luigi nerini funivia stresa mottarone

BIANCO E NERINI - IL PROPRIETARIO DELLA SOCIETÀ FERROVIE DEL MOTTARONE VIENE DESCRITTO DA CHI NON LO AMA COME IL CLASSICO IMPRENDITORE “PRENDI I SOLDI E SCAPPA”: LA CONCESSIONE ERA GARANTITA FINO AL 2028, CON 450MILA DI GUADAGNO E 130 MILA DI SOVVENZIONE DAL COMUNE – L’EX CONSIGLIERE COMUNALE DI STRESA, PIETRO VALLANZASCA: “SIAMO DAVVERO SICURI CHE QUESTA STORIA DEL FORCHETTONE PER DISATTIVARE IL FRENO PER EVITARE PROBLEMI, SIA STATA LA FOLLIA DI UNA DOMENICA DI SOLE? MAGARI LO FACEVA SEMPRE, PER LUCRARE SUI TURISTI”

Fabio Poletti per “La Stampa”

 

FUNIVIA DEL MOTTARONE - LUIGI NERINI

La differenza tra un benefattore e uno squalo passa attraverso un forchettone di troppo e quattordici morti che fa pena pure contarli. Luigi Gigi Nerini, 56 anni, il suv nero in cortile, il villone che vorrebbe essere un castello, era tutto questo. Nel bene e nel male. Nel male per quello che ha provocato. Nel bene di chi lavorava per lui alla Società Ferrovie del Mottarone, come uno dei tanti addetti che adesso racconta l’altro lato, quello non oscuro: «Quando eravamo fermi per il lockdown ci ha aiutato anticipando a tutti la cassa integrazione. Aggiungendo di tasca sua altri soldi per farci arrivare allo stipendio pieno».

 

Di soldi ne giravano, anche se non tantissimi dentro la società, concessione garantita fino al 2028. Fatturato da 1 milione e 800 mila euro, 450 mila euro di guadagno, più 130 mila euro all’anno di sovvenzione dal Comune di Stresa. A cui poi va aggiunto tutto il resto, la seggiovia al Mottarone, Alpyland la pista artificiale estiva di bob, 1200 metri, una tra le più grandi di Europa. Una volta c’era anche il patrimonio immobiliare del padre, l’artefice del successo per il trenino fino in vetta, ma col tempo si è volatilizzato.

 

FUNIVIA DEL MOTTARONE - SECONDO FORCHETTONE

Uno degli immobili è diventato un supermercato Conad. Rimane villa Claudia, più bella che pretenziosa, in restauro con le impalcature e i tubolari, la parabolica sul balcone della torretta beige che fa tanto periferia metropolitana. La ex moglie dalla quale era separato da tempo è finita chissà dove, i due figli di 20 e 22 anni, uno aiutava alla biglietteria della funivia, sono andati lontano da occhi indiscreti.

 

VILLA CLAUDIA - LA CASA DI LUIGI NERINI

A sentire chi non lo ama, e non sono tanti, Luigi Gigi Nerini è il classico imprenditore prendi i soldi e scappa. Pietro Vallenzasca, ex consigliere comunale di opposizione a Stresa, uno che da sempre gli ha fatto la guerra, lo ritrae come un imprenditore con il pelo sullo stomaco, più pelo che stomaco: «Si faceva dare i soldi pubblici per ristrutturare gli impianti ma poi se li intascava. E siamo davvero sicuri che questa storia del forchettone per disattivare il freno per evitare problemi, sia stata la follia di una domenica di sole? Magari lo faceva sempre, per lucrare sui turisti».

 

funivia stresa

Il titolare di un hotel su al Mottarone, dove si arriva solo con la funivia o pagando l’esosissimo pedaggio di 10 euro manco fosse un’autostrada a quattro corsie, col senno di poi si chiede quello che si chiedono tutti: «Se lo ha fatto solo per guadagnare qualche euro in più, chissà da quanto tempo lo faceva». E allora adesso che Luigi Gigi Nerini è finito in carcere e chissà per quanti anni, sembra essere tornata a tutti la memoria sui mille magheggi della società Ferrovie del Mottarone, le concessioni e i fallimenti.

FUNIVIA DEL MOTTARONE

 

Pietro Vallenzasca, l’ex nemico del Consiglio comunale di Stresa, fa due conti: «La concessione sarebbe durata fino al 2028. Altri sette anni che gli garantivano di andare ampiamente in pensione, incassando ancora 910 mila euro solo di aiuti dal Comune di Stresa». Poi c’è chi ricorda pure la concessione tolta nel 1997 per «grave incuria nella gestione della funivia», concessione restituita allo stesso gestore appena quattro anni dopo.

 

soccorsi alla funivia stresa mottarone

Sono cose di cui si occuperà la Procura, si capisce. Resta il mistero sull’altro volto di Luigi Gigi Nerini, uno di qui, uno che trovavi al bar o in pizzeria, che dopo aver manomesso i freni e contato le vittime, a tutti mostrava un dolore che sembrava averlo annientato: «Soffro per quei morti, mi sento già in croce. È come se fossero morti dei miei parenti, dei miei figli».

 

FUNIVIA DEL MOTTARONE - LUIGI NERINI

Ma in questa storia di guardie e ladri, di investigatori e magistrati che ci mettono due giorni e due notti a scoprire forchettoni fraudolenti, c’è un altro dottor Jekyll e mister Hyde, l’ingegner Enrico Perocchio, nato a Rapallo e residente tra Biella e Torino, dipendente della Leitner di Vipiteno, il colosso mondiale che cura pure la funivia del Mottarone e allo stesso tempo libero professionista con mansioni di certificatore di impianti proprio a Mottarone e pure a Rapallo.

 

A Stresa lo conoscono in pochi, veniva, certificava, firmava carte e a quanto pare chiudeva un occhio se non due. L’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Rapallo Filippo Lasinio è basito: «Per quanto lo conosca, tutte le volte che l’ho visto al lavoro mi è sembrato sempre molto scrupoloso, costantemente chiedeva il controllo dei componenti e degli interventi». Pure alla Leitner di Vipiteno sono sbalorditi: «Adesso aveva l’ufficio a Torino, si occupava dell’assistenza ai clienti. Era con noi da vent’anni. Uno puntiglioso, mai un problema. Non capiamo proprio, per ora non abbiamo neanche deciso di sospenderlo. Vogliamo capire meglio».

 

FUNIVIA DEL MOTTARONE - ENRICO PEROCCHIO

Ultima ruota del carro a finire in carcere Gabriele Tadini, che abita a Borgomanero. Lui era il motore della funivia nel vero senso della parola. Alla stazione intermedia di Alpino gestiva i comandi per far muovere l’impianto. In vent’anni era diventato il braccio destro di Luigi Gigi Nerini. A parte la parentesi dal 1993 al 1997, quando si era fatto prendere dalla politica ed era finito a fare il consigliere comunale della Lega a Stresa. Ma poi gli era passata. Chi lo ha visto domenica aggirarsi tra le lamiere accartocciate della «sua» funivia, racconta che dal dolore non riusciva a dire neanche una parola. Ma forse era solo paura, la paura di sapere che prima o poi sarebbe finita com’è finita.

FUNIVIA DEL MOTTARONE - GABRIELE TADINIangelo vito gasparro roberta pistolatoalessandro merlo e silvia malnati funivia Stresa Mottaroneelisabetta persanini vittorio zorloni tal peleg amit biran e i figli tom e eitanLA RICOSTRUZIONE funivia stresaforchettone funivia stresaFiori alla Funivia di StresaFUNIVIA DEL MOTTARONE - FORCHETTONELUIGI NERINIincidente funivia stresa mottarone 2

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