IL NECROLOGIO DEI GIUSTI/2 - SE NE VA UN’ALTRA ICONA DEL CINEMA TARANTINIANO E NON SOLO: ROBERT FORSTER, 78 ANNI, IL MAX CHERRY DI JACKIE BROWN – I 21 MESI SENZA LAVORO E L’INCONTRO IN UN BAR CON TARANTINO A CUI DISSE: “SONO SICURO CHE NON TI LASCERANNO LA LIBERTÀ DI PRENDERMI” – E’ STATO ANCHE L’OGGETTO DEL DESIDERIO DEL CONTORTO MAGGIORE PENDLETON DI MARLON BRANDO, CHE SE INNAMORA VEDENDOLO CAVALCARE NUDO ALL’ALBA… - VIDEO

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Marco Giusti per Dagospia

 

 

robert forster robert forster

Se ne va un’altra icona del cinema tarantiniano e non solo. Robert Forster, 78 anni, il Max Cherry protagonista assieme a Pam Grier di Jackie Brown, ma anche lo sceriffo Frank Truman di Twin Peaks e il detective McNight di Mulholland Drive di David Lynch, ma è famoso anche per il suo ruolo misterioso in Breaking Bad. Un duro appesantito dagli anni, con una grande vena di tristezza nello sguardo. Tarantino gli aveva cucito addosso il personaggio di Max Cherry, il perdente che riuscirà a cambiare il corso della sua vita.

 

Del resto, anche nella realtà, Forster, nato a nel 1941 Rochester, New York, figlio di un ammaestratore di elefanti del circo Ringling, aveva avuto molti alti e bassi, pur essendo stato lanciato come una star negli anni ’70. Il suo esordio è addirittura sotto la regia di John Huston in Riflessi in un occhio d’oro. E’ l’oggetto del desiderio del contorto maggiore Pendleton di Marlon Brando, che se innamora vedendolo cavalcare nudo all’alba.

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Una scena che volle fare lui stesso, anche se non era mai andato a cavallo. Giovane, bello, aitante, con una buona esperienza teatrale, lo troviamo subito dopo accanto a Gregory Peck nel western The Stalking Moon di Robert Mulligan, a Dirk Bogarde in Justine di George Cukor, nel bellissimo noir Il boss è morto di Richard Fleischer, in Cover Me Babe di Noel Black, fino al ruolo da protagonista nel primo film da regista di Haskell Wexler, Medium Cool, un manifesto del nuovo cinema americano anni ’70. Non ebbe però la fortuna dei Dustin Hoffman e dei Jon Voight, fece qualche film sbagliato, come il fantascientifico della Disney The Black Hole, finendo presto in produzioni di serie B, come Alligator di Lewis Teague, Vigilante di Wiliam Lustig, Maniac Cop, addirittura Delta Force di Menahem Golan.

 

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Un percorso che lo portò molto in basso. "Sono rimasto senza lavoro per 21 mesi”, disse in un’intervista dell’anno scorso. “Avevo quattro figli, ho preso qualsiasi lavoro che potessi ottenere.. La mia carriera è andata così per cinque anni e poi così per 27. Ogni volta che ha raggiunto un livello inferiore pensavo di poter tollerarlo, intanto cadevo un po’ di più, e poi un po' di più. Verso la fine non avevo nessun agente, nessun manager, nessun avvocato, niente di niente. Stavo prendendo tutto ciò che è caduto nelle fessure."

 

E’ a quel punto che lo incontra Quentin Tarantino, suo fan fin da ragazzino. Sia dei film buoni che dei suoi tanti telefilm come Nakia e Banyon, e dei film di serie B. Lo avrebbe già voluto nel 1992 nel ruolo di Joe Cabot per Le iene. Un ruolo che andò a Lawrence Tierney. Ma pensa a lui per Jackie Brown.

 

"Erano passati anni e l'ho incontrato in un bar. A quel punto la mia carriera era davvero morta. Abbiamo parlottato per alcuni minuti, e poi sei mesi dopo si è presentato nello stesso bar con una sceneggiatura in mano e me l'ha consegnata. Quando l'ho letto, non riuscivo a credere che mi avesse in mente per me Max Cherry, tranne per il fatto che nient'altro aveva senso. Quindi quando gli ho chiesto a questo proposito, ha detto:" Sì, è Max Cherry che ho scritto per te. ' Fu allora che gli dissi: "Sono sicuro che non ti lasceranno la libertà di prendermi". Disse: "Prendo chiunque io voglia". E fu allora che mi resi conto che avrei avuto un'altra possibilità in una carriera ".

 

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Da allora, infatti, la carriera di Robert Forster è totalmente rinata. Non solo grazie a Tarantino, ma anche a David Lynch, che lo adorava, ma anche a Breaking Bad. Il suo ultimo ruolo è infatti legato a Breaking Bad nel film-sequel della serie che sta uscendo, El camino.

 

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