franco tato

I 90 ANNI DI FRANCO TATÒ, L’UOMO CHE A MONDADORI HA LICENZIATO URBANO CAIRO: “BERLUSCONI ME LO CHIESE PERCHÉ CAIRO LAVORAVA PER SE STESSO INVECE CHE PER LA MONDADORI, INFATTI CON LA BUONUSCITA S’È FATTO LA SUA AZIENDA. NON ME L’HA MAI PERDONATO PERÒ - HO SEMPRE APPLICATO LA REGOLA DEL CANCELLIERE BISMARCK DEL “RIGORE COMPASSIONEVOLE”. NON SI RISANANO LE AZIENDE LICENZIANDO, MA ADEGUANDO LE RISORSE E AUMENTANDO LA PRODUTTIVITÀ - NEGLI STATI UNITI PER MANTENERMI HO FATTO IL LAVAPIATTI, HO PULITO LE SCALE E SERVITO A TAVOLA E IN OLIVETTI SONO ENTRATO COME OPERAIO – QUANDO HO CONOSCIUTO SONIA RAULE IO AVEVO 64 ANNI E LEI 30 DI MENO E…”

Giulia Cerasoli per “Chi”

GIULIA CERASOLI E FRANCO TATO

 

Un giorno, quando selezionavo il personale in Olivetti, mi si presentò una ragazza di una bellezza conturbante per un posto di segretaria. Appena entrata nel mio ufficio si sedette accavallando le gambe. Severo, le chiesi: “Bene, mi dica che cosa sa fare”. E lei: “ Perché, non si vede?”. Un’altra volta invece si presentò un super laureato in Fisica. Ottimi voti, grandi capacità, interessi... Pensai di aver selezionato un vero genio. Beh, finito il colloquio, il genio si alzò infilandosi direttamente nell’armadio, invece di uscire dalla porta dell’ufficio...».

 

Kaiser Franz (al secolo Franco Tatò) - uno dei top manager più famosi, filosofo, scrittore, germanista, celebre per aver risanato decine di aziende tra cui Olivetti, Mondadori, Enel, Enciclopedia Treccani e per aver licenziato, pur stimandolo, uno come Urbano Cairo - ha compiuto 90 anni (il 12 agosto) e si racconta. Al suo compleanno, con gli amici più cari e la sua famiglia, tutti raccolti nella masseria che possiede vicino a Fasano (Brindisi), in Puglia, ha voluto solo noi di “Chi”. E ha deciso di raccontarci particolari della sua vita da romanzo che non ha mai svelato a nessuno.

FRANCO TATO CON MARIOLINA CASTELLANETA

 

Domanda. Partiamo dall’inizio: l’infanzia.

Risposta. «Poverissima. Papà era un militare, mamma faceva la sarta. A casa non avevamo il telefono né il bagno. Papà era di Barletta e mamma di Lodi. Abitavamo a Torino, fare la spesa a volte per mia madre era un problema. Al posto della carne ci rifilava il sanguinaccio chiamandolo fegato sterilizzato. Ma da questa famiglia ho imparato che nella vita bisogna darsi da fare. Educazione sabauda».

 

D. E lei ha cominciato subito. È riuscito a laurearsi nelle migliori università con una sola borsa di studio e lavava i piatti per mantenersi.

FRANCO TATO

R. «Al Collegio Ghislieri di Pavia si entrava solo per concorso. Un orgoglio farne parte. Anche lo scrittore ed editore Gian Arturo Ferrari è fra gli ex alunni che incontro spesso. Negli Stati Uniti per mantenermi ho fatto il lavapiatti, ho pulito le scale e servito a tavola. Cose da cui ho imparato tanto, come quando sono entrato in Olivetti come operaio, nonostante la laurea in Filosofia e le borse di studio ad Harvard».

 

D. Poi ha fatto carriera. Ed è diventato anche un po’ cattivo. Talmente temuto come tagliatore di teste che è rimasta celebre la frase di Silvio Berlusconi, che in Mondadori confessò di camminare rasente i muri nel timore di incontrarla e che considerasse anche lui “un costo da abbattere”.

SONIA RAULE - FRANCO TATO E LA FIGLIA CAROLINA

R. «Non sono mai stato cattivo. Ho sempre applicato la regola del cancelliere Bismarck del “rigore compassionevole”. Non si risanano le aziende licenziando, ma adeguando le risorse e aumentando la produttività. A volte ho dovuto ridurre il personale, come all’Enel, ma non ho avuto un’ora di sciopero. Berlusconi però aveva ragione! In Mondadori il risanamento più veloce della mia vita».

 

D. A proposito di Mondadori: perché ha licenziato Urbano Cairo?

R. «Ho dovuto farlo anche se lo stimo. Berlusconi me lo ha chiesto perché Cairo lavorava per se stesso invece che per la Mondadori, infatti con la buonuscita s’è fatto la sua azienda. Non me l’ha mai perdonato però».

 

D. Chi licenzierebbe oggi?

R. «Un bel po’ di persone. Ma terrei di certo Mario Draghi. Ho sentito il dibattito al Senato dopo il suo discorso e mi sono vergognato».

 

D. Cambiamo argomento: Tatò e le donne.

FRANCO TATO

R. «Da ragazzo ero sfortunatissimo. Non mi sono mai sentito attraente. Non mi filava nessuno e non avevo nemmeno la disponibilità per far colpo. Poi la mia prima moglie si innamorò di me e lasciò il lavoro per seguirmi in giro per il mondo. Ancora adesso ci sentiamo spesso e ci vogliamo bene».

 

D. Da lei ha avuto due figli. Poi il matrimonio è finito.

R. «Mia moglie era giustamente stanca di seguirmi ovunque e superati i 60 anni mi prospettò una sorta di pensionamento anticipato. Per vivere in maniera più tranquilla. Di fronte alla prospettiva dei giardinetti o della crociera per pensionati benestanti ho reagito. Volevo continuare a lavorare, avevo altre sfide davanti e ancora molta energia da spendere per le aziende, mi sono ribellato al suo progetto, lo confesso».

FRANCO TATO CON LA SUA FAMIGLIA ALLARGATA

 

D. Poi ha conosciuto la sua seconda moglie, Sonia.

R. «Avevo 64 anni e Sonia 30 di meno. Ho dovuto superare barriere morali ed etiche molto impegnative, cambiare la mia vita. Ho capito che però non avrei potuto condurre una doppia vita (e lei non avrebbe mai accettato). Percepivo che era una cosa seria, un amore profondo. Quindi ho fatto la mia scelta. Sofferta, ma con una spinta travolgente».

franco tatò

 

D. Lei è un eterno primo della classe?

R. «Macché. Per un periodo della mia vita sono stato insicuro, con un’autostima traballante. Sono una persona modesta, senza esplosioni di autoritarismo. Ho scoperto solo lavorando di avere un talento da manager. A scuola studiavo tanto perché non ero mai sicuro di essere promosso».

 

D. Qual è la persona che l’ha influenzata maggiormente?

R. «Il mio allenatore di rugby, l’ingegner Ardizzone. Ci educava con il credo del rugbista: “Andare avanti, placcare l’avversario e sostenere il compagno”».

 

D. Carolina, la sua figlia ventenne, studia a Londra, ha una ciocca viola tra i capelli e lancerà una linea di pasti vegani. Che rapporto ha con lei?

R. «È la mia fotocopia. Serissima. Ha carattere e dedizione. Ha lavorato sodo a Londra e si è pure divertita. Parliamo molto. Una ragazza matura».

berlusconi franco tatò a telecamere

 

D. È vero che a 90 anni si è scoperto poeta?

R. «Su consiglio dell’analista, entusiasta dei miei versi, ho cominciato a scrivere poesie. Ho scritto quattro saggi tra Economia e Filosofia, ma ho scoperto che la poesia letta ad alta voce nel cielo della Puglia aiuta a vivere».

franco tato

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...