scalfari aspesi

SPOSATO (NEL 1950) CON SIMONETTA DE BENEDETTI, DAGLI ANNI '70 EUGENIO SCALFARI HA AVUTO UNA RELAZIONE ALLA LUCE DEL SOLE CON SERENA ROSSETTI, DIVENTATA SUA MOGLIE DOPO LA MORTE DI SIMONETTA – NATALIA ASPESI:  MI PIACE, SPERO PIACCIA A MOLTI, RICORDARLO ANCHE IN AMORE, PERSINO CON UN PO’ DI MALIZIA. LE COLLEGHE ANSIOSE DI ESSERE RICEVUTE E TRA DI LORO L’ARIA SOSPETTA DI GELOSIA, L’OCCHIOLINO DELLE AMANTI DEI SEGRETARI DI PARTITO E I MAZZI DI ROSE ROSSE PER CERTI ARTICOLI “CHE CI PROCURAVANO UNA SPECIE DI BATTICUORE CHE PERÒ DOVEVAMO RINNEGARE PER PARITÀ CHE ALLORA NON SI CHIAMAVA DI GENERE”

Natalia Aspesi per repubblica.it

 

EUGENIO E SIMONETTA SCALFARI

Ultranovantenni quasi coetanei, siamo stati, lui ed io, l’ultimo legame, la memoria tra l’oggi e quel giorno indimenticabile, il 14 gennaio 1976, quando il primo numero di Repubblica piombò su una Italia di speranze disordinate, che senza saperlo già l’attendeva, tanto da innamorarsene subito come fosse una spinta di giovinezza.

 

Siamo rimasti tra quelle pagine per decenni, lui il fondatore, l’editore, il direttore, l’opinionista internazionale, io la cronista multitasking e poi, pensionata, la collaboratrice di varia umanità, accerchiati da sempre più giovani giornalisti, che in quel nostro ’76 non erano neppure nati e nei decenni si sono sempre incantati di quel Maestro che non si piegava ad alcuna frana ideologica e politica e che scriveva in modo così seducente.

 

Natalia Aspesi

Se io mi permetto di accomunarmi a Eugenio Scalfari, è perché questo momento di perdita, di fine, di buio, mi è particolarmente doloroso: non c’è più il mio Direttore che mi offrì, 46 anni fa, l’occasione della mia vita, non c’è più uno degli ultimi, e non è che ne siano rimasti molti, grandi democratici che la televisione si è concessa, e c’è invece, solo per me che in fondo a me ci tento, il monito di non farla tanto lunga, non c’è più spazio di vita, non c’è più tempo.

SCALFARI E LA MOGLIE SIMONETTA NEL GIORNO DEL LORO MATRIMONIO

 

Per il suo nascente quotidiano, Scalfari riunì una buona parte di possibili redattori del Giorno, un quotidiano che era stato grande col suo direttore ex partigiano Italo Pietra, e adesso ci rendeva sempre più nervosi con il nuovo, quel Gaetano Afeltra che, adorato dalla buona borghesia lombarda, non si era accorto che il mondo cambiava.

 

Giorgio Bocca Natalia Aspesi

Eravamo disperati, così, quando quello che aveva inventato e diretto l’Espresso ci offrì questa nuova avventura, lo ascoltammo dire: noi abbiamo denaro per tre anni, se ce la faremo si andrà avanti, se no no. Alcune firme con famiglia non se la sentirono di affrontare l’ignoto, ma zitelle e zitelloni avremmo fatto qualsiasi cosa pur di fuggire dall’amalfitano.

scalfari simonetta de benedetti

 

 

Dopo tre anni il giornale era diventato l’indispensabile foglio chic da mostrare dalla tasca della giacca per i maschi e per noi femmine sventolarlo alle riunioni femministe a teatri pieni. La direzione di Repubblica era già da allora romana, e nella nostra redazione milanese si viveva l’assenza di Scalfari come una comodità, ma ancor più come una diminuzione, da una parte ci sentivamo liberi anche di dar poco retta al caporedattore locale, dall’altra ci mancava il suo sguardo sia di approvazione che di rimprovero. Li bramavamo ambedue, soprattutto noi signore cui da Roma arrivavano mazzi di rose rosse per certi articoli laggiù approvati, che ci procuravano una specie di batticuore che però dovevamo rinnegare per parità che allora non si chiamava di genere.

 

Natalia Aspesi

Erano tempi quelli in cui, pur essendo donne tutte di un pezzo, avevamo ancora quel vizio riprovevole di natura patriarcale per cui dai superiori, dai capiufficio, dai dirigenti, dai segretari di partito, da un direttore di giornale, si pretendeva la promozione più richiesta, quella di attirare la di lui attenzione con i soliti trucchi della tradizione femminile.

 

Figuriamoci Scalfari, il massimo dei direttori di giornale, che quando era deputato socialista e senza barba, non suscitava, mi dissero veri brividi, divenne bellissimo quando si fornì di barba e folta capigliatura grigia e poi bianca, con quella figura grande e belle giacche, e una voce, una voce… E lo sguardo? E il sorriso? E i discorsi? E la cultura? E i segretari di partito in ginocchio? E l’occhiolino delle amanti dei segretari di partito?

 

Alla redazione di Milano niente, le sue visite erano così fulminee che per quel che mi risulta, qui si evitarono drammi o anche solo sospiri. A Roma si muoveva una folla di giornaliste donne, che essendo ancora un po’ una novità, erano quasi tutte giovani e belle, tanto che la nostra redazione (la prima, l’altra non so) divenne una fucina matrimoniale, perché allora l’inviato anche di guerra aveva ogni opportunità di distrarsi, ma è ovvio che se stai ore e ore chiuso in un ufficio, più di notte che di giorno, qualcosa succede. Quando mi capitava di andare Roma, davanti alla porta chiusa dell’ufficio di Scalfari, si aggiravano le colleghe ansiose di essere ricevute e tra di loro l’aria sospetta di gelosia.

SCALFARI NEL 2006 CON LA PRIMA MOGLIE SIMONETTA

 

Non vorrei fare gossip, ma quando alla redazione di Milano arrivò una bella segretaria mora, si sussurrò che passando lei le giornate a trafiggere con gli occhioni innamorati l’ufficio del direttore, si era dovuto per qualche mese spostarla nella fredda anche sentimentalmente città del Nord.

 

Certo se ne parlava e non so se per invidia, tra femmine si criticavano aspramente le colleghe che, troppo facile, illanguidivano per quell’uomo molto glamour, anche certe dame del bel mondo, infastidendolo e facendogli perdere tempo prezioso: così la pensavamo noi per togliergli ogni responsabilità. Proprio in quei primi anni di Repubblica erano arrivate le leggi sul divorzio, le famiglie saltavano allegramente, le donne si riprendevano la libertà, forse separarsi non era più una disgrazia ma una vera sciccheria: a meno di non essere un personaggio di fama e allora non potevi permettertelo, come Indro Montanelli che aveva una moglie a Roma e una a Milano.

scalfari con serena

 

Il nostro direttore invece è sempre stato di grande eleganza e lungimiranza e democrazia, in politica e nei sentimenti, e forse per questo le donne della sua vita sono state, sono, intelligenti, generose, prudenti: un uomo così va rispettato, non puoi fargli scenate, amareggiarlo, soprattutto perderlo. Così da fuori, ammirandoli tutti anche le figlie, Donata ed Enrica, Scalfari ci ha dato anni fa e poi sempre, l’ennesima lezione di civiltà. Mi piace, spero piaccia a molti, ricordarlo anche in amore, persino con un po’ di malizia, per liberarlo dal nostro lutto. A presto, ma non tanto.

eugenio scalfari con la moglie serena rossetti foto di baccoSCALFARI E LA MOGLIE SERENA ROSSETTI eugenio scalfari serena rossetti foto di baccoeugenio scalfari con la moglie serena rossetti foto di bacco (2)eugenio scalfari con la moglie serena rossettieugenio scalfari con la moglie serena rossetti e ezio maurola famiglia scalfari donata enrica eugenio e la moglie serena rossetti foto di bacco

Ultimi Dagoreport

caltagirone milleri donnet nagel lovaglio giorgetti generali

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEI “FURBETTI DEL CONCERTINO”? IL PRIMARIO OBIETTIVO DI ESPUGNARE IL “FORZIERE D’ITALIA”, ASSICURAZIONI GENERALI, ATTRAVERSO L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA, SI ALLONTANA SEMPRE PIÙ - L’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DI LOVAGLIO, CALTAGIRONE E MILLERI HA INTERROTTO LA TRATTATIVA CHE ERA IN CORSO PER CONVINCERE L’AD DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, IL CUI MANDATO SCADE FRA DUE ANNI, A RASSEGNARE LE DIMISSIONI. E L’IPOTESI CHE POSSANO IN CDA SFIDUCIARLO SEMBRA APPARIRE LONTANISSIMA - NEL MIRINO GIUDIZIARIO È FINITO ANCHE IL RUOLO DETERMINANTE DELLE CASSE DI PREVIDENZA, ENPAM (MEDICI), ENASARCO (AGENTI DI COMMERCIO), FORENSE (AVVOCATI), PER LEGGE VIGILATE DAL GOVERNO - ANCHE SE I “CONCERTI OCCULTATI” NON SONO CERTO UNA NOVITÀ PER IL MERCATO, LA SCALATA MEDIOBANCA COLPISCE IN QUANTO È LA PRIMA VOLTA CHE, A SUPPORTO DI PRIVATI, C’È DI MEZZO IL SOSTEGNO DELL'ARMATA BRACAMELONI CHE DOVREBBE OCCUPARSI DELL’INTERESSE PUBBLICO ANZICHÉ RIBALTARE I POTERI DELLA FINANZA ITALIANA...

giorgia meloni matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVE QUEL FIGLIO DI PUTIN DI SALVINI? SERVE ECCOME A GIORGIA MELONI PER APPARECCHIARE, AL DI LÀ DELLE FRONTIERE, IL MIRACOLO DEL SUO CAMALEONTISMO - SE, IN CASA, LADY MACBETH DE’ NOANTRI GETTEREBBE QUEL ROMPICAZZO DELLA LEGA OGNI GIORNO DAL BALCONE DI PALAZZO CHIGI, IN POLITICA ESTERA IL COPIONE CAMBIA E IL SUO DISPREZZO SI TRASFORMA IN AMORE - C’È DA VOTARE IN PARLAMENTO IL DECRETO SULLA FORNITURA DI ARMI A KIEV? MANCA SOLO L’ITALIA PER RATIFICARE IL MES PER GARANTIRE I PAESI EUROPEI DAI RISCHI CHE POTREBBERO DERIVARE DALL'UTILIZZO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI? VOILÀ, FIATO ALLE TROMBE! ECCO FARSI AVANTI L’ ANTI-EUROPEISMO DEL ‘’PATRIOTA’’ ORBANIANO SALVINI CHE SI RIVELA UN OTTIMO SCHERMO PER LA MELONA PER PIAGNUCOLARE SULLA SPALLA DI URSULA VON DER LEYEN: ‘’NON È COLPA MIA… PURTROPPO HO UN ALLEATO DI GOVERNO CHE È UN PAZZO IRRIDUCIBILE E NON POSSO CORRERE IL RISCHIO DI FAR CADERE IL GOVERNO…BLA-BLA-BLA…”

elly schlein dario franceschini roberto speranza onorato renzi orlando

DAGOREPORT - ELLY SARÀ ANCHE LA "SEGRETARIA DI TUTTI", COME HA DETTO A MONTEPULCIANO, MA NON INTENDE ASCOLTARE NESSUNO - IL "CORRENTONE" DI FRANCESCHINI-SPERANZA-ORLANDO SI E' ROTTO IL CAZZO DEL "QUI, COMANDO IO!" DELLA DUCETTA DEL NAZARENO: CARA SCHLEIN, HAI UN MESE DI TEMPO PER CAMBIARE MUSICA, CONDIVIDENDO CON NOI LA LINEA DEL PARTITO, O ANDIAMO ALLA GUERRA - IN BALLO C'È SOPRATTUTTO LA COMPOSIZIONE DELLE LISTE ELETTORALI 2027, CHE LA SIGNORINA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA VUOLE RIEMPIRE DI CANDIDATI A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA, LASCIANDO A TERRA DINOSAURI E CACICCHI D'ANTAN - ANCHE L'ALTRA FRONDA, QUELLA DEI RIFORMISTI GUIDATI DA GUERINI, GORI, SENSI ECC., E' SUL PIEDE DI GUERRA - MENTRE IL NASCENTE PARTITO DI CENTRO, FORMATO DAI CIVICI DI ONORATO-BETTINI E DAI CATTOLICI DI RUFFINI-PRODI, TEME L'ABILITA' MANOVRIERA DI RENZI – LA PROTERVIA DI ELLY, CON L'ASSEMBLEA DEL 14 DICEMBRE PER OTTENERE I "PIENI POTERI", RISCHIA DI FAR SALTARE IN ARIA UN CENTROSINISTRA UNITARIO... 

federica mogherini stefano sannino putin travaglio belpietro

DAGOREPORT – POSSIBILE CHE FEDERICA MOGHERINI E STEFANO SANNINO, SPECCHIATI ESPONENTI ITALIANI A BRUXELLES, SIANO DIVENTATI DI COLPO DUE MASCALZONI DA ARRESTARE PER "FRODE IN APPALTI PUBBLICI"? - VALE LA PENA SOTTOLINEARE LE PAROLE DELL'EURODEPUTATO DEL PD, DARIO NARDELLA: “NON VORREI CHE SI TRASFORMASSE IN UN FUOCO DI PAGLIA CON L'UNICO EFFETTO DI DANNEGGIARE ANCORA UNA VOLTA L'IMMAGINE DELL'ITALIA” - DEL RESTO, A CHI GIOVA SPUTTANARE L'EUROPA, IN UN MOMENTO IN CUI SI ERGE COME UNICO ARGINE ALLA RESA DELL’UCRAINA CHE STANNO APPARECCHIANDO TRUMP & PUTIN? - A GODERE SONO INFATTI "MAD VLAD" E I SUOI TROMBETTIERI, CHE HANNO ASSOCIATO LO “SCANDALO DI BRUXELLES'' AI CESSI D’ORO DI KIEV DELL'AMICO DI ZELENSKY - BASTA GUARDARE COSA SCRIVONO OGGI BELPIETRO SU "LA VERITA'" (''UE CORROTTA COME L'UCRAINA. FERMATA LA BIONDINA DEL PD") E TRAVAGLIO SU "IL FATTO QUOTIDIANO" ("BASSI RAPPRESENTATI... CI FACCIAMO SEMPRE RICONOSCERE")...

procuratore milano viola procura milano luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

FLASH! – MA GUARDA UN PO’... “EMERGE CHE IN AMBIENTI GIUDIZIARI SI È VALUTATO DI ESEGUIRE LE PERQUISIZIONI SOLO LA SCORSA SETTIMANA E NON A SETTEMBRE PER NON CONDIZIONARE L'ESITO DELL'OPS SU MEDIOBANCA ANCHE PERCHÉ LE INDAGINI NON SONO CHIUSE. ABBASTANZA PER IPOTIZZARE CHE IL RUOLO DELLA PROCURA POSSA DIVENTARE CRUCIALE NELLA FORMAZIONE DELLE LISTE PER IL RINNOVO DEI PROSSIMI CDA. IN PRIMAVERA TOCCHERÀ AI VERTICI DI BPM E DI MPS…” (BALESTRERI E SIRAVO PER “LA STAMPA”)