bergoglio sinodo vescovi papa francesco

BASTA OMERTÀ! - SE IN TANTI PAESI ESISTE L'OBBLIGO DI DENUNCIA DA PARTE DEI VESCOVI DEGLI ABUSI COMMESSI DA ECCLESIASTICI, IN ITALIA GLI ALTI PRELATI SONO SOLO MORALMENTE IMPEGNATI A COLLABORARE - ANCORA NEL 2012 LA CEI AFFERMAVA DI ESSERE ESONERATA DALL'OBBLIGO DI DEPORRE IN UN TRIBUNALE ITALIANO O DI ESIBIRE AGLI INQUIRENTI ITALIANI DOCUMENTI IN MERITO A QUANTO CONOSCIUTO O DETENUTO PER RAGIONI DEL PROPRIO MINISTERO…

Franca Giansoldati per “il Messaggero”

vescovi a messa

 

Trasparenza e collaborazione: sono le due chiavi per capire il nucleo della decisione storica del Papa. Si tratta di una mossa che va a modificare l'ordinamento canonico sul segreto pontificio per rendere più efficace la lotta alla pedofilia e alla violenza. Il che significa che se la legge civile di uno Stato prevede l'obbligo di denuncia da parte del vescovo, nessuno potrà trincerarsi più dietro il segreto pontificio e non potrà più insabbiare i casi negando a chi la chiede la lettura di documenti contenuti negli archivi necessari a fare luce sul caso di molestie.

 

PROSPETTIVA

PRETI E PEDOFILIA

È come se il Papa avesse predisposto una sorta di cinghia di trasmissione tra le autorità civili e quelle ecclesiastiche per abbattere i muri di gomma del passato, facendo salvo solo il segreto della confessione, che resta inalterato. I canonisti spiegano che il Papa ha voluto sostituire l'atteggiamento di diffidenza e di difesa nei confronti degli ordinamenti statali con un atteggiamento nuovo, di sana collaborazione. Ma riguardo a queste inchieste cosa accade oggi in Italia? Se in tanti Paesi esiste l'obbligo di denuncia da parte dei vescovi degli abusi commessi da ecclesiastici, in Italia i vescovi sono solo moralmente impegnati a collaborare.

 

SINODO DEI VESCOVI

Ancora nel 2012 la Cei in un vecchio documento intitolato «Linee guida per i casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici» affermava di essere esonerata dall'obbligo di deporre in un tribunale italiano o di esibire agli inquirenti italiani documenti in merito a quanto conosciuto o detenuto per ragioni del proprio ministero, e di non avere l'obbligo giuridico di denunciare all'autorità giudiziaria le notizie ottenute in confessionale in merito ad abusi sessuali da parte del clero.

 

La questione da un punto di vista strettamente giuridico si basa sul quarto comma dell'articolo 4 del Concordato del 1984, e sugli articoli 200, 25 e 331 del Codice di Procedura Penale italiano: di fatto ogni vescovo può rifiutarsi di testimoniare in un processo penale così come ogni sacerdote può farlo appellandosi al segreto derivante dal proprio ministero.

 

PRETE PEDOFILO

Sul tema della pedofilia, a parte rari interventi da parte del mondo politico, nessun partito si è mai fatto seriamente carico di cambiare le disposizioni in materia e avviare un percorso in grado di portare ad una revisione pattizia dell'articolo 4. In Italia, due anni fa, il deputato grillino Matteo Mantero aveva presentato in Parlamento una interrogazione per sapere quali fossero gli elementi statistici «sui procedimenti, definiti e ancora pendenti, nelle procure della Repubblica per reati sessuali contro minori, che vedono indagati o imputati ministri di culto».

 

PATTI LATERANENSI

Inoltre chiedeva quali iniziative intendesse assumere il Governo dell'epoca «nell'ambito dei rapporti bilaterali con la Santa Sede, per promuovere il rafforzamento dello scambio di informazioni ovvero per introdurre strumenti di cooperazione finalizzati alla prevenzione e repressione dei reati di molestie e abusi sessuali perpetrati da ministri di culto in Italia».

PRETI E PEDOFILIA

 

La Cei, che tra tutte le conferenze episcopali italiane in materia di lotta agli abusi è sempre stata il fanalino di coda dell'Europa, non ha mai pubblicato nessuna statistica e, ancora oggi, alle conferenze stampa, ai giornalisti risponde infastidita che i numeri sono bassi, i più bassi d'Europa. Quanto siano bassi, però, non è dato sapere, così come è impossibile conoscere che fine abbiano fatto i preti pedofili processati dai tribunali ecclesiastici. A questo si aggiunge che ci sono diocesi come Milano, Napoli, Genova, Lecce, Savona sulle quali pendono pesanti sospetti di insabbiamenti e gestioni poco trasparenti di casi di abusi.

 

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."