salemme eduardo de filippo

"MA PECCHÉ TENETE PAURA 'E ME...". VINCENZO SALEMME RACCONTA IL  RAPPORTO CON IL SUO MENTORE EDUARDO DE FILIPPO: "TEMEVA FACESSI LA FAME, ERA MOLTO SEVERO, PRETENDEVA IMPEGNO E SI PORTAVA DENTRO TUTTE LE INTERRUZIONI DELLA VITA. IL SUO TRAUMA PIÙ GRANDE FU LA MORTE DELLA FIGLIA LUISELLA A 12 ANNI. NON LA SUPERÒ MAI – DELUSO PERCHE’ OGGI LE OPERE DI EDUARDO NON LE FANNO RECITARE A ME? AFFATTO. BISOGNA ANDARE AVANTI. FERMARSI AL PASSATO NON AIUTA AUTORI NÉ ATTORI” – VIDEO

Stefano Giani per “il Giornale”

 

I quarti di autentica nobiltà partenopea, Vincenzo Salemme li ha tutti. Tifa Napoli, adora la pizza, non ha mai lasciato la città e beve il caffè in una tazzulella bollente. Per la verità ce ne sarebbe anche un quinto, che pesa più di tutti gli altri messi insieme. È figlio - artisticamente parlando - di Eduardo. Uno rema invece contro. È puntualissimo. Tratto non proprio distintivo della napoletanità nell'immaginario collettivo. Luoghi comuni, d'accordo.

SALEMME CON EDUARDO DE FILIPPO 19

 

Eppure sugli stereotipi ha costruito uno spettacolo, quel «Napoletano? E famme 'na pizza», battuta che fa parte di un'altra commedia «E fuori nevica» - diventata anche un film. Perché Salemme non è solo un attore di successo con numeri altissimi al botteghino ma è anche un autore. Cioè scrive quello che rappresenta, come questa pièce, partita da Milano, in tournée in tutta Italia, che chiuderà il ciclo di recite in aprile a Roma. Cioè a casa.

«Veramente abito sia nella Capitale sia a Napoli».

 

Preferibilmente...

«Quando mi incontrano in città, mi ringraziano di essere rimasto sotto il Vesuvio».

Primo simbolo.

«Tutto sommato il più scontato, come quelli geografici in generale».

E tra i più buffi...

«Un'equazione. Se sei napoletano, sei anche un po' imbroglione. Più che altro per le conseguenze comiche di questo concetto. Qualche tempo fa mi hanno rubato il telefonino. E non ero in città. Quando l'ho detto ai miei amici mi sono sentito rispondere: "Ma come, ti sei fatto fregare. Che razza di napoletano sei". Come se fosse un deterrente per i ladri».

DE FILIPPO SALEMME 3

 

Prigionieri dei pregiudizi.

«A Milano, se dici di aver mangiato un buon risotto a Palermo, nessuno si offende. Da noi, guai a dire che hai trovato una pizza buona a Roma. Ti rispondono: "Ma fammi il piacere, la pizza è buona solo a Napoli". Non lo accettano, sembra un tradimento».

È campanilismo.

«Fino a un certo punto. Effettivamente, un napoletano che fa la pizza a Milano lo trovi ma nessuno ha aperto una risotteria a Napoli. Eppure io, napoletano, amo il risotto. E stasera, con il brodo del bollito, me lo cucino alla milanese. Alla faccia della geografia, anche se nel mio caso conta».

 

In che senso?

«Quando mi presentano in tv, a festival o rassegne, parte sempre la dicitura per esteso "L'attore comico napoletano Vincenzo Salemme". Non accade per nessun'altra regionalità. Come se fosse garanzia di risate assicurate».

SALEMME EDUARDO DE FILIPPO

 

Colpa di quell'estrosità geniale e divertente spesso attribuita ai suoi concittadini.

«La verità è che un napoletano non può essere normale. Deve risultare simpatico, avere la battuta pronta. Un po' buffone, insomma. D'altronde fu proprio Eduardo a definire la nostra città un "palcoscenico a cielo aperto". E, oggettivamente, lo è».

 

Eduardo, un padre artistico.

«Con me aveva la dolcezza di un nonno. Quando sono entrato nella sua compagnia non avevo ancora vent' anni. Ero mingherlino. Magrissimo. Lui ne aveva 77 ed era un mito. Ma si era convinto che soffrissi la fame. Insomma che non mangiassi. Al primo passaggio in televisione mi fece dire qualche battuta, così dovettero darmi una paga da attore. E avrei avuto un pasto decente, secondo lui».

 

vincenzo salemme

Invece...

«Non ero così povero, fortunatamente. Anche se a casa puntarono tutto sui miei fratelli. Mia madre disse: "Vincenzo è un randagio, se la caverà". Ha avuto ragione. A Eduardo credo di essere piaciuto, era affettuoso e aveva molta fiducia».

 

E lei, giovane di belle speranze davanti a un genio...

«Nutrivo una riverenza assoluta ma dolce. Gli ho voluto bene come se fosse stato il mio, di nonno».

 

 Eppure si diceva che fosse cattivo.

«Era severo, questo sì. Pretendeva impegno. Ma era un uomo solo. La sua era la solitudine dei grandi. Isabella Quarantotti, sposata quell'anno, e Luca, anch' egli attore, gli volevano bene. Tuttavia Eduardo è uno di quelli destinati a restare soli perché è difficile stargli vicino senza essere condizionati dalla loro grandezza».

 

Sono personaggi inarrivabili però il talento non dovrebbe intralciare i rapporti.

«Conviveva con il dolore. E la voce che si spezzava continuamente sottolineava la sofferenza. Si portava dentro tutte le interruzioni della vita. Il suo trauma più grande fu la morte della figlia Luisella a dodici anni. Non la superò mai».

 

Come qualsiasi genitore che sopravvive a un bambino. «Purtroppo non ho avuto la gioia della paternità ma posso immaginare. Lui si legò al teatro ancora di più. Anche dopo il ritiro dalle scene. Con disperazione».

VINCENZO SALEMME

 

Lei invece rimase con Luca De Filippo.

«Era una compagnia di giovani, provavamo mille volte gli spettacoli e, di colpo, il palcoscenico si zittiva. Stava arrivando Eduardo. Silenziosissimo. Forse per rispetto verso di noi, impietriti. Un giorno si accorse che eravamo paralizzati e ci disse: "Ma pecché tenete paura 'e me...". Si portava addosso la leggenda che era e non se ne rendeva conto».

Oggi quel mondo è tramontato.

«Napoli è una città in fermento ma molti giovani disertano i teatri e recitano sul web. Sul palco non ne vedo molti come online».

 

È un segno dei tempi?

«Lo spettacolo dal vivo però è un'altra cosa. Conosco registi che, rivedendo in sala i loro film, avrebbero voluto cambiarli. Il teatro è profumi. Odori. Sapori. E anche la possibilità di correggere in corsa un punto rivelatosi debole».

 

Come se ne accorge? Nato in provincia di Napoli il 24 luglio 1957, Vincenzo Salemme è un attore comico, ma è anche regista di gran parte dei suoi film ed autore di molte commedie teatrali. Il suo debutto in teatro avviene nel 1976. In quegli anni si trasferisce a Roma dove entra a far parte della compagnia teatrale di Eduardo De Filippo, con il quale stabilisce un intenso rapporto personale.

 

Dopo la morte di Eduardo e dopo aver trascorso alcuni anni nella compagnia, sotto la direzione di Luca De Filippo, Salemme decide di mettersi in proprio, fondando una compagnia tutta sua. Il pubblico italiano però conosce Salemme soltanto quando esce il suo primo film diretto da lui stesso, «L'Amico del Cuore», del 1998. Salemme è anche scrittore: nel 2018 è uscito «La bomba di Maradona», nel 2020 «Napoletano? E famme 'na pizza!» (Baldini e Castoldi) guida ironica per sfuggire ai luoghi comuni partenopei.

guglielmo scilla vincenzo salemme 10 regole per fare innamorare

 

«È il pubblico a indicarlo. Quando tossisce, si muove sulla poltrona, sbadiglia o smette di seguire vuol dire che qualcosa va rivisto».

Con i classici però è vietato ritoccare.

«Ma con i testi di Salemme si può. O meglio, io posso. Le mie commedie non sono tipiche della tradizione napoletana. Non valgono certo le opere di Eduardo che peraltro non fanno recitare a me».

 

Deluso?

SALEMME 11

«Affatto. Bisogna andare avanti. Fermarsi al passato non aiuta autori né attori. Tanto meno il teatro in generale. Se si chiede agli artisti di ancorarsi alle loro tradizioni non nascerà mai niente di nuovo. E di buono».

E questa ripresa ha il sapore di un secondo esordio.

«Ho debuttato a fine novembre a Orvieto dopo la pandemia. Quando si è alzato il sipario è scoppiato un applauso che mi ha commosso. Lo confesso, mi è spuntata una lacrima. Quei battimani mi hanno rimesso al mondo».

 

Che cosa le fa paura oggi?

«Ho il terrore di essere dimenticato. Prima che il virus bloccasse tutto, alla fine di ogni spettacolo, salutavo dicendo "Noi artisti, senza voi pubblico, non esistiamo"».

E, rientrando in scena, che cosa pensa fra sé e sé?

«Chissà se si ricorderanno ancora di me...».

Eredità del Covid.

tosca daquino vincenzo salemme maurizio casagrande volesse il cielo

«Ho avuto la fortuna di non perdere nessuno ma mi è rimasta la sensazione di scomparire. Il timore che, al di là dell'affetto, possa non rimanere nulla».

vincenzo salemme con tutto il cuore vincenzo salemme diego abatantuono compromessi sposi vincenzo salemme l’amico del cuorevincenzo salemme massimo boldi ole sergio rubini vincenzo salemme no problem vincenzo salemme il contagio vincenzo salemme cose da pazzi VINCENZO SALEMME vincenzo salemmevincenzo salemmerischiatutto fazio con ornella muti salemme capotondiSALEMME STELLAvincenzo salemme e fuori nevicaSALEMME 13se mi lasci non vale di salemme 8

Ultimi Dagoreport

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....

fabio tagliaferri arianna meloni

FLASH! FABIO TAGLIAFERRI, L’AUTONOLEGGIATORE DI FROSINONE  CARO A ARIANNA MELONI, AD DEL ALES, CHE DOVREBBE VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE DEL PAESE, PUBBLICA SU INSTAGRAM UNA FOTO DELLA PARTITA LAZIO-JUVENTUS IN TV E IL COMMENTO: “LE ‘TRASMISSIONI’ BELLE E INTERESSANTI DELLA DOMENICA SERA” – DURANTE IL MATCH, SU RAI3 È ANDATO IN ONDA UN’INCHIESTA DI “REPORT” CHE RIGUARDAVA LA NOMINA DI TAGLIAFERRI ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ IN HOUSE DEL MINISTERO DELLA CULTURA… 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

DAGOREPORT – OCCHIO ELLY: TIRA UNA BRUTTA CORRENTE! A MILANO, LA FRONDA RIFORMISTA AFFILA LE LAME: SCARICA QUEL BUONO A NIENTE DI BONACCINI, FINITO APPESO AL NASO AD APRISCATOLE DELLA DUCETTA DEL NAZARENO – LA NUOVA CORRENTE RISPETTA IL TAFAZZISMO ETERNO DEL PD: LA SCELTA DI LORENZO GUERINI A CAPO DEL NUOVO CONTENITORE NON È STATA UNANIME (TRA I CONTRARI, PINA PICIERNO). MENTRE SALE DI TONO GIORGIO GORI, SOSTENUTO ANCHE DA BEPPE SALA – LA RESA DEI CONTI CON LA SINISTRATA ELLY UN ARRIVERÀ DOPO IL VOTO DELLE ULTIME TRE REGIONI, CHE IN CAMPANIA SI ANNUNCIA CRUCIALE DOPO CHE LA SCHLEIN HA CEDUTO A CONTE LA CANDIDATURA DI QUEL SENZAVOTI DI ROBERTO FICO - AD ALLARMARE SCHLEIN SI AGGIUNGE ANCHE UN SONDAGGIO INTERNO SECONDO CUI, IN CASO DI PRIMARIE PER IL CANDIDATO PREMIER, CONTE AVREBBE LA MEGLIO…

affari tuoi la ruota della fortuna pier silvio berlusconi piersilvio gerry scotti stefano de martino giampaolo rossi bruno vespa

DAGOREPORT - ULLALLÀ, CHE CUCCAGNA! “CAROSELLO” HA STRAVINTO. IL POTERE DELLA PUBBLICITÀ, COL SUO RICCO BOTTINO DI SPOT, HA COSTRETTO PIERSILVIO A FAR FUORI DALLA FASCIA DELL’''ACCESS PRIME TIME” UN PROGRAMMA LEGGENDARIO COME “STRISCIA LA NOTIZIA”, SOSTITUENDOLO CON “LA RUOTA DELLA FORTUNA”, CHE OGNI SERA ASFALTA “AFFARI TUOI” – E ORA IL PROBLEMA DI QUELL’ORA DI GIOCHINI E DI RIFFE, DIVENTATA LA FASCIA PIÙ RICCA DELLA PROGRAMMAZIONE, È RIMBALZATO IN RAI - UNO SMACCO ECONOMICO CHE VIENE ADDEBITO NON SOLO AL FATTO CHE GERRY SCOTTI SI ALLUNGHI DI UNA MANCIATA DI MINUTI MA SOPRATTUTTO ALLA PRESENZA, TRA LA FINE DEL TG1 E L’INIZIO DI “AFFARI TUOI”, DEL CALANTE “CINQUE MINUTI” DI VESPA (CHE PER TENERLO SU SONO STATI ELIMINATI GLI SPOT CHE LO DIVIDEVANO DAL TG1: ALTRO DANNO ECONOMICO) - ORA IL COMPITO DI ROSSI PER RIPORRE NELLE TECHE O DA QUALCHE ALTRA PARTE DEL PALINSESTO IL PROGRAMMINO CONDOTTO DALL’OTTUAGENARIO VESPA SI PROSPETTA BEN PIÙ ARDUO, AL LIMITE DELL’IMPOSSIBILE, DI QUELLO DI PIERSILVIO CON IL TOSTO ANTONIO RICCI, ESSENDO COSA NOTA E ACCLARATA DEL RAPPORTO DIRETTO DI VESPA CON LE SORELLE MELONI…