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IL CONTE SMEMORATO - “GIUSEPPI” DICE DI NON RICORDARE SE FU FABRIZIO CENTOFANTI A FIRMARE I SUOI CONTRATTI PER IL GRUPPO “ACQUA MARCIA”, DI FRANCESCO BELLAVISTA CALTAGIRONE, MA "DOMANI" PUBBLICA LA COPIA! - “L’ESPRESSO” SCODELLA UN VIDEO DEL DICEMBRE DEL 2012: IN UNA GALLERIA D’ARTE DI VIA DEL BABUINO, INSIEME AL MAGISTRATO FABRIZIO DI MARZIO E ALLO STESSO CENTOFANTI, PRESENZIA ALLEGRAMENTE A UN VERNISSAGE, TRA RISATE E PACCHE SULLE SPALLE - I VERBALI DI AMARA E I RAPPORTI CON ALPA - VIDEO

Conte, Centofanti e Di Marzio, tre amici in galleria - VIDEO ESPRESSO

giuseppe conte fabrizio di marzio fabrizio centofanti 1

 

 

Vittorio Malagutti e Carlo Tecce per “l’Espresso”

 

Via del Babuino a Roma, galleria d’arte Benucci, dicembre del 2012. La voce di Adele che accompagna il video fa perdonare la videocamera tremula.

 

Il filmato amatoriale indugia su tre uomini che ridono e si danno affettuose pacche sulle spalle.

 

giuseppe conte

Quello al centro in completo scuro, che parla gesticolando, si chiama Fabrizio Di Marzio, un magistrato che da poco ha lasciato il tribunale fallimentare di Roma per approdare alla Corte di Cassazione e, soprattutto, è l’autore dei quadri appesi alle pareti dei saloni affollati di gente.

 

Quello a destra, che un po’ imbarazzato offre lo sguardo all’obiettivo, è Fabrizio Centofanti, imprenditore di sé stesso e lobbista del gruppo Acqua Marcia del finanziere Francesco Bellavista Caltagirone.

 

Originario di Artena, campagna romana, Centofanti fu ragazzo prodigio di militanza missina, poi ufficiale dell’esercito per i rapporti con i media e alla Croce Rossa nella stagione di Maurizio Scelli.

PIERO AMARA

 

Anni dopo, nel febbraio del 2018, verrà arrestato con plurime accuse di frode fiscale, corruzione giudiziaria, associazione a delinquere, cioè le inchieste che hanno macchiato l’onore della magistratura, provocato la radiazione del pm Luca Palamara e squarciato il mondo oscuro del faccendiere Piero Amara.

 

Il video dura sei minuti e per una trentina di secondi si sofferma sul magistrato pittore e i suoi due ospiti. Quello col ciuffo e la riga in mezzo, ripreso di profilo, è Giuseppe Conte, avvocato, professore, allievo prediletto del maestro civilista Guido Alpa e futuro presidente del Consiglio.

 

Fabrizio Di Marzio

 

«Abbastanza vicina per iniziare una guerra. Tutto quello che ho è qui sul pavimento», sussurra Adele in “Turning Tables”. Quel pomeriggio di vernissage di otto anni fa un sacco di cose non erano ancora accadute a Centofanti, Di Marzio e Conte e a tanti loro amici.

 

Il ginepraio di nomi, posti e soldi illustrato in questa inchiesta giornalistica è necessario per chiarire, attraverso fonti aperte e riservate, quello che il plurinquisito, condannato e aspirante “pentito” Amara ha riversato in più verbali ai pubblici ministeri di Milano, un materiale ambiguo che è diventato incandescente e fascicolo d’indagine con i magistrati che si accusano a vicenda.

IL CONTRATTO TRA GIUSEPPE CONTE E IL GRUPPO ACQUA MARCIA DI FRANCESCO BELLAVISTA CALTAGIRONE

 

Nella sua fluviale deposizione Amara ha riferito che Michele Vietti, allora vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, nel 2012 gli raccomandò Conte per imporlo come consulente legale di Acqua Marcia affinché il gruppo di Bellavista Caltagirone, in grave crisi, ottenesse il concordato dal tribunale di Roma.

 

E poi ha svelato la presenza di una fantomatica loggia massonica denominata Ungheria a cui erano affiliati avvocati, magistrati e giudici. La nostra ricostruzione dimostra che già nel 2012 c’era con certezza un rapporto diretto fra il lobbista Centofanti e il legale Conte e che, con altrettanta certezza, esisteva una comitiva di professionisti che ha fatto carriera assieme. Di questa comitiva era parte, da illustre gregario, anche il due volte premier e nuovo capo dei Cinque Stelle.

FABRIZIO CENTOFANTI

 

TRACOLLO E FATTURATI

Il racconto di Amara ruota attorno all’agonia del gruppo Acqua Marcia di Bellavista Caltagirone fra il 2012 e il 2013. Sui conti pesavano debiti per oltre un miliardo di euro e le banche, da tempo in allarme, avevano interrotto i negoziati per il salvataggio di Acqua Marcia quando ai primi di marzo del 2012 il patron Bellavista Caltagirone fu arrestato per un’accusa da cui poi verrà assolto, quella di truffa ai danni dello Stato nella costruzione del porto turistico di Imperia.

IL CONTRATTO TRA GIUSEPPE CONTE E IL GRUPPO ACQUA MARCIA DI FRANCESCO BELLAVISTA CALTAGIRONE

 

Con il socio di maggioranza agli arresti domiciliari e i creditori alle porte, nell’agosto del 2012 Centofanti venne addirittura promosso presidente di Acqua Marcia per alcune settimane.

 

Reclutato nel 2008 per tessere relazioni d’alto bordo, dalla politica ai banchieri, il lobbista fece il suo mestiere e diventò il regista del disperato tentativo di salvare un gruppo che controllava 26 società, gestiva aeroporti, immobili, strutture turistiche e alberghi di lusso come il Villa Igea di Palermo e il Molino Stucky sull’isola veneziana della Giudecca.

 

Molino Stucky Venezia

Non c’era tempo da perdere perché le banche minacciavano di pignorare immobili e titoli e c’era il pericolo concreto della bancarotta. Serviva un’intesa di massima con i creditori per arrivare a un’ipotesi di concordato da sottoporre al tribunale fallimentare di Roma.

giuseppe conte guido alpa

 

A fine settembre alla presidenza del gruppo venne indicato un commercialista esperto come Tiziano Onesti, che nel video della mostra appare con Centofanti, Di Marzio e Conte. Occorreva, però, anche una squadra di consulenti che mettesse a punto un piano di rientro dai debiti.

 

L’incarico era ambito da molti professionisti perché Acqua Marcia valeva oltre 2 miliardi di euro di attivo e le parcelle sono commisurate al valore del patrimonio. Come si legge nel verbale del consiglio di amministrazione di Acqua Marcia del primo febbraio 2013, l’incarico di predisporre «il contenuto della domanda di concordato» fu affidato agli avvocati Guido Alpa, Giuseppina Ivone ed Enrico Caratozzolo (in quest’ordine nel documento, ndr).

 

giuseppina ivone

Oltre a questa squadra di legali, Acqua Marcia si avvalse anche della collaborazione di Conte. Il nullaosta dei giudici al concordato è del giugno 2013. Secondo quanto emerge dalle carte societarie, la parcella totale dei tre professionisti fu di 1,6 milioni di euro.

 

Alpa venne contattato da Centofanti come già avvenuto per un parere sulla vicenda del porto di Imperia e non da Bellavista Caltagirone, che interpellato dall’Espresso dice di non conoscere il legale ligure con studio a Genova e Roma. Di sicuro né Caratozzolo né Ivone avevano lo spessore giuridico e la conclamata reputazione di Alpa. Il primo era l’ex assistente di Michele Vietti, già sottosegretario alla Giustizia nel governo di Silvio Berlusconi e in quel periodo vicepresidente del Csm.

 

LOGO ACQUA MARCIA

Negli ambienti giudiziari di Roma l’avvocata Ivone era nota anche per le sue collaborazioni professionali, fra pubblicazioni e seminari, con Di Marzio, il magistrato immortalato nel video del dicembre 2012 con Conte e Centofanti. La stessa Ivone ha spiegato all’Espresso che per Acqua Marcia fu interpellata da Caratozzolo all’inizio del 2012.

 

giuseppe conte fabrizio di marzio fabrizio centofanti 3

E i dubbi sono più di uno: in quel momento non c’era l’ipotesi del concordato e sfuggono i titoli che permettessero a Caratozzolo di contattare colleghi. Con il concordato in corso, dal giugno 2013 e sino al 2016 in qualità di legale delle società di Acqua Marcia, Ivone ha incrociato il suo percorso professionale con Roberto Falcone, nominato dal tribunale come commissario giudiziale di una controllata del gruppo, la Acquamare. Falcone e Ivone, amici di vecchia data, oggi condividono lo studio a Roma anche con Di Marzio, che nel 2019 si è dimesso dalla magistratura e adesso fa l’avvocato.

 

michele vietti

Ivone sostiene che la sua amicizia con il collega Falcone diventato commissario giudiziale non solleva alcun problema di conflitto d’interessi, anche se hanno lavorato su due lati opposti: uno per conto della procedura e l’altra a libro paga del gruppo Acqua Marcia. Il nome dei due professionisti si sovrappone anche in altre occasioni. Nominato curatore fallimentare dell’università privata Cepu, per esempio, nel 2016 Falcone ha chiamato l’amica e collega come legale della procedura.

 

Quando fu ingaggiata per l’importante e redditizio incarico di consulente di Acqua Marcia, l’avvocata Ivone era conosciuta come professionista specializzata in crisi d’impresa. E proprio in questo campo, due anni prima, aveva già potuto cimentarsi nel compito fin lì di maggiore importanza e prestigio della sua carriera e l’unico fuori da Roma. A febbraio del 2010, infatti, Ivone fu nominata curatrice fallimentare del gruppo di cliniche Villa Pini di Chieti.

 

MOLINO STUCKY VENEZIA

L’incarico le era stata affidato dal giudice Adolfo Ceccarini, al pari di Ivone grande amico di Di Marzio. Pochi mesi dopo, a fine 2010, Ceccarini arriverà al tribunale fallimentare di Roma. Di Marzio ha confermato all’Espresso la sua amicizia con Ceccarini, ma ha specificato di averlo conosciuto soltanto dopo il 2010. Nel 2013 la procedura fallimentare del gruppo Villa Pini ha messo all’asta l’imponente collezione di quadri e altri oggetti di valore di Vincenzo Angelini, l’ex proprietario del gruppo.

 

Molino Stucky

Per gestire la vendita fu chiamato, «nel rispetto di tutte le procedure», dice Ivone, il critico d’arte Matteo Smolizza. Il suo nome compariva anche tra i consulenti della liquidazione di Cepu il cui curatore era Falcone. Smolizza ha collaborato più volte con Di Marzio: per le attività artistiche private dell’ex magistrato e per i suoi progetti culturali con l’Osservatorio agromafie di Coldiretti di cui è componente.

 

AMICO A DISTANZA

VILLA IGIEA

Adesso Di Marzio è responsabile dell’area giuridica di Coldiretti e ha un ufficio nella sede a un passo dal Quirinale. Per l’Ordine degli avvocati di Roma, però, l’ex magistrato risulta domiciliato in piazza Cavour nello studio di Falcone e Ivone. «Condividiamo l’appartamento con Falcone, ma non c’è alcuna associazione professionale» dice Ivone, che però insieme a Falcone controlla anche una società, la Servizi immobiliari professionali.

 

giuseppe conte fabrizio di marzio fabrizio centofanti

 

Di Marzio ha accettato di rispondere all’Espresso a proposito di questi incroci che possono apparire quantomeno inopportuni: «Un sodalizio professionale come l’ho avuto con Giusy (Ivone) l’ho avuto anche con Giuseppe (Conte). Nel dicembre 2019 sono stato assunto dall’università di Pescara perché ho superato un concorso per professore ordinario di diritto privato. A quel punto ho deciso di verificare la possibilità di iscrivermi all’albo degli avvocati. Tuttavia», continua Di Marzio, «dal gennaio 2020 ho accettato di svolgere la mia attività di capo area giuridica di Coldiretti. Dovevo però indicare un domicilio ai fini della regolarità dell’iscrizione. E allora lì (nell’ufficio di piazza Cavour, Ndr) ho tre amici. Giusy è una mia amica. Io ho messo il mio nome nella targa e tra l’altro è la mia domiciliazione effettiva, ma non ho neanche una stanza lì perché non do alcun contributo economico. Non c’è nessuna associazione professionale».

PIERO AMARA

 

Di Marzio ha incontrato Ivone quand’era giudice nel 2006, la frequentazione con Conte è meno datata, ma ha una svolta nel novembre 2013. Quando l’editore Giuffré assegnò a Di Marzio e Conte, perché Alpa declinò l’invito, la direzione della rivista giuridica “Giustizia Civile” nel novembre 2013. In quel periodo la Cosmec di Centofanti, una società usata dal lobbista per affari poi finiti sotto processo, organizzò una serie di convegni, conclusi da Alpa, per celebrare l’edizione digitale della rivista giuridica.

 

Di Marzio ha ricordato di aver incrociato Centofanti più o meno a ridosso del vernissage del 2012 e che nel 2013 alla Cosmec, specializzata nei dibattiti di magistrati e avvocati, fu delegata la logistica dell’evento e la ricerca degli sponsor, che poi furono trovati in Eni, Enel e Gse.

 

GIUSEPPE CONTE PAPALE

Di Marzio smentisce di essere un suggeritore occulto dell’amico Giuseppe e dunque di aver interferito, come gli è stato attribuito, nella mancata nomina del pm Nino Di Matteo alla guida del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) durante il mandato ministeriale del Cinque stelle Alfonso Bonafede, a sua volta molto amico del due volte presidente del Consiglio. L’ex magistrato confessa anche di aver diradato gli incontri di persona con il suo amico Conte per evitare reciproci imbarazzi.

 

«Con Giuseppe ho vissuto i giorni delle consultazioni nel maggio 2018», racconta Di Marzio. «Potevo ambire a molto», aggiunge, «ma ho preferito restargli lontano». Nel suo colloquio con L’Espresso, Di Marzio ha menzionato soltanto un’unica eccezione alla regola, quando il ministro Bonafede lo nominò nel comitato direttivo della Scuola superiore della magistratura.

ALFONSO BONAFEDE GIUSEPPE CONTE

 

Adesso Conte, intervistato dal Fatto Quotidiano, neanche si ricorda se fu Centofanti a firmare i suoi contratti per Acqua Marcia. Non ricorda che Caratozzolo era un’estensione di Vietti, che Alpa l’ha tirato su bene, che Ivone era amica del suo amico Di Marzio. Non ricorda, insomma, che viene da lì, da una famiglia allargata. «I can’t give you what you think you gave me». «Non posso darti quello che tu pensi di avermi dato». È sempre Adele, colonna sonora di quel vernissage. Quando c’erano tutti, come altre, tante volte. E Conte sapeva chi dava e chi prendeva.

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