scurati de masi

LA SERATA DELLO STREGA, “METAFORA PERFETTA DI ROMA” – DE MASI: "UNA MOUSSE DI PRESSAPPOCHISMO ORGANIZZATIVO, PASTICCIO FAMILISTICO, ASSENZA DI STILE CHE POI, SOLO PER MIRACOLO, E’ RIUSCITA A INDICARE UN AUTORE DI ALTISSIMA QUALITÀ: ANTONIO SCURATI" - DA GOETHE A MONTALE, DA PARISE A AFELTRA: "ROMA E' UN TROIAIO"

antonio scurati vincitore foto di bacco

Domenico De Masi per il “Fatto quotidiano”

 

É la prima volta in vita mia che sono stato invitato alla serata conclusiva del premio Strega e ne ho riportato la convinzione che il luogo, la cosa e il modo siano una compiuta metafora di Roma: una mousse di pressappochismo organizzativo, pasticcio familistico, assenza di stile che poi, solo per miracolo, sono riusciti a indicare in misura inequivocabile un' opera e un autore di altissima qualità: Antonio Scurati e il suo libro su Benito Mussolini hanno vinto con 228 voti, centouno più di Benedetta Cibrario, seconda classificata.

 

domenico de masi

La serata finale voleva essere chic ma gli invitati in overbooking e la confusione erano tali e tanti che ogni cosa - pranzo, interviste, diretta televisiva, comunicazione dei risultati, proclamazione del vincitore - tutto, dentro il Ninfeo, degenerava in un' approssimazione simmetrica alle buche stradali e ai cassonetti ridondanti fuori del Ninfeo.

 

Lo Strega è il premio letterario più ambito in Italia; la sua vittoria consacra uno scrittore e gratifica una casa editrice; dopo la fuga da Roma della moda, del design, delle case editrici, resta una delle ultime eccellenze culturali della capitale. Perché non farne un evento organizzativamente e mediaticamente impeccabile come avviene a Milano con le prime alla Scala o come avviene a Venezia con il Campiello?

 

antonio scurati a pugno chiuso dopo la vittoria del premio strega

La sciattezza a Roma è di casa e la sua attuale epifania scandalizza solo gli sprovveduti di memoria storica. Ne abbiamo una ininterrotta testimonianza da parte degli intellettuali che solo raramente hanno espresso rispetto, amore o sogno; molto più spesso sono stati spietati nella critica e perfino nell' arroganza.

 

Testimoniano rispetto le pagine di un poeta come Goethe o di un premio Nobel come Mommsen. C' è affetto in Palazzeschi che chiude il suo romanzo invocando: "Roma, Roma, Roma, Roma.

Giovane e decrepita, povera e miliardaria, intima e spampanata, angusta e infinita".

L' orologio di Carlo Levi ha un incipit sognante: "La notte, a Roma, par di sentire ruggire i leoni. Un mormorio indistinto è il respiro della città, fra le sue cupole nere e i colli lontani, nell' ombra qua e là scintillante".

 

Per il resto, è quasi tutta indignazione, o critica corrosiva, o sprezzante superiorità.

domenico de masi

Nel Settecento Vittorio Alfieri scrisse che la città eterna "ogni lustro cangiar vede, ma in peggio". Nel secolo successivo, il primo gennaio 1817, Sthendal annotò nel suo diario: "Questo soggiorno tende a infiacchire lo spirito, a gettarlo in una sorta di stupore.

Mai uno sforzo, mai un po' d' energia: niente che vada di fretta". Il 4 gennaio: "Ho passato venticinque giorni ad ammirare e a indignarmi".

 

Nel primo Novecento Matilde Serao colse nel segno: "L' attitudine di Roma è in una virtù quasi divina: l' indifferenza". Nel secondo Novecento Andy Warhol disse che "Roma è un esempio di quello che succede quando i monumenti di una città durano troppo a lungo"; e Gaetano Afeltra, dall' alto del suo Corriere della Sera, tagliò netto e truce: "Roma è un troiaio".

 

Nel 1975 l' editore Bompiani pubblicò un libro collettivo, non a caso intitolato Contro Roma, in cui erano raccolte illustri invettive contro la capitale. Eugenio Montale scriveva: "Io so che a Roma tutto diventa un baraccone [] È una città provvisoria, vive sul provvisorio: però questo provvisorio è costituzionale, eterno e probabilmente non finirà mai". Per Goffredo Parise Roma "è un souk. Nei souk calano i mercanti e i cammellieri, trafficano, commerciano con gli sceicchi al potere".

antonio scurati vince il premio strega foto di bacco

 

Per Guido Piovene, "Roma, si sa, è teatro Tra Roma e le diverse parti d' Italia non si sa quale sia più attiva nel corrompere l' altra. L' Italia è tutta e quasi egualmente mafiosa, la periferia guasta il centro e il centro la periferia".

 

Secondo Moravia, "la cultura, che è altrove scambio e inquietudine, a Roma non è che passatempo e vacuità. Il popolo romano si direbbe oggi composto in prevalenza di teppisti che decapitano le statue, riempiono strade, piazze e giardini di immondezze, coprono i monumenti di scritte oscene e cretine, distruggono, insomma, tutto quello che possono con un vandalismo che sembra addirittura premeditato e pianificato".

 

Per Dario Bellezza Roma era una "città che puzza e dove non c' è spazio né per l' amore ucciso dal cinismo né per l' amicizia uccisa dalla superficialità e dalla volgarità Roma è nel caos metropolitano, nella polvere, nella sporcizia immonda dei suoi rifiuti depositati per le strade strette, nella fame antica e inquieta degli inurbati di fresco, nella facile, corruttrice ricchezza del cinema di Cinecittà".

antonio scurati foto di bacco

 

Per Raffaele La Capria: "Roma è prevalentemente una città di impiegati che non hanno trovato un lavoro e che lo Stato mantiene in cambio di prestazioni incontrollabili".

Dacia Maraini confessa: "Non credo di poter dire niente di originale sulle ragioni passate e politiche che hanno reso Roma quella città brutta e sgangherata e inefficiente che è oggi".

raggi

 

Dunque, la Roma di Virginia Raggi è iniziata ben prima della Raggi. E, se si vuole risalire la china, occorre fare uno sforzo organizzativo che a Roma risulta contro natura, ma è tuttavia imprescindibile.

A cominciare dai suoi punti di forza: come il premio Strega.

antonio scurati vince il premio strega 2019 foto di bacco (2)ANTONIO SCURATI VINCE IL PREMIO STREGA 2019antonio scurati vince il premio strega 2019 foto di bacco (1)antonio scurati vince il premio strega 2019 foto di bacco (4)

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?