carlo verdone gianna nannini

“UNO DEI MIEI PRIMI LAVORI FU FARE L'AIUTO REGISTA PER LE RIPRESE DI ‘QUEL MOVIMENTO CHE MI PIACE TANTO’, UNA COMMEDIA EROTICA CHE GIRAMMO ANCHE A CASA NANNINI” – I RICORDI DI VERDONE SU GIANNA NANNINI, CHE FA UN CAMEO IN “VITA DA CARLO 3” – LA ROCKER: “MIA MADRE SI INCAZZÒ, NON AVEVA IDEA DELLA TRAMA DI QUEL FILM” – VERDONE: “LE CANZONI DI OGGI? BANALI, FIGLIE DEL CINISMO. SI SALVANO IN QUATTRO...” – LA DAGO-BATTUTA: “LA CANZONE ITALIANA È UN DISTURBO MENTALE” – VIDEO

Andrea Laffranchi per corriere.it - https://www.corriere.it/sette/24_novembre_23/carlo-verdone-e-gianna-nannini-quando-girai-una-commedia-erotica-a-casa-nannini-mia-madre-si-inc-non-aveva-idea-della-trama-4849bbd6-5b0c-4455-ae3a-fbab48716xlk.shtml

 

carlo verdone gianna nannini

 

 

Carlo Verdone non farà mai il direttore artistico del Festival di Sanremo. E Gianna Nannini non è una killer psicopatica. Li vedremo così solo nella terza stagione di Vita da Carlo, serie tv diretta dallo stesso Verdone con Valerio Vestoso, in onda su Paramount+ dal 16 novembre.

 

«Ho una competenza musicale da ascoltatore, non potrei mai assumere quel compito» premette Verdone. «Quello bravo con la musica in famiglia è mio figlio: nella casa di campagna ci ritroviamo con un paio di amici del posto e suoniamo insieme. Lui è un bravo chitarrista; io tengo il tempo, sono un batterista della domenica. E poi quello dell’Ariston, ci abbiamo girato delle scene, è un palco che mi dà ansia, agorafobia… pensare a tutti quei milioni di persone che ti vedono». Peccato, con una collezione di «quasi 4 mila vinili e un indefinito numero di cd», Verdone sarebbe una risorsa.

 

carlo verdone gianna nannini

Sanremo, anche nella finzione, ha bisogno di canzoni. Ed ecco che Verdone entra in contatto con Gianna Nannini che, da produttrice di un cantautore emergente, prova a usare la sua influenza e i suoi contatti per portarlo in gara. Il giudizio del direttore artistico è lapidario: «Musica brutta… non ho capito una parola». «Ecco un altro motivo per cui non accetterei il ruolo: nella vita vera non avrei il coraggio di stroncare così un anno di lavoro, non ho questo cinismo», commenta.

 

Quando incontra la rocker per comunicarle il “no” finisce male. Lei lo prende a male parole («Io sono un’artista internazionale, tu manco arrivi a Chiasso. Tu e la tua combriccola mi fate schifo») e lo brucia con uno sguardo che fa paura. «Come faccio nella vita vera, ho voluto difendere la musica italiana, la tradizione mediterranea contro uno che vedo come un traditore…

 

carlo verdone gianna nannini

Ero completamente calata nella parte», spiega lei. La notte è un incubo. Verdone sogna in bianco nero e a tormentarlo è la scena cult della doccia di Psycho: lui dietro la tendina come Janet Leigh e Gianna col coltellaccio. «Era finto ovviamente ma costruito in plastica dura, non di gomma. Le ho detto di essere reale e ha colpito così forte che alla fine avevo la schiena tipo Gesù nel film di Mel Gibson».

 

 

Si giustifica Gianna: «C’era tensione emotiva sul set. Lui mi aveva preparato così bene che mi sono immedesimata. Sono una che perde facilmente il controllo, del resto sono della contrada dell’oca, ma giuro che non volevo fargli male», ridacchia lei.

 

(…)

 

 

Il cameo di Gianna nasce dalla stima reciproca. «Quando la vidi la cantare in tv per la prima volta, pensai che avrebbe sfondato al 100 per cento: e così è stato», ricorda lui. «Conosco tutti i suoi personaggi. Il mio preferito è il playboy di Viaggi di nozze» ammette lei. «Ma amo anche una commedia come Maledetto il giorno che ti ho incontrato».

 

carlo verdone gianna nannini ema stokholma

I due hanno poi scoperto che, oltre alla passione per la musica, c’erano altri due punti di contatto. Anche se Verdone è l’ottavo re di Roma, «mio padre aveva origini senesi». Come quelle di Gianna. Che si informa subito sulla contrada. «Selva? Allora va bene, siamo amici». C’è però una seconda coincidenza, della quale probabilmente entrambi avrebbero fatto volentieri a meno. «Uno dei miei primi lavori fu fare il secondo aiuto regista per le riprese di Quel movimento che mi piace tanto, una commedia erotica (venne vietata ai minori, ndr) di Franco Rossetti con protagonista Carlo Giuffrè. La girammo a Siena e fra le location c’era anche la casa di famiglia Nannini».

 

carlo verdone gianna nannini ema stokholma (2)

«Mia madre si incazzò, non aveva idea della trama… All’epoca vivevo a Milano, ma ricordo ancora la telefonata quando lo scoprì… Il letto a baldacchino e la camera verde ci sono ancora…».

 

Nannini in gara a Sanremo non ci è mai andata. E non ce la vedremo in futuro. «Piuttosto potrei fare il ministro della Cultura… Ai tempi del mio esordio si dava più spazio agli stranieri e questo mi dava fastidio. Per questo non ho mai accettato di andarci. Fotoromanza uscì subito dopo Festival e fu un successo senza bisogno della gara. E poi il mio Sanremo l’ho già vinto come autrice di Colpo di fulmine (il brano interpretato da Giò Di Tonno & Lola Ponce che trionfò nel 2008, ndr). Se fossi esordiente magari oggi ci andrei: da qualche anno è tornata centrale la canzone».

 

carlo verdone gianna nannini ema stokholma (3)

La musica di oggi però non li convince. Per Verdone non sono solo battute certi dialoghi della serie: «La canzone italiana è un disturbo mentale», «La musica è finita»… Da appassionato di rock, non si trova in sintonia con quello che va oggi: «Con l’80% dei nuovi artisti trap faccio fatica a ricordarmi le canzoni dopo averle ascoltate un paio di volte. Non perché sia rincoglionito, ma perché manca l’armonia, non si fanno più gli arrangiamenti di una volta. Sono canzoni semplici o banali, anche perché le nuove tecnologie offrono a chiunque la possibilità di registrare. La generazione di Gianna lavorava con entusiasmo e creatività e ragionava anche in termini di qualità. Oggi mi sembra tutto figlio del cinismo e del momento poco profondo che stiamo vivendo».

 

carlo verdone gianna nannini (2)

Anche il giudizio di Nannini è negativo, anche se la prende da un altro punto di vista. «Il rap ha segnato una ripresa della centralità del linguaggio, ma sento un’omologazione delle produzioni: mi sembra tutto uguale, invece ogni artista dovrebbe avere un sound design personale, quello che lo rende unico. Invece ognuno usa lo stesso vestito. Gli autori risultano quindi più bravi degli interpreti».

 

Qualcuno lo salvano. Per Verdone Lucio Corsi, estroso cantautore che interpreta sé stesso nella serie («originale, sarò nel suo prossimo video»), Ultimo («ha i pezzi») e Mahmood («ha un suo stile, anche se lontano dal mio gusto»). La cantautrice rocker scommette su Anna, rivelazione del rap/urban di quest’anno («non c’è nessuna come lei, è avanti»). Un mezzo cast per Sanremo ci sarebbe già… Ma il regista ribadisce il no.

 

A Sanremo ci è stato in altre vesti. «Ho fatto il giurato un paio di volte, ma dai risultati che sono usciti non è andata come ci eravamo detti. O qualcuno ha tradito o i conteggi ci hanno penalizzato». Una proposta di far parte del cast gli era anche arrivata. «Eravamo a metà degli anni Novanta. Mi chiamò uno dello staff del conduttore. Avrebbe voluto che andassi a fare i miei personaggi: ringraziai per l’attenzione ma rifiutai perché mi sembrava di tornare indietro».

carlo verdone gianna nannini (3)

 

Nannini sembra più aperta ad accettare la sfida in un altro campo espressivo. «Pensavo che fare cinema fosse noioso e ripetitivo, ma con Carlo è stato divertente e mi sta venendo voglia di provare. Magari in un ruolo comico.

 

(…) Rilancia Gianna: «Il mio ultimo disco è pieno di groove e ritmo: ti porto a suonare la batteria con me, al posto di un grande come Simon Phillips». Altro che finzione…

VITA DA CARLO - TERZA STAGIONE - CARLO VERDONEVITA DA CARLO - TERZA STAGIONE - CARLO VERDONEdago carlo verdoneVITA DA CARLO - TERZA STAGIONE - CARLO VERDONECONTI ASIA ARGENTO NANNINI VERDONE

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…