1. ALTRO CHE ''VEDERE L'EFFETTO CHE FA'': DIETRO L'AGGHIACCIANTE OMICIDIO DI LUCA VARANI CI SAREBBE IL SUO RIFIUTO DI PRATICARE SESSO A TRE PER 120 EURO, CHIEDENDONE DI PIÙ
2. NON SOLO COCAINA: GLI AMICI DICONO CHE I DUE USAVANO MOLTA GHB, LA DROGA-STUPRO PIÙ AMATA DALLA COMUNITÀ GAYA DI ROMA E MILANO, CHE PERMETTE DI ''CAVALCARE'' PER ORE
3. CHI È MARCO PRATO: EX ADOLESCENTE SOVRAPPESO E BULLIZZATO PER LA SUA OMOSESSUALITÀ, SI ERA RIFATTO L'IMMAGINE, E C'È CHI DICE ANCHE I CAPELLI, TANTO DA ESSERE SOPRANNOMINATO 'LA LESBICA CON LA PARRUCCA'. TRE TENTATI SUICIDI ALLE SPALLE
4. LUI E MANUEL FOFFO ERANO COMPAGNI DI GIOCHI ESTREMI: BORGHESI, RICCHI, PROTETTI DALLE FAMIGLIE CHE LI RIEMPIVANO DI SOLDI, BRUCIATI IN ESCORT E FESTINI VIA GRINDR
5. VOLEVA DIVENTARE FAMOSO A TUTTI I COSTI, TANTO DA FINGERE UN FLIRT CON FLAVIA VENTO 
6. NEI GIORNI DEL FESTINO C’ERANO ALTRI DUE GIOVANI, ALEX DELLA TIBURTINA E TALE GIACOMO 

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Alberto Dandolo per Dagospia

 

Nella Romanella frociona e godona Marco Prato era noto come “la lesbica con la parrucca”. Eh si! Uno dei due protagonisti dell' (apparentemente) insensato delitto di Luca Varani, era assai noto nella Roma gaya e benestante. Tutti lo ricordano per il suo carattere molto vivace ma anche per i suoi bizzarri cappelli ai i quali, solo poco tempo fa, aveva sostituito un parrucchino (o trapianto?) degno dell'ultimo modello sfoggiato a “Ballando” dal mitologico Sandro Mayer!

 

Un ciuffo posticcio che Marco “indossava” con spavalderia e fierezza e dal quale non si separava mai, nemmeno durante le sue folli notti etiliche e drogherecce.

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Prato, che gli amici dicono si sentisse la reincarnazione della cantante francese Dalidà, era uno della Roma bene. Viziatissimo dai genitori, un'adolescenza al liceo romano Giulio Cesare sovrappeso e bullizzato per la sua omosessualità, negli ultimi anni era diventato fico, popolare e palestrato, una classica storia di rivalsa contro gli ''haters'' di una volta.

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Col soldo facile in tasca e soprattutto con una smania d'apparire che rasentava l'ossessione. Come quando concordo' con Flavia Vento un fidanzamento fatto apposta per i paparazzi. Marco voleva uscire sui giornali, voleva essere famoso. E chissenefrega se tutti sapevano che era gay! Preferiva farsi fotografare fuori dai ristorantini di Roma Nord con la Vento piuttosto che rimanere anonimo.

 

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A Prato piacevano assai le “notti sbagliate”. Quelle in cui all'alcol e al sesso si univano abbondanti dosi di coca e di GHB. Quest'ultima è la droga “frocia” che in questo periodo va per la maggiore tra l'upper-class gaya meneghina e capitolina. E' meglio nota come la droga dello stupro, che ti permette di “cavalcare” per ore, manco ti fossi iniettato in vena una dose massiccia di viagra liquido!

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Ma a Marco pare piacesse anche “basare”. La coca, dicono persone a lui vicine, se la fumava ... ma amava farlo solo in compagnia. In particolare di giovani escort che raccattava sulla chat porcina Grindr e sui siti frocioni PlanetRomeo e PianetaEscort.

A lui l'amore mercenario piaceva assai e pagava profumatamente anche solo per attuare giochi di ruolo estremi.

 

Uno dei suoi amici più cari ha dichiarato a Dagospia che Prato aveva già tentato il suicidio almeno altre tre volte. Ma sempre per “futili motivi”. Per un amore finito, una “basata” troppo aggressiva e per il rapporto conflittuale che aveva con uno dei due genitori. Ma di morire non gli era mai riuscito.

luca varani luca varani

 

Marco da alcuni gay romani era considerato anche una specie di “stalker”. Una sua “preda” (un ragazzo di ottima famiglia di nome Fabrizio) ci ha confessato che ha dovuto bloccare ogni comunicazione con lui. Marco era compulsivo nelle richieste di sesso e incontri. Ma sempre lucido, presente a se stesso e con un ego smisurato.

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E Manuel Foffo era il “complice” perfetto. Il compagno di giochi e giochini ideale. Bello, borghese, ricco, con una doppia vita. Una mente fragile, facile da plasmare e dirigere. L'amichetto con cui si può decidere di arrivare a viversi il “limite”, oltrepassare i confini della lucidità, gestendo le fila di un rapporto folle e assassino.

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Ma in queste ultimissime ore persone molto vicine a Prato avanzano un'altra ipotesi. Pare che il delitto possa avere un movente. Stupido. Ma un movente. I due ragazzi non volevano “giocare ad uccidere” –per vedere l'effetto che fa – il povero Luca Varani. No. La vittima avrebbe rifiutato di praticare sesso a tre per 120 euro, la cifra pattuita, chiedendone molti di più. A questo punto avrebbe avuto inizio un gioco punitivo sfociato in un omicidio agghiacciante.

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2. NEI GIORNI DEL FESTINO C’ERANO ALTRI DUE GIOVANI, ALEX DELLA TIBURTINA E TALE GIACOMO - I DETTAGLI AGGHIACCIANTI DEL RACCONTO: «POI ABBIAMO DORMITO COL CADAVERE»

di Rinaldo Frignani per Corriere.it

Torturato dalla notte di giovedì, poi ucciso la mattina del giorno successivo, con una coltellata al cuore. Il colpo di grazia per Luca Varani. Ma prima, per assicurarsi che non gridasse richiamando magari l’attenzione dei vicini, secondo chi indaga, gli avrebbero reciso le corde vocali. Quando i carabinieri sono entrati nell’appartamento di Manuel Foffo al Collatino, nella serata di sabato, la lama era ancora conficcata nel petto del ragazzo di 23 anni attirato in una trappola dall’amico del padrone di casa, Marc Prato, organizzatore di eventi gay.

luca varani luca varani

 

Ora dopo ora gli investigatori del Reparto operativo stanno ricostruendo i momenti da incubo vissuti dal giovane massacrato dalla coppia di ragazzi che, annebbiati dall’alcol e dalla cocaina — avrebbero speso 1.800 euro in droga —, volevano (ed è questa la convinzione di chi indaga) uccidere qualcuno a tutti i costi.

 

«Per vedere che effetto fa», avrebbe detto Foffo aggiungendo: «Anche in passato avevo avuto un momento in cui avevo l’intenzione di far del male a qualcuno. Non so come questa idea sia maturata tra me e me». E mercoledì toccherà a Marc Prato essere sottoposto all’interrogatorio di garanzia nel carcere di Regina Coeli, dove è detenuto.

 

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Secondo il verbale reso dal padrone di casa, la droga sarebbe stata portata da Marc Prato, che più volte avrebbe chiamato uno spacciatore per rifornirsi. Dai primi responsi dell’autopsia è emerso che Varani è stato seviziato a lungo, dopo essere stato tramortito con un martello. Decine di ferite, da punta e taglio, hanno devastato il volto e il collo. Dettagli di una mattanza che martedì saranno analizzati dal gip nell’udienza di convalida del fermo di Foffo e Prato, accusati di concorso in omicidio premeditato aggravato dalla crudeltà. In aula verrà ripercorso quanto è accaduto da mercoledì, quando i due universitari — ora a Regina Coeli — hanno organizzato il loro festino.

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Giovedì poi sono usciti in macchina per fare un giro, forse per cercare una vittima da sacrificare, fino a quando la scelta è caduta su Varani, che Prato già conosceva negli ambienti dei locali notturni. Quest’ultimo avrebbe telefonato al ragazzo proponendogli 100 euro per un incontro sessuale nell’appartamento di via Igino Giordani e la vittima avrebbe accettato. «Ricordo — mette a verbale Foffo — che il 4 marzo Marco ha mandato un messaggio WhatsApp a Luca. Quando è arrivato c’è stato quasi un tacito accordo tra me e Marco: gli abbiamo offerto alcol nel quale aveva versato Alcover. Poi Luca ha sofferto tanto».

   

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Stordito con il farmaco narcotizzante e con un colpo alla testa, il ventenne è così finito, nudo, in balìa dei due. Una ricostruzione da brividi che oggi il prosieguo dell’autopsia dovrebbe confermare. Ucciso Varani, Foffo e Prato hanno ripulito la scena del delitto — il pavimento della camera da letto e il bagno —, fatto sparire gli abiti della vittima e il suo telefonino. «Poi abbiamo passato la giornata e dormito con il morto in casa», avrebbe raccontato il proprietario dell’appartamento.

 

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«Non abbiamo mai mangiato — ha continuato a raccontare Foffo —. Ho conosciuto Marc a Capodanno, lui è gay, io sono eterosessuale. Abbiamo avuto un rapporto e lui aveva un video così ho temuto che potesse ricattarmi e ho continuato a vederlo». Dopo il festino a due, da mercoledì a venerdì mattina, nell’appartamento di Foffo arriva Varani. «Marco mi ha detto che si prostituiva, fra noi c’è stato quasi un tacito accordo. Mentre noi siamo rimasti vestiti, Luca si è denudato e poi ha bevuto quello che gli avevamo offerto. Poi è andato in bagno e si è sentito male. Marco lo ha aggredito e gli ha detto che sia io sia lui avevamo scelto che doveva morire. Ho preso io il martello e forse anche i due coltelli. Luca non è mai riuscito a resistere alle nostre violenze».

 

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A colpire Varani al cuore — secondo Foffo — sarebbe stato Prato. Dopo la morte del giovane e dopo aver tentato di ripulire tutto, i due sono usciti di nuovo in macchina. Hanno buttato gli abiti e il cellulare della vittima in un cassonetto in via Magna Grecia. Forse volevano sbarazzarsi del cadavere, invece hanno continuato a girare e bere per un paio di locali, fino a quando Prato si è rifugiato all’hotel San Giusto, vicino a piazza Bologna, dove abita il padre, tentando il suicidio con una maxi dose di tranquillante acquistato dal complice che invece è tornato a casa.

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Ma proprio sul telefonino c’è un giallo. «Alle 9.30 di venerdì mattina — racconta Marta Gaia Sebastiani, fidanzata della vittima, ascoltata ieri dai carabinieri — dal cellulare di Luca mi è arrivato un sms. “Ti chiamo più tardi”, c’era scritto». Ma a quell’ora, secondo il medico legale, Varani era già morto. A rispondere alla ragazza sarebbe stato uno dei killer.

 

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«Cercavo Luca da giovedì sera — dice ancora Marta —, avevamo passato il pomeriggio insieme, era venuto ad assistere al mio allenamento a pallavolo. Gli ho telefonato tante volte, ma il cellulare suonava a vuoto. Poi sabato mattina era irraggiungibile». «Luca non era un drogato, ci teneva al fisico — ricorda ancora la giovane fra i singhiozzi —, era geloso di me e io molto possessiva. Stavamo insieme da 9 anni. Lui aveva le sue amicizie, io le mie, che fra l’altro mal si sopportano. Era un amicone, ma non frequentava giri strani. Adesso — conclude — spero solo che queste bestie restino in carcere e non escano più».

 

marco prato con flavia vento e nadia bengala marco prato con flavia vento e nadia bengala

Intanto l’avvocato di Foffo, Michele Andreano, chiederà mercoledì al gip di disporre una perizia psichiatrica per verificare se al momento dell’assassinio i due indagati fossero in grado di intendere e di volere. «Se ha assunto quantitativi di cocaina di quel livello e hanno bevuto superalcolici per due giorni ininterrottamente - ha detto il penalista a Effetto Giorno su Radio 24 - si capisce che gli effetti sono devastanti, per cui dovremmo, anche per dovere difensivo, valutare se in quel momento erano in grado di intendere e di volere».

 

«Noi certamente dovremo esplorare tutte le possibilità - ha aggiunto Andreano - e quindi la prima cosa che chiederemo è una perizia psichiatrica, oltre agli esami tossicologici. Depositerò la richiesta di incidente probatorio in questo senso, con la massima lealtà e anche tenendo presente il dolore della famiglia del povero ragazzo che è stato ucciso. Se ci sono le condizioni scientifiche per dimostrare che in quel momento Foffo non era in grado di intendere e di volere è chiaro che abbiamo il dovere di verificarlo».

LUCA VARANI LUCA VARANI

 

 

Dalle dichiarazioni rese dallo studente del Collatino emerge anche che a casa sua nei giorni del festino c’erano altri due giovani, Alex della Tiburtina e tale Giacomo. Prima di Luca Varani, Manuel Foffo e Marco Prato hanno infatti avuto incontri con questi due ragazzi nell’appartamento di via Giordani. «Io e Marco abbiamo deciso - racconta infatti Foffo al pm - di trascorrere del tempo insieme da mercoledì scorso nel mio appartamento ma non siamo stati sempre soli. Ricordo che è venuto un mio amico di nome Alex che avevo conosciuto mesi fa in una pizzeria sulla Tiburtina».

flavia vento marco prato flavia vento marco prato

 

 L’universitario precisa, inoltre, che quando Alex «è venuto a casa eravamo sotto l’effetto della cocaina ma mantenevamo la lucidità . Aggiungo che è stato presso casa mia anche un certo Giacomo, altro mio amico. Quando invece è arrivato Luca, sia io che Marco eravamo molto provati dall’uso prolungato di cocaina, e quindi non più lucidi».

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E sempre Foffo, visto che Prato non è stato ancora interrogato, ha detto ancora: «In passato avevo avuto un momento in cui avevo l’intenzione di far del male a qualcuno. Non so come questa idea è maturata tra me e me». «Anche se ho avuto questo pensiero in passato, lo stesso è rimasto tale e non ho mai pensato che potesse concretizzarsi. Non mi ritengo capace di aver fatto quello che ho fatto», ha aggiunto davanti al pm e ai carabinieri.

 

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Prima di uccidere Varani, Foffo ha rivelato al magistrato di aver fatto un giro in macchina assieme all’amico Marco Prato alla ricerca di una persona da colpire: «Quando eravamo in macchina non abbiamo portato a termine la nostra intenzione di fare male a una persona perché non abbiamo trovato nessuno. Lo avremmo forse fatto se avessimo trovato quella persona. Non ricordo quanto tempo girammo in macchina - ha fatto mettere a verbale Foffo - ma so che non abbiamo fatto uso di cocaina durante la nostra uscita. Non ricordo cosa abbiamo fatto o se abbiamo incontrato qualcuno».

 

 

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