mughini libri

LA VERSIONE DI MUGHINI – "NEGLI ULTIMI 5 ANNI SPARITI 2332 PUNTI VENDITA DI LIBRI. MI SI RIZZANO I CAPELLI IN TESTA DA QUANTO È GRAVE L’ALLARME CHE NE VIENE ALLA NOSTRA DEMOCRAZIA E ALLA NOSTRA VITA CIVILE. UN DECLINO DEVASTANTE IN UN PAESE DOVE 1 RAGAZZO SU 4 NON CAPISCE QUELLO CHE STA LEGGENDO E DOVE IL 70% DEGLI ITALIANI MAI HA AVUTO UN LIBRO IN MANO" - RIZZO: "CHI STA UCCIDENDO LE PICCOLE LIBRERIE? GLI INDIPENDENTI A RISCHIO". ECCO PERCHE’

Giampiero Mughini per Dagospia

 

mughini

Caro Dago, leggo e mi si rizzano i capelli in testa da quanto è grave l’allarme che ne viene alla nostra democrazia e alla nostra vita civile. Leggo sulla “Repubblica” che negli ultimi cinque anni sono bell’e sparite 2332 tra librerie e cartolibrerie, insomma 2332 punti di vendita di libri.

 

E del resto lo sappiamo tutti che è un declino devastante in un Paese dove un ragazzo su quattro non capisce quello che sta leggendo, dove il 70 per cento degli italiani mai ha avuto un libro in mano durante tutto l’anno, dove la stessa comunicazione diffusa è divenuta un gigantesco porcile dove ciascuno sproloquia al suo meglio non so se sulla Resistenza o sull’uscita dell’Italia dall’euro. Ma riuscite a immaginarvelo un Paese dove l’uso e il consumo dei libri sia ridotto a un misero cantuccio, inessenziale e misconosciuto dal resto della società?

 

libreria

Martedì mattina ero alla stazione di una grande città italiana, dov’è accampata una bellissima libreria. Sono entrato ho guardato qua e là, mi sono seduto innanzi a un’enorme scaffalatura (tipo tre metri di larghezza per tre metri di altezza) dov’erano collocati “gli ultimi arrivi”. Mi sono alzato, mi sono avvicinato e ho cominciato a guardare. Fosse dipeso da me, di quei libri ne avrei comprati un paio di centinaia. Perché questo è il paradosso, di libri belli e appetitosi ne escono a centinaia ogni settimana. Libri editi da grandi editori e (spessissimo) da piccoli ed eroici editori. Guardavo guardavo guardavo.

 

la sala della libreria rizzoli 3

A un certo punto ho scelto un libro da leggere durante il viaggio sul treno che mi avrebbe ricondotto a Roma. Ho scelto il libro (appena pubblicato da Adelphi) in cui Michael Rusinek, il segretario personale della poetessa polacca e premio Nobel Wislawa Szymborska, racconta gli anni passati accanto alla scrittrice (era nata nel 1923, è morta a Cracovia nel 2012).

 

Di solito non vengo particolarmente attirato da chi ha vinto il premio Nobel per la letteratura, un premio che non è stato assegnato a Philip Roth e che ha dunque ai miei occhi qualcosa di sconcertante. Ma pur non essendo un gran lettore di poesia, lo vedi a dieci chilometri che razza di poeta originale e modernissima è la Szymborska.

Sul treno ho cominciato a leggere. Una delizia, una delizia il libro, una delizia il personaggio, una delizia la sua discrezione e la sua autoironia in ogni momento della sua vita e della sua giornata e di cui Rusinek è il testimone oculare momento per momento.

 

LIBRERIA ARION PIAZZA MONTECITORIO

E a proposito di ironia e autoironia, succede che la nostra poetessa incontri un poeta israeliano nato in Iraq, Ronny Sommeck, uno che in fatto di materia non è secondo a nessuno. Trascrivo dal libro di Rusinek: “WS gli chiede del famoso senso dell’umorismo ebraico. Sommeck è del parere che in Israele esso sia scomparso, che i tempi non siano adatti al riso. Ma racconta una barzelletta: un topo scappa dalle grinfie di un gatto rifugiandosi in un buco e si mette in ascolto aspettando che il gatto se ne vada. Un istante dopo avverte di fronte all’ingresso del buco l’abbaiare di un cane.

 

Poiché si sente la voce di un cane, il gatto di sicuro sarà scappato, pensa il topo. Esce dunque tranquillo e in quello stesso istante il gatto lo acchiappa. ‘Prima di mangiarmi’ dice il topo ‘dimmi come hai fatto. Un attimo fa ho sentito qui un cane’. ‘Non era un cane, ero io’ risponde il gatto. ‘Al giorno d’oggi senza le lingue straniere non si combina nulla’”.

la vetrina di una libreria

 

Mica male quanto a umorismo ebraico. E senza dire quanto dovesse apprezzare questo umorismo una nata in Polonia, una che aveva avuto la dannazione di nascere in un Paese che da un lato aveva la Germania (di Hilter), dall’altro l’Urss (di Stalin).

 

CHI STA UCCIDENDO LE PICCOLE LIBRERIE?

Sergio Rizzo per “la Repubblica”

 

Si fatica a credere che la chiusura di una libreria sia un problema di democrazia.

Invece è esattamente ciò che si porta dietro, insieme all' ecatombe delle edicole, la strage delle librerie: lascia intere comunità prive della possibilità di documen-tarsi, studiare, arricchire la propria cultura.

 

E questo non può che impattare anche sul funzionamento stesso della democrazia. Forse meno evidente nei numeri rispetto al caso delle edicole, è però impressionante per la velocità con cui anche la desertificazione delle librerie avanza.

 

libreria rizzoli new york

Fra il 2012 e il 2017, considerando pure le cartolibrerie diffuse soprattutto nei piccoli centri e nelle periferie, sono scomparsi 2.332 punti vendita di libri. Con la conseguenza di far volatilizzare 4.596 posti di lavoro, oltre al 13,5 per cento delle imprese. Il risultato è che in un Paese nel quale già il 60 per cento della popolazione non tocca un volume, esattamente come 17 anni fa, ci sono 13 milioni di persone che pur volendolo fare non possono: perché non hanno una libreria raggiungibile senza dover affrontare un viaggio della speranza. Parliamo di quasi il 22 per cento degli italiani, ed è semplicemente inaccettabile.

 

Sono anni che l' associazione dei librai presieduta da Paolo Ambrosini insiste su alcune richieste, come quella di alleggerire il peso fiscale introducendo detrazioni simili a quelle per le spese mediche o l' attività sportiva dei figli. Pienamente comprensibile: perché la palestra sì e un buon libro no? Magari, dice Ambrosini, si potrebbe partire dal libri scolastici. Anche perché è stato calcolato che l' Erario dovrebbe rinunciare al massimo a una cifra di 160 milioni l' anno.

 

l'incendio del 25 aprile alla libreria la pecora elettrica di roma

Per fare un paragone, è meno dei sussidi pubblici con cui ogni anno gonfiamo i profitti delle compagnie aeree straniere low cost. E se il sistema delle librerie deve vedersela anche con il commercio online, avversario fino a qualche anno fa imprevedibile rappresentato soprattutto da un colosso come Amazon che in Italia non paga certo le tasse normalmente pagate dalle nostre imprese e ora porta l' offensiva anche sul campo della distribuzione, i librai più piccoli hanno un problema in più.

 

pubblico alla libreria ibs per eduard limonov

Quale, è presto detto. Si tratta degli sconti del 15 per cento che le grandi catene praticano ormai di regola ancor prima dell' uscita del libro, imponendo di fatto alle librerie indipendenti condizioni di vendita in molti casi insostenibili perché dimezza i loro margini.

 

Una politica portata avanti e sostenuta con forza dai maggiori editori che sono anche distributori e proprietari di catene, in testa a tutti il gruppo Mondadori. Senza però considerare che trattare il libro come un qualunque altro bene di consumo, ritenendo che la concorrenza si debba fare solo sul prezzo, rischia di rivelarsi controproducente anche per loro.

sergio rizzo

 

Esattamente come nel caso delle edicole, per ogni punto vendita che chiude le copie perdute non si recuperano più.

 

L' ostinazione con cui viene difesa la prerogativa di scontare i libri già dal primo giorno sembrava ora finalmente piegata. Anche se con il solito compromesso. A metà luglio è passata alla Camera una legge che limita gli sconti a un massimo del 5 per cento del prezzo di copertina, introducendo qualche piccolo beneficio fiscale e istituendo anche un modesto fondo per il sostegno alla lettura.

 

LIBRERIA

Molto meno di quello che sarebbe necessario per fare un vero salto rispetto alla situazione di 17 anni fa e magari restituire anche un po' di ossigeno a un settore economico letteralmente stremato. Ma piuttosto che niente, dice un vecchio proverbio, meglio piuttosto. Il fatto però è che questo accadeva ormai cinque mesi fa. E da allora la legge è ferma nei cassetti del Senato per ragioni sconosciute.

 

Approvata alla Camera il 16 luglio, ci sono voluti tre mesi perché se ne occupasse la commissione Cultura del Senato. Commissione presieduta dal leghista Mario Pittoni, già responsabile istruzione del Carroccio che un anno fa, interpellato dall' Espresso, ha confermato di avere in tasca un diploma di terza media dichiarando al settimanale: «Sono figlio della contestazione globale, erano tempi in cui ci si opponeva.

 

Libreria Antiquaria Pontremoli

Ho un padre insegnante e un fratello professore, quindi ho sempre respirato scuola e per questo sono preparatissimo. Quello che c' è da sapere non si impara sui polverosi libri».

 

Da allora, tre riunioni e la richiesta di una selva di pareri a otto commissioni otto. Dagli Affari costituzionali alla commissione Igiene e sanità (l' impatto sanitario della cultura è oggettivamente decisivo), tutti hanno dovuto dire la loro a proposito degli sconti sui libri. I bene informati dicono che i ritardi sono giustificati dall' attesa di una relazione della Ragioneria generale dello Stato che quantifichi l' impatto di quelle briciole concesse ai libri sui conti pubblici e, considerato che la Ragioneria è purtroppo assai impegnata con la legge di bilancio, bisogna portare pazienza.

 

Anche se quella relazione, peraltro, non sarebbe altro che la sorella gemella di quella già prodotta alla Camera. Ma sarà davvero questa la ragione?

LIBRERIA AMAZON A NEW YORK 3pijiama party in libreria a tokyolibreria dal nome oscurodormire in libreria a tokyoletti negli scaffali della libreria a kyotolibrerialibreria rizzoli new york imagesLIBRERIA FELTINELLILIBRERIA AMAZON A NEW YORK 2

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."