giuseppe conte

CHI S'ASSUME LA RESPONSABILITA’ DEL LOCKDOWN: IL GOVERNO O I GOVERNATORI? DENTRO LA MAGGIORANZA SI LITIGA, SCINTILLE TRA I PRESIDENTI DI REGIONE E L’ESECUTIVO – IL DPCM COMINCIA A DELINEARSI. PER ORA COPRIFUOCO ALLE 21, CHIUSURA DEI CENTRI COMMERCIALI NEL FINE SETTIMANA, STRETTA NELLA CIRCOLAZIONE FRA LE REGIONI, SCUOLE IN DIDATTICA A DISTANZA FIN DALLA SECONDA MEDIA, MUSEI CHIUSI - SALVINI AIZZA GLI AMMINISTRATORI LEGHISTI E IL DEM ORLANDO LI STANA: "SONO FEDERALISTI QUANDO LE COSE MIGLIORANO, CENTRALISTI QUANDO PEGGIORANO" - LITI SULLA SCUOLA

DAGONOTA

Per ora: Coprifuoco alle 21, chiusura dei centri commerciali nel fine settimana, stretta nella circolazione fra le Regioni, scuole in didattica a distanza fin dalla seconda media, musei chiusi.

GIUSEPPE CONTE SBADIGLIA AL SENATO

 

Sono alcune delle proposte per le Regioni con un alto indice di contagio su cui questa mattina è ripreso il ragionamento nella nuova riunione in videoconferenza fra governo, Regioni, Province e Comuni in vista della nuova stretta anti-Covid.

 

Stretta che si tradurrà in un nuovo Dpcm che il premier Giuseppe Conte illustrerà oggi alle Camere (alle 12 a Montecitorio e alle 17 in Senato) e che dovrebbe valere fino al 4 di dicembre. In particolare sul coprifuoco alle 21  ci sarebbe l'accordo dei capidelegazione di maggioranza, che hanno incontrato stamattina il premier.

 

 

MONICA GUERZONI per il Corriere della Sera

 

Chiudere, o non chiudere? Limitare le libertà dei cittadini a livello nazionale, o regionale? E chi deve assumersi la responsabilità di una scelta impopolare come il lockdown, il governo o i governatori? È il dilemma politico che ha scandito la giornata infinita di un Giuseppe Conte descritto come «molto indeciso» e dei suoi ministri, tra incontri con le Regioni, vertici con i capi delegazione e riunioni con i capigruppo.

 

GIUSEPPE CONTE – CONFERENZA DECRETO RISTORI 1

Un teatro di porte girevoli da cui per oltre dodici ore sono entrate e uscite idee e proposte destinate a cambiare la vita delle persone: dal coprifuoco alle 18 che non piace agli italiani (e quindi nemmeno all'inquilino di Palazzo Chigi), fino all'azzardo di Giovanni Toti sugli over 70 da rinchiudere in casa. Misura da cui Conte prende irritato la distanza: «Mai discussa, non rientra nella filosofia del governo». Il tutto in un'atmosfera di forte tensione, rivalità e rimpalli, che potrebbe far slittare a domani la firma del Dpcm. Per dirla con un portavoce esausto: «Adesso è veramente ora che qualcuno si assuma le mie responsabilità».

 

Alle 22.30 finalmente Palazzo Chigi prova a fare un po' di luce e fa sapere che le chiusure saranno decise in base a tre livelli di rischio. Quel che la comunicazione dell'avvocato Conte non dice è che i lockdown scatteranno solo dal prossimo monitoraggio, forse per impedire che la gente faccia nottetempo le valigie come in primavera.

GIUSEPPE CONTE ROBERTO SPERANZA

 

Appaiono in videoconferenza il responsabile degli Affari Regionali Francesco Boccia, i governatori guidati da Stefano Bonaccini e il ministro della Salute, Roberto Speranza. Per l'Anci c'è Antonio Decaro, per l'Upi Michele De Pascale. La discussione va subito in corto circuito. Boccia promette che il governo sarà «al fianco, con ogni forma di sostegno», di quelle Regioni che dovranno chiudere alcune attività «in base al piano condiviso sull'andamento epidemiologico».

 

Ma i presidenti non ci stanno e fanno a pezzi la strategie di Conte delle zone rosse territoriali. Se Vincenzo De Luca invoca il lockdown, Attilio Fontana lo accetta purché sia nazionale: «Una serie di interventi territorio per territorio, polverizzati e non omogenei, sarebbero inefficaci e incomprensibili».

MEME SU GIUSEPPE CONTE

 

Il Dpcm «cornice» comincia a delinearsi. Coprifuoco alle 18 oppure alle 21, blocco della mobilità tra le Regioni, chiusura dei centri commerciali nel weekend e stop ai giochi in bar e tabaccherie. Giovanni Toti è contrario al coprifuoco e si gioca la carta Macron: «Il modello francese non mi pare stia funzionando». Per Luca Zaia «il lockdown generalizzato non è sostenibile e non serve». E poi non è tollerabile «che i virologi dicano tutto e il contrario di tutto in tv».

 

di maio zingaretti conte

Sì dunque alla stretta purché sia nazionale, concordano per voce di Bonaccini i governatori, uniti e compatti nel ributtare la palla di fuoco nel cortile di Palazzo Chigi: «Dobbiamo dare il segno di unità dei livelli istituzionali». Speranza tiene la linea del massimo rigore e per arrivare al lockdown prova a mediare: «Costruiamo insieme il Dpcm su due orizzonti, misure nazionali e misure territoriali». Ora dopo ora però, gli orizzonti diventeranno tre. Bonaccini e Emiliano sono per vietare la circolazione delle persone dopo le 18. Boccia, stremato, propone di rafforzare la rete di Covid hotel per accogliere positivi asintomatici. E ripete che le chiusure delle Regioni in affanno come Lombardia e Campania «devono scattare in automatico», quando l'indice di trasmissione Rt sale troppo, sulla base del monitoraggio e del documento dell'Istituto superiore di sanità. Ma niente, i governatori insistono: «Ormai l'epidemia è diffusa in tutto il Paese. Misure di carattere nazionale sono più facili da spiegare ai cittadini».

 

IL DPCM DI CONTE - MEME

Toti spara a raffica tre tweet che infiammano il dibattito politico. «Sarebbe folle chiudere in casa tanti italiani per cui il Covid-19 normalmente ha esiti lievi», è la tesi del presidente della Liguria, che suggerisce di «proteggere di più e davvero i nostri anziani» obbligandoli a starsene ben rinchiusi dentro casa. Fontana e Cirio concordano. Il vicesegretario ligure del Pd Andrea Orlando gli rinfaccia a distanza il «delirio totalitario» e il governatore azzurro deve scusarsi per la «frase estrapolata».

 

conte casalino

Boccia intanto prova a convincere i presidenti a trasformare in zone rosse le aree più colpite, dalla Lombardia alla Campania. Ma no, i governatori non ci sentono. De Luca sprona il governo a «muoversi in maniera unitaria, perché differenziazioni territoriali non sarebbero capite in Campania». Spirlì e Fedriga teorizzano l'«equità economica» come antidoto alle rivolte di piazza. Da fuori, Salvini fa il regista degli amministratori leghisti e il dem Orlando prova a stanarli: «Sono federalisti quando le cose migliorano, centralisti quando peggiorano». Si litiga anche sulla scuola. I presidenti vogliono che sia il governo a mandare tutti gli studenti a casa, mentre Boccia si sgola: «Non si deve prendere una decisione univoca, ma deve dipendere dall'indice di trasmissione di ogni singola Regione». Dopo ore di incontro-scontro riconvocazione per stamattina alle 9. Tocca ai capi delegazione.

conte de luca

 

Conte è pronto a una stretta ulteriore, ma non vuole fermare tutto il Paese e chiede che siano i governatori a far scattare i lockdown regionali. Alfonso Bonafede, M5S, strappa il via libera alla proposta di limitare i trasferimenti tra Regioni e Teresa Bellanova di Italia Viva, dopo aver spronato Bonaccini e gli altri «ad assumersi le proprie responsabilità», boccia il coprifuoco. Alle 20.30 i capigruppo lasciano la videoconferenza. Conte e capi delegazione vanno avanti a oltranza.

 

Si ragiona sul coprifuoco, che dalle 18 potrebbe slittare alle 20. La strategia, prima di nuovi colpi di scena, è: misure nazionali uguali per tutti e restrizioni dure per le Regioni in forte crisi. «In questo caso - spiega Boccia - le misure sono condivise con la Salute, ma seriamente restrittive». Un compromesso, che divide il peso della responsabilità tra governo e Regioni. L'auspicio per oggi lo formula Delrio: «Le misure nazionali devono essere p oche, ma chiare».

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