IL NUMERO DEI MORTI SALE A 135 E I FERITI SONO 5MILA. L’ARIA NELLA CITTÀ E TOSSICA E CI SONO 300MILA SFOLLATI, CON DANNI MATERIALI DI TRE MILIARDI DI DOLLARI – ATTENTATO, ATTACCO O INCIDENTE? LE ACCUSE AI DIRIGENTI DEL PORTO SULLO STOCK DI NITRATO D’AMMONIO, LA TEMPISTICA E I DUBBI SUL FUMO: IL COLOR MATTONE POTREBBE INDICARE LA PRESENZA DI SODIO E LITIO, UTILIZZATO PER I RAZZI DA GUERRA. DI HEZBOLLAH?– VIDEO

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1 – Beirut: 135 morti e 5mila feriti. L'Ue attiva la protezione civile

Da www.ansa.it

 

esplosione al porto di beirut esplosione al porto di beirut

E' salito ad almeno 135 il numero delle vittime per le esplosioni a Beirut. Lo rende noto il canale all news libanese Al Manar TV, che ha citato il governo. I feriti sono circa 5.000. Decine di persone continuano a risultare disperse.

 

Il ministro della salute libanese Hamad Hasan consiglia a chiunque possa di andare via da Beirut, devastata da due potenti esplosioni. Hasan - citato dai media locali - afferma infatti che materiali pericolosi sprigionatisi nell'aria dopo le deflagrazioni potrebbero avere effetti a lungo termine mortali. Le squadre di soccorso cercano i dispersi.

 

per le strade di beirut per le strade di beirut

Oltre 300 mila persone sono rimaste senza casa, ha detto il governatore della città precisando che, secondo una prima stima, i danni materiali ammontano a oltre tre miliardi di dollari. Lo scoppio ha causato gravi danni in circa la metà del territorio cittadino.

 

"La Ue ha attivato il meccanismo di protezione civile in seguito alla richiesta delle autorità libanesi, e coordinerà l'invio urgente di 100 pompieri altamente qualificati, con veicoli, cani ed attrezzature specializzati nella ricerca e salvataggio in zone urbane.

 

beirut il giorno dopo l'esplosione 3 beirut il giorno dopo l'esplosione 3

Lavoreranno con le autorità libanesi per salvare vite", ha annunciato il commissario alla gestione delle crisi, Janez Lenarcic. "La Ue è pronta a fornire assistenza e sostegno. Siate forti": così in un tweet il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Anche l'alto rappresentante della politica estera, Josep Borrell, esprime "piena solidarietà e sostegno totale alle famiglie delle vittime, al popolo e alle autorità libanesi".

 

"Preghiamo per le vittime e per i loro familiari, e preghiamo per il Libano, perché con l'impegno di tutte le sue componenti sociali politiche e religiose possa affrontare questo momento così tragico e doloroso, e con l'aiuto della comunità internazionale superare la grave crisi che sta attraversando", ha detto il Papa nell'udienza generale.

 

beirut il giorno dopo l'esplosione 1 beirut il giorno dopo l'esplosione 1

È "un appello agli Stati del mondo" quello che il card. Bechara Boutros Rai, patriarca d'Antiochia e di tutto l'Oriente, presidente dell'Assemblea dei patriarchi e vescovi cattolici del Libano, lancia all'indomani della "misteriosa esplosione" che ha squarciato la capitale Beirut. "Beirut è una città devastata - scrive il cardinale nel suo appello inviato al Sir - è una catastrofe". Il patriarca maronita parla di "una scena di guerra senza guerra". Il cardinale libanese si rivolge a tutti gli Stati del mondo "per fornire aiuti immediati necessari a salvare la città di Beirut".

 

Mattarella ha inviato al Presidente della Repubblica Libanese, Michel Aoun, un messaggio: "Ci stringiamo con affetto all'amico popolo Libanese. Il nostro pensiero va alle numerosissime vittime della tragedia e alle loro famiglie, mentre con viva speranza auguriamo ai feriti una pronta e completa guarigione".

il deposito esploso a beirut il deposito esploso a beirut

 

Dirigenti militari Usa pensano che l'esplosione a Beirut sia stata un attacco, una bomba di qualche tipo: lo ha detto il presidente americano Donald Trump. "Ho incontrato i nostri generali e sembra che non sia un incidente industriale. Sembra, secondo loro, che sia un attentato, una bomba di qualche tipo", ha spiegato Trump aggiungendo che gli Usa aiuteranno il Libano.

ESPLOSIONE A BEIRUT

 

2 – L'IPOTESI DEL DEPOSITO DI ESPLOSIVI E IL PENTAGONO SMENTISCE TRUMP

Marco Ventura per “il Messaggero”

 

beirut il giorno dopo l'esplosione beirut il giorno dopo l'esplosione

Incidente, attentato o addirittura raid aereo. La violenza e complessità della situazione libanese e mediorientale scatena la caccia alla verità, la ridda delle ipotesi, persino il botta e risposta a distanza tra il presidente Trump che parla di «qualche tipo di bomba» e il Pentagono che in forma anonima esclude seccamente «un attacco terroristico». I vertici libanesi accreditano la tesi dell' incidente e mettono agli arresti domiciliari, con le guardie sulla porta di casa, tutti i dirigenti dell' area portuale.

 

L' EX PREMIER

si cercano superstiti a beirut si cercano superstiti a beirut

Ma l' ex premier Saad Hariri, dimissionario dopo le proteste di piazza e in disgrazia presso israeliani e sauditi per aver legittimato Hezbollah e Hamas, alimenta invece la dietrologia della pista dolosa facendo chiedere al partito sunnita un' indagine internazionale per «rendere giustizia a Beirut e ai suoi cittadini».

 

Hariri lo definisce «l' assassinio di Beirut» e aggiunge che «i libanesi sanno a chi mi riferisco». Il patriarca maronita, cardinale Beshara al Rai, usa la formula «misteriosa esplosione». E non mancano presunti testimoni che riferiscono di rombi di jet a ridosso dell' evento, quasi ad avvalorare lo scenario del raid aereo.

feriti a beirut feriti a beirut

 

La realtà è che negli ultimi giorni gli israeliani avevano colpito obiettivi hezbollah a Damasco e nel Golan, e il Partito di Dio di rimbalzo aveva minacciato ritorsioni. Ma sia Hezbollah che Israele smentiscono ricostruzioni di questo tipo. «Anche se fosse un incidente, non dobbiamo trattarlo come tale, quanto meno per prudenza», dice a Formiche.it il generale Marco Bertolini, già capo del Comando operativo vertice interforze e della Folgore. L' esplosione di martedì «va trattata come una novità operativa che si è venuta a frapporre nella situazione attuale».

 

LA SITUAZIONE

LIBANO - ESPLOSIONE A BEIRUT LIBANO - ESPLOSIONE A BEIRUT

Una situazione già esplosiva di per sé, con il potere d' acquisto di un salario da 500 dollari ridotto a 75 dollari e una crisi economico-finanziaria che è anche politica, il giorno prima si era dimesso il ministro degli esteri e ieri è stato rinviato il verdetto del giurì internazionale dell' Onu sulle responsabilità di 4 hezbollah nell' attentato di quindici anni fa che uccise il leader e padre di Saad, Rafik Hariri, insieme ad altre 21 persone.

 

Poi ci sono i dubbi degli esplosivisti sui colori e le strane configurazioni e i possibili ingredienti della deflagrazione. L' esperto Danilo Coppe fra gli altri: «Non credo assolutamente all' esplosione di 2700 tonnellate di nitrato di ammonio. Credo sia stato un deposito di armamenti ad alto potenziale. Il nitrato di ammonio, poi, da solo non fa quasi nulla, bisogna che sia catalizzato con qualche altra sostanza».

LIBANO - ESPLOSIONE A BEIRUT LIBANO - ESPLOSIONE A BEIRUT

 

Tutto quel nitrato d' ammonio significherebbe cento container, ma in quel caso «ci sarebbe stata un' esplosione simultanea aggiunge Coppe e avremmo avuto un fumo giallo chiaro, mentre era color mattone tendente al rosso, colori che indicano più chiaramente la presenza di litio e in parte di sodio. E il litio sotto forma metallica è utilizzato per esempio come propellente per i razzi di guerra, i missili militari».

ESPLOSIONE A BEIRUT

 

LE RIPRESE

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In un film amatoriale si sente un padre di famiglia che vedendo alla finestra il fungo grida Oh my God, oh my God! e passano 10-12 secondi prima che arrivi l' onda d' urto che ferisce la donna accanto a lui. Coppe calcola che la distanza dev' essere stata di 4 chilometri e la devastazione prodotta comporta uno spostamento d' aria di 5-6 kilopascal. «Bastavano quindi 8-10 tonnellate di esplosivo ad alto potenziale».

 

Non 2700. Roland Alford, un esperto britannico, spiega che la deflagrazione di Beirut «è calcolata per la sua potenza sotto quella nucleare ma sopra qualsiasi bomba convenzionale ed è probabilmente la più grande esplosione non-nucleare di tutti i tempi, tanto da creare l' effetto fungo».

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Anthony May, esperto dell' agenzia americana Atf: «L' onda d' urto generata è equivalente a un piccolo dispositivo nucleare». Resta il mistero su quello stock sequestrato a una nave moldava per troppi anni, e mai smaltito. E la sensazione, che per gli israeliani è certezza, che vi fossero nel porto magazzini d' armi di Hezbollah.

 

ESPLOSIONE A BEIRUT

3 – «È UNA STRAGE DI STATO» PUNTO DI NON RITORNO A BEIRUT

Pasquale Porciello per “il Manifesto”

 

Martedì 4 agosto, ore 18:08. Una prima esplosione. Pochi istanti. Un' altra. Un' onda d' urto spaventosa, avvertita fino in Siria, a Cipro, a 200km. Un deposito contenente 2750 tonnellate di nitrato di ammonio stoccate dal 2014 nel capannone 12 al porto di Beirut, dopo il sequestro nel 2013 della nave moldava Rhosus, saltato in aria in circostanze ancora da definire.

 

Badri Daher, direttore dell' ufficio doganale, ha dichiarato che il deposito di nitrato non era sotto la sua responsabilità, ma sotto quella di Hassan Koraytem, capo del porto e direttamente sottomesso al ministero dei Trasporti e dei lavori pubblici. Daher ha aggiunto che dal 2014 a oggi abbiamo allertato sei volte la magistratura, che non è intervenuta».

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Dal canto suo Koraytem si è mostrato sorpreso che «non ci si sia sbarazzati del materiale nonostante la corrispondenza tra magistratura e dogana. (...) Noi abbiamo seguito le istruzioni dei magistrati. Ci hanno chiesto da poco, dopo anni, di colmare una fessura nella porta del capannone per evitare un possibile deterioramento e noi lo abbiamo fatto».

 

IL GIORNO DOPO L' ESPLOSIONE che ha devastato Beirut le strade sono affollate di volontari, di gente che, ancora in stato confusionale, comincia a rimuovere vetri e detriti, che sono ovunque.

 

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Le auto parcheggiate hanno le lamiere ammaccate e i vetri frantumati, come dopo un incidente. Si calcola sommariamente che siano 300mila gli sfollati, ma i danni sono incalcolabili. La croce rossa ha istallato delle tende per i primi soccorsi. Le operazioni sono andate avanti instancabilmente da martedì sera. Si estraggono ancora persone dalle macerie e si spera siano vive, ma sono ancora molti i dispersi.

 

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L' aria è irrespirabile. «Ho sentito un primo boato forte e mi so Koraytem, capo del porto no affacciata alla finestra per capire cosa stesse succedendo. Pochi secondi e ne ho sentito un altro violentissimo e sono stata sbalzata all' indietro sul letto. Poi silenzio. Mi sono ripresa e mi sono pulita dai detriti. Ho visto che la porta era scardinata. La mia vicina di casa sanguinava. A quel punto ho sentito grida dalla strada, sirene di ambulanze.

 

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Ho guardato fuori dalla finestra e c' erano detriti ovunque, vetri rotti, auto sfasciate», racconta con la voce tremante Gabriella, cooperante italiana in Libano. «Ho pensato che si trattasse di un attentato. Ho provato a chiamare qualcuno, ma la linea era staccata. È stato un incubo. Sono viva per miracolo».

 

CHRIS IBRAHIM, al momento dell' esplosione a Ashrafieh, un paio di km dal porto, racconta: «Eravamo in auto, in direzione mare. Ho sentito una prima esplosione e ho visto davanti a me una nube di fumo. Qualche istante e c' è stato un rumore come di risucchio e subito dopo un' altra esplosione, questa volta fortissima. Poi un momento di silenzio ed è cominciata una pioggia di metallo e vetro. Abbiamo invertito la rotta e siamo scappati in direzione opposta».

ESPLOSIONE A BEIRUT

esplosione al porto di beirut esplosione al porto di beirut

 

La Croce Rossa Libanese parla di circa 140 morti, 5mila feriti e decine di dispersi. Numeri provvisori che continuano a salire. La situazione negli ospedali ancora attivi è disastrosa. I feriti lievi vengono mandati via senza essere medicati: non c' è tempo, spazio, modo. A un paio di km in linea d' aria dal porto, l' ospedale Saint George a Geitawe è stato evacuato. Nell' esplosione sono morte 12 persone. Nelle vicinanze, l' Ospedale Libanese «non è più funzionale» dichiara il direttore Pierre Yared. Anch' esso è stato evacuato e i pazienti sono stati trasferiti. Altri presìdi hanno subito meno danni materiali, ma accetteranno nei prossimi giorni solo pazienti gravi.

 

IL SISTEMA SANITARIO LIBANESE è in gran parte privato, in seguito alle politiche neo -liberiste degli ultimi decenni. La crisi economica ha costretto nei mesi passati molti degli ospedali privati o a chiudere o a ridurre le prestazioni, a causa dei mancati finanzia menti statali. Il servizio sanitario pubblico, già provato dalla crisi, dalla mancanza di elettricità - che aveva già costretto il Rafiq Hariri a chiudere 2 delle sue 6 sale operatorie -, era già prossimo al collasso per l' emergenza covid. Il Libano è formalmente in un nuovo lockdown dal 30 luglio fino al 10 agosto. E ieri sera il ministero della Salute ha confermato negli ultimi due giorni 355 nuovi casi e 3 morti.

 

ALLA FORTISSIMA CRISI economi ca, sociale, sanitaria si deve aggiungere una crisi alimentare che si stima colpirà più della metà della popolazione entro la fine dell' anno. Negli ultimi mesi la moneta ha subito una svalutazione dell' 80%. Il Paese dei Cedri risente inoltre dell' influenza della crisi siriana e della continua situazione di instabilità a sud con Israele.

esplosione al porto di beirut. 6 esplosione al porto di beirut. 6

 

È stata giornata di lutto nazionale quella di ieri. Il presidente della Repubblica Aoun ha di chiarato lo stato di emergenza per 2 settimane alla fine di un consiglio straordinario nel quale ha inoltre confermato la volontà espressa dal premier in visita al porto martedì di «punire duramente i responsabili». E a tale proposito il governo ha messo agli arresti domiciliari tutti gli ufficiali coinvolti nell' operazione di stoccaggio e guardia del capannone 12 dal 2014 a oggi.

 

I COMMENTI SUI SOCIAL vanno in una sola direzione: la responsabilità è dello stato! R.K. riassume così un sentimento diffuso: «Non mi importa cosa ci fosse nel deposito, armi, fuochi d' artificio, materiale chimico. Tutto ciò mostra solo una cosa: un governo inetto che non mi rappresenta in nessun modo. Chiunque parteggia ancora per questo o quel politico dovrebbe solo chiudere la bocca. Questo circo deve finire!».

il presidente libanese michel aoun consiglio di difesa libano il presidente libanese michel aoun consiglio di difesa libano

 

esplosione al porto di beirut 4 esplosione al porto di beirut 4 esplosione al porto di beirut 5 esplosione al porto di beirut 5 feriti dopo l'esplosione al porto di beirut feriti dopo l'esplosione al porto di beirut

Si ha la sensazione che questa esplosione abbia segnato un punto di non ritorno e che presto, quando lo shock sarà passato, il circo dovrà in qualche modo finire e il popolo libanese pretenderà di farsi restituire la dignità che merita.

palazzi distrutti dall'esplosione al porto di beirut palazzi distrutti dall'esplosione al porto di beirut

 

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