salvini con una copia di repubblica che titola cancellare salvini

IL TITOLO “CANCELLARE SALVINI” NON È ISTIGAZIONE ALL’ODIO? - BELPIETRO: “L’AVESSI FATTO IO SAREBBE SUCCESSO UN PUTIFERIO. INVECE LO FA “REPUBBLICA”, NOTO QUOTIDIANO DEI BUONI SENTIMENTI. QUELLI CHE SI LAMENTANO PER IL LINGUAGGIO TRUCE DELL'EX MINISTRO HANNO STAMPATO IN PRIMA PAGINA UN PERENTORIO INVITO A CANCELLARE UNA PERSONA” - FELTRI: “LA DEONTOLOGIA? QUI SIAMO QUASI TUTTI CATTIVI, NOI CHE SCRIVIAMO CAZZATE QUOTIDIANE SENZA AVERE TEMPO DI RIFLETTERE”

1 - DA «REPUBBLICA» UNA LEZIONE DI ODIO ADESSO VUOLE CANCELLARE SALVINI

Maurizio Belpietro per ''La Verità''

 

maurizio belpietro sulla terrazza dell atlante star hotel (2)

Che cosa sarebbe successo se io avessi aperto la prima pagina della Verità con un titolo a caratteri cubitali con scritto «Cancellare Zingaretti»? Beh, come minimo sarebbero arrivati i carabinieri a consegnarmi un avviso di garanzia per istigazione allo Zingaretticidio.

 

Di sicuro dalla stampa, dai partiti di sinistra e financo dalle sardine - che sebbene in natura siano mute, da settimane parlano senza tregua su giornali e in tv - sarebbero piovute condanne di ogni tipo e di certo si sarebbero mossi i guardiani dell' Ordine dei giornalisti, quelli che ti convocano per ogni virgola fuori posto e pretendono di insegnare anche alla Treccani come si debba scrivere una parola. Sì, ne sono certo, sarebbe successo un putiferio e qualche simpatico collega avrebbe raccolto online le firme per farmi bandire dalla professione, come già ha provato a fare in passato.

SALVINI CON UNA COPIA DI REPUBBLICA CHE TITOLA CANCELLARE SALVINI

 

Io però non ho aperto il giornale strillando: «Cancellare Zingaretti». In compenso Repubblica, noto quotidiano dei buoni sentimenti, da sempre specializzato nella difesa dei diritti, colonna portante della società civile che si contrappone a quella incivile e rozza di centrodestra, ha titolato «Cancellare Salvini».

 

Per opporsi alle leggi volute dall' ex ministro dell' Interno e alle sue idee «pericolose» in tema di immigrazione, il quotidiano diretto da Carlo Verdelli non ha trovato di meglio che questa sintesi di pensiero. Dovendo titolare un' intervista al capogruppo del Pd Graziano Delrio sui decreti Sicurezza, il giornale non si è limitato a dire che quelle leggi devono essere cambiate, come sostiene l' ex ministro dei Trasporti.

 

Né ha riportato le testuali parole di Delrio, il quale a domanda risponde che si devono accogliere le modifiche suggerite dal presidente della Repubblica, scrivendo una nuova legge sull' immigrazione. No, Repubblica non mette nel titolo le legittime critiche dell' esponente del Pd, ma sintetizza il tutto con un «Cancellare Salvini». Non «Cancellare i decreti Salvini» o «la Salvini». Il quotidiano dice proprio che bisogna cancellare lui, il capo del partito che non piace al giornale ex debenedettiano.

MATTEO SALVINI CON LA PRIMA PAGINA DI REPUBBLICA CANCELLARE SALVINI

 

Certo, gli esegeti del pensiero democratico e progressista diranno che il senso era chiaro, che leggendo poi l' intervista non si poteva equivocare, e dunque non esiste alcun incitamento all' odio come pensa Salvini e men che meno si propugnava la cancellazione fisica del capo della Lega. Ma a leggere il titolo si capisce proprio così. Quelli che si lamentano per il linguaggio truce dell' ex ministro dell' Interno, che lo accusano di fascismo e di razzismo un giorno sì e l' altro anche, hanno stampato in prima pagina un perentorio invito a cancellare una persona.

 

Ora, tornando alla Treccani (magari all' Ordine dei giornalisti non piace, ma sarebbe consigliabile che i colleghi ne facessero buon uso), il verbo cancellare deriva dal latino «chiudere con un cancello». Già questo non è un bel proposito da esprimere sul quotidiano dell' amore universale. Ma a leggere i diversi usi che si possono fare di cancellare si trova anche di peggio. Oltre a «coprire con tratti di penna o in diverso modo», che è il meno, per estensione può anche significare altro, «cioè far scomparire e perfino uccidere o annientare», se vi si aggiunge o si sottintende «dalla faccia della terra», per non parlare poi di «ripulire» quando si tratti di qualche cosa che non va.

IL TITOLO DI REPUBBLICA CANCELLARE SALVINI

 

Sì, insomma, scrivere che bisogna cancellare Salvini, come è stato stampato sulla prima pagina di Repubblica, non vuol dire che si intende modificare una legge fatta da Salvini e ritenuta sbagliata, ma nel migliore dei pensieri che lo si vuole far svanire.

 

Che i colleghi del quotidiano di Verdelli volessero fare un titolo che forzasse la mano anche a Delrio (il quale criticava i decreti Sicurezza), andando oltre le sue frasi, lo si capisce dal fatto che non hanno usato le virgolette. Hanno fatto invece una sintesi originale di ciò che ha detto il capogruppo del Pd, il quale non parla mai di cancellare le leggi, anche se il giornalista che lo intervista vorrebbe strappargli un sì. E in effetti ne è uscito un titolo forte, anzi urlato.

 

vittorio feltri

Naturalmente immaginiamo che a Repubblica negheranno qualsiasi cattiva intenzione nei confronti di Salvini, professando la loro buona fede. E alla fine saranno pure creduti. Anzi, si dichiareranno loro vittime di aggressione per le critiche subite. Con un po' di aiuto dei guardiani della professione forse spunterà anche un premio per la libertà di stampa. Perché, come scrive sotto ogni articolo Carlo Verdelli, «La Repubblica si batterà sempre in difesa della libertà di informazione, per i suoi lettori e per tutti coloro che hanno a cuore i principi della democrazia e della convivenza civile». Applausi.

 

2 - CRITICARE SALVINI È PIÙ CHE LECITO, ALTRI SONO INTOCCABILI

Vittorio Feltri per “Libero quotidiano”

 

Cari colleghi dell' Ordine, stamane il quotidiano Repubblica reca in prima pagina il seguente titolone di apertura: "Cancellare Salvini". Non credo che l' intenzione del titolista fosse quella di cancellare con la gomma il capo della Lega. È una frase minacciosa che incita al linciaggio. Cosa sarebbe successo se Libero avesse scritto a caratteri cubitali: "Cancellare Segre"? Segnalo a voi, che non leggete i giornali ma processate i giornalisti politicamente scorretti, questa perla democratica e antifascista. Sono curioso di vedere se sanzionerete Carlo Verdelli che pure è un direttore stimabile.

Cordiali saluti.

 

MATTEO SALVINI CON LA PRIMA PAGINA DI REPUBBLICA CANCELLARE SALVINI

Ecco, questo è l' esposto che ieri ho inviato ai soloni della categoria dopo essere inciampato nel citato titolo di Repubblica dedicato al reprobo Matteo Salvini. Noi di Libero non vorremmo mai punire un collega, convinti come siamo che le libertà di pensiero e di stampa siano sempre da salvaguardare e da rispettare in ogni circostanza, purché le espressioni maneggiate dai cronisti non sconfinino, come in tal caso, nell' incitamento all'odio oppure, come in altri casi, nella diffamazione, che è un reato da perseguire penalmente e non deve riguardare i tribunalini di categoria, a mio giudizio poco raccomandabili essendo influenzati dalle ideologie.

 

vittorio feltri

La mia denuncia non intende colpire il direttore Verdelli, che sul suo giornale ha il diritto di adoperare il linguaggio che ritiene più opportuno. A me importa soltanto stabilire la fondatezza di un concetto: la deontologia o la si rispetta tutti, anche se discutibile, oppure che venga archiviata fra le cose inutili, o meglio dannose, perché essa si presta a dividere i professionisti della informazione in buoni e cattivi, quando invece siamo quasi tutti cattivi, noi che scriviamo cazzate quotidiane senza nemmeno avere tempo di riflettere.

 

Infine ci troviamo o in tribunale a giustificarci oppure a subire le reprimende della corporazione che pende a sinistra come la torre di Pisa. Inoltre faccio presente che in questo genere di contenziosi si usano due pesi e due misure. Un paio di anni orsono Libero, riferendosi alle grane del sindaco di Roma Virginia Raggi, pubblicò questo titolo: "Patata bollente". Non l'avesse mai fatto. La signora ci querelò. E in settembre si discuterà la causa, mi pare a Catania.

prima pagina di libero virginia raggi patata bollente

 

Venerdì 27 settembre 2019 noto poi su Italia Oggi, il mio quotidiano preferito, diretto da Pierluigi Magnaschi, grande giornalista, la seguente titolazione: "Fioramonti, una patata bollente". Espressione identica a quella da noi rivolta alla prima cittadina di Roma.

 

E non vi è anima che l' abbia contestata, né a livello giudiziario né a quello dell' Ordine degli scribi. Nessuno ci ha spiegato perché noi non possiamo parlare di tuberi mentre il quotidiano economico li può citare senza conseguenze negative. Il mio sospetto, anzi la mia certezza, è che la patata bollente possa essere maschile e non femminile. Trattasi di discriminazione sessista. La signora va rispettata e non può essere paragonata a una verdura commestibile, mentre il signore finisca pure in una friggitrice. Vi rendete conto quanto i nostri giudici siano privi di senso logico?

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?