"PER LA SINISTRA IO E BATTISTI ERAVAMO FASCISTI MA NEL COVO DI VIA GRADOLI DELLE BRIGATE ROSSE TROVARONO LE NOSTRE CANZONI" - PENSIERI E PAROLE BY MOGOL: "QUANDO CONOBBI BATTISTI E ASCOLTAI LE SUE CANZONI, GLI DISSI: “NON SONO UN GRANCHÉ”. E LUCIO RISPOSE: "SONO D'ACCORDO" – ''DOVETTI LITIGARE CON LA RICORDI PER ACCETTARLO COME INTERPRETE" - "HO UN RAMMARICO PER QUEL VERSO DI "EMOZIONI" - PANELLA, GUCCINI, LA ROTTURA: "NON PER SOLDI..." - VIDEO

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1. “GUIDARE A FARI SPENTI NELLA NOTTE? QUALCUNO MI HA DETTO DI AVERLO FATTO SUL SERIO…”

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2.MOGOL

Emilia Costantini per il Corriere della Sera

 

MOGOL MOGOL

È stato bocciato all' esame di quinta elementare perché, secondo l' insegnante, era andato fuori tema. Poi, però, Mogol (al secolo Giulio Rapetti) è diventato uno dei più grandi autori di testi per canzoni che, ormai, appartengono alla storia della musica leggera, e non solo.

«A Carugo, dove ero sfollato con la mia famiglia, avevamo una maestrina deliziosa - racconta - aveva 70 anni, una donnina gentile, con il collettino di pizzo bianco, che a noi ragazzini ci raccomandava di stare buoni, mentre saltavamo da un banco all' altro. Poi, per l' esame di Stato, venne da Milano una maestra giovanissima, un po' antipatica...».

 

Qual era il titolo del tema?

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«Come sarà la vita nelle città del Duemila. Io scrissi che ci sarebbero stati i grattacieli, le strade asfaltate, su cui sarebbe stato possibile andare tutti veloci sui pattini a rotelle... Chiudevo, scrivendo: "Però, andando sui pattini, bisogna stare attenti se si hanno in mano le uova, perché si rischia di fare un frittata". E quella cretina mi ha bocciato».

 

Non poteva immaginare che Giulio sarebbe diventato Mogol.

«Sì, lo ammetto con un pizzico di orgoglio e tanta ironia: non si rendeva conto di chi stava bocciando».

 

Perché ha scelto questo pseudonimo?

giulio rapetti in arte mogol foto di bacco giulio rapetti in arte mogol foto di bacco

«Non l' ho scelto io, ma i funzionari della Siae. Non volevo utilizzare il cognome vero, per non passare da raccomandato di mio padre Mariano, che aveva un ruolo importante nella Ricordi. Avevo proposto una lista di oltre cento pseudonimi e, quando mi venne dato quello di Mogol, rimasi male, mi suonava cinese, temevo che sarebbe stato un flop. Ora fa parte del mio cognome e di quello dei miei figli».

 

È stato molto influenzato da suo padre?

«Sono nato in un ambiente fecondo sotto il profilo musicale. Lui era pianista: da giovane andava in giro con la sua orchestrina a suonare nelle sale da ballo. Poi ha fatto l' editore e non il compositore, ma è stato il motore di uno dei miei primi successi.

 

mogol mogol

Un giorno mi dice: ho trovato un ragazzo molto bravo, ha un ciuffo sulla fronte, il colletto tirato su, canta come Elvis Presley, ha scritto una bella musica e tu scrivi il testo. Era Bobby Solo e la canzone, Una lacrima sul viso ».

 

Qualche anno dopo, l' incontro con Lucio Battisti. Come vi siete conosciuti?

mogol lucio battisti mogol lucio battisti

«Me lo portò a casa una mia cara amica parigina, che si occupava di edizioni musicali e stava cercando un musicista italiano da promuovere in Francia. Mi fece ascoltare le sue canzoni, che non erano un granché e io lo dissi chiaramente a quel ragazzo».

 

Rimase male?

«No. Mi fece un sorriso luminoso, dicendo: sono d' accordo. La mia amica invece rimase male e io, per metterci una pezza, invitai Lucio a venirmi a trovare, per lavorare a qualcosa insieme. Nacquero le prime tre canzoni, la terza era 29 settembre ».

 

Erano gli anni Settanta, gli Anni di Piombo, andavano di moda le canzoni impegnate, di protesta, le vostre erano considerate qualunquiste.

gianni morandi mogol pupo gianni morandi mogol pupo

«Addirittura fasciste! L' impegno, a quel tempo, era essere di sinistra, fare testi sulla classe operaia, le contestazioni... io parlavo della sfera privata. Era il momento dei cantautori, tipo Francesco Guccini bravissimo per carità, ma le loro non erano canzoni vere e proprie. Scrivevano dei testi politici e poi li cantavano con una musica che non aveva un ruolo fondamentale.

 

Però, poi, ho scoperto una cosa che mi ha fatto piacere: nel covo di via Gradoli delle Brigate rosse, trovarono la collezione completa di Mogol-Battisti. Ascoltavano le nostre canzoni e le nascondevano».

 

Che persona era Battisti?

«Il mio contrario. Era un matematico, andava in profondità, aveva un pensiero verticale, io orizzontale. Studiava molto, conosceva benissimo la musica internazionale, era molto preparato. Anche sul piano caratteriale eravamo diversi: io estroverso, lui riservato, non parlava mai di sé».

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Difficile andare d' accordo tra uno nato a Milano e l' altro a Poggio Bustone?

«Mai una lite, anche se non ci frequentavamo spesso nel privato. Ci incontravamo quando dovevamo realizzare un nuovo album. Lui mi portava la musica, io scrivevo le parole».

 

E fu lei a convincerlo a esibirsi come cantante. Battisti era timido?

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«Non era timidezza, lui si sentiva autore e basta. Però, quando faceva fare i provini ai cantanti, che avrebbero dovuto interpretare le canzoni, e lui gliele cantava, era più bravo di loro! Dovetti litigare con la Ricordi per accettarlo come interprete, ma ce l' ho fatta

 

Come lo convinse a fare quella cavalcata da Milano a Roma?

«Io ero avvantaggiato, essendo appassionato di cavalli, lui all' inizio timoroso. Gli dissi prova! L' ha fatto e ci è riuscito».

 

Un sodalizio così fecondo perché è finito?

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«Per una questione di principio, non per soldi, io al denaro do poca importanza. Tuttavia, era giusto che ricevessi i diritti al 50% e gli chiesi di concedermi la sua stessa quota. Lucio non accettò e ci separammo, ma senza rancore».

 

Le piacevano le canzoni che Battisti ha prodotto in seguito?

«Trovavo certi testi di Pasquale Panella molto ermetici e lo manifestai a Lucio. Mi rispose che voleva interpretare canzoni che non potessero essere minimamente paragonate a quelle fatte insieme».

 

Le dispiacque?

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«No, era un modo per prendere le distanze dal passato e rinnovare il suo repertorio».

 

Poi lei scrisse Arcobaleno , la commovente canzone dedicata all'«amico caro» scomparso, con la musica di Gianni Bella e nell' interpretazione di Adriano Celentano.

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«Non l' ho scritta io, l' ha scritta lui dall' aldilà e mi è arrivata in una circostanza stranissima, con una serie di coincidenze inspiegabili: i morti hanno potere sui vivi, li possono raggiungere nelle maniere più impensabili. L' ho verificato in prima persona: quando è morto, me l' ha dettata.

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Ho composto il testo in quindici minuti e non sarebbe mai venuto così preciso se non fosse stato lui a suggerirmi parola per parola. È la verità. La cosa davvero incredibile è che adesso ho un allievo, Gianmarco Carroccia, che è identico a lui, gli somiglia sia fisicamente, sia nel modo di cantare».

 

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Un talento come Battisti?

«I geni sono uno su un milione. Tutti, invece, nasciamo con un talento che si arricchisce grazie all' ambiente in cui viviamo, i libri che leggiamo, gli esempi con cui ci confrontiamo... Gianmarco ha talento, ma deve coltivarsi applicandosi con metodo e con lo studio. Lucio studiava i più grandi rocker del mondo ed è diventato uno di loro».

mogol lucio battisti mogol lucio battisti

 

Qual è stato, per lei, il brano più difficile da scrivere?

«Ho raccontato storie che mi riguardavano, che nascevano da esperienze personali o di persone vicine a me. Non ho mai fatto fiction, mi sono sempre legato a fatti e sentimenti vissuti, ecco il motivo per cui la gente si identifica. E in proposito ho un rammarico per Emozioni , perché poi mi sono sentito un po' responsabile della frase: "... e guidare come un pazzo a fari spenti nella notte...".

 

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Temo che qualcuno ci abbia provato, e spero vivamente che non gli si sia successo un incidente... Oggi quella frase non la scriverei più, per non mettere a rischio la vita di chi l' ascolta».

 

La più grande soddisfazione?

«Quando in una scuola elementare di Boston, un gruppo di scolaretti ha cantato in mio onore, in italiano perfetto, 7.40 . Non riuscivo a crederci! Non hanno sbagliato una parola!».

 

 

celentano bella mogol celentano bella mogol

Dal 2018 lei è presidente della Siae e si sta battendo per il rispetto del diritto d' autore.

mogol mogol

«Non avevo intenzione di candidarmi, però sono stato scelto all' unanimità e non potevo tirarmi indietro. La pirateria è attualmente il più grosso problema. Le piattaforme digitali non pagano, sono lobby molto potenti, con forti interessi, sono miliardarie e non cacciano un euro, nonostante esista una chiara direttiva europea in materia, che non viene però attuata dai governi dei singoli Paesi, compreso il nostro. Una vergogna».

 

L' 11 settembre sarà uno dei protagonisti del Festival della Bellezza all' Arena di Verona. Cos' è per lei la bellezza?

«È un concetto che abbraccia il corpo e la mente, il fisico e l' intelligenza. È tutto ciò che può generare emozione, guardando la natura, il quadro di un pittore, ascoltando una canzone...».

mogol gianni bella mogol gianni bella

 

Il 17 agosto compirà 84 anni. Ha ancora voglia di scrivere canzoni?

«Certo! Anche a un' età avanzata come la mia, restiamo tutti ragazzi perché i nostri anni, in confronto all' eternità, sono infinitesimali, una roba di millimetri... La creatività non scade, non ha limiti di tempo».

 

Quali i progetti, dunque?

mogol gianni bella dante ferretti mogol gianni bella dante ferretti

«Ora mi affascina la musica lirica. Due anni fa ho realizzato, al Teatro Bellini di Catania, il primo melodramma moderno con la musica di Gianni Bella, La capinera , tratto da Giovanni Verga. Ora vorrei portare in scena una storia d' amore molto particolare: quella tra San Francesco, Santa Chiara e Dio.

 

Una relazione sentimentale a tre, sublimata dall' amore per il Padreterno. D' altronde, mi lasci concludere con una considerazione: sono stato molto fortunato, nella vita privata, nel lavoro e devo ringraziare il Signore che mi ha assistito. Non sarei onesto se non lo ammettessi».

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