simone cristicchi

VITA, DOLORI E FOLLIE DI SIMONE CRISTICCHI - LA PERDITA DEL PADRE A 12 ANNI, LA LUNGA GAVETTA E I GELATI VENDUTI AL CINEMA, IL CEFFONE PRESO DA UN FRANCESCANO, L’INCONTRO CON JACOVITTI E L’ATTACCO (CON RIAPPACIFICAZIONE) CON IL VATICANO: “LA CANZONE SU BIAGIO ANTONACCI? E’ STATO UN TORMENTONE INVOLONTARIO, PER CUI SONO STATO SCAMBIATO PER SUO FAN, QUANDO IN REALTÀ NASCEVA DALLA FRUSTRAZIONE DI NON RIUSCIRE A EMERGERE”

Estratto dell’articolo di Antonello Piroso per “la Verità”

 

simone cristicchi

L'uomo che non puntava a essere John Malkovich, bensì Biagio Antonacci - nella canzone che gli ha regalato popolarità voleva «cantare, pesare, firmare autografi alle fan e riempire i palasport» proprio come lui - ha centrato un obiettivo ben più appagante: è diventato sé stesso. Simone Cristicchi. Cantante, autore di testi teatrali, attore in proprio. Niente brani nel suo ultimo spettacolo, Manuale di volo per uomo (in questo momento alla Sala Umberto di Roma fino al 20 aprile), in cui l'artista romano, 42 anni, fornisce un' ulteriore prova della sua versatilità e della sua «crescita».

 

[…] “La vicenda della prematura morte di mio padre a 40 anni, quando io ne avevo 12, ha pesato nella mia vita. Chi non rimarrebbe segnato da una perdita così? Io mi rinchiusi in me stesso, cominciai a passare le giornate a disegnare, con la testa china sui fogli, in silenzio, fino a danneggiarmi la vista tanto da dovermi mettere gli occhiali. E visto che tutti mi assicuravano che mio padre era volato in cielo, mi misi in testa di realizzare un paio di ali per spiccare il volo, ispirandomi ai bozzetti delle macchine di Leonardo Da Vinci. Imparai perfino a scrivere come lui, nella forma bustrofedica, da destra a sinistra, come se le lettere fossero riflesse da uno specchio».

simone cristicchi

 

[…] È vero che andò a bottega dal grande Jacovitti?

«I suoi fumetti mi avevano suggestionato. Cercai il nome sull' elenco del telefono.

C'era: Jacovitti Benito Franco. Lo chiamai e lui mi convocò. Gli portai i miei elaborati, lui li studiò e poi guardò me: "Belli, sembrano miei, ma proprio per questo: Simone in questi disegni dov'è?". Fu il primo stimolo a cercare la mia strada. Quando tornai con i nuovi bozzetti, più originali lui commentò: "Ora sì che si ragiona". Alla fine volevo fare una graphic novel da Il Bar sotto il mare di Stefano Benni, che andai a trovare mostrandogli perfino un po' di tavole che avevo realizzato. Poi però a 16 anni fui rimandato in matematica e fisica».

 

E che c'entra?

«Fui costretto a passare l'estate in città a studiare, e trovai una chitarra in soffitta: mi misi a strimpellare aiutato dal manuale Millenote, scoprii i cantautori italiani, anche se in quella fase mi appassionavano i Doors e la complessa figura di Jim Morrison, nonché il grunge dei Nirvana e Kurt Cobain».

 

simone cristicchi a sanremo 1

Non hanno fatto una bella fine entrambi, a ben guardare. Jim Morrison è citato nel brano-tormentone Vorrei cantare come Biagio Antonacci.

«Tormentone involontario, per cui sono stato scambiato per suo fan, quando in realtà nasceva dalla frustrazione di non riuscire a emergere, nascondeva una grande amarezza, e voleva denunciare i meccanismi dell' industria discografica».

 

Chissà com' è stato contento Antonacci.

«Oh, ma lui ha sempre saputo tutto: fu avvertito, prestò il suo consenso, cofirmò il brano, e mi invitò a eseguirlo nei suoi concerti al Forum di Assago e al Palalottomatica di Roma».

simone cristicchi a sanremo 2

 

L'hit è del 2005, quanto è durata la gavetta?

«Vinsi il festival di Lanciano, il cui premio era l'iscrizione alla Siae, del valore di un milione e mezzo, nel 1998. Vuole sapere cosa ho fatto in quei sette anni? Mi arrabattavo, vendevo i gelati e le bomboniere al cinema, Notting Hill lo conoscevo a memoria, e mi esibivo nei locali romani dove facevo anche 300-400 spettatori paganti. Per questo, anche se spesso mi dicevo: "Forse farei meglio a mollare", andavo avanti».

 

Le sue canzoni hanno da sempre una forte impronta spiritualistica, ma le sue relazioni con la religione sono state a tratti turbolente.

«Volevano consolarmi: "Tuo papà è in un altrove che è un mondo migliore". Abbandonai catechismo, e se l' adolescenza è l' età dell' insofferenza, io la portai all' ennesima potenza: un giorno esasperai così tanto l' insegnante di religione con le mie provocazioni che mi rifilò un ceffone davanti a tutta la classe. Ed era pure un francescano (ride)».

 

simone cristicchi a sanremo 4

Per questo scrisse Prete, diventata l'inno degli anticlericali, e che le è costato anche l'ostracismo del Vaticano?

«Era un testo duro che oggi non riscriverei più così, ricorrerei piuttosto all' arma dell' ironia alla Giorgio Gaber o alla Rino Gaetano».

 

Accusava i preti di curiosità morbose ("quante volte ti sei masturbato il pistolino?"), la Chiesa di opulenza, in difesa della «bugia più grande della storia», e i politici di servilismo nei suoi confronti.

«Per fortuna poi ci siamo riappacificati. Oggi ci sono in piedi i contatti con papa Francesco per una sua intervista per il documentario Happy Next-Alla ricerca della felicità. Un mio amico monaco dice che sono un cristiano inconsapevole».

Simone Cristicchi Infophoto

 

È credente?

«Credo nella spiritualità sperimentata, terrena, quella delle suore di clausura e dei monaci che ho avuto la fortuna di conoscere, lontani dal mondo non per fuga ma per ricerca, con una grande forza d' animo. L' incontro con le clarisse è stato molto emozionante, con una sono rimasto in contatto per via epistolare, quando le ho fatto sentire Abbi cura di me eseguita all' ultimo Festival mi ha detto: potrebbe essere una preghiera di Dio all' uomo, perché anche Dio ha le sue fragilità». […]

 

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