sentì di finanziarne un altro”.

 

Fu un viaggio a vuoto dunque?

EUGENIO SCALFARI

“Non del tutto. Perché l’editore ci suggerì di rivolgerci a un nuovo quotidiano apparso da non molto a Londra, The Independent: un giornale progressista, moderno, nuovo come lo eravamo noi di Repubblica in Italia ed El Pais in Spagna. Poteva essere il nostro partner ideale. E così fu, anche se non finì come ci aspettavamo”.

 

Cosa successe?

“L’Independent era molto interessato al progetto di un giornale europeo. Ma non aveva soldi. Per quanto stesse riscuotendo grande successo in Inghilterra, le sue risorse economiche erano scarse: dietro il direttore, Andreas Whittam Smith, che mi piacque molto, non c’era un grande editore con soldi da investire in un altro giornale. Però l’Independent partecipò lo stesso alla partnership che volevamo creare”.

Eugenio Scalfari

 

In che modo?

“Con i nostri soldi. Il Gruppo Espresso acquistò una quota dell’Independent, circa il 25 per cento. E con quella quota l’Independent diventò uno dei quattro partner, il partner inglese appunto, del nostro progetto di giornale europeo. Di fatto, significava che il nostro gruppo era l’azionista di maggioranza, perché avevamo due quote su quattro, quella italiana e quella inglese, a cui si aggiungevano gli spagnoli del Pais e i francesi di Le Monde. Poi, per un insieme di ragioni, il giornale europeo non nacque. Ma noi restammo lo stesso a lungo comproprietari dell’Independent. Con il direttore Whittam Smith diventammo amici. Una ragione di più, per me, di frequentare Londra”.

 

Gli italiani in genere si dividono tra chi preferisce Londra e chi Parigi. Tu, lo so già, preferisci Parigi, non è vero?

Eugenio Scalfari ENRICO BERLINGUER

“Parigi per me è la seconda patria, ci ho passato metà della vita. E puoi immaginare il mio dolore, in questi giorni, per il rogo di Notre Dame. È una predilezione che dipende anche dalle mie conoscenze linguistiche: parlo il francese perfettamente, mentre il mio inglese è stentato, lo capisco, posso avere una conversazione, ma non con la padronanza che ho in francese. Ciononostante, a Londra sono venuto spessissimo, da solo, con la mia prima moglie e con la mia seconda moglie”.

 

Cosa ti piace di Londra?

“L’arte, gli splendidi musei, le mostre, che erano uno dei motivi per frequentarla. Poi adoravo passeggiare ad Hyde Park e girare per tutto il quartiere circostante, Mayfair”.

 

Tu però, se non sbaglio, ti consideri un anglofilo…

EUGENIO SCALFARI GIOVANE FASCISTA

“Non c’è dubbio. Sono un anglofilo, nel senso che amo molte cose di questo paese e riconosco il ruolo storico che l’Inghilterra ha avuto in Europa. Vorrei che continuasse ad averlo. Non so se hai avuto modo di leggere il mio editoriale di domenica scorsa su Repubblica…”

 

Certamente. Ho visto che, nella seconda parte dell’articolo, parli della Brexit e della speranza di evitare che il Regno Unito esca dalla Ue. Concordo in pieno con la tua speranza e la tua analisi.

“Mi fa piacere, detto da te che conosci bene quel paese. Ho scritto appunto che l’Europa dovrebbe aspirare a diventare una federazione di stati, ma al momento è una confederazione, con legami meno stretti, e in tale ambito confederale la Gran Bretagna potrebbe trovare la sua collocazione ideale, in modo da restare legata alla Ue senza bisogno di farne parte completamente. Mi auguro che questo diventi possibile. L’uscita di Londra dall’Europa sarebbe una tragedia, per Londra e per l’Europa”.

 

Ho ricordato all’inizio che anni fa ci ritrovammo insieme a cena, qui a Londra. Rammenti?

2006 - FESTA PER I 30 ANNI DI REPUBBLICA - GIGI MELEGA - CARLO CARACCIOLO - MARIO PIRANI - EZIO MAURO - EUGENIO SCALFARI

“Certamente. Andammo a cena al gentlemen’s club di cui era membro il nostro allora corrispondente da Londra, Paolo Filo della Torre, e oltre a noi due c’era a tavola l’allora ambasciatore italiano nella capitale britannica, Boris Bianchieri”.

 

Paolo Filo fu il primo corrispondente di Repubblica da Londra.

“L’avevo conosciuto attraverso un suo parente che viveva nella campagna romana e così, quando lanciammo Repubblica, mi rivolsi a lui, che era già qui, per avere le sue corrispondenze da una capitale politica e finanziaria così importante. Paolo era molto simpatico e un grande anfitrione. Sono stato molte volte suo ospite al suo club”.

 

So che anche i tuoi scrittori preferiti appartengono alla Francia. Ma c’è qualcuno che apprezzi particolarmente nella letteratura inglese? Forse qualche poeta, visto che il tuo ultimo libro è una raccolta di poesie?

marco de benedetti saluta eugenio scalfari (2)

“Potrei citare il sommo Shakespeare, naturalmente, ma ti dirò che l’ultima poesia del libro che ho appena pubblicato è composta da una serie di versi di grandi poeti. Ognuno può cercare di capire la fonte da sé, ma ve ne sono due di lingua inglese a me particolarmente cari: uno è in verità angloamericano, Edgar Allan Poe, di cui amo la poesia ‘Il corvo”, e l’altro è Keats. Li ho messi accanto a brani dei poeti che amo di più, di ogni parte del mondo, da Garcia Lorca, l’unico che ho lasciato in lingua originale, in spagnolo, ai poeti ellenici nella splendida traduzione di Salvatore Quasimodo”.

 

Tradurre significa scrivere…

eugenio scalfari carlo de benedetti

“Esatto. Sai, conoscevo bene Quasimodo. Tanti anni fa, quando sperava di vincere il Nobel, mi disse: Eugenio, quale è la mia poesia più bella? Pensaci due o tre giorni e poi fammelo sapere. Io gli risposi: non ho bisogno di pensarci, conosco bene i tuoi libri e so dirti subito quale è secondo me il più bello. È la tua traduzione degli antichi poeti greci. Sei molto caro, ti ringrazio, commentò Quasimodo, ma quella è solo una traduzione: io vorrei sapere quale consideri il più bello tra i libri scritti da me. E io insistetti: te l’ho detto, è la tua traduzione dei classici greci. Passò un mese. Un giorno Quasimodo mi telefonò. Eugenio, devo dirti una cosa, fece. Mi sono riletto la mia traduzione dei poeti greci. Ebbene, avevi ragione, è quello il mio libro più bello”.

 

eugenio scalfari ezio mauro

Direttore, è sempre meraviglioso ascoltarti…Come è stato meraviglioso lavorare nella tua Repubblica e lo è ancora continuare a tenere alta la bandiera del giornale da te fondato.

“Grazie, grazie Enrico. Ma tu, dimmi un po’, quanti anni hai adesso?”

 

Vado per i 63.

“Dunque sei un giovanotto!”

 

SCALFARI

Ne approfitto per farti gli auguri, in ritardo, per i 95 anni che hai compiuto di recente. Sei fra l’età della regina Elisabetta, che questo mese di aprile ne compie 93, e quella del principe Filippo, che ne ha 97.

“Quei due mi hanno accompagnato per tutta la vita!”

 

Grazie di questa chiacchierata, caro Direttore. E i migliori auguri di buona Pasqua.

“Anche a te. E auguri alla nuova pagina di Repubblica dedicata a Londra, auguri ai tanti italiani che vivono in questa bellissima città”. 

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