respiratore terapia intensiva

A CHE PUNTO E’ LA NOTTE? “PER IL PICCO DEI CONTAGI SERVE ANCORA UNA SETTIMANA” - IL VIROLOGO PREGLIASCO: “LA CURVA STA PER STABILIZZARSI, MA UNA DISCESA EVIDENTE ARRIVERÀ SOLO A FINE APRILE” -  RICCIARDI (OMS): “MOLTO DIPENDE DAI NOSTRI COMPORTAMENTI. TORNEREMO A UNA VERA NORMALITÀ QUANDO AVREMO UNA…”

Silvia Turin per corriere.it

 

 

reparto di terapia intensiva brescia 22

In Italia siamo in attesa del picco dell’epidemia da coronavirus, la fase peggiore del contagio, ma anche la data che segna l’inizio della discesa e il vero parziale, ma decisivo, successo delle politiche di contenimento. I primi timidi segnali ci sono: «Pur con tutte le cautele del caso — afferma Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano —, vediamo come l’incremento percentuale giornaliero dei soggetti positivi, pur con un valore numerico che aumenta ancora, evidenzia un rallentamento della crescita. Non è ancora la fase calante, ma è un buon segnale. Il picco, infatti, si verifica quando si raggiunge il valore massimo di nuovi casi in un giorno». Valore che, dai giorni successivi, deve scendere.

 

Andamento piatto

Capire a che punto siamo rispetto alla data di arrivo del picco non è facile, ma dopo alcuni giorni di numeri (tutto sommato) contenuti si può azzardare una previsione: «Quello che abbiamo fatto con le restrizioni è “flettere la curva”, cioè abbiamo fatto diventare la montagna una collina. Nei prossimi giorni ci dobbiamo aspettare un plateau, un “altopiano” — spiega Pregliasco —. Attenzione, però, i nuovi casi per un po’ potrebbero anche non abbassarsi. Sarà dovuto al campionamento: quando i soggetti infetti sono meno, li si riesce a tracciare tutti».

 

Siamo arrivati a un andamento quasi piatto perché il momento peggiore è stato spostato (di proposito) più in là nel tempo, per dare modo al servizio sanitario di organizzarsi con l’emergenza. Se avessimo lasciato circolare il virus senza alcuna misura restrittiva, avremmo avuto un picco esponenziale verticale, adesso invece abbiamo una stabilizzazione. Per quanto durerà ancora? Dalla fine della prossima settimana si potrebbe iniziare a vedere un calo: «Sono d’accordo — conferma Walter Ricciardi, membro del Comitato esecutivo dell’Organizzazione mondiale della sanità e consigliere del ministro della Salute, Roberto Speranza —: più che di picco si parla di appiattimento della curva epidemica e, se le misure saranno rispettate, abbiamo la ragionevole possibilità di avere invertito il trend».

coronavirus terapia intensiva bergamo

 

 

La quota dei morti

A che numero di morti e ammalati è possibile fissare l’arrivo del picco? È impossibile prevederlo ora, anche perché sono cifre in entrambi i casi sottostimate e destinate a crescere (anche se progressivamente meno) fino alla fine della prima ondata di contagi. «I positivi adesso aumentano di circa 5.000 al giorno e purtroppo ci aspettiamo sempre 500-600 decessi quotidiani ancora per una settimana — afferma Pregliasco —. Il numero di vittime, inoltre, fotografa la situazione esistente una settimana prima, visto che il peggioramento delle condizioni dei pazienti di solito avviene dopo circa sette giorni di malattia».

 

I modelli matematici

Per essere certi di aver imboccato la strada giusta bisognerà vedere se alla fine della prossima settimana ci sarà un numero minore di nuovi casi rispetto a quelli del giorno prima. Anche i modelli matematici non si spingono molto oltre con le stime: «Hanno diversi margini di errore — spiega Pregliasco — prevedono solo due o tre giorni con maggiore esattezza, un po’ come avviene per le previsioni del tempo». «Tutti stanno facendo modelli — aggiunge Ricciardi —, comprese l’Oms e la Commissione Europea, ma sono calcoli che non vengono resi pubblici. Nessuna istituzione seria vuole fare previsioni che non siano assolutamente certe». Altra variabile che incide sull’arrivo del picco italiano è la presenza di situazioni localmente diverse e sfasate (anche cronologicamente), «a macchia di leopardo»: alcune zone della Lombardia hanno appiattito la curva da qualche tempo, altre sono ancora in emergenza. Tutte insieme contribuiscono al dato generale italiano. «Nonostante le variabili regionali mi aspetto che, dopo l’inversione di tendenza, la discesa sia chiara ed evidente a fine aprile», ipotizza Pregliasco.

reparto di terapia intensiva brescia 23

 

Quando finirà

Dato che l’abbattimento più o meno veloce dipende tanto dal nostro comportamento e dal rispetto delle misure di distanziamento sociale non è il caso di allentare la stretta, ma fino a quando dovremmo aspettare? Fino al giorno in cui non registreremo più casi autoctoni, come in Cina? «Più ci si arriva vicini meglio è. Chiaro che poi non sarà “tutti al mare”: dovremo mantenere un’attenzione elevata come stanno facendo a Wuhan, tenerci in casa mascherine e disinfettanti per le mani almeno per il prossimo anno (o due). La ripartenza non sarà istantanea: diverse pandemie hanno avuto ondate successive, anche se con meno casi complessivi», dice Pregliasco.

 

Una ripresa graduale, quindi, e con molte cautele, ma almeno avremo miglior capacità di prevenire l’eventuale seconda ondata: «Non sarà più una marea montante e saremo più organizzati con i controlli», continua Pregliasco. Quando finirà tutto veramente? «Torneremo a una vera normalità quando avremo una cura specifica e un vaccino e ci vorranno mesi», conclude Ricciardi

reparto di terapia intensiva brescia 21

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?