Dagonews
Limonov in fuga dal “Cremlino”. Non è un’avventura da romanzo russo ma la cronaca di una serata testaccina. Ieri lo scrittore doveva essere l’anfitrione di una cena organizzata nel palazzone di piazza dell’Emporio.
Esponenti di (tacco e) punta “der giornalismo curturale”, socialite romanella, amici degli amici convocati per baciare lo stivale dello scrittore in questi giorni nella Capitale per parlare del suo romanzo “Il Boia” (Sandro Teti editore).
Scortato dall’interprete bodyguard, Limonov si presenta puntuale e aspetta l’inizio dell’incontro fissato per le 20,30. Arriva il suo editore Sandro Teti, i primi ospiti si attardano nel pissi-pissi tra una torta rustica e un bicchiere di vino rosso.
Buttato in un angolo, su una sedia malferma, Limonov mastica amaro e dà i primi segni di insofferenza. Firma qualche copia dei suoi libri, si concede un paio di foto. I minuti passano, intorno a lui una trentina di persone che cianciano, ridacchiano e mangiano salame. L’insofferenza cresce.
L’uomo che ha fatto della propria vita un’opera mondo di audacia e avventura impantanato nella ritualità romanella esplode. Dice di non sentirsi bene. Gli manca l’aria. Alle 21, 10, sprezzante e definitivo, dopo aver confabulato con il suo editore, afferra il suo cappotto, e se ne va. La scena è surreale. Ora che sono arrivati anche gli ultimi ospiti e che è tutto pronto per iniziare, lui non c’è. Ancora una volta, uomo in fuga. Ma da chi, ma da cosa? Dal “Cremlino” di Testaccio? “Sarà andato a mangiare una pizza da Remo”, chiosa sornione il marchese Fulvio Abbate.
Fulvio Abbate con Eduard Limonov
limonov cover limonov cover EDUARD LIMONOV sandro teti dago eduard limonov e olga mazzina