VITE DIGITALI: A TUTTO STREAMING! - SONO FINITI I GIORNI DELLA CUCCAGNA PER FACEBOOK? È L'INIZIO DELLA FINE PER LE SALE CINEMATOGRAFICHE? IL NUOVO ORDINE NEL MONDO DELL’INTRATTENIMENTO SI CHIAMA STREAMING. E’ LA NOSTRA "NUOVA NORMALITÀ", POLAROID DI COME LE NOSTRE VITE SONO CAMBIATE DURANTE I TRE ANNI DI SNERVANTE PANDEMIA, SEMIRECLUSI IN CASA, RIMBAMBITI DALLO SMARTWORKING, STUFI DI “LIKE” CHE NON ARRIVANO E STRESSATI DAGLI INSULTI NON-STOP DEI “LEONI DA TASTIERA”

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Roberto D’Agostino per Vanity Fair

 

FACEBOOK INSTAGRAM WHATSAPP DOWN FACEBOOK INSTAGRAM WHATSAPP DOWN

Il fenomeno social network ha imboccato il Sunset Boulevard? Sono finiti i giorni della cuccagna per Facebook e Instagram? Lo streaming è il nuovo irresistibile sollazzo preferito dalla nostra vita digitale? 

 

Sono questi gli interrogativi, fino a ieri impensabili, che agitano i magnati della Silicon Valley dopo il crollo in Borsa dello scorso 2 febbraio della società di Mark Zuckerberg; un giovedì nero che ha coinciso con il diciottesimo compleanno di Facebook (1,93 miliardi di utenti che accedono ogni giorno). 

Facebook Metaverso 4 Facebook Metaverso 4

 

‘’Una disfatta epica’’, così i mercati finanziari hanno archiviato il giorno più buio delle App by Zuckerberg, che hanno perso oltre 200 miliardi di dollari di capitalizzazione, una cifra senza precedenti nella storia della Borsa più rilevante del mondo. A pagare è anche Zuck che ha visto il patrimonio personale, stimato in 113 miliardi di dollari, precipitare virtualmente di circa 24 miliardi.

zuckerbeRG SOLDI zuckerbeRG SOLDI

 

Un crollo innescato quando il mercato azionario ha fatto i conti col calo dei profitti nel 2021 dell’impero zuckerberghiano e con la perdita di un milione di utenti (la prima in 18 anni) con un calo di quasi 500.000 accessi giornalieri negli ultimi tre mesi del 2021, segnale inequivocabile della saturazione della piattaforma di Facebook. Qualcosa si è rotto e così le Borse, sismografi precisi di ciò che si muove fuori dalle loro stanze, hanno presentato un conto salatissimo. 

mark zuckerberg e il metaverso mark zuckerberg e il metaverso

 

Davanti al “profondo rosso”, dopo anni di guadagni costanti e colossali, lo stesso Zuck ha ammesso che la sue App stanno affrontando gli effetti di una spietata concorrenza, in particolare dai minivideo di TikTok, l’app più scaricata del 2021 fondata dal cinese Zhang Yiming nel 2012, che ha incapsulato la continua e imprevedibile voglia di cambiamento di un miliardo di ragazzini/e tra i 12 e i 17anni. 

 

Il mondo virtuale creato da Zuckerberg 3 Il mondo virtuale creato da Zuckerberg 3

Come era già accaduto anni fa alla piattaforma Youtube, Facebook e Instagram sono di colpo invecchiate, soprattutto la prima non è più “cool” per la Generazione Z. Per i virgulti nati tra il 1997 e il 2012, Facebook ha stufato, logorata da 18 anni di digitazioni e post compulsivi e oggi fa parte della tradizione, del mondo di ieri. 

 

Tant’è che oggi il duplex social Facebook-Instagram è diventato terreno di pascolo e di ricreazione di 50-60enni, piazza preferita di mitomani e creduloni di fakenews, orticello prediletto per gli “sfascisti” con l’insulto facile, un mondo mainstream privo di vivacità e vitalità che non distingue una bufala da un toro. 

FACEBOOK PER BOOMER FACEBOOK PER BOOMER

 

Gli analisti del Web hanno anche rivelato che gli utenti meno interessati alle due piattaforme si registrano in Africa e America Latina, dove l’emorragia di user giornalieri è stata maggiore. E questo dato sta lì a dimostrare che il prodotto è saturo a livello globale.

facebook messenger facebook messenger

 

Ma il colpo di ghigliottina è arrivato con la ridiscussione del cosiddetto “privacy shield”, l’accordo stretto nel 2016 tra Unione europea e Stati Uniti. La questione riguarda il trasferimento di dati degli utenti fra i due continenti e la possibilità che vengano conservati su server americani e sfruttati per la pubblicità personalizzata in funzione dei gusti e delle abitudini dei consumatori, che finora ha fatto la fortuna della holding Meta che controlla Facebook e Instagram, Whatsup e Messenger. 

 

FACEBOOK INSTAGRAM WHATSAPP DOWN FACEBOOK INSTAGRAM WHATSAPP DOWN

Colpito al centro della sua cassaforte, a Zuckerberg è partito l’embolo e nel rapporto annuale della sua società alla Securities and Exchange Commission (Sec) ha lanciato l'avvertimento che starebbe valutando la chiusura dei due social in Europa se non sarà risolta la questione dei dati personali. 

 

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Quando si è diffusa la notizia delle minacce di Zuck, il titolo Meta ha avuto un ulteriore crollo in Borsa. Forse anche per questo un portavoce della società ha cercato di smorzarne i toni e ha ingranato la retromarcia: “Non abbiamo nessun desiderio e alcun piano di ritirarci dall’Europa”.

 

mark zuckerberg annuncia meta il nuovo nome di facebook 1 mark zuckerberg annuncia meta il nuovo nome di facebook 1

Del resto, proprio per reagire alle difficoltà in corso da tempo (sul piano politico, giudiziario e delle critiche dell'opinione pubblica) il reuccio della Silicon Valley si è inventato Metaverso, quel mistero gaudioso che gira intorno alla realtà virtuale, che fin qui gli è costato decine di miliardi di investimenti. Ma i risultati sono ancora da vedere. E nell’universo Web i tempi sono brucianti.

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È l'inizio della fine? Game over dell'epoca social? Chissà. Di sicuro la crisi dell’impero di Zuck è la spia di un cambiamento radicale dell’universo della comunicazione che sta colpendo quasi tutti i principali giganti dell'intrattenimento che avevano ceduto al mondo digitale, pena il tracollo. Quel che è certo è che il nuovo ordine nel mondo dell’intrattenimento si chiama streaming.

FOX NEWS FOX NEWS

 

Negli Stati Uniti i telespettatori in prima serata sono diminuiti del 36% sulle tre principali reti via cavo, Fox News, CNN e MSNBC. I download delle app dei primi 12 editori mainstream sono diminuiti del 33%. Le motivazioni: la fine della chiassosa e pittoresca epoca Trump e l'inizio della pandemia hanno creato un momento mediatico unico nel suo genere che è stato impossibile da replicare per i colossi dell’informazione. 

 

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Secondo il sito Axios.com, le visite ai siti web di notizie più influenti negli Stati Uniti nei primi 11 mesi del 2021 sono diminuite dell'8%. Un calo che sarebbe stato ancora più drastico se non ci fosse stato l’enorme traffico di dati generato dall’assalto dei trumpiani al Campidoglio contro l’elezione di Biden. Stesso discorso per i social media: le interazioni sono diminuite del 65% tra il 2020 e il 2021. 

 

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Intanto, colpisce la velocità delle generazioni più giovani che si stanno riversando su Netflix, Prime Video, Apple tv, Sky, Disney+. Impressionante per i numeri, poi, è la domanda di ‘cloud gaming’ per lo streaming di videogiochi gratuiti (GeForce Now, Shadow, Playstation Now, etc.). 

 

bezos e amazon prime video bezos e amazon prime video

Negli Stati Uniti, lo streaming ora rappresenta il 20% del consumo televisivo, quasi raddoppiato rispetto al 2018. Se non sorprende che i consumatori più giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni, a colpi di “Euphoria”, si abbonino a diversi servizi di streaming, colpisce invece che la stragrande maggioranza (87%) degli anziani di età pari o superiore a 65 anni si abbona anche ad almeno una società di streaming, dimostrando un radicale cambiamento sociale nel modo in cui viene consumata la televisione. 

 

neil young CONTRO spotify neil young CONTRO spotify

Si sta replicando ciò che è avvenuto nel consumo della musica giovane: dopo 12 anni di vendite piatte o in calo, con la discesa in campo dello streaming di Spotify, Tidal, Amazon, Apple, Deezer, le entrate globali hanno raggiunto il massimo storico, ovvero 13,4 miliardi di dollari, e rappresentano ora il 62% delle vendite globali di musica registrata (20 anni fa, le vendite di cd costituivano il 97%). Oggi l'83% delle vendite di musica registrata negli Stati Uniti proviene dallo streaming, i cui ricavi hanno contribuito a compensare il calo delle vendite di cd e dei ricavi dei concerti cancellati con la pandemia. 

disney+ 3 disney+ 3

 

Al terzo anno di Covid, con un tempo in casa più lungo e più flessibile, gli americani sono disposti a spendere circa 38 dollari al mese in totale per i servizi di streaming. Lo streaming è diventato un'ancora di salvezza per i giganti di Hollywood in difficoltà. Le azioni Disney sono salite alle stelle dopo che la società ha registrato ben 73,7 milioni di abbonati a Disney+ nel suo primo anno, un numero che ha superato anche i suoi ambiziosi obiettivi di streaming, salvando il business degli studi cinematografici dal disastro economico delle sale deserte. 

euphoria euphoria

 

Anno 2022: fuga dai cinema. Potrebbe intitolarsi così il film apocalittico sul declino delle sale cinematografiche (in Italia chiuse 400 sale). Certo, il cinema è rinato da crisi peggiori della pandemia (l’arrivo della televisione, ad esempio) e film se ne continueranno a produrre, cambia solo il veicolo della visione. 

 

Coccolato dalle piattaforme di streaming, lo spettatore si sta impigrendo e il binomio divano-telecomando batte sempre più spesso la combinazione auto-parcheggio-coda alla biglietteria. Non solo: la visione in streaming ci dà il potere a distanza (non a caso il telecomando in inglese si chiama “remote control”) di sfanculare un film che non ci piace dopo 10 minuti e, zac!, passare ad altro. 

 

the tragedy of macbeth 2 the tragedy of macbeth 2

E non è un caso che il 2022 è l’anno in cui i servizi di streaming hanno dominato nelle nomination degli Oscar. La maggior parte delle pellicole si può guardare comodamente dal divano sintonizzandosi su Prime Video (‘’Being the Ricardos’’), su Disney+ (‘’Encanto’’, ‘’West Side Story’), su Netflix (‘’Il potere del cane’’, ‘’Don’t Look Up’’, ‘’E’ stata la mano di Dio’’, ‘’Tick Tick… Boom!’’), su Apple TV+ (‘’Macbeth’’), etc.

 

STREAMING STREAMING

Se era un diversivo in epoca lockdown, va detto che lo streaming sta funzionando alla grande anche nel dopo-Covid. E’ la nuova frontiera delle nostre vite digitali. E’ la nostra "nuova normalità" e ci dà una visione di come le nostre vite sono cambiate durante quasi tre anni di snervante pandemia, semireclusi in casa, rimbambiti dallo smartworking e dalla Dad, stufi di “like” che non arrivano e stressati dagli insulti non-stop dei “leoni da tastiera”. E così Facebook perse la faccia.

 

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