big melito porto salvo

CALABRIA SAUDITA - LA STORIA DI UNA 13ENNE, VITTIMA PER DUE ANNI DI ABUSI SESSUALI DA PARTE DI SETTE RAGAZZI, CHE HA DOVUTO LASCIARE MELITO PORTO SALVO, IN PROVINCIA DI REGGIO CALABRIA, PERCHE’ I COMPAESANI ACCUSAVANO LEI E DIFENDEVANO IL BRANCO - GLI AGGRESSORI, CONDANNATI IN PRIMO GRADO, SONO STATI SCARCERATI IN ATTESA DELL'APPELLO: UNO E’ FRATELLO DI UN POLIZIOTTO, L’ALTRO E’ UN RAMPOLLO DI ‘NDRANGHETA, UN ALTRO ANCORA È FIGLIO DI UN MARESCIALLO DELL'ESERCITO…

Niccolò Zancan per “la Stampa”

 

Melito Porto Salvo

Il padre della bambina stuprata non alza mai la voce. «Confidavo in un minimo di neutralità da parte dei nostri concittadini, perché io sono stato molto attento a non accusare nessuno fino alla sentenza di primo grado. A quel punto, però, dopo le condanne, speravo di ricevere un po' di solidarietà. Ma la solidarietà non è arrivata. Si sono schierati tutti con gli stupratori. Con il risultato che loro se ne vanno in giro liberamente per le strade della Calabria, mentre noi ce ne siamo dovuti andare lontano».

 

In una località segreta a 700 chilometri di distanza da Melito Porto Salvo vivono un padre e una figlia. Sono partiti insieme dopo aver denunciato ogni cosa: nomi, cognomi, numeri di targa, giorni sul calendario. Una specie di diario della ferocia. Scrivere l'ha salvata. È stato grazie alla brutta copia di un tema lasciata a casa che i suoi genitori hanno potuto capire quello che stava succedendo. Nelle carte dell' inchiesta è definita «la bambina» perché quando le violenze sono incominciate pesava 40 chili, era alta 1 metro e 55 e aveva 13 anni.

STUPRATORI MELITO PORTO SALVO

 

Infatti, usciva dalla scuola media Corrado Alvaro alla fine delle lezioni. Trovava un' auto ad aspettarla. E la facevano salire. La portavano al cimitero, oppure al belvedere. Più spesso in una casa sulla montagna a Pentidattilo, dove c'era il letto che alla fine doveva rifare. Erano sette ragazzi a violentarla, secondo la procura. Così è stato per due anni. Il 21 dicembre 2018, cinque di loro sono stati condannati in primo grado dal Tribunale di Reggio Calabria con pene che vanno da 9 anni a 6 anni di carcere.

 

Uno si chiama Davide Schimizzi, è il fratello di un poliziotto a cui, proprio in quanto poliziotto, aveva chiesto consiglio. E il poliziotto lo aveva consigliato: «Quando ti chiamano, tu vai e dici: non ricordo nulla! Non devi dire niente! Nooooo. Davide, non fare lo "stortu". Non devi parlare. Dici: guardate, la verità, non mi ricordo. E come fai a non ricordare? Devi dire: sono stato con tante ragazze, non mi ricordo!».

 

Melito Porto Salvo

L'altro è Giovanni Iamonte, «rampollo di un esponente di spicco della locale cosca della 'ndrangheta, soggetto notoriamente violento e spregiudicato». E infatti temuto, infatti riverito. E poi ci sono Michele Nucera, Lorenzo Tripodi e Antonio Virduci, figlio di un maresciallo dell'esercito.

 

Sono loro gli stupratori, secondo i giudici del tribunale. La bambina doveva stare zitta. La ricattavano. Altrimenti avrebbero fatto del male ai suoi genitori. Qualcosa che non le era nemmeno così difficile da immaginare, visto che già suo nonno nel 1981 era stato ammazzato dalla 'ndrangheta perché si era permesso di vincere un appalto destinato ad altri.

 

«A Melito Porto Salvo ci conosciamo tutti» dice adesso il padre di quella bambina.

FIACCOLATA MELITO PORTO SALVO 2

«Quando io e la mia ex moglie abbiamo capito cosa stavano facendo a nostra figlia, per prima cosa sono andato a parlare al padre di uno di quei ragazzi. Era il più giovane, all'epoca era ancora minorenne, aveva 17 anni. Ho spiegato al padre: guarda che c' è anche un video. È tutto vero. Purtroppo. Devi credermi. Lui ascoltava, prendeva tempo. Qualche giorno dopo mi ha richiamato, sono andato nel suo negozio e mi ha detto: "Con il suo comportamento tua figlia si sta facendo una brutta nomina". Come mia figlia? In quel momento ho capito che eravamo soli. Che c'era poco da ragionare.

 

Nei giorni successivi sono venuti a dirmi di che non dovevo denunciare, ed erano anche persone molto vicine. Melito stava dando la colpa a mia figlia. Era come se si fosse meritata quella violenza. Ma io dico, anche se per ipotesi lei davvero all' inizio aveva creduto a una storia d'amore con Schimizzi, è possibile che neppure uno di quei ragazzi abbia avuto il cervello per capire quello che stavano facendo?».

 

Melito Porto Salvo

Un anno dopo i ragazzi sono liberi oppure ai domiciliari. Anche il poliziotto Schimizzi, che consigliò al fratello di negare e mentire, è tornato al suo posto dopo la sospensione. Gli unici che hanno dovuto cambiare indirizzo sono le vittime. Per un anno hanno abitato in una casa di una grande città settentrionale messa a disposizione dall' associazione «Libera» di Don Ciotti. Al sicuro, ma soli. Ora si sono trasferiti altrove.

 

«Abbiamo ricevuto aiuto anche per trovare un nuovo lavoro», spiega il padre della bambina. «Sono molto grato per questo. Adesso siamo indipendenti. Ma resta il fatto che a Melito Porto Salvo ho dovuto lasciare tutto quello che avevo di più caro. Un lavoro molto amato, gli affetti, tutto. Ce ne siamo dovuti andare noi, mentre quei ragazzi sono stati scarcerati in attesa del processo d'appello che incomincerà a febbraio».

 

abusi sessuali su 12enne

Ogni tanto il padre deve tornare comunque a Melito Porto Salvo: «Avviso il maresciallo dei carabinieri. Vado a trovare mia madre, che è una donna anziana. E ogni volta, mi sento gli occhi addosso. Occhi che vogliono farmi sentire in colpa. Ma rifarei tutto quello che ho fatto. Lo rifarei altre cento volte».

 

L'avvocato Enza Rando di «Libera» conosce molto bene questa storia: «È un problema culturale. Qualcosa di terribile. È la vittima che diventa carnefice. Come se dovesse portare una colpa. Lo dico sempre alle donne che si rivolgono alla nostra associazione per denunciare: attrezzatevi bene. Questo è un momento storico in cui la vittima è sempre più sola. Alla ragazzina di Melito Porto Salvo lo ripeto in continuazione: non ti devi vergognare tu, si devono vergognare loro!».

 

abusi sessuali su 12enne

La bambina adesso ha 19 anni. Si è diplomata con il massimo dei voti in una scuola professionale per diventare truccatrice nel teatro e nel cinema. Ha nuovi amici. Vive esiliata. «Certi giorni è un po' a terra», dice il padre. «Capita anche a me. Ma cerco di non farmi accorgere».

Ultimi Dagoreport

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?