roberto saviano gridalo

SAVIANO NON LO ASCOLTA PIÙ NESSUNO E ALLORA LUI GRIDA IN COPERTINA - LA RECENSIONE DEL LIBRO BY ''LIBERO'': ''DA QUANDO NON È PIÙ CONSIDERATO IL PUNTO DI RIFERIMENTO DELLA SINISTRA E TANTO MENO REPUTATO IL FARO INTELLETTUALE DI QUESTO GOVERNO, SAVIANO MENA FENDENTI A DESTRA E A MANCA. SI ASSOCIA A MARTIN LUTHER KING, CITA GESÙ, SI SENTE VITTIMA DEL SISTEMA E VEDE NEMICI UN PO' OVUNQUE. E IL DELIRIO DI ONNIPOTENZA SI FECE DELIRIO DI PERSECUZIONE''

ROBERTO SAVIANO GRIDALO

 

Gianluca Veneziani per “Libero quotidiano

 

Ce lo immaginiamo al tavolo di lavoro mentre si gratta la testa pelata e prova a tirar fuori il titolo del suo ultimo libro.

«Urlalo», mmm no, fa troppo Urlo di Munch. «Bercialo», no, troppo sofisticato. «Strillalo»?

Ricorda assai i vecchi strilloni.

Dai, facciamo «Gridalo».

 

Contravvenendo a una delle vecchie regole del buon giornalismo, che scoraggerebbe l' utilizzo di titoli gridati, Roberto Saviano ha scelto di chiamare il suo nuovo saggio Gridalo (euro 22), titolato a caratteri cubitali e crescenti, quasi a formare il disegno di un megafono (forse perché nessuno lo ascolta più).

 

SAVIANO

Con il suo passaggio a Bompiani, dopo l' addio a Feltrinelli, Saviano ha quindi alzato il tono di voce. E ha anche alzato il numero di pagine: Gridalo è un mattone di 544 pagine, record tra le fatiche savianesche, che finora si muovevano tra le 331 di Gomorra e le 448 di ZeroZeroZero. In attesa di sapere se si alzerà anche il numero di copie vendute (ZeroZeroZero e La paranza dei bambini hanno deluso rispetto al libro di esordio: circa 300mila copie a testa vendute in Italia, rispetto agli oltre due milioni di Gomorra), Saviano ha alzato il livello delle sue ambizioni.

IL TWEET DI ROBERTO SAVIANO A FAVORE DELLA CAPITANA DELLA SEA WATCH CAROLA RACKETE

 

In Gridalo lo scrittore si atteggia prima a novello Virgilio facendo da guida a un immaginario ragazzo di 16 anni, a cui si propone di offrire una mappa e una bussola affinché non si smarrisca nelle strade della vita. Quindi passa in rassegna alcune grandi figure dell' antichità e della contemporaneità, accomunate dall' essersi battute per la libertà di pensiero e finite vittime del potere. Nel raccontare le vite e opere di filosofi, giornalisti e attivisti martiri (da Ipazia a Caruana Galizia, da Snowden a Khashoggi), Saviano non si limita ad additarli a esempi, ma mette in atto un processo, a volte implicito a volte esplicito, di identificazione, autocelebrandosi come loro emulo ed erede. E dal megafono si passa alla megalomania.

 

Saviano prende a modello Giordano Bruno, il frate e pensatore condannato al rogo per aver messo in discussione alcuni dogmi della Chiesa. Il racconto, rispettoso e gradevole, della sua vicenda umana e intellettuale si fa tuttavia forzato quando il filosofo viene piegato a ispiratore dell' impegno civile dell' autore di Gomorra. Ridotto, insomma, a una specie di Saviano ante litteram.

saviano

 

CONDANNATO AL ROGO

Leggete qua: «Colpa tua, Giordano Bruno. Colpa della tua dannata ostinazione, se ogni volta in cui venivo a Campo de' Fiori mi toccava d' ingoiare il puzzo della carne che fondeva, mi toccava di sentire la voce del tuo pensiero che si scioglieva». E in modo ancor più dichiarato: «Voglio poggiare la mano sul bronzo della statua di Giordano Bruno, voglio sentire di nuovo il crepitio delle fascine ardere, voglio sentirmi ancora una volta parte di quella sentenza, voglio pagare insieme a lui il prezzo delle sue parole». Desiderio di immedesimarsi e immolarsi con lui...

 

La sovrapposizione tra autore e personaggio ritorna allorché Saviano celebra un' altra vittima della libertà di pensiero, Martin Luther King.

 

Qui l' analogia si gioca sull' immagine del motel, dove il leader del movimento per i diritti degli afroamericani venne colto in flagrante, insieme a un' amante. «Ogni volta che mi trovo in una camera di motel», ci tiene a dirci Saviano (ed è già una notizia che Saviano frequenti dei motel), «non riesco ad associare a questo luogo l' immaginario allettante di una fuga clandestina, o del sesso veloce». No, in quelle stanze lui vive solo «la paranoia di essere osservato». La stessa paura che avrebbe dovuto provare «Martin Luther King in uno dei suoi pomeriggi di motel alla periferia di Atlanta, quando commise l' imprudenza di spogliarsi per stringere il corpo della sua amante», venendo incastrato da una cimice, che registrò il suono del suo orgasmo.

roberto saviano in piazza con le sardine

 

Ahi ahi, se King fosse stato furbo quanto Saviano La megalomania si fa delirio di onnipotenza allorché lo scrittore evoca Gesù a modello della sua purezza di cuore, che non è «quella di chi non si sporca mai, di chi non accetta di cadere nel vizio neppure quando caderci è l' unico modo per realizzare un grado di virtù superiore, come capita a Cristo, seduto a tavola con i peggiori peccatori».

 

saviano scorta

Forte di questi padri spirituali mica da poco, Saviano è in grado di sfidare a viso aperto e voce alta tutti i potenti. Attacca Trump, Putin, Salvini senza mai nominarlo (parla di un capo che specula su una presunta invasione di migranti). Ma, fatto più interessante, se la prende anche con Conte. Il riferimento a lui pare chiaro allorché, citando Carl Schmitt (che Saviano ammette di aver letto insieme ad altri autori di destra, da Evola a Jünger, da Céline a Pound), parla di uno «stato d' eccezione» come quello di «una pandemia», in cui si rende «necessario l' intervento di un "capo"» che «come un astro nascente fa dimenticare secoli di conquiste e di diritti»; e viene così «visto dai "sudditi" come una guida, un duce, un Führer, al di là delle leggi, del bene e del male», «un semidio come i faraoni d' Egitto o gli imperatori dell' antica Roma».

 

stefano sollima roberto saviano sul red carpet a venezia

Da quando non è più considerato il punto di riferimento della sinistra e tanto meno reputato il faro intellettuale di questo governo, Saviano mena fendenti a destra e a manca. Si sente vittima del sistema e vede nemici un po' ovunque. E il delirio di onnipotenza si fece delirio di persecuzione.

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?