bergoglio ratzinger

A CHI GIRANO I BERGOGLIONI? - IL DOCUMENTO-BOMBA DI RATZINGER SULLA PEDOFILIA NELLA CHIESA HA FATTO STORCERE IL NASO A BERGOGLIO E AI MEDIA A LUI VICINI - “VATICAN NEWS” HA OSPITATO UN BREVE SUNTO. IL SITO DI “AVVENIRE” NON NE PARLA PER NIENTE, MENTRE LA VATICANISTA DEL QUOTIDIANO DEI VESCOVI, STEFANIA FALASCA, AMICA PERSONALE DI BERGOGLIO, HA PUBBLICATO DUE TWEET INEQUIVOCABILI CONTRO RATZINGER…

1 - L' INTERFERENZA CHE BERGOGLIO NON HA GRADITO

Stefano Filippi per “il Giornale”

 

BERGOGLIO RATZINGER

Il «nonno saggio in casa» - così l' ha più volte definito papa Francesco ha battuto un colpo. E che colpo. Il testo di Benedetto XVI sulla pedofilia nella Chiesa è un documento lucidissimo, altro che «appunti» come li chiama lui: 18 pagine, quasi 40mila battute, una bozza di enciclica. Una testimonianza drammatica, con denunce impressionanti che, oltre alle derive culturali ed etiche del Sessantotto, colpiscono la Chiesa degli ultimi 50 anni.

 

Non direttamente il Vaticano, ma seminari, episcopati, teologi: cattivi maestri di cui Ratzinger fa nomi e cognomi. C'è una critica pesantissima sul «garantismo» ingiustificato di vaste correnti teologiche. Un documento in «ratzingerese» puro dove riappaiono i «valori non negoziabili» e i «beni indisponibili» e si depreca che l'Europa abbia perso le radici cristiane.

 

bergoglio ratzinger

Ma è un duro atto d'accusa anche verso la Chiesa di oggi, non soltanto quella del passato. Ratzinger lamenta la disaffezione alla messa, l'abbandono dei sacramenti, la perdita della fede. «Come ha potuto la pedofilia raggiungere una dimensione del genere?», si chiede. E risponde: «In ultima analisi il motivo sta nell'assenza di Dio. Anche noi cristiani e sacerdoti preferiamo non parlare di Dio». E indica, come esempio da seguire, i nuovi martiri contemporanei: «È pigrizia del cuore non volere accorgersi di loro».

 

Ratzinger racconta di avere elaborato i suoi appunti prima della riunione dei vescovi del 21-24 febbraio. L'intento era «fornire qualche indicazione che potesse essere di aiuto in questo momento difficile». Ma del suo approfondimento, che è storico, culturale, teologico ed ecclesiale, non c'è stata traccia nei lavori di quei tre giorni. Ratzinger ha allora ritenuto giusto pubblicare il suo testo «a seguito di contatti con il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, e con lo stesso Santo Padre». Oltre a questo passaggio, Benedetto cita Francesco soltanto un'altra volta, nell'ultima riga, per ringraziarlo.

BERGOGLIO RATZINGER

 

Fila tutto liscio tra i due uomini vestiti di bianco, regnante ed emerito? Non sembrerebbe. La diffusione del testo avrebbe creato imbarazzo a Santa Marta perché appare come un puntello, non richiesto, a un magistero considerato non sufficientemente chiaro e approfondito. Un sostegno storico e teologico a una riunione tra papa e vescovi poco efficace. Si potrebbe anche pensare che i due papi lavorino in tandem, e che l'emerito si sia permesso di dire quello che l'altro è costretto a tacere. Un gioco di sponda. Invece no, come dimostra l'accoglienza dei media ecclesiastici al testo ratzingeriano.

 

Vatican News ospita un breve sunto. Il sito di Avvenire non ne parla per niente, mentre la vaticanista del quotidiano dei vescovi, Stefania Falasca, amica personale di Bergoglio, ha pubblicato due tweet inequivocabili contro Ratzinger citando altrettanti articoli del Direttorio per i vescovi dal titolo Apostolorum successores.

 

BERGOGLIO RATZINGER

«Il Vescovo emerito avrà cura di non interferire in nulla nella guida della diocesi ed eviterà ogni atteggiamento e rapporto che potrebbe dare anche solo l'impressione di costituire quasi un'autorità parallela a quella del Vescovo reggente», è il primo tweet. Ratzinger è vescovo emerito di Roma.

 

Il secondo è giunto quattro ore dopo, se la tirata d'orecchi non fosse stata sufficientemente chiara: «Per l'unità pastorale il Vescovo emerito svolgerà la sua attività sempre in pieno accordo e in dipendenza dal Vescovo in modo che tutti comprendano chiaramente che solo quest'ultimo è capo e primo responsabile del governo della diocesi». Quella di Benedetto, insomma, è considerata un' interferenza, un magistero parallelo che rischia di oscurare quello di Francesco.

BERGOGLIO E RATZINGER A SAN PIETRO PER IL CONCISTORO

 

2 – SILENZI O TWEET SGUAIATI IL GRANDE IMBARAZZO DEI CORIFEI DI BERGOGLIO

Giorgio Gandola per “la Verità”

 

Meglio occuparsi delle periferie creative. Meglio intervistare Alberto Fortis (chi si rivede) e rimandare a ottobre Theresa May piuttosto che valorizzare il potente e definitivo grido di dolore del Papa emerito. Così, con occhiuta distrazione, L' Osservatore Romano di oggi decide di relegare in fondo a pagina sette (di otto totali) il testo di Joseph Ratzinger; nel retrobottega, dove gli altri giornali recano le previsioni del tempo.

 

A Benedetto XVI il direttore Andrea Monda dedica solo un panorama di servizio e nessun richiamo in prima, quasi a voler lasciar evaporare con l' oblio l' imbarazzo di un testo che parla alla Chiesa, che parla all' Uomo. E che suona le note forti della sveglia.

BERGOGLIO E RATZINGER A SAN PIETRO PER IL CONCISTORO

 

C' è qualcosa di arido e filisteo nella decisione di trattare come un semplice gossip quel «collasso morale» a cui si riferisce Ratzinger quando addita la lobby gay. Ed è stupefacente - ma solo fino a un certo punto, per chi conosce la teoria della polvere sotto il tappeto - il silenzio degli organi di stampa cattolici rispetto al tuono trasformato in soffio.

 

L' imbarazzo è profondo, quaresimale, da parte di chi quotidianamente dà fiato alle trombe per enfatizzare ogni battito di ciglia di papa Francesco. Il responsabile dei media vaticani, Andrea Tornielli, solitamente prodigo di pennellate impressioniste per dipingere il paradiso terrestre d' Oltretevere, non commenta, non twitta, non respira.

 

L' editorialista principe della batteria curiale, Antonio Spadaro, gesuita direttore della Civiltà Cattolica, sempre sull' Osservatore preferisce parlare d' altro. Per esempio della fratellanza nel Mediterraneo, suo cavallo di battaglia.

 

BERGOGLIO E RATZINGER A SAN PIETRO PER IL CONCISTORO

Mentre il Papa emerito passeggia nella Storia dell' ultimo mezzo secolo illuminandone gli angoli bui, la notizia galleggia nelle retrovie sia sul sito del Vaticano, sia su Vatican Insider, gemello laico che fu prateria giornalistica del Tornielli medesimo. Gli alabardieri sono in imbarazzo e chi fu cantore di Benedetto durante il suo pontificato, poi cantore di Francesco durante il suo (quindi più corifeo che pensatore) oggi sceglie il silenzio oppure il segnale trasversale, fra l' insinuante e il velenoso.

 

Per capire qualcosa di più basta andare su Twitter dove il guizzo è sovrano anche se si lasciano tracce, qualche volta bave. Sul social network spiccano due rimandi al tema più forte del giorno, forse dell' anno. Il primo è del teologo Vito Mancuso, che non sapendo come uscirne la butta in politica: «È a mio avviso un testo ideologico che strumentalizza la pedofilia per lottare indebitamente contro il progressismo teologico. Profonda delusione, ma non grande sorpresa». Il Pontefice che ebbe il coraggio di fare il supremo passo indietro può superare perfino lo shock di avere deluso Mancuso.

 

BERGOGLIO E RATZINGER A SAN PIETRO PER IL CONCISTORO

Il secondo è di Stefania Falasca, columnist di Avvenire, che con una facile metafora - il testo è tratto dal Direttorio per il ministero pastorale dei vescovi - sembra voler dire a Benedetto XVI (non al viceparroco di Clusone): stai al tuo posto. «Il Vescovo emerito avrà cura di non interferire in nulla nella guida della diocesi ed eviterà ogni atteggiamento e rapporto che potrebbe dare anche solo l' impressione di costituire quasi un' autorità parallela a quella del Vescovo reggente». Il consiglio è esplicito quanto sgangherato, perché un uomo mandato e ispirato da Dio non potrà mai essere mummia. La strategia è sempre la stessa: se non puoi combattere il ragionamento, combatti il ragionatore. Sotto la testata dell' Osservatore Romano spicca un motto: Unicuique suum. A ciascuno il suo, ma non vale per tutti.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”