CHE STA SUCCEDENDO NELLE CARCERI ITALIANE? - CINQUE DETENUTI FANNO UN ESPOSTO PER I PESTAGGI DOPO LA RIVOLTA NEL CARCERE DI MODENA: “SIAMO STATI PICCHIATI SELVAGGIAMENTE DOPO ESSERCI CONSEGNATI AGLI AGENTI” - CASO SIMILE A SANTA MARIA CAPUA VETERE DOVE CI SONO LE IMMAGINI DEI PESTAGGI AI DANNI DI UN DETENUTO DISABILE: "LE GUARDIE MANGANELLAVANO E GLI URLAVANO: "TI METTIAMO IL PESCE IN BOCCA, NON CONTI NU CAZZO QUA DENTRO E NEANCHE FUORI"

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1 - PESTAGGI, MANCATO SOCCORSO E MORTE: LA DENUNCIA DI 5 DETENUTI SULLA RIVOLTA DI MODENA

Estratto dell’articolo di Damiano Aliprandi per https://www.ildubbio.news/

 

RIVOLTA NEL CARCERE DI MODENA RIVOLTA NEL CARCERE DI MODENA

Cinque detenuti del carcere di Modena, oltre a essere vittime di pestaggi nonostante si fossero consegnati senza nemmeno aver partecipato attivamente alla rivolta di marzo, testimoniano di aver visto caricare «detenuti in palese stato di alterazione psicofisica dovuta ad un presumibile abuso di farmaci, a colpi di manganellate al volto e al corpo, morti successivamente a causa delle lesioni e dei traumi subiti, ma le cui morti sono state attribuite dai mezzi di informazione all’abuso di metadone». […]

 

RIPORTATI NUOVAMENTE AL CARCERE DI MODENA E MESSI IN ISOLAMENTO

I cinque detenuti hanno deciso di metterci la propria faccia tramite un esposto alla procura di Ancona. Trasferiti al carcere di Ascoli Piceno dopo la cosiddetta rivolta, il caso vuole che dopo la loro denuncia sono stati rimandati nel penitenziario di Modena, teatro delle rivolte e delle morti di marzo, ma in celle di isolamento senza permettere colloqui con gli avvocati e chiamate con i famigliari. Solo dopo la segnalazione alle autorità da parte dell’associazione Yairaiha Onlus, che si sta occupando del caso, sono state concesse le prime chiamate con i propri cari. Uno di loro ha raccontato al proprio famigliare che si troverebbe al freddo, senza coperte e al dire della sorella mostrerebbe sintomi di raffreddamento.

 

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I familiari dei detenuti Claudio Cipriani, Bianco Ferrucci e Mattia Palloni – così si chiamano tre di coloro che hanno deciso di denunciare – si sono rivolti all’associazione Yairaiha Onlus esprimendo forte preoccupazione per la coincidenza del trasferimento avvenuto a seguito della presentazione del loro esposto. Non solo. Alcuni familiari hanno riferito all’associazione di minacce indirizzate da alcuni agenti del carcere di Ascoli Piceno ai propri cari a seguito della denuncia in procura. […]

 

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Sottolinea sempre Yairaiha: «Anche l’isolamento disciplinare presenta non pochi elementi di dubbia legittimità, così come il trasferimento in sé lascia perplessi essendo stato depositato un esposto in cui si chiede di far luce su fatti gravissimi che mettono in discussione l’operato di alcuni agenti e la ricostruzione ufficiale degli eventi che hanno attraversato le carceri di Modena e Ascoli Piceno nei giorni dall’8 al 10 marzo e la morte del signor Salvatore Piscitelli Cuomo». Ma chi è quest’ultimo detenuto e cosa gli sarebbe accaduto secondo la versione fornita dai detenuti che ne sono stati testimoni? Per capire meglio, vale la pena riportare l’altra verità dei fatti sulle rivolte di marzo e le 13 morti, ufficialmente, per overdose.

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PICCHIATI SELVAGGIAMENTE DOPO LA RIVOLTA

Nell’esposto i detenuti dichiarano di essersi trovati coinvolti seppure in maniera passiva nella rivolta scoppiata l’8 marzo presso il carcere di Modena. Dicono di aver assistito ai metodi coercitivi messi in atto non solo da parte di alcuni agenti penitenziari di Modena, ma anche da quelli provenienti dalle carceri di Bologna e Reggio Emilia. Oltre ad aver sparato ripetutamente con le armi in dotazione anche ad altezza uomo, avrebbero caricato dei detenuti in palese stato di alterazione psichica dovuta da abusi di farmaci a colpi di manganellate al volto e al corpo. Secondo l’esposto, sarebbero coloro che poi sono morti.

«Noi stessi – si legge sempre nell’esposto – siamo stati picchiati selvaggiamente e ripetutamente dopo esserci consegnati spontaneamente agli agenti, dopo essere stati ammanettati e private delle scarpe, senza e sottolineiamo senza, aver posto resistenza alcuna».

gli effetti della rivolta al carcere di sant'anna a modena 8 gli effetti della rivolta al carcere di sant'anna a modena 8

 

Gli agenti– a forza di manganellate – li avrebbero fatti salire sui mezzi per condurli al carcere di Ascoli dove sarebbero stati nuovamente picchiati anche da alcuni agenti del carcere di Bologna. Alla classica visita medica, a molti di loro non gli avrebbero neanche chiesto di togliersi gli indumenti per constatare se avessero lesioni corporee. Denunciano che la mattina seguente al loro arrivo, e nei giorni seguenti, sarebbero stati picchiati con calci, pugni e manganellate all’interno delle celle per opera «di un vero e proprio commando di agenti della penitenziaria».

 

IL CALVARIO DI SALVATORE, RITROVATO MORTO NEL CARCERE DI ASCOLI

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La parte più tragica del loro racconto riguarda la vicenda di Salvatore Piscitelli, per gli amici Sasà. Parliamo di uno dei 4 detenuti morti dopo o durante i trasferimenti. Ricordiamo che in tutto sono nove i morti del carcere di Modena. Nelle celle ne sono stati ritrovati cinque senza vita: si chiamavano Hafedh Chouchane, Lofti Ben Masmia, Ali Bakili, Erial Ahmadi e Slim Agrebi. Mentre i rimanenti 4, trasportati in altre carceri quando erano ancora in vita, si chiamavano Abdellah Rouan, Ghazi Hadidi, Arthur Isuzu e Salvatore Piscitelli. Quest’ultimo, secondo i detenuti testimoni dell’accaduto, sarebbe deceduto nel carcere di Ascoli senza essere trasferito subito in ospedale nonostante presentasse sintomi e urlasse dal dolore.

 

Ma come sarebbero andati i fatti? «Già brutalmente picchiato presso la C.C di Modena e durante la traduzione – si legge nell’esposto in procura – arrivò presso la C.C di Ascoli Piceno in evidente stato di alterazione da farmaci tanto da non riuscire a camminare e da dover essere sorretto da altri detenuti». I testimoni sottolineano di aver fatto presente al commissario in sezione e agli agenti che il ragazzo non stava bene e che necessitava di cure immediate. Ma non vi sarebbe stata risposta alcuna. La mattina seguente, il nove marzo, sarebbe stato fatto nuovamente presente che Sasà non stava bene e che emetteva dei versi lancinanti.

RIVOLTA NEL CARCERE DI MODENA RIVOLTA NEL CARCERE DI MODENA

 

«Verso le 9 del mattino – si legge nell’esposto – furono nuovamente sollecitati gli agenti affinché chiamassero un medico. Qualcuno sentì un agente dire “fatelo morire”, verso le 10:00 – 10:20 dopo molteplici solleciti furono avvisati gli agenti che Piscitelli Salvatore era nel letto freddo». Testimoniano che fu sdraiato sul pavimento, l’infermiera avrebbe provato a fargli una iniezione «ma fu fermata dal commissario che gli fece notare che il ragazzo era ormai morto».

gli effetti della rivolta al carcere di sant'anna a modena 5 gli effetti della rivolta al carcere di sant'anna a modena 5

 

Messo in un lenzuolo, viene successivamente portato via. «È inopinabile che vi siano stati dei disordini – denunciano nell’esposto -, ma nessuno di noi è stato interrogato o sentito come persona informata sui fatti». I detenuti traggono anche una riflessione. «Il sistema carcere è in evidente stato di crisi vivendo condizioni di sovraffollamento e degrado. In maniera tacita e accondiscendente tende a sminuire e tollerare atteggiamenti violenti e repressivi ad opera di chi indossando una divisa dovrebbe rappresentare lo stato». Concludono amaramente: «È chiaro che si tratta di una minoranza, ma non vi sarà mai una riformabilità efficace».

 

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Ricordiamo ancora una volta, che dopo l’esposto sono stati traferiti nuovamente al carcere di Modena, in isolamento. I famigliari si sono allarmati, per questo l’associazione Yairaiha ha subito segnalato la questione al Dap, al ministero della giustizia e al garante regionale e nazionale. Quest’ultimo si è subito attivato per verificare il loro effettivo stato di detenzione.

 

2 - PESTAGGI A S.MARIA CAPUA VETERE; GARANTE,CI SONO LE IMMAGINI

Da www.ansa.it - 29 settembre 2020

 

È quanto afferma il garante dei detenuti per la Campania, Samuele Ciambriello, che interviene sull'indagine della Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) che ha indagato, per reati di tortura e abuso di potere, 57 agenti della penitenziaria.Il 6 aprile scorso, in pieno lockdown, si sarebbero resi responsabili di pestaggi e violenze ai danni di decine di detenuti del Reparto Nilo i quali la sera prima avevano dato vita ad una rivolta dopo aver appreso della positività di un detenuto.

 

gli effetti della rivolta al carcere di sant'anna a modena 6 gli effetti della rivolta al carcere di sant'anna a modena 6

Dell'indagine parlano alcuni organi di stampa che riportano le parole di un ex detenuto, presente ai pestaggi di aprile, il quale ha confermato di aver visto le immagini dei pestaggi durante l'interrogatorio cui è stato sottoposto dopo l'uscita dal carcere; si tratta delle immagini acquisite dai carabinieri dalle telecamere di sorveglianza interne del carcere casertano, che avrebbero inchiodato i responsabili.

 

"Forse gli agenti pensavano non funzionassero o, cosa ancora più grave - osserva Ciambriello - credevano di restare impuniti; ma così non è stato". Ciambriello sottolinea inoltre "che presunte vittime e agenti denunciati sono ancora nello stesso reparto, faccia a faccia tutti i giorni. Una circostanza che tiene il clima in carcere costantemente teso; non capisco perché il Dap non intervenga con i trasferimenti di detenuti o poliziotti".

 

3 - SANTA MARIA CAPUA VETERE (CE). PICCHIATO DETENUTO DISABILE, NUOVE RIVELAZIONI SULLE VIOLENZE

Estratto dell’articolo di Nello Trocchia per “Il Domani” - 29 settembre 2020

 

RIVOLTA NEL CARCERE DI SANTA MARIA CAPUA VETERE RIVOLTA NEL CARCERE DI SANTA MARIA CAPUA VETERE

Nella spedizione punitiva degli agenti penitenziari a Santa Maria Capua Vetere è stato preso a manganellate anche un detenuto in carrozzina. Un testimone: "Ho visto il video degli abusi". "Ricordo che c'era anche un detenuto sulla sedia a rotelle. Anziano e diabetico. Hanno colpito con il manganello anche lui. Di questa violenza c'è il video, l'ho visto". A parlare è l'ex detenuto che, insieme ad altre decine di persone, ha presentato denuncia per i fatti avvenuti, il 6 aprile, nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta.

 

RIVOLTA NEL CARCERE DI SANTA MARIA CAPUA VETERE RIVOLTA NEL CARCERE DI SANTA MARIA CAPUA VETERE

Il testimone, uscito dal carcere, racconta quanto accaduto e i video che ha visto durante l'interrogatorio al quale è stato sottoposto. Il 6 aprile scorso, un contingente di trecento agenti della polizia penitenziaria, provenienti da altri istituti di pena, è entrato nell'istituto e ha picchiato i detenuti. "Le guardie manganellavano quel disabile e gli urlavano: "ti mettiamo il pesce in bocca, non conti nu cazzo qua dentro e neanche fuori".

 

RIVOLTA NEL CARCERE DI SANTA MARIA CAPUA VETERE RIVOLTA NEL CARCERE DI SANTA MARIA CAPUA VETERE

Il detenuto in sedia a rotelle, legato a un clan perdente della camorra, è stato colpito sulle braccia nonostante la disabilità. Il pestaggio è documentato anche da un video agli atti dell'indagine. Ci sono anche immagini di reclusi inginocchiati, trascinati, picchiati da quattro, cinque poliziotti. Il testimone ha ricostruito anche la catena di comando e chi c'era quel giorno.  […] Uno degli agenti aveva i guanti rossi, l'hanno ribattezzato "l'animale": "Picchiava forte, era incontrollabile", dice il testimone. Molti avevano i volti coperti, tranne gli agenti interni. Il testimone ha riconosciuto, per esempio, la commissaria di reparto.

 

RIVOLTA NEL CARCERE DI SANTA MARIA CAPUA VETERE RIVOLTA NEL CARCERE DI SANTA MARIA CAPUA VETERE

"Guardava mentre ci massacravano, ma non interveniva, un ragazzo detenuto di vent'anni mi ha detto "poteva essere mia madre, ma non ha mosso un dito". Gli interni erano presenti, ma assenti: "Alcuni ci dicevano "questi sono i fanatici, abbassate la testa e incassate". Emergono così altri particolari inquietanti su quella giornata. C'è il caso di un detenuto che viene pestato e, successivamente, messo in isolamento. Era già malato, è morto a inizio maggio, un mese dopo la galleria degli orrori. Quella perquisizione straordinaria era finalizzata anche alla ricerca di oggetti contundenti, presumibilmente usati nelle proteste dei giorni precedenti. […]

 

 

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