Estratto dell'articolo di Luisa Mosello per “la Stampa”
Il primo ad essere sdoganato dall'Unione Europea, pronto per arrivare sulle tavole degli italiani è stato il tenebrio molitor più noto come tarma della farina. Poi si è aggiunta la locusta migratoria, quindi i grilli domestici in polvere parzialmente sgrassata e ultima, in ordine di tempo la larva del verme della farina minore, che alla fine dello scorso gennaio ha avuto il lasciapassare per entrare a far parte della cucina tricolore (appena candidata come patrimonio dell'umanità Unesco).
Sono i quattro insetti che, ad oggi, rientrano nel cosiddetto «novel food» il cibo nuovo che ha lanciato la sua sfida anche da noi, nella patria della dieta mediterranea. Sollevando non poche critiche fra alzate di scudi, e di piatti, di tanti oppositori che hanno fatto muro contro l'ingresso di questa fonte proteica alternativa che, piaccia o no, si prevede avrà una crescita inarrestabile. […]
Nei prossimi tre anni si stima un aumento del 5% della vendita di pane, sostituti della carne e nutraceutici a base di farina di insetti che già si trova in alcuni prodotti in vendita già da tempo. Per esempio nelle chips alla camola della farina proposte fin dalla primavera del 2021 in diversi supermercati del nord Italia da un'azienda vicentina, Fucibo, che lo scorso autunno ha aggiunto i biscotti sugli scaffali.
[…] Chi invece difficilmente si convertirà al novel food è il pizzaiolo napoletano Gino Sorbillo che pochi giorni fa dopo aver cotto una pizza a base di Acheta domesticus come provocazione l'ha definita «una porcheria». Eppure non è da oggi che mangiamo gli insetti senza saperlo: si trovano in forma di colorante o in piccolissimi frammenti in alimenti o bevande insospettabili.
Un esempio per tutti la cocciniglia, insetto parassita e infestante appartenente all'Ordine dei Rhynchota, usata per tinteggiare di rosso tanti prodotti, dai bitter agli yogurt, dai succhi d'arancia alle caramelle gommose colorate. Fino a qualche anno fa si ritrovava anche nell'Alchermes e nel Campari, poi è stata sostituita da coloranti vegetali. È una sostanza autorizzata, certo. Ed è indicata con una sigla (E120) o con il termine carminio, ma quanti sanno a cosa corrisponde? Da qui l'importanza dell'informazione e delle etichette chiare perché ciascuno, che sia sensibile ad allergeni o abbia fatto una scelta vegana sia libero di ingerire cosa vuole, sapendo bene di cosa si tratta. Il dibattito fra favorevoli e contrari è destinato a continuare.
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