pozzetto

IL MIO TORMENTONE “TAAC”? VI RACCONTO COME NACQUE – RENATO POZZETTO MEMORIES – “NON SONO NATO BATTUTARO. IO E COCHI ABBIAMO PASSATO LA VITA A RIDERE COME MATTI DEI NOSTRI NONSENSE” - LA LITE CON PUPI AVATI, GLI INCONTRI CON PIERO MANZONI IN OSTERIA, LA BARCA DI ENZO JANNACCI: “CREDEVO MI PORTASSE AL MARE, INVECE NAVIGAVAMO SOLO ALL'IDROSCALO. UN FREDDO GLACIALE. UNA VOLTA EBBI UNA INTOSSICAZIONE E ENZO DOPO AVERMI FATTO UNA PUNTURA SE NE ANDÒ VIA RIDENDO CON UN MATTO. NON HO MAI CAPITO COSA VOLESSERO DIRE QUELLE RISATE” – LE ATTRICI COMICHE? “TRA TUTTE PREFERISCO LA LITTIZZETTO. RIGUARDO ALLE ALTRE... MEGLIO TOTÒ” - VIDEO

Michela Proietti per il “Corriere della Sera”

 

pozzetto

«Al Bar Gattullo, dove passavo i pomeriggi da ragazzo con i miei amici, avevamo creato un ufficio-facce, per decidere chi poteva far parte della comitiva». Molto prima che arrivasse Facebook, Renato Pozzetto, aveva inventato con il suo gruppo una commissione immaginaria, per selezionare i nuovi amici da ammettere al bar di Porta Lodovica, a Milano. Che venivano quasi tutti respinti: «Quando qualcuno non aveva i tempi del nostro umorismo o semplicemente tifava la squadra di calcio sbagliata, la battuta ricorrente era: "Ma questo è passato dall'ufficio facce?». La cultura da bar, della battuta veloce, il riscontro immediato della risata: o scoppiava subito o mai più, nessuno sconto dalla platea implacabile del tavolino.

 

pozzetto boldi il ragazzo di campagna

Una palestra che ha fatto di Renato Pozzetto, nato 82 anni fa sotto il segno del Cancro, uno dei più grandi cabarettisti e attori comici italiani, con oltre 70 titoli e solo uno, sul finale, drammatico, insieme a Pupi Avati. «Con Pupi avevamo litigato, quando ha avuto il coraggio di farsi risentire per farmi leggere il copione ero ancora nero... poi ho iniziato a sfogliarlo e mi sono commosso. E ho detto di sì».

E ha fatto bene. Per la sua interpretazione in «Lei mi parla ancora» è stato candidato al David di Donatello.

«Avevo perso mia moglie da poco, non volevo che realtà e finzione si mischiassero. Ci siamo riusciti».

 

Perché avevate litigato con Pupi Avati?

«Una stupidaggine, aveva preso le difese di una persona che più tardi ha deluso anche lui. Mi offesi perché scrisse un biglietto in cui attaccava anche la mia carriera, alcune mie scelte».

 

Un ruolo drammatico dopo 70 titoli comici. È stato difficile non fare il mattatore?

RENATO POZZETTO ALLA LOCANDA POZZETTO

«Il mio è stato sempre un umorismo sottile, alla milanese. Non sono nato battutaro, quella del cabaret era una scuola del surreale. Io e Cochi Ponzoni abbiamo passato la vita a ridere come matti dei nostri nonsense».

 

Con Cochi vi siete conosciuti da piccoli.

«Siamo nati tutti e due a Milano nello stesso quartiere e tutti e due, fatalmente, siamo stati sfollati durante la guerra a Gemonio. Nel 1942 una bomba ha beccato in pieno il palazzo dove abitavo e sono rimasto senza casa. A Cochi sua mamma aveva comperato una chitarra, suonavamo le canzoni che sentivamo alla radio».

 

Fino alla prima media è stato un laghèe.

«Poi siamo tornati a Milano, in un alloggio del Comune: si chiamavano case minime ed erano abbastanza disumane, piccoli nuclei vitali in mezzo a cortili enormi. Poi ci siamo trasferiti dove c'era il capolinea del tram 3, nel quartiere Baia Del Re. C'era gente che si guadagnava onestamente lo stipendio, come mio padre, ma anche la malavita. Ho giocato con figli di gente complicata».

 

Il bar.

VERDONE POZZETTO SETTE CHILI IN SETTE GIORNI

«Ci trovavi di tutto. Una volta arrivò un pittore che ci presentò Piero Manzoni: iniziammo a frequentarlo, un genio purtroppo sregolato nel bere. Ci incontravamo spesso all'osteria L'Oca d'oro, dove artisti e pittori di Milano erano di casa. Il proprietario amava la nostra ironia e anche i frequentatori apprezzavano: Lucio Fontana ci diceva in milanese "voi due dovreste andare a Sanremo" e poi aggiungeva: "Ghe pensi mi"».

 

E vi ha davvero aiutati?

renato pozzetto paolo barca maestro elementare praticamente nudista

«No, però una sera invitò Cochi - che lo aveva riaccompagnato a casa - a salire per bere un ultimo bicchiere e regalargli un quadro.Cochi incredibilmente non ha accettato l'invito e quindi niente quadro. Sono sempre stato invidiosetto di questa proposta fatta a Cochi e non a me. Sarei salito di corsa».

 

La svolta.

«Agostino-Tinin Mantegazza e sua moglie Velia aprirono una galleria d'arte notturna frequentata da Giorgio Gaber e Enzo Jannacci. Poco dopo Tinin e Velia inaugurarono in un sottoscala il Cab 64: noi lì cantavamo le nostre canzoni milanesi. Cochi aveva pensato di fare un brano intitolato "A me mi piace il mare" e diceva: " A me mi piace il mare, tanto, effettivamente... in occasione dell'estate, nonostante la stagione, ho comperato un canotto e un ombrellone, sono sempre in giro in spiaggia, qui le spese vanno su, ho bisogno di vederti, sì ma torna presto che non vivo più" . E tra una strofa e l'altra io spiegavo al pubblico cosa fosse il mare. Nasceva così la nostra vena surreale, la gente veniva a vederci, la voce girava».

adriano celentano renato pozzetto lui e peggio di me

 

Il Derby.

«Un successo incredibile, la gente prenotava il Capodanno da un anno all'altro, c'era così tanta folla che era stata creata una scala che si alzava e si abbassava dopo la porta d'ingresso, per cui quando la scala saliva l'entrata non esisteva più. Era frequentato dalla gente della televisione: per noi arrivarono le prime trasmissioni».

 

Enzo Jannacci.

«Il nostro più grande sostenitore, che diventò anche il mio medico di base. Nacque un'amicizia fortissima, nonostante lui fosse notoriamente Schizzo...».

 

Cosa significava Schizzo?

«Un tipo nervoso, imprevedibile. Grazie al Derby arrivò la Rai, con Canzonissima che faceva 20 milioni di ascolti e poi anche il cinema.

johnny dorelli renato pozzetto tesoromio

Mi ritrovai a firmare tre contratti cinematografici e per festeggiare andai a mangiare l'aragosta. Ebbi una intossicazione e Enzo dopo avermi fatto una puntura se ne andò via ridendo con un matto nel corridoio. Non ho mai capito cosa volessero dire quelle risate».

 

Altre stranezze?

«Enzo amava le barche e finalmente se ne comperò una di 7 metri. Mi invitò a provarla: credevo mi portasse al mare, invece aveva decisa di tenerla all'Idroscalo. Ci ritrovammo in mezzo all'acqua, soli, con un freddo glaciale».

 

 

Un po' come il freddo implacabile della cascina de «Il Ragazzo di Campagna».

«Il successo cinematografico più grande, nato senza aspettative, quasi preso sottogamba: con Castellano & Pipolo ci siamo messi a scrivere con l'idea di non dover fare un film da botteghino natalizio».

 

Fotografò con anticipo la bolla immobiliare milanese: monolocali a prezzi stellari.

«C'era anche lì un po' di biografico: io e Cochi, dopo Canzonissima, avevamo cominciato a lavorare fuori Regione. Quando tornavamo dagli spettacoli e trovavamo nebbia in autostrada ci fermavamo in qualche hotel che aveva stanze del genere "taac"».

massimo ranieri renato pozzetto la patata bollente

 

Come nacque il famoso «taac»?

«Lo diceva sempre un ragazzo simpaticissimo che frequentava il Derby, grosso scommettitore di cavalli: quando vinceva o le cose andavano per il verso giusto, lui diceva "taac"».

 

Un milanese a Roma: come si trovava?

«Non ho mai trascorso un giorno di vacanza o un weekend a Roma. Mia moglie non aveva mai accettato di trasferirsi e io facevo il pendolare, sempre con l'incognita della nebbia che non ti faceva atterrare».

 

Sua moglie non era gelosa di Roma?

«Non ne aveva motivi, si sentiva più a casa a Milano. Mi chiese solo una volta di fare una foto con Adriano Celentano e forse ce l'ho ancora, ma non la guardo perché mi intristisce».

 

I suoi amici dell'ambiente artistico?

«Paolo Villaggio, che incontravo anche per mare tra la Sardegna e la Corsica. Avevo la casa a La Maddalena, lui a Bonifacio, una casa stretta e lunga affacciata sulla falesia: ci parlavamo dalla barca al balcone, perché la roccia faceva da cassa armonica. Poi Renato Della Valle e Marcello Mastroianni».

renato pozzetto con la figlia francesca foto di bacco (2)

 

Di cosa è fatta la milanesità?

«Puntualità, rigore, un certo attaccamento alla famiglia. Noi fratelli Pozzetto con i primi soldi abbiamo comprato la casa ai genitori».

 

Oggi come le sembra Milano?

«La frequento poco, mi piace ancora l'idea di viaggiare con Cochi per lavoro, scegliere l'albergo, il ristorante dove mangiare, farci una foto con la gente. Soprattutto quando sono i bambini a chiedermela, perché i miei film continuano ad andare in onda ed è come se fossi uno zio che rompe le palle tutti i giorni».

 

Con Cochi vi vedete ancora?

«Giovedì prossimo andremo a vedere la prima di Sister Act al Teatro Nazionale. E il Teatro Lirico di Milano ci ha cercati per ricomporre il duo e farci recitare nel suo nobile palco riaperto dopo 20 anni di restauro».

L'umorismo alla milanese.

renato pozzetto foto di bacco

«Raffinato, ma la nostra è una fabbrica di umorismo che è stata abbandonata. Oggi parlano sempre della morosa, del tradimento, noi discutevamo della gallina...».

 

Chi sono i comici oggi?

«Non li seguo molto perché hanno un umorismo che faccio fatica a seguire, ma sicuramente è colpa mia. Mi ricordano quel cliente del Derby, con 1.200 dipendenti, che a fine spettacolo mi disse: "Io non ho riso, perché? Eppure non sono un pirla, do lavoro a un sacco di gente". Ecco, anche io penso di non essere un pirla, ma non li capisco. Un po' come non capisco i rapper».

 

Nessuno la fa ridere?

«Checco Zalone: non lo conosco bene, ma è un umorista vero e ha talento, suona e canta».

Qualcuno che l'ha colpita recentemente?

«Stefano Bollani nelle sue purtroppo veloci apparizioni televisive».

La comicità femminile.

«Tra tutte preferisco la Littizzetto, soprattutto fisicamente. Riguardo alle altre... preferisco Totò».

massimo boldi renato pozzetto due cuori, una cappella

A quali progetti sta lavorando?

«Ho una trattoria a Laveno Mombello, sulla sponda lombarda del lago Maggiore, si chiama Locanda Pozzetto, ha nove camere che guardano tutte l'acqua e un ristorante che vola alto. In più mi sono messo a fare il vino con quattro amici, il Liseiret».

E il surreale dove è finito?

«Sto scrivendo un libro, un volume in episodi, alcuni veri, altri verosimili: mi aiuta Giorgio Terruzzi, che è un giornalista bravo e colto. Io non so usare il computer, battere a macchina e neppure leggere il mio corsivo: lui mi ha preso per mano e insieme stiamo facendo qualcosa di bello e surreale».

villaggio pozzettorenato pozzetto ricchi, ricchissimi, praticamente in mutanderenato pozzetto enrico montesano piedipiattienrico montesano carlo vanzina renato pozzetto piedipiatti renato pozzetto dalila di lazzaro oh serafina renato pozzetto cochi ponzonirenato pozzetto paolo villaggio. le nuove comiche villaggio pozzettoverdone pozzetto 7 chili in 7 giorninoi uomini duri montesano pozzettorenato pozzetto alle prese con il culo di dalila di lazzaroRENATO POZZETTO IN ROBA DA RICCHI verdone pozzetto 7 chili in 7 giorniSTEFANIA SANDRELLI E RENATO POZZETTO SUL SET DI LEI MI PARLA ANCORApozzetto greggiorenato pozzetto il ragazzo di campagnarenato pozzetto il ragazzo di campagnade sica pozzetto ricky e barabbarenato pozzetto il ragazzo di campagnarenato pozzetto il ragazzo di campagnalo stato sociale e renato pozzetto e la vita, la vita 13pozzetto bossipozzetto fenechPOZZETTO PONZONI JANNACCIRENATO POZZETTOpozzetto bossi maroniramona badescu paolo villaggio renato pozzettoornella muti renato pozzetto un povero ricco

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…