ungaretti

UNGARETTI, UN GENIO PIENO DI FIELE: "IL NOBEL A QUASIMODO? SCIAGURA NAZIONALE. CHI L'HA PROTETTO AVRÀ DA SCONTARE MIGLIAIA D'ANNI D'INFERNO E IO PERDONO TUTTO, NON LA STUPIDITÀ – MONTALE “PIDOCCHIO CHE MASTICA LE SUE CACCOLE, SABA "SENZA GRAZIA", IL “PEDERASTA” PASOLINI, IL DUELLO CON MASSIMO BONTEMPELLI (CHE LO FERÌ AL BRACCIO DESTRO), IL RAPPORTO CON MUSSOLINI (“SONO IL VOSTRO MILITE”) E L’AMOR FOU A QUASI 80 ANNI PER L’ITALO-BRASILIANA BRUNA BIANCO, 26 ANNI: “STANOTTE HO AVUTO DUE POLLUZIONI E PER LA VERGOGNA HO FATTO A PEZZI DUE PIGIAMI” – LIBRO+VIDEO

 

UNGARETTI

https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/ldquo-sono-furente-rsquo-amore-urlo-come-belva-ti-bacio-piedi-155848.htm

 

 

"IL NOBEL A QUASIMODO? SCIAGURA”

Paolo Mauri per “la Repubblica”

 

ungaretti

Una delle poesie più celebri di Giuseppe Ungaretti, I fiumi («Mi tengo a quest' albero mutilato ») il poeta la inviò a Giovanni Papini il 18 agosto 1916 in una forma leggermente diversa da quella poi definitivamente accolta nell'Allegria. Mancano, per esempio, i due versi assai significativi «Questi sono i miei fiumi/contati nell'Isonzo».

 

Tutti hanno nella memoria l'immagine di Ungaretti soldato della prima guerra mondiale, soldato semplice non troppo in salute e poi allievo ufficiale, e del resto le più celebri poesie, che sembrano scolpite nella pietra, parola per parola, nascono proprio in seguito a quell'esperienza.

 

ungaretti

Ora un gran volume (di oltre mille pagine, Oscar Baobab, a cura di Francesca Bernardini Napoletano) consente di ripercorrere attraverso le lettere gli anni e i giorni e le ore di Ungaretti, che, nato ad Alessandria d'Egitto nel 1888 sarebbe poi vissuto in Italia, ma anche in Francia e in Brasile, attraversando varie stagioni culturali e naturalmente politiche. È un carteggio internazionale (Ungaretti conosceva bene molti letterati francesi, da Apollinaire a Valéry) che va ripercorso con calma, come ha fatto la curatrice dividendolo in sezioni e firmando informatissimi saggi introduttivi.

 

Proviamo a prelevare qualche "istantanea". Ungaretti sostenne addirittura un duello con Massimo Bontempelli (che lo ferì leggermente al braccio destro) in seguito ad una polemica nata sul quotidiano Tevere. Il duello, cui seguì una riconciliazione, si tenne nel giardino della villa di Pirandello al quartiere Nomentano. I letterati si amavano e stimavano, quando non si assaltavano con le parole o con la spada in mano.

ungaretti bontempelli

 

Prima dello scontro con Bontempelli così Ungaretti scriveva il 13 agosto del '26 a Giuseppe Raimondi: «Carissimo, avrai letto sui giornali come sono avvenute le cose. Incontro all'Aragno con Bontempelli. Mi viene incontro per colpirmi. Scambio furente di pugni e calci, tavoli rovesciati, tazze e bicchieri rotti, ecc. Invio dei padrini da parte mia».

 

Scrivendo a Emilio Cecchi il 17 maggio 1926, dichiara subito senza mezzi termini: «Carissimo, siccome alcuni cattivi cercano di glorificare Saba per avvilirmi - tentativo assurdo come ogni atto di cattiveria - ti invio una lettera per mostrarti la cordialità delle nostre relazioni (…) Saba non ha grazia. Ma quella sua vena torbida, quella sua arte ch' è fatta d'involontaria, spesso efficacissima deformazione, lo mettono tra i tre o quattro scrittori di versi italiani d'oggi degni di ammirazione ».

ungaretti bontempelli 19

 

E il 16 luglio del '26 a Giuseppe Raimondi confida: «Il Signor Cardarelli, che ho fatto tradurre in francese, al quale ho fatto aprire le porte di Commerce, per il quale facevo l'altro giorno ancora un passo presso il Tevere perché non gli sopprimessero lo stipendio, pare sia andato parlando con disprezzo di te, di me, di Cecchi e di tutti».

 

Ungaretti era molto attento al valore originale della sua poesia e non sopportava che lo si mettesse alla pari di altri poeti che considerava caso mai degli epigoni, anche se bisogna sempre fare la tara su certi giudizi a caldo, nati magari nel malumore di particolari frangenti. Verso la fine del gennaio '37 Ungaretti scrive a Corrado Pavolini e a un certo punto dice che Montale adotta la sua metrica, «anche nei giuochi qualitativi della sillabazione. Sono cose di semplice giustizia.

montale quasimodo ungaretti

 

Ma la giustizia non è di questo mondo (…) E non parliamo di chi scrive la parodia della poesia d'Ungaretti, come un Quasimodo, e tanti altri. E, addirittura, un Quasimodo avrà lo stesso rango d'un Ungaretti, come un Montale, di cui ora quasi quasi si farà un mio maestro». Ungaretti aveva naturalmente desiderato vincere il Nobel e, per quel che poteva, si era anche dato da fare.

 

Non vide il Nobel a Montale (assegnato nel 1975, quando lui, Ungaretti, era già morto da cinque anni) ma tutti e due, incontrandosi alla stazione di Milano ebbero modo di deridere, era il 1959, il Nobel assegnato a Quasimodo. Lo racconta Ungaretti a Pier Paolo Pasolini di cui è diventato amico e per cui ha testimoniato, sia pure per lettera, nel processo contro Ragazzi di vita. Scrivendo a Vittorio Sereni l'8 febbraio 1960, accenna al Nobel così: «Il Poeta q/Nobel, sciagura nazionale, ora su un rotocalco chiama - quella bocca! -. chiama Cecchi "mulo".

 

montale quasimodo ungaretti 1148139

Chi l'ha protetto avrà da scontare migliaia d'anni d'inferno e io perdono tutto, non la stupidità, non chi non sa distinguere il "vero" dall'"imitazione" ». Per Quasimodo Nobel, che qui Ungaretti indica per spregio con la q minuscola, si erano spesi Carlo Bo e Francesco Flora, mentre Emilio Cecchi era stato critico. Ungaretti, come si sa, aveva aderito al Manifesto degli intellettuali fascisti del 1925, ma i suoi rapporti con Mussolini datavano già da molto tempo. Nel lungo capitolo dedicato a questo periodo ("In viaggio attraverso il fascismo 1922-1947") Francesca Bernardini ricostruisce nel dettaglio ciò che Ungaretti fece.

 

ungaretti 11

Di fatto, scrive Bernardini, «si considerava e voleva assumere il ruolo di un intellettuale organico al Regime, di cui riteneva di poter indirizzare le scelte culturali», attraverso la creazione di riviste, ma anche portando la cultura italiana all'estero, favorendo le traduzioni e facendo conferenze. La sua fiducia in Mussolini, più che nel fascismo, non viene mai meno: «Sono il vostro milite» arriva a dirgli nel '29. Ma a Mussolini e con grande deferenza, Ungaretti aveva chiesto addirittura una prefazione per la nuova edizione del Porto Sepolto.

 

montale quasimodo ungaretti 11

Era il 5 novembre del '22. «Eccellenza - scrive Ungaretti - il mio amico Ettore Serra che ha curato a Sebenico una magnifica edizione su carta di Fiume degli scritti per la Dalmazia del Comandante, prepara ora un'edizione che sarà un miracolo d'arte tipografica delle mie migliori poesie di guerra e della mia recentissima opera. V.E. sa il mio valore di poeta». E più avanti: «Ricorro a V.E. come a un signore della Rinascenza: quando l'Italia è stata grandissima nel mondo». Mussolini fece la prefazione e accolse anche la richiesta di udienza che Ungaretti aveva avanzato. Oggi quell'edizione è piuttosto rara, ma non introvabile e, dicono gli antiquari, può valere anche duemila euro. Fedele a Mussolini, Ungaretti fu però critico delle leggi razziali.

ungaretti brunaUmberto SabaUNGARETTImussolinifernanda pivano giuseppe ungaretti 1949PASOLINI 14ungarettiUNGARETTI BRUNA BIANCO LETTEREgiuseppe ungarettiGIUSEPPE UNGARETTI GIUSEPPE UNGARETTI giuseppe ungarettiungaretti giovaneGIUSEPPE UNGARETTI GIUSEPPE UNGARETTI UNGARETTIGIUSEPPE UNGARETTI GIUSEPPE UNGARETTI GIUSEPPE UNGARETTI ungarettiGIUSEPPE UNGARETTI arnoldo mondadori ungarettiungaretti e bruna bianco

Ultimi Dagoreport

francesca albanese carlotta vagnoli valeria fonte

DAGOREPORT - COS’HANNO IN COMUNE L’INDECENTE ASSALTO DEI PRO-PAL ALLA REDAZIONE DELLA “STAMPA” E IL "FEMMINISMO" BY CARLOTTA VAGNOLI E VALERIA FONTE? MOLTISSIMO: LA VIOLENZA, L’IDEOLOGIA TOSSICA, L’ACCONDISCENDENZA DI UNA CERTA STAMPA E DI QUEL MONDO EDITORIAL-GIORNALISTICO CHE HA TOLLERATO E SOSTENUTO, CON IMBARAZZANTE CONFORMISMO, QUALUNQUE NEFANDEZZA - E' UNA SVEGLIA PER CHI HA ALLISCIATO E POMPATO ACRITICAMENTE LA GALASSIA MOVIMENTISTA, CONVINTO CHE FOSSE LA PARTE GIUSTA DELLA STORIA - NON ERA NECESSARIO ARRIVARE ALL’IRRUZIONE DEI PRO-PAL E ALL’INCHIESTA DELLA PROCURA DI MONZA SU VAGNOLI-FONTE, PER CAPIRE QUANTA VIOLENZA SI NASCONDESSE DIETRO CERTI “ATTIVISTI” E I LORO METODI...

caltagirone milleri donnet nagel lovaglio giorgetti generali

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEI “FURBETTI DEL CONCERTINO”? IL PRIMARIO OBIETTIVO DI ESPUGNARE IL “FORZIERE D’ITALIA”, ASSICURAZIONI GENERALI, ATTRAVERSO L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA, SI ALLONTANA SEMPRE PIÙ - L’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DI LOVAGLIO, CALTAGIRONE E MILLERI HA INTERROTTO LA TRATTATIVA CHE ERA IN CORSO PER CONVINCERE L’AD DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, IL CUI MANDATO SCADE FRA DUE ANNI, A RASSEGNARE LE DIMISSIONI. E L’IPOTESI CHE POSSANO IN CDA SFIDUCIARLO SEMBRA APPARIRE LONTANISSIMA - NEL MIRINO GIUDIZIARIO È FINITO ANCHE IL RUOLO DETERMINANTE DELLE CASSE DI PREVIDENZA, ENPAM (MEDICI), ENASARCO (AGENTI DI COMMERCIO), FORENSE (AVVOCATI), PER LEGGE VIGILATE DAL GOVERNO - ANCHE SE I “CONCERTI OCCULTATI” NON SONO CERTO UNA NOVITÀ PER IL MERCATO, LA SCALATA MEDIOBANCA COLPISCE IN QUANTO È LA PRIMA VOLTA CHE, A SUPPORTO DI PRIVATI, C’È DI MEZZO IL SOSTEGNO DELL'ARMATA BRACAMELONI CHE DOVREBBE OCCUPARSI DELL’INTERESSE PUBBLICO ANZICHÉ RIBALTARE I POTERI DELLA FINANZA ITALIANA...

giorgia meloni matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVE QUEL FIGLIO DI PUTIN DI SALVINI? SERVE ECCOME A GIORGIA MELONI PER APPARECCHIARE, AL DI LÀ DELLE FRONTIERE, IL MIRACOLO DEL SUO CAMALEONTISMO - SE, IN CASA, LADY MACBETH DE’ NOANTRI GETTEREBBE QUEL ROMPICAZZO DELLA LEGA OGNI GIORNO DAL BALCONE DI PALAZZO CHIGI, IN POLITICA ESTERA IL COPIONE CAMBIA E IL SUO DISPREZZO SI TRASFORMA IN AMORE - C’È DA VOTARE IN PARLAMENTO IL DECRETO SULLA FORNITURA DI ARMI A KIEV? MANCA SOLO L’ITALIA PER RATIFICARE IL MES PER GARANTIRE I PAESI EUROPEI DAI RISCHI CHE POTREBBERO DERIVARE DALL'UTILIZZO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI? VOILÀ, FIATO ALLE TROMBE! ECCO FARSI AVANTI L’ ANTI-EUROPEISMO DEL ‘’PATRIOTA’’ ORBANIANO SALVINI CHE SI RIVELA UN OTTIMO SCHERMO PER LA MELONA PER PIAGNUCOLARE SULLA SPALLA DI URSULA VON DER LEYEN: ‘’NON È COLPA MIA… PURTROPPO HO UN ALLEATO DI GOVERNO CHE È UN PAZZO IRRIDUCIBILE E NON POSSO CORRERE IL RISCHIO DI FAR CADERE IL GOVERNO…BLA-BLA-BLA…”

elly schlein dario franceschini roberto speranza onorato renzi orlando

DAGOREPORT - ELLY SARÀ ANCHE LA "SEGRETARIA DI TUTTI", COME HA DETTO A MONTEPULCIANO, MA NON INTENDE ASCOLTARE NESSUNO - IL "CORRENTONE" DI FRANCESCHINI-SPERANZA-ORLANDO SI E' ROTTO IL CAZZO DEL "QUI, COMANDO IO!" DELLA DUCETTA DEL NAZARENO: CARA SCHLEIN, HAI UN MESE DI TEMPO PER CAMBIARE MUSICA, CONDIVIDENDO CON NOI LA LINEA DEL PARTITO, O ANDIAMO ALLA GUERRA - IN BALLO C'È SOPRATTUTTO LA COMPOSIZIONE DELLE LISTE ELETTORALI 2027, CHE LA SIGNORINA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA VUOLE RIEMPIRE DI CANDIDATI A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA, LASCIANDO A TERRA DINOSAURI E CACICCHI D'ANTAN - ANCHE L'ALTRA FRONDA, QUELLA DEI RIFORMISTI GUIDATI DA GUERINI, GORI, SENSI ECC., E' SUL PIEDE DI GUERRA - MENTRE IL NASCENTE PARTITO DI CENTRO, FORMATO DAI CIVICI DI ONORATO-BETTINI E DAI CATTOLICI DI RUFFINI-PRODI, TEME L'ABILITA' MANOVRIERA DI RENZI – LA PROTERVIA DI ELLY, CON L'ASSEMBLEA DEL 14 DICEMBRE PER OTTENERE I "PIENI POTERI", RISCHIA DI FAR SALTARE IN ARIA UN CENTROSINISTRA UNITARIO... 

federica mogherini stefano sannino putin travaglio belpietro

DAGOREPORT – POSSIBILE CHE FEDERICA MOGHERINI E STEFANO SANNINO, SPECCHIATI ESPONENTI ITALIANI A BRUXELLES, SIANO DIVENTATI DI COLPO DUE MASCALZONI DA ARRESTARE PER "FRODE IN APPALTI PUBBLICI"? - VALE LA PENA SOTTOLINEARE LE PAROLE DELL'EURODEPUTATO DEL PD, DARIO NARDELLA: “NON VORREI CHE SI TRASFORMASSE IN UN FUOCO DI PAGLIA CON L'UNICO EFFETTO DI DANNEGGIARE ANCORA UNA VOLTA L'IMMAGINE DELL'ITALIA” - DEL RESTO, A CHI GIOVA SPUTTANARE L'EUROPA, IN UN MOMENTO IN CUI SI ERGE COME UNICO ARGINE ALLA RESA DELL’UCRAINA CHE STANNO APPARECCHIANDO TRUMP & PUTIN? - A GODERE SONO INFATTI "MAD VLAD" E I SUOI TROMBETTIERI, CHE HANNO ASSOCIATO LO “SCANDALO DI BRUXELLES'' AI CESSI D’ORO DI KIEV DELL'AMICO DI ZELENSKY - BASTA GUARDARE COSA SCRIVONO OGGI BELPIETRO SU "LA VERITA'" (''UE CORROTTA COME L'UCRAINA. FERMATA LA BIONDINA DEL PD") E TRAVAGLIO SU "IL FATTO QUOTIDIANO" ("BASSI RAPPRESENTATI... CI FACCIAMO SEMPRE RICONOSCERE")...