daniele israel

IL CONTRARIO DELLA MORTE NON E' LA VITA MA L'AMORE - A COLORO CHE ANCORA CONTINUANO A CIANCIARE DI FASCISMO "BUONO", RACCONTATE LORO LA STORIA DI DANIELE ISRAEL, IL TAPPEZZIERE DETENUTO IN UNA PRIGIONE DI TRIESTE IN ATTESA DELLA DEPORTAZIONE AD AUSCHWITZ CHE OGNI GIORNO PER 250 GIORNI HA INVIATO UNA LETTERA D'AMORE ALLA MOGLIE E AI FIGLI - LE NASCONDEVA PIEGANDOLE NEL COLLETTO E NEI POLSINI DELLE CAMICIE DA LAVARE, POI LE FACEVA ARRIVARE ALLA MOGLIE GRAZIE ALLA COMPLICITÀ DI DUE DIPENDENTI NON EBREI – L'ULTIMA VOLTA CHE FU VISTO VIVO DUE SETTIMANE PRIMA DELLA LIBERAZIONE DI AUSCHWITZ…

Pierangelo Sapegno per “la Stampa”

 

le lettere di daniele israel

Anna ha tenuto tutte le parole che scriveva suo marito. Perché è lì che lui ha continuato a vivere, in quelle parole che dicevano poche cose e raccontavano tutto.

 

Ogni tanto, alla sera, nella sua casa di Tel Aviv, ancora adesso, tanti anni dopo, riprendeva le lettere che Daniele le aveva fatto arrivare di nascosto dalla prigione di Trieste prima di essere mandato ad Auschwitz, una ogni giorno per 250 giorni, e le rileggeva da sola, perché il tempo era passato e i figli erano diventati grandi e s' erano sposati, e la vita era diventata un'altra cosa, e anche il dolore.

 

carta di identita' di daniele israel

Ma in quegli 8 mesi terribili, nel 1944, lei le leggeva ad alta voce ai suoi figli, che avevano 8 e 9 anni, e non piangeva mai. «Noi le ascoltavamo con un misto di gioia e malinconia», ha ricordato Vittorio che oggi ne ha 85 di anni. Sembra impossibile. Ma l'amore non è mai impossibile.

 

Loro aspettavano con ansia che arrivassero le lettere che il papà riusciva a nascondere nelle camicie da lavare e si mettevano attorno alla mamma, come in un rito della cena quando si spezza il pane per tutti: lei le illuminava alla flebile scintilla di un fiammifero, perché nella stanza dove li teneva suo cognato, il muratore cattolico che li stava salvando, non c'era una finestra, e non c'era l'acqua e nemmeno la luce, e cominciava a scandire le parole. Tutte le parole. Erano racconti di dolore e dichiarazioni d'amore. «Io vi amo veramente tanto. E prego Dio che torneremo a vivere insieme».

 

il palazzo di trieste che ospitava il carcere dove era prigioniero daniele israel

Il tappezziere Daniele Israel, un bravuomo di 33 anni che aveva il suo bel negozio ben avviato a Trieste che dava lavoro a un mucchio di cattolici, non riusciva a credere a quello che stava capitando.

 

Possibile che volessero davvero ucciderlo solo perché era ebreo? Anche se lo torturavano per sapere dove si nascondevano i suoi figli, lui continuava a essere convinto che prima o poi l'avrebbero liberato, magari dopo averlo spogliato di tutto, e quando portavano altri ebrei in prigione e dopo pochi giorni li mandavano via scriveva alla moglie che era ingiusto che lui continuassero a tenerlo lì.

 

Solo alla fine aveva capito che invece li mandavano a morire. E che il giorno in cui lo presero e lo fecero salire su quel treno, il 2 settembre 1944, anche per lui si stavano aprendo i cancelli della morte.

pietra di inciampo daniele israel

 

«Papà aveva paura solo per noi», hanno spiegato i figli Vittorio e Dario, che la Bbc ha rintracciato a Tel Aviv, recuperando le 250 lettere riscritte con cura certosina da Elisabeth Zetland, e conservate oggi al Yad Vashem, the World Holocaust Remembrance Center di Gerusalemme. «Non temeva per sé. Si raccomandava alla mamma che stesse molto attenta. Che con i nazisti lui teneva duro».

 

Daniele Israel aveva un volto così normale e i capelli neri tirati indietro con la brillantina, come si faceva allora. I suoi figli, Dario e Vittorio, invece avevano quello sguardo spalancato sul mondo che hanno tutti i bambini che non sanno ancora che grande sorpresa è la vita, quanto amore nasconda, e quanto dolore, anche. Mamma Anna era l'unica che sorrideva nelle foto che la Bbc ha allegato alle lettere.

 

auschwitz 22

Danno bene l'idea della serenità travolta dalla follia. Daniele fu arrestato il 30 dicembre del '43 nel suo negozio di tappezzeria assieme al suocero. Anna e i figli furono nascosti dal cognato carpentiere che raccontò ai vicini che erano sfollati perché gli americani gli avevano bombardato la casa. Appena in carcere, Daniele trovò il sistema per far arrivare le sue lettere alla moglie. «Era un abile sarto, un maestro nello scucire, ricucire e rifinire», ha raccontato Dario.

 

Nascose le lettere piegandole nel colletto e nei polsini delle camicie da lavare, che due suoi ex dipendenti non ebrei, addetti alla lavanderia del carcere, raccoglievano dalla biancheria e con grande rischio personale facevano avere a sua moglie.

 

auschwitz

«Noi stavamo seduti attorno alla mamma e ascoltavamo le parole di papà». Poi la mamma scriveva le risposte che i due ex dipendenti ricucivano e portavano al marito in carcere. Che però era costretto a distruggerle subito. Le uniche parole che si sono conservate sono le sue. «Scriveva molto di noi perché voleva aiutarci ad affrontare questo momento. Era molto ottimista. Pensava che le cose si sarebbero aggiustate. Però avvertiva anche mia madre che c'erano molte spie e che lei non doveva fidarsi di nessuno».

 

auschwitz 7

Queste lettere contengono una mole enorme di informazioni sulla vita della prigione. Raccontano delle persone che venivano arrestate e buttate nelle celle. Delle torture. E anche della vita dietro le sbarre: un letto di paglia, il cibo scarso, le sofferenze comuni. Capitava che i nazisti lo obbligassero a fare dei lavori nelle loro case. Una volta avrebbe potuto anche provare a scappare da una finestra del gabinetto.

 

Ma gli mancarono le forze. Tornò in cella con le guardie. C'era un ricordo che lo ossessionava. Un giorno i suoi due figli erano tornati a casa in lacrime perché i vicini li avevano aggrediti a botte e insulti, «maiali ebrei». Ma lui anziché rincuorarli li aveva sgridati per non aver reagito: «Non potete lasciarvi insultare».

 

daniele israel e la famiglia

Adesso però questo era il suo più grande rimorso e continuava a scrivere per chiedere scusa: non aveva capito quello che stava succedendo. Una volta riuscì a mandare chissà come ad Anna 200 lire assieme alle lettere: «Per favore fai un regalo a Dario e Vittorio per il compleanno». Era il 20 agosto. Sono gli ultimi giorni. Dopo un bombardamento americano su Trieste, Dario si smarrì per 24 ore.

 

Quando tornò, aveva subito delle lesioni alla memoria e non ricordava neppure che il padre era in prigione. Quando recupera i ricordi, Daniele si mette d'accordo con la moglie perché vengano a vederlo nella sua ora d'aria. Lei sale con Dario all'ultimo piano della casa di fronte. Sono pochi minuti. Lui alza gli occhi e si commuove. Lo scrive nella lettera e chiede ad Anna di portare Vittorio il giorno dopo. Lei lo fece.

auschwitz

 

 «Mio padre ci guardò e si strinse le braccia al petto, come se ci abbracciasse». È l'ultima immagine che hanno di lui. Il 2 settembre del '44, quando lo misero sul treno per Auschwitz, lui aveva già capito tutto e aveva perso le speranze. Chiedeva a loro di vivere perché così avrebbe vissuto anche lui. Continuò a scrivere miracolosamente anche su quel treno.

 

Conobbe un ferroviere e gli chiese di portare la lettera a sua moglie. Un giorno, tanto tempo dopo, si presentò un signore chiedendo se lei fosse Anna Israel e le consegnò le ultime parole di Daniele. I suoi suoceri, che erano con lui su quel treno, morirono ad Auschwitz.

dario e vittorio israel

 

Ma nessuno ha mai saputo cosa capitò a Daniele. Seppero solo che lui era stato visto vivo due settimane prima che il campo fosse liberato. Anna lo ha cercato per anni, sperando che fosse andato in Russia o avesse perso la memoria. Alla fine le hanno detto che doveva essere morto in una di quelle terribili marce forzate con cui i tedeschi spostavano i prigionieri.

 

Nel '49 lei ha deciso di andare in Israele con i figli. Lui è rimasto in quelle lettere. Manca solo quella sul treno, che Daniele il tappezziere aveva scritto mentre arrivava ad Auschwitz. Ma lei la ricorda a memoria: «Fin da lontano puoi vedere il fumo. C'è così tanto fumo qui. Dev' essere l'inferno».        

 

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani

DAGOREPORT - MALGRADO UN’OPPOSIZIONE SINISTRATA E SUPERCAZZOLARA, L’ESTATE DELLA DUCETTA È  MOLESTATA DA BRUTTI PENSIERI - SE IN EUROPA CERCA DI DEMOCRISTIANIZZARSI, IN CASA LA MUSICA CAMBIA. SE PRENDE UNA SBERLA ALLE REGIONALI D’AUTUNNO, LA PREMIER TEME CHE UNA CADUTA POSSA TRASFORMARSI NELL’INIZIO DELLA FINE. COME È ACCADUTO AL PD DI RENZI, ALLA LEGA DI SALVINI, AL M5S DI DI MAIO. DI COLPO, DALL’ALTARE ALLA POLVERE - ECCO IL PESANTE NERVOSISMO PER LE CONTINUE “STONATURE” DEL TROMBONISTA SALVINI, CHE VEDE LA SUA LEADERSHIP MESSA IN PERICOLO DAL GENERALISSIMO VANNACCI. OPPURE QUELLE VOCI DI UN CAMBIO DI LEADERSHIP DI FORZA ITALIA, STANCHI LOS BERLUSCONES DI VEDERE TAJANI COL TOVAGLIOLO SUL BRACCIO AL SERVIZIO DELLA SORA GIORGIA. OCCORRE UN NUOVO MARINAIO AL TIMONE PER CAMBIARE ROTTA: ETTORE PRANDINI, PRESIDENTE DELLA COLDIRETTI? - QUESTA È LA CORNICE IN CUI SI TROVA OGGI IL GOVERNO MELONI: TUTTO È IN MOVIMENTO, NULLA È CERTO…

ferragni city life

CHE CRASH! DA CASA FERRAGNI ALL’INSEGNA DI GENERALI, LA CADUTA DELLA MILANO CITY LIFE - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: ‘’SI È PASSATI DALLA MILANO INDUSTRIALE A QUELLA DEI CREDULONI DEL PANDORO, PER FINIRE ALLA CADENTE MILANO FINANZIARIA ORA CHE MPS VUOL PRENDERSI MEDIOBANCA PER PRENDERSI GENERALI - NEL BANDO PER CITY LIFE L’ACCORDO IMPONEVA CHE “IL 50% DELL’AREA FOSSE DESTINATA A VERDE PUBBLICO”. ECCOME NO! RENZO PIANO PRESENTÒ UN PROGETTO METÀ VERDE E METÀ CON UN GRATTACIELO E QUALCHE CASA. LO BOCCIARONO. SI SPALANCARONO COSÌ LE PORTE AD ALTRI ARCHISTAR: LIBESKIND, HADID E ISOZAKI. E COSÌ CITY LIFE È DIVENTATA UN NON-LUOGO, UN DUBAI SHOPPING MALL DIVENUTO UTILE ALLA COLLETTIVITÀ GRAZIE AL COVID, PERCHÉ LÌ CI FACEVANO LE VACCINAZIONI...

mediobanca mediolanum massimo doris nagel

MEDIOSBANCA! – BANCA MEDIOLANUM ANNUNCIA LA VENDITA DELLA SUA QUOTA DEL 3,5% IN MEDIOBANCA A INVESTITORI ISTITUZIONALI. E A NAGEL, ALLE PRESE CON L’OPS DI MPS, VIENE MENO IL PRIMO SOCIO DELL'ACCORDO DI CONSULTAZIONE TRA AZIONISTI – ERA UNA MOSSA PREVISTA DAL MOMENTO CHE L’EVENTUALE FUSIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI TRASFORMEREBBE IL CORE BUSINESS DI PIAZZETTA CUCCIA NELLA GESTIONE DEL RISPARMIO, ANDANDO A SBATTERE CON L’IDENTICA ATTIVITÀ DELLA BANCA DI DORIS E BERLUSCONI….

mattarella nordio meloni giorgia carlo sergio magistrati toghe giudici

DAGOREPORT - MENTRE ELLY SCHLEIN PENSA DI FARE OPPOSIZIONE VOLANDO A BUDAPEST A SCULACCIARE ORBAN PER I DIRITTI DEI GAY UNGHERESI, GIORGIA MELONI E I SUOI FRATELLI D’ITALIA SI RITROVANO DAVANTI UN SOLO "NEMICO": LA COSTITUZIONE - SE DALLA CORTE DEI CONTI ALLA CASSAZIONE C'E' IL MATTARELLO DI MATTARELLA, LA MUSICA CAMBIA CON LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA DI NORDIO - UNA VOLTA CHE IL PARLAMENTO APPROVERÀ LA “SEPARAZIONE DELLE CARRIERE” DI GIUDICI E PM, S’AVANZA IL RISCHIO CHE LE PROCURE DIPENDERANNO DAL MINISTERO DI GIUSTIZIA - ULTIMA SPES È IL REFERENDUM CONFERMATIVO CHE PER AFFONDARE UNA LEGGE DI REVISIONE COSTITUZIONALE NON  STABILISCE UN QUORUM: È SUFFICIENTE CHE I VOTI FAVOREVOLI SUPERINO QUELLI SFAVOREVOLI - ECCO PERCHE' IL GOVERNO MELONI HA LA COSTITUZIONE SUL GOZZO...