michieletto

“HO TOLTO LA NOIA ALL’OPERA” – MICHIELETTO PREPARA LA REGIA DI SALOME PER LA SCALA (“UNA STORIA DI VIOLENZA IN FAMIGLIA, MOLTO ATTUALE”) E RIPERCORRE LA SUA CARRIERA - LE REGIE PER LA FENICE DI VENEZIA ("DURANTE LA RAPPRESENTAZIONE DI THE RAKE' S PROGRESS DI STRAVINSKY, IN UNA SCENA DI SESSO…"), LA 'BUTTERFLY' TRATTATA COME UNA STORIA DI TURISMO SESSUALE ("MA DEVI INCAZZARTI CON PINKERTON") E "I TEMIBILI LOGGIONISTI"... – “SCRIVEVO CANZONI, ERO IN TRIP CON LA CARRIERA DEL CANTAUTORE, OGGI LA DISCO MUSIC MI FA VIBRARE" - VIDEO

 

 

Giuseppe Videtti per “il Venerdì - la Repubblica”

 

DAMIANO MICHIELETTO

«L' opera nasce in un certo periodo, si sviluppa sotto varie forme, quando arriva nel Novecento sembra vacillare; oggi alcuni la danno per morta, altri in crisi reversibile, altri ancora aspettano un nuovo genio».

 

Damiano Michieletto, il regista che i sovrintendenti corteggiano con l' ostinazione di irriducibili spasimanti, parla come se non fosse proprio lui uno di quelli che, irriguardoso Folletto - nel senso di aspirapolvere proprio - sta eliminando le muffe dai teatri e soffiando nuove idee su quei palcoscenici dove ancora si muore per patologie curabilissime con penicillina e psicoterapia.

 

Il percorso da enfant terrible a homo novus è tutto nelle scelte radicali di questi ultimi dieci anni; allestimenti arditi in cui i personaggi della lirica non sembrano poi così fake, consumati da vizi, passioni e disfunzioni che sono il male oscuro del vivere contemporaneo.

 

DAMIANO MICHIELETTO - I BOZZETTI PER LA SALOME

Che sia La bohème, Un ballo in maschera, Così fan tutte, Il barbiere di Siviglia o Il viaggio a Reims «è sempre raccontare una storia attraverso la musica», semplifica Michieletto con un entusiasmo rinascimentale, elisir antistress che gli garantisce una prolungata giovinezza («Sono nel mezzo del cammin di nostra vita, ho appena compiuto 44 anni») e gli alimenta una onnivora curiosità musicale («La disco music mi fa vibrare; ho appena visto un concerto dei Cigarettes After Sex»).

 

Da qui a un anno, tra riprese (a Parigi, Londra, Bologna, Valencia, Roma, Venezia. Mosca, Napoli, Barcellona, Tokyo, Torino) e nuove produzioni, avrà avuto oltre una dozzina di opere in scena. Dopo Alcina a Salisburgo e Der Ferne Klang a Francoforte, i trionfi di quest' anno, affronta un ben più complicato 2020 con cinque nuove «storie»: Salome alla Scala, Il cavaliere della rosa a Bruxelles, I racconti di Hoffmann al Covent Garden, un dittico di due opere contemporanee (Erwartung di Schönberg e Intolleranza di Luigi Nono) sempre alla Scala e Béatrice et Bénédict a Lione.

 

MICHIELETTO DON PASQUALE

Tutte fedeli a quella visione che ha destabilizzato l' establishment: «Nessuno può essere certo di avere in mano la verità, l' arroganza di usare questo o quel compositore per esaltare il proprio ego, la pretesa di sbandierare un' idea di cultura e tutelare un patrimonio. Tutto questo non interessa, non mi emoziona. L' opera lirica, che è teatro, deve sempre raccontare la vita. Il mio lavoro è trasformare il passato senza rinnegarlo. Facile smarrire la diritta via, devi tracciarla molto nettamente. L' opera è un mondo unico, paradossale, dove si ama e si muore cantando. Ti permette di affrontare temi politici e sociali di grande attualità e di trasferirli in una dimensione epica, in grado di parlare a tutti».

 

Lei non scrive canzonette, dunque non ha la tentazione di copiare l' ultimo successo e di ritrovarsi per una selva oscura.

«E invece succede anche nella regia teatrale: pensi di aver trovato il tuo linguaggio e ti affidi a una ricetta. Ma non è quello che m' interessa, preferisco sperimentare e giocare».

DAMIANO MICHIELETTO - I BOZZETTI PER LA SALOME

 

Quand' è cominciato il gioco?

«Nel 2007, quando feci La gazza ladra a Pesaro. Venivo dal teatro, avevo frequentato la Paolo Grassi a Milano, non mi vedevo proiettato nella lirica, neanche l' ascoltavo. Passavo in bici davanti alla Scala tutti i giorni per andare ai corsi, e un giorno vidi all' esterno un grande assembramento di persone, polizia, vigili del fuoco. Pensai a un incidente, invece era solo il 7 dicembre, l' inaugurazione della stagione, io non ne sapevo assolutamente nulla».

 

E a quel punto che le venne in mente? Di profanare il tempio?

«Ma no, ahahahahah. Quello è un rito, come il tifo negli stadi, se lo elimini muore lo sport».

 

Che ragazzo era prima della Grassi?

DAMIANO MICHIELETTO - I BOZZETTI PER LA SALOME

«Scrivevo canzoni, ero in trip con la carriera del cantautore, avevo anche vinto dei concorsi - ora lo faccio solo per i matrimoni degli amici. Sono un provinciale di Scorzè, provincia di Venezia. Noi di paese siamo più curiosi, più versatili, sappiamo adattarci - ogni cosa ci nutre. Io avevo un mito: Roma.

 

La prima volta che ci andai, in treno, a quattordici anni, mi sentivo Fellini. Arrivai a Termini con l' idea fissa di andare a Cinecittà. Davanti agli studi rimasi a fissare la scritta per un bel po'. Era il fascino di un altrove, come trovarsi alla fine del mondo».

 

La lirica non era esattamente la scelta più ovvia.

«Alla Paolo Grassi, dove seguivo il corso di regia, un insegnante giapponese, Kuniaki Ida, mi disse: tu devi fare l' opera, è lo strumento ideale per veicolare le tue visioni. Poi venne l' estate, non avevo dimenticato quel suggerimento, presi l' automobile e andai al Festival di Aix-en-Provence a vedere il Don Giovanni diretto da Abbado, regia di Peter Brook - il mio idolo per il rigore, l' essenzialità, la verità, l' umanità, la fisicità del suo teatro. Fu quella la mia prima esperienza da spettatore consapevole, e mi resi immediatamente conto che il linguaggio dell' opera è fighissimo: hai una storia, la musica, i cantanti, le scene, le luci, un' équipe che lavora con te».

 

Quali sono i passe-partout che le hanno spalancato i teatri?

DAMIANO MICHIELETTO - I BOZZETTI PER LA SALOME

«Dopo La gazza ladra, le regie che ho fatto per la Fenice di Venezia. La prima volta fu un disastro. Nel 2009 ambientai Roméo et Juliette di Gounod in una discoteca. Arrivò una signora, diede un pugno violento sul banco di regia, gridando: "Vergogna!". Un' altra, durante la rappresentazione di The Rake' s Progress di Stravinsky, in una scena di sesso che coinvolgeva tutto il coro, con un tempismo formidabile alla fine della musica, urlò: "Sporchi!". I primi lavori all' estero, invece, Salisburgo e Vienna, sono stati una conferma».

 

C' è stato un allestimento che l' ha messa in croce?

«La Bohème a Salisburgo, nel 2012. Era un' impresa più grande di me, e non me ne ero reso conto. È stata la possibilità di capire i miei limiti, accettarli e lavorarci. Ho avuto anche a che fare con i temibili loggionisti: durante Il ballo in maschera, alla Scala nel 2013, dopo il primo atto, hanno buttato migliaia di bigliettini sulla platea. C' era scritto, tra l' altro: "Giuseppe Verdi perdonali, non sanno quel che fanno", "Povero Verdi", "A morte!". Bisognerebbe farci un' opera sui loggionisti».

 

Salome alla Scala è una bella sfida. Cosa dobbiamo aspettarci?

«Ho eliminato i riferimenti storici e ho messo l' accento sulle dinamiche familiari: la madre che sposa il cognato dopo aver ucciso il marito. Violenza, crudeltà, abuso, con questo patrigno con la bava alla bocca davanti a una ragazzina: vuole che danzi per lui - una richiesta sessuale, evidentemente».

Michieletto vedova allegra

 

Le nuove regie teatrali pretendono cantanti con capacità attoriali fuori dal comune. In altri tempi sarebbe stata un' impresa impossibile.

«Verdi, nelle sue lettere, chiama gli interpreti "I signori attori", mai cantanti. Lo dico sempre agli artisti, fate un mestiere difficile, il vostro lavoro è recitar cantando, un verbo all' infinito e uno al gerundio, quindi dovete fare una cosa facendone un' altra. Cazzi vostri, dovete faticare».

 

Ci sono ancora direttori famosi che protestano: gli allestimenti troppo audaci distraggono dalla musica, dicono, ormai si va a teatro solo per vedere che ha combinato il regista.

«È comprensibile, la messa in scena, anche mediaticamente, toglie loro visibilità. La realtà è: o si fa così o si muore».

michieletto

 

Che altro dovrebbe fare l' opera per recuperare il suo potere?

«Ritrovare un suo linguaggio autentico, rinnovarsi attraverso nuove opere e nuovi compositori, svincolarsi dall' incubo della critica che considera dei musical le opere che non rispettano i canoni di un secolo fa. Vede, Madama Butterfly è la storia di una ragazzina che viene venduta a un militare americano che ne approfitta, la mette incinta e l' abbandona; poi torna, le porta via il bambino e lei si uccide. Le sembra una storia romantica?

Michieletto

 

Le sembra che non sia attuale? Deve farti piangere! E allora devi essere crudele? Sì. La mia Butterfly, trattata come una storia di turismo sessuale, è stata considerata irrispettosa. Altro che rispetto! Devi incazzarti con Pinkerton! Diversamente, sì, la musica è potente ma che noia!».

damiano michielettoElisir d' amore, Damiano MichielettoDamiano Michieletto - oElisir d' amore, Damiano MichielettoElisir d' amore, Damiano MichielettoElisir d' amore, Damiano Michielettomacbeth michieletto 7macbeth michieletto 12la vedova allegra michieletto alla fenice 2macbeth michieletto 6macbeth michieletto 9macbeth michieletto 8michieletto

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani

DAGOREPORT - MALGRADO UN’OPPOSIZIONE SINISTRATA E SUPERCAZZOLARA, L’ESTATE DELLA DUCETTA È  MOLESTATA DA BRUTTI PENSIERI - SE IN EUROPA CERCA DI DEMOCRISTIANIZZARSI, IN CASA LA MUSICA CAMBIA. SE PRENDE UNA SBERLA ALLE REGIONALI D’AUTUNNO, LA PREMIER TEME CHE UNA CADUTA POSSA TRASFORMARSI NELL’INIZIO DELLA FINE. COME È ACCADUTO AL PD DI RENZI, ALLA LEGA DI SALVINI, AL M5S DI DI MAIO. DI COLPO, DALL’ALTARE ALLA POLVERE - ECCO IL PESANTE NERVOSISMO PER LE CONTINUE “STONATURE” DEL TROMBONISTA SALVINI, CHE VEDE LA SUA LEADERSHIP MESSA IN PERICOLO DAL GENERALISSIMO VANNACCI. OPPURE QUELLE VOCI DI UN CAMBIO DI LEADERSHIP DI FORZA ITALIA, STANCHI LOS BERLUSCONES DI VEDERE TAJANI COL TOVAGLIOLO SUL BRACCIO AL SERVIZIO DELLA SORA GIORGIA. OCCORRE UN NUOVO MARINAIO AL TIMONE PER CAMBIARE ROTTA: ETTORE PRANDINI, PRESIDENTE DELLA COLDIRETTI? - QUESTA È LA CORNICE IN CUI SI TROVA OGGI IL GOVERNO MELONI: TUTTO È IN MOVIMENTO, NULLA È CERTO…

ferragni city life

CHE CRASH! DA CASA FERRAGNI ALL’INSEGNA DI GENERALI, LA CADUTA DELLA MILANO CITY LIFE - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: ‘’SI È PASSATI DALLA MILANO INDUSTRIALE A QUELLA DEI CREDULONI DEL PANDORO, PER FINIRE ALLA CADENTE MILANO FINANZIARIA ORA CHE MPS VUOL PRENDERSI MEDIOBANCA PER PRENDERSI GENERALI - NEL BANDO PER CITY LIFE L’ACCORDO IMPONEVA CHE “IL 50% DELL’AREA FOSSE DESTINATA A VERDE PUBBLICO”. ECCOME NO! RENZO PIANO PRESENTÒ UN PROGETTO METÀ VERDE E METÀ CON UN GRATTACIELO E QUALCHE CASA. LO BOCCIARONO. SI SPALANCARONO COSÌ LE PORTE AD ALTRI ARCHISTAR: LIBESKIND, HADID E ISOZAKI. E COSÌ CITY LIFE È DIVENTATA UN NON-LUOGO, UN DUBAI SHOPPING MALL DIVENUTO UTILE ALLA COLLETTIVITÀ GRAZIE AL COVID, PERCHÉ LÌ CI FACEVANO LE VACCINAZIONI...

mediobanca mediolanum massimo doris nagel

MEDIOSBANCA! – BANCA MEDIOLANUM ANNUNCIA LA VENDITA DELLA SUA QUOTA DEL 3,5% IN MEDIOBANCA A INVESTITORI ISTITUZIONALI. E A NAGEL, ALLE PRESE CON L’OPS DI MPS, VIENE MENO IL PRIMO SOCIO DELL'ACCORDO DI CONSULTAZIONE TRA AZIONISTI – ERA UNA MOSSA PREVISTA DAL MOMENTO CHE L’EVENTUALE FUSIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI TRASFORMEREBBE IL CORE BUSINESS DI PIAZZETTA CUCCIA NELLA GESTIONE DEL RISPARMIO, ANDANDO A SBATTERE CON L’IDENTICA ATTIVITÀ DELLA BANCA DI DORIS E BERLUSCONI….

mattarella nordio meloni giorgia carlo sergio magistrati toghe giudici

DAGOREPORT - MENTRE ELLY SCHLEIN PENSA DI FARE OPPOSIZIONE VOLANDO A BUDAPEST A SCULACCIARE ORBAN PER I DIRITTI DEI GAY UNGHERESI, GIORGIA MELONI E I SUOI FRATELLI D’ITALIA SI RITROVANO DAVANTI UN SOLO "NEMICO": LA COSTITUZIONE - SE DALLA CORTE DEI CONTI ALLA CASSAZIONE C'E' IL MATTARELLO DI MATTARELLA, LA MUSICA CAMBIA CON LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA DI NORDIO - UNA VOLTA CHE IL PARLAMENTO APPROVERÀ LA “SEPARAZIONE DELLE CARRIERE” DI GIUDICI E PM, S’AVANZA IL RISCHIO CHE LE PROCURE DIPENDERANNO DAL MINISTERO DI GIUSTIZIA - ULTIMA SPES È IL REFERENDUM CONFERMATIVO CHE PER AFFONDARE UNA LEGGE DI REVISIONE COSTITUZIONALE NON  STABILISCE UN QUORUM: È SUFFICIENTE CHE I VOTI FAVOREVOLI SUPERINO QUELLI SFAVOREVOLI - ECCO PERCHE' IL GOVERNO MELONI HA LA COSTITUZIONE SUL GOZZO...