rampini

"UN SISTEMA COSÌ DEMENZIALE NON L’HO VISTO IN NESSUN PAESE DEL PIANETA" - PENSIONATO DA "REPUBBLICA" (E RICOLLOCATOSI AL "CORRIERE"), FEDERICO RAMPINI SI SCATENA CONTRO LA PREVIDENZA ITALIANA: "MI HANNO COSTRETTO ALLA PENSIONE. DICONO CHE COSÌ SI FA SPAZIO AI GIOVANI MA E' UNA BALLA COLOSSALE. NON SOLO PER IL RAPPORTO DI RICAMBIO 1 A 10. MA PERCHÉ NON ESISTE “SOSTITUZIONE” TRA CHI HA 40 ANNI DI ESPERIENZA E UN NEOASSUNTO - NON HO MAI CONDIVISO L’IDEA DI UNA ETÀ DI RITIRO FISSATA PER LEGGE. RESTANDO AL LAVORO SI FA LA RICCHEZZA DI UN SISTEMA PREVIDENZIALE: CONTI IN EQUILIBRIO"

FEDERICO RAMPINI

Luca Telese per "Tpi"

 

Buongiorno Federico da colleghi ci diamo del tu, d’accordo?

«Certo».

 

Sei l’uomo del giorno, nell’editoria.

«(Ride). E perché?»

 

Non capita tutti i giorni: una grande firma costretta alla pensione obbligata da un accordo aziendale.

«Lo so. Grazie per il “grande”, ma le dimensioni non contano: posso dirti che non avrei

mai voluto essere costretto a questo».

ELKANN MOLINARI SCANAVINO

 

Preferivi continuare a lavorare.

«Se non ci fosse stata una crisi aziendale avevo ancora un anno e mezzo».

 

Ed era meglio.

«Tralascia per un attimo le preferenze. Restando al lavoro si fa la ricchezza di un

sistema previdenziale: conti in equilibrio».

 

È uno spreco?

«Esatto. Tuttavia oggi non ti parlerò del mio caso personale, quanto di un sistema di regole e vincoli senza senso che esistono solo in Italia e qualche altro paese europeo».

elkann Molinari

 

Come ti sembrano?

«Sinceramente? È una follia».

 

Dopo questo pensionamento forzato sei passato da La Repubblica al Corriere.

«(Si fa serio). Sai? Proprio questo giorno in cui mi chiami è il mio primo da pensionato».

 

E che stato d’animo provi?

«Sono combattuto».

 

Perché?

rampini

«Sono un giornalista che ha il privilegio di inaugurare la sua collaborazione con il primo giornale italiano. Questo mi fa felice».

 

Però?

«Penso a tanti bravi colleghi che, nella mia condizione, hanno avuto meno fortuna».

 

E cosa provi?

«Sono costernato per loro».

 

Parliamo di tutti quelli, costretti alla pensione anticipata a partire da 62 anni, che

avrebbero voluto continuare a lavorare.

«Esatto. Da anni rifletto sulle incredibili contraddizioni del sistema italiano. Ora la

EUGENIO SCALFARI CON LE FIGLIE DONATA E ENRICA

mia generazione ne è vittima».

 

Federico Rampini, corrispondente dall’America e saggista di successo (il suo ultimo libro è “Fermare Pechino”, Mondadori 2021) ha 65 anni. Per la legge Fornero avrebbe dovuto lavorare fino a 67. Ma la sua storia (come quella dei suoi colleghi) è un assurdo: mentre si combatte per alzare l’età del lavoro di tutti, si consente ad alcuni datori di lavoro di obbligare i propri dipendenti all’anticipo (per far quadrare i bilanci). Per di più con una serie di vincoli che regolano e limitano le collaborazioni.

 

Lo chiami “un assurdo italiano”.

«Dopo 26,5 anni di rapporti splendidi non parlo male del mio vecchio giornale. Sono

grato - voglio dirlo - di tutte le opportunità».

 

federico rampini foto di bacco (1)

Certo.

«Mi assunse Scalfari, nel 1995, Eugenio mi ha dato una delle più grandi soddisfazioni professionali della mia vita».

 

Cosa ti colpisce, nel caso che hai vissuto?

«Le mannaie che impongono l’abbandono. Non è un lamento personalistico, ma la constatazione di un uomo che è (anche) cittadino americano, che è cresciuto in Belgio, è stato corrispondente da Pechino, ha lavorato in mezzo mondo…»

 

Raccontala.

«Io un sistema così demenziale non l’ho visto in nessun paese del pianeta».

 

Esempio.

PENSIONE

«Quando ho dovuto dimettermi da La Repubblica ho dovuto anche farlo su un sito del ministero del Lavoro. Era obbligatorio».

 

Cosa ti fa arrabbiare?

«(Sospiro). Che non vi stupiate più di nulla. Siete… “mitridatizzati”».

 

Cioè abituati al veleno a piccole dosi.

«Certo: uno Stato onnipresente che entra in ogni rapporto privatistico».

 

Dicono: ma così si fa spazio ai giovani!

«Balla colossale. Non solo per il rapporto di ricambio 1 a 10. Ma perché non esiste “sostituzione” tra chi ha 40 anni di esperienza e un neoassunto. Sono lavori diversi».

 

Dimmi un altro paradosso italiano.

pensione

«La Pec. Le email normali lasciano traccia. Sono prove accettate nei tribunali di tutto il mondo, restano documenti indelebili».

 

Vero.

«La “email raccomandata” è una perversione solo italiana. Se non ce l’hai ti cancellano anche dal tuo ordine professionale».

 

È accaduto a Enrico Mentana.

«E giustamente Enrico si è indignato. Ma torno alla previdenza».

 

Prego.

«Ci scrissi un libro a 38 anni, nel 1994. Non faccio discorsi… “pro domo mea”».

 

E cosa dicevi?

«Non ho mai condiviso l’idea di una età di ritiro fissata per legge».

 

Esiste anche in Europa.

pensione 2

«Male. È figlia di un’idea dirigistica dello Stato e di una concezione pauperistica dell’economia, come strumento di razionamento della scarsità».

 

Fammi un esempio.

«I governanti d’Europa immaginano il lavoro come una torta da fare a fette, sempre più piccole, per sfamare tutti».

 

E tu non condividi.

«Scherzi? Mi mettono malinconia i datori di lavoro che stappano lo champagne quando riescono a buttar fuori un 50enne. Solo tra gli statali entrano dei giovani, perché contano ancora logiche sovietiche. Orrore».

 

E invece?

«Il lavoro non è una risorsa scarsa. Una cosa bella dell’America è l’idea, sana, che più si lavora e più si crea ricchezza».

pensione

 

Ma poi accade davvero?

«Negli Usa c’è molta meno disoccupazione giovanile che in Europa. Esclusi gli usuranti, gli altri in genere si ritirano dal lavoro quando vogliono, o se gli conviene».

 

Fammi un esempio.

«I poliziotti newyorkesi. Li trovi, anche a 52 anni, baby pensionati a pesca nell’Hudson».

 

Non ti indigna?

«No. Una conquista dei loro sindacati, dato cosa rischiano. Molti altri si ritirano quando o se conviene: col contributivo puro».

 

Ci arriveremo anche noi?

federico rampini foto di bacco (2)

«Ma in America non esiste nessun divieto di collaborazione, o di lavoro tout court, anzi c’è una legge contro l’“ageism”, cioè la discriminazione sulla base dell’età».

 

E come te lo spieghi?

«È tutta europea, e davvero falsa, l’idea che chi lavora stia rubando il lavoro a un altro».

 

Peró anche nella “tua” America è pieno di 50-60enni con gli scatoloni in mano.

«Sì, ma attenzione. Ti faccio un esempio da un paese che è la patria del giovanilismo».

 

Quale?

«Nelle aziende di innovazione, non c’è dubbio che un ventenne possa surclassare un vecchio arnese come me…».

FEDERICO RAMPINI

 

Peró?

«Accade sul piano della competizione e del merito, non per un limite dirigistico!».

 

Racconta un altro paese.

«Il Giappone. Gli anziani restano nelle aziende, magari pagati meno, ma trasmettono la loro esperienza da formatori».

 

Preferisci la Social security americana?

«Certo. Tra l’altro fu una “riforma socialista”, rooseveltiana».

 

Ti pare strano che il governo, mentre lotta per alzare l’età pensionabile di tutti, acconsenta un esodo anticipato selettivo nelle aziende?

«È un controsenso. Temo che Draghi subisca l’eredità di uno Stato abituato a seppellire i suoi cittadini con regole astruse e insensati paradossi legislativi».

federico rampini

 

C’è un problema di sostenibilità?

«I bilanci contano, certo. Ma il primo motivo è la più antica patologia italiana».

 

Quale?

«Stato invasivo, burocrazia onnipotente: si illudono di regolare, dall’alto, ogni fenomeno sociale».

 

Ma poi non si riesce?

«Mai: la realtà produce esiti opposti».

 

Ad esempio che tu finisci ingaggiato al Corriere della Sera.

«Sono cresciuto all’estero. A Bruxelles, tutte le sere, mio padre portava a casa il Corriere. Negli anni Sessanta arrivava in posta aerea, stampato su carta velina particolare, è il giornale della mia infanzia».

 

federico rampini (2)

Si chiude il cerchio di una vita.

«Fontana e Cairo mi hanno coccolato, mostrandomi che è questa la mia casa».

 

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