marsilio coronavirus

CORONAVIRUS IN ABRUZZO: 8 POSITIVI – IL PRESIDENTE DELLA REGIONE MARSILIO: "NOI PRONTI AD ACCOGLIERE I PAZIENTI DAL NORD. MA A QUEL PUNTO POTREMMO TROVARCI NELLA SITUAZIONE DI NON POTER ASSISTERE I NOSTRI” (E ALLORA? SIAMO PUNTO E DACCAPO) – “DA NOI MANCANO LE CURE SUPER-SPECIALIZZATE CHE CI SONO AL NORD. TEMO IL RITORNO DEGLI STUDENTI FUORI SEDE. E AL GOVERNO DICO: ISTITUIAMO UNA ZONA ARANCIONE PER DIFENDERCI PRIMA CHE DIVENTI ROSSA”

FRANCESCO GRIGNETTI PER WWW.LASTAMPA.IT

marsilio

 

 

Da un paio di settimane, il risveglio di un Presidente di Regione è angoscioso. La prima telefonata va all’assessore alla Sanità per sentire il bollettino medico. Così è anche per Marco Marsilio, Governatore dell’Abruzzo, che anche per oggi tira un sospiro di sollievo: «Nessuna novità particolare, per fortuna. Continuiamo a essere un’isola felice.

 

Ma non durerà, presidente.

«Lo sappiamo bene. Il virus non conosce frontiere. Fermare un’infezione è come fermare il mare con le mani. Dobbiamo essere realistici. Però qui stiamo vivendo ancora giorni buoni. E questa finestra di opportunità ci sta dando il tempo di prepararci, nel limite del possibile».

 

Quanti contagiati avete registrato finora?

abruzzo coronavirus

«Nove casi, tutti provenienti dal Nord. C’è la famiglia della Brianza che era venuta a Roseto degli Abruzzi per aprire la seconda casa. Il docente di Vasto che era andato in Lombardia per un corso di aggiornamento. Una giovane che ha il fidanzato della Bergamasca, arrivata per un concorso. E così via. Piccoli numeri rispetto alle Regioni settentrionali. Così abbiamo potuto tracciare tutti i contatti e infatti ci sono diverse centinaia di persone in isolamento fiduciario. Tra questi, spiccano tre classi di studenti di Vasto, 70 liceali, tutti a casa perché a rischio per il contatto con il docente di cui parlavamo».

Lei diceva che state approfittando di questa irreale vigilia per rafforzarvi. Quanti posti letto avete in Abruzzo per la terapia intensiva?

«Sono 80 posti letto, ma di questi solo pochi sono attrezzati con il meccanismo della pressione atmosferica negativa. Certo, stiamo lavorando contro il tempo per reperire altri posti. Si stanno studiando soluzioni che permettano la riconversione veloce di qualche reparto. Sapendo, appunto, che probabilmente avremo anche noi la botta forte».

 

State alla finestra, insomma. È così?

«Siamo pronti a fare la nostra parte, in tutti i sensi. Già accade. Siccome è stato chiuso un ospedale in Molise, a Termoli, perché alcuni medici erano contagiati, e il loro pronto soccorso non assorbe più nessuno, alcuni pazienti arrivano da noi a Vasto, altri vanno a Campobasso, o in altri ospedali ancora.

MARCO MARSILIO

 

Sta poi per iniziare la canonica riunione in videoconferenza nazionale. E l’Abruzzo è candidato ad accogliere i pazienti dal Nord laddove i reparti siano definitivamente saturi. Siamo disponibili a dare una mano. Non possiamo mica lasciare morire le persone!».

 

Bella sorpresa, la sanità di una regione meridionale che aiuta i fratelli ricchi del Nord. Ma non rischiate di andare in affanno?

«Al momento stiamo vivendo questa situazione paradossale. Non ci è arrivata ancora alcuna richiesta specifica, ma siamo pronti ad ogni evenienza. Chiaro che siamo tutti molto preoccupati.

 

E sappiamo che se ci sarà il picco anche da noi, a quel punto potremmo trovarci nella situazione di non potere assistere i nostri perché nei reparti ci sono persone arrivate da fuori».

 

Non crede che serva attrezzarsi con mezzi straordinari, tipo ospedali da campo?

«No, non penso proprio che siamo a questo punto. I posti letto complessivamente ci sono. Sfatiamo anzi la leggenda che da noi i posti letto siano pochi in rapporto alla popolazione. Noi siamo assolutamente in linea con i parametri nazionali, quelli imposti dalle disposizioni ministeriali.

 

È vero che negli anni molti ospedali sono stati chiusi anche da noi, ma perché ce lo imponevano. E poi perché magari in passato si era un po’ largheggiato. Anche se è sempre molto faticoso spiegare al ministero, a Roma, che una regione come la nostra ha la sua specificità: popolazione rarefatta, strade di montagna, si costringe la popolazione a fare molti chilometri per arrivare all’ospedale. Così si mette a rischio il diritto di accesso alle cure mediche. Però i numeri ci sono».

coronavirus sud

 

Migliaia di contagi da coronavirus, ma cosa c'è davvero dietro quei numeri?

Guardi che la sanità meridionale generalmente è al collasso.

«Non parlo per altri, ma qui in Abruzzo conosciamo la nostra realtà. Se c’è qualche problema, le spiego, è sulle eccellenze. Riconosco che non abbiamo quelle cure super-specializzate che ci sono in aree metropolitane o in regioni del Nord, dove però c’è anche da dire che esiste un bacino proporzionale. C’è una massa critica che giustifica tali investimenti. Ecco, il problema da noi può essere che è carente la completezza del percorso sanitario. Ma oggi il problema, semmai, è un altro».

 

Dica.

«Ho scritto al ministro Speranza e al commissario straordinario Borrelli, avanzando una modesta proposta: la zona gialla è troppo estesa, coinvolge decine di milioni di cittadini, e alla fine i numeri sono talmente alti che non ci si riesce a stare dietro. Se si creasse una “zona arancione”, a metà tra quella rossa e quella gialla, si potrebbero dare disposizioni più stringenti a chi arriva da lì».

SALVINI, BERLUSCONI, MELONI E IL CZANDIDATO MARSILIO

 

Emergenza coronavirus, le misure suggerite dal Comitato scientifico del governo

Lo spieghi meglio: avete paura degli abruzzesi di ritorno.

«Certo. Abbiamo tantissimi studenti fuorisede in tutto il Nord, in Piemonte come in Lombardia, Veneto o Emilia-Romagna. Ora che vengono chiuse le università, torneranno tutti a casa. E quindi saranno ovviamente il veicolo di contagio. Se vogliamo frenare il virus, proprio per permettere al sistema sanitario di reggere l’urto, tutti questi nostri abruzzesi dovrebbero moltiplicare le cautele. Ma non pretendo di avere ragione, la “zona arancione” è una idea. Spero che se ne possa parlare serenamente».

abruzzo coronavirus

 

Lei ha detto che state facendo il possibile per aumentare i posti letto. Come?

«Stiamo comperando in corsa attrezzature, kit medici, farmaci, respiratori. È davvero una corsa contro il tempo. Ma sia chiaro ai cittadini: se un virus d’improvviso moltiplica per 10 o addirittura per 100 il numero di ricoveri, non c’è sanità che tenga. Noi al massimo possiamo raddoppiare i posti. Ecco perché è fondamentale che tutti diano una mano. Seguite le misure di cautela, aiutate a frenare il contagio». 

 

Particelle del coronavirus SarsCov2 sulla superficie di una cellula

 

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