IL “JOKER” DI TODD PHILIPS CON JOAQUIN PHOENIX TRIONFA NELLE SALE DI TUTTO IL MONDO, CON UN INCASSO SPAVENTOSO DI 234 MILIONI DI DOLLARI IN TRE GIORNI DI PROIEZIONI - MA LA CRITICA, SOPRATTUTTO QUELLA PIÙ SNOB NEWYORKESE, CIOÈ QUELLA RADICAL CHIC, E QUELLA LONDINESE, LO STA AMMAZZANDO: CINICO, DI DESTRA, DERIVATIVO, NOIOSO, PERICOLOSO…

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Marco Giusti per Dagospia

 

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“Tutto quello che ti meriti è questo… Bang! Bang!”. Ecco. Il Joker di Todd Philips con Joaquin Phoenix trionfa nelle sale di tutto il mondo, con un incasso spaventoso di 234 milioni di dollari in tre giorni di proiezioni, dei quali 93 in America, 16 in Sud Corea, 14 in UK, 13 in Messico, 7 in Giappone, 6,2 milioni di euro in Italia. Incredibile per un film che vanta un budget di 55 milioni di dollari. Ma la critica, soprattutto quella più snob newyorkese, cioè quella radical chic di Gotham City, e quella londinese, lo sta ammazzando. Cinico, di destra, derivativo, noioso, pericoloso. Ci siamo.

 

Per Richard Brody del “New Yorker” stiamo parlando di “Un film di un cinismo così vasto e pervasivo da renderne l'esperienza visiva ancora più vuota della sua estetica ridondante”. Il raffinatissimo A.O. Scott del “New York Times”, non gli lascia nemmeno il motivo della polemica che ha generato in America.

 

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“Per valutare se vale la pena di discuterne, un film deve prima di tutto essere interessante: deve avere, se non un punto di vista coerente, almeno un set di temi elaborati e stimolanti, una sorta di contatto immaginativo con il mondo che conosciamo. Joker, un esercizio vuoto e nebbioso con uno stile e una filosofia di seconda mano, non ha nulla di tutto ciò. Preso dall’impegno della propria audacia - come se la spiacevolezza fosse una forma di coraggio artistico - il film risulta avere paura della propria ombra, o almeno dell'ombra più debole di qualsiasi reale rilevanza”.

 

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Per Dana Stevens di “Slate” Joker è “un brutto film, sì: è prevedibile, pieno di cliché, profondamente derivativo di altri film migliori e sovrascritto al punto di diventare un’auto-parodia”. Non andiamo meglio in Inghilterra, dove Jordan Hoffman del “Guardian” ci spiega: “Pochi film nella storia hanno avuto un lancio pre-release così estremo. Non era mai accaduto che un film di Hollywood mainstream vincesse il Leone d'oro del festival cinematografico di Venezia. Ed è inaudito per il vincitore di Venezia, di solito un erudito film d’arte, ispirare grotteschi discorsi di odio da parte dei fan sui social media se qualcuno dovesse essere solo un po’ critico”.

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Il problema, insomma, nasce anche dal fatto che Joker abbia vinto a mani basse il Leone d’Oro a Venezia, dove ha avuto anche una totale ovazione critica, e che lo abbia vinto senza avere nulla di ciò che la critica internazionale supersnob ritiene debba avere un film da festival di Venezia. Tanto valeva premiare un film cinese, insomma, come spesso capita. A questo si sono aggiunti i pesanti problemi successivi, arrivati con la proiezione a Toronto proprio pochi giorni dopo l’anteprima e il successo del film a Venezia.

 

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Joker è stato visto come un pericoloso manifesto politico-rivoluzionario per gli “incel”, cioè i nerd rimbambiti e fascistoidi che vivono con le vecchie madri sprofondate sui divani. Che sono poi, in gran parte, gli stessi che un giorno si alzano armati e sparano a chi trovano. Soprattutto a neri e a messicani, come negli ultimi tempi.

 

Questo ha scatenato, anche se a noi sembra assurdo, un pericolo Joker non indifferente, che fortunatamente non ha finora prodotto nessun eccesso omicida a parte un odio in rete tra i difensori del film e la classe dei critici che detestano i film di genere. Su Twitter si legge, a difesa del film: “Incolpare il Joker per le sparatorie di massa è come incolpare Breaking Bad per la crisi degli oppiacei”.

 

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C’è però una parte di critica che non accetta nemmeno che un film pronto a incassare così tanto, targato Warner Bros, e non diretto né da Tarantino né da Scorsese, ma da un regista di commedie possa vincere qualcosa e parlare di temi importanti. E lì si aprono polemiche su polemiche che non sembrano affatto placarsi, soprattutto dopo incassi così alti del film.

 

Così leggiamo su Twitter post del tipo, “A dispetto di tutte le controversie e della stampa negativa spinta dai media, Joker incassa 93,5 milioni- Il più alto lancio di tutti i tempi per un film a ottobre”. Mentre l’Economist, titolo ironicamente “Joker non è particolarmente percettivo o politicamente sofisticato. Potrebbe comunque vincere Oscar”. Siamo avvisati che la polemica non finirà certo qui.

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Ma la parte più curiosa del tutto, ripeto, è proprio la posizione critica americana dopo il Leone di Venezia e la benedizione europea. Quasi di ripicca per Venezia e la critica europea che celebra la politica degli studios americani. Francamente, adoro il Joker e ho trovato più che giusto premiarlo. Ma non sono newyorkese, anche se anche qui c’è il disastro della monnezza e lo sciopero dell’Ama.

 

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Per quanto riguarda gli incassi, che vi devo dire?, in Italia, come in tutto il mondo, è primo Joker, in barba ai problemi della critica, con 6,2 milioni di euro, seguito da C’era una volta a … Hollywood con 911 mila euro e un totale di oltre 10,5 milioni. Terzo Il Piccolo Yeti con 778 mila euro. Fra i film italiani si  mosso bene solo Tuttaposto, quarto con 376 mila euro, piccola commedia con Roberto Lipari, interprete giovanissimo proveniente dalla stand-up comedy. Bene… almeno rispetto a Appena un minuto, 149 mila euro, decimo posto, commedia diretta da Francesco Mandelli con un inedito Max Giusti protagonista.

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In America, dietro i 93 milioni di dollari del Joker, troviamo il Piccolo Yeti con 12 milioni e un totale di 37 con un globale di 76. Terzo Downton Alley con 8 milioni, un totale americano di 74 milioni e globale di 135, quarto Hustlers con Jennifer Lopez spogliarellista, 6,3 milioni con un totale di 91 e un globale di 110. Judy con René Zellwegger sale questa settimana a 4,4 milioni con 1.458 sale, mentre esce Dolor y Gloria di Pedro Almodovar e incassa 160 mila dollari in 4 sale.

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