traffico di armi dall austria all italia

DALL’AUSTRIA COL GRILLETTO - UN TRANQUILLO PAESINO DELLA CARINZIA È UNO DEGLI ARSENALI DOVE CAMORRA E 'NDRANGHETA SI RIFORNISCONO DI REVOLVER, KALASHNIKOV E MUNIZIONI CHE VENGONO POI PORTATI IN ITALIA - NELLE INTERCETTAZIONI, LE FRASI IN CODICE SI SPRECANO. RIFERENDOSI A PISTOLE E MUNIZIONI DICEVANO: “VOGLIO COMPRARE CENTO LAMPADINE E UN GENERATORE…” - ECCO COME RIESCONO AD ATTRAVERSARE IL CONFINE

Dario Del Porto per “il Venerdì - la Repubblica”

 

Völkermarkt, Austria. Le otto del mattino di un giorno di fine ottobre. Mimmuccio è appena arrivato da Terzigno, popoloso paese alle pendici del Vesuvio. Nel piccolo centro di undicimila abitanti nel cuore della Carinzia, ha appuntamento con un amico di vecchia data, Eduard Lassnig senior, per tutti Eddy, che insieme al figlio Eddy junior gestisce un'attività commerciale. I due devono parlare di un affare. Un grosso affare. L' acquisto di una partita di armi.

TRAFFICO DI ARMI DALL AUSTRIA ALL ITALIA

 

Non sanno che i carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata sono sulle loro tracce e hanno allertato i colleghi della polizia austriaca. Gli investigatori documentano l' incontro di Mimmuccio, all' anagrafe Domenico Boccia, 59 anni compiuti a marzo, con Eddy senior. Poi continuano a tenerli d' occhio. Cinque giorni più tardi, il 24 ottobre scorso, arriva a Völkermarkt un altro cittadino italiano, Severino Pellegrino.

 

Raggiunge l'abitazione di Lassnig, carica un borsone a bordo di un'auto e si dirige verso l'Italia. Passata la frontiera, nei pressi di Ugovizza, frazione di Malborghetto-Valbruna, lo fermano i carabinieri di Udine. Nel borsone, ci sono 10 revolver, 5 pistole semiautomatiche, tante munizioni. È la chiusura del cerchio, la conferma che dall' arsenale dei Lassnig partivano le armi acquistate da Boccia e vendute ai clan della camorra napoletana e anche a gruppi della 'ndrangheta calabrese.

 

Qualche settimana dopo, a metà dicembre, la polizia austriaca fa scattare le perquisizioni. In un negozio vuoto di Völkermarkt trovano un piccolo arsenale: 88 pistole, 6 kalashnikov, una Skorpion. I Lassnig padre e figlio vengono arrestati. E decidono di collaborare. Così l' inchiesta consente alla pm Ivana Fulco, del pool anticamorra di Napoli coordinato dal procuratore aggiunto Luigi Frunzio, di ricostruire una rotta sino a oggi inedita di questo traffico, che tradizionalmente passa per l' Albania, i Balcani, la Francia e la Penisola iberica.

 

TRAFFICO DI ARMI DALL AUSTRIA ALL ITALIA

Un mercato illegale che rende parecchio. Secondo la sociologa Monica Massari, docente all' Università di Milano, rappresenta circa il 10-20 per cento di quello legale. Nel 2014, secondo uno studio del Dipartimento anticrimine e antidroga delle Nazioni Unite, il valore era stimato tra 850 milioni e 1,7 miliardi di dollari. Cifre sensibilmente inferiori a quelle del traffico di stupefacenti. I numeri però non devono ingannare: «Le armi, al contrario delle droghe, sono beni durevoli» sottolinea Massari. «Una mitraglietta ben oliata può "vivere" all' infinito. I 175 milioni di kalashnikov prodotti dal 1947 ad oggi sono ancora in circolazione. I gruppi criminali non devono aggiornare continuamente i propri arsenali per rimanere competitivi».

 

Torniamo a Völkermarkt, allora. Eduard senior ed Eduard junior confessano di aver venduto in cinque anni a Mimmuccio da Terzigno 600 pistole, 70 kalashnikov, 5 mitragliatrici Skorpion. Boccia non aveva un unico cliente. Come Alberto Sordi nel film Finché c' è guerra c' è speranza, fa da intermediario. La procura di Napoli, che lavora in collaborazione con la procura europea di Eurojust e la Procura della città austriaca di Klagenfurt, ipotizza che le armi dovessero rifornire diverse organizzazioni malavitose: il cosiddetto Terzo Sistema di Torre Annunziata, gli Ascione-Papale di Ercolano, gli Ianuale di Castello di Cisterna, Aquino-Annunziata di Boscoreale, De Falco-Di Fiore di Acerra, sempre in provincia di Napoli.

TRAFFICO DI ARMI DALL AUSTRIA ALL ITALIA

 

Ma anche gli Elia, storica famiglia malavitosa del capoluogo, radicata nel centralissimo quartiere del Pallonetto-Santa Lucia, e cosche della 'ndrangheta. Il tribunale del Riesame, che ha confermato il carcere per Boccia, difeso dall' avvocato Angelo Bianco, e per i principali indagati, ha però escluso l' aggravante dell' agevolazione mafiosa e limitato quella della "transnazionalità".

 

Nelle intercettazioni, le frasi in codice si sprecano: «Voglio comprare cento lampadine e un generatore», dice uno riferendosi a pistole e munizioni. L' arma corta è una Smart, il calibro una cabriolet, i revolver da 6 oppure 8 colpi forniture di «pomodorini da 6 oppure 8 chili», la pistola calibro 28 era una «scarpa taglia 38». Gli interlocutori simulavano pagamenti per «pratiche automobilistiche» fra «avvocati» e «periti assicurativi». Folclore?

Forse. Ma il business è maledettamente serio. «E parliamo di un mercato» spiega ancora Massari, «dove i collegamenti fra lecito e illecito sono sistematici, così come gli intrecci fra criminalità organizzata ed economia ufficiale, mentre persiste la debolezza dei sistemi di controllo».

 

SU GOMMA, VIA TARVISIO

TRAFFICO DI ARMI DALL AUSTRIA ALL ITALIA

Un ruolo fondamentale spetta ai broker. Come Boccia, almeno stando alla ricostruzione della Procura. Mimmuccio contattava il suo amico austriaco da una cabina telefonica di Terzigno, sempre la stessa. Trattava l' acquisto, fissava il prezzo, poi inviava in Austria un corriere di fiducia. Il carico arrivava in Italia su gomma, via Tarvisio. Un viaggio di oltre dieci ore, soste escluse. Ai magistrati austriaci Eddy senior si racconta come un «mastro armaiolo», che si procura i mitra da fornitori presentatogli dal figlio.

 

Spiega di aver conosciuto Mimmo nel lontano 2010 e di aver avuto rapporti anche con un suo corriere di fiducia, Mario Amelio Carillo, al quale ha venduto kalashnikov al prezzo di 1.200 euro ciascuno, pistole Arminius a 340, pistole Walther a 550 euro. «Ero contento di essere riuscito a vendere queste armi, ci ho guadagnato tra i 300 e i 400 euro a pezzo», mette a verbale. Il 4 settembre 2017, di ritorno dall' Austria, Carillo viene arrestato con 12 pistole e 600 munizioni. Boccia allora si precipita a Völkermarkt per tranquillizzare i suoi fornitori e garantire di avere già a disposizione altri corrieri.

 

mikhail kalashnikov

Quando parte l' inchiesta, i carichi cominciano a essere bloccati: in un terreno di Sant' Anastasia, i carabinieri trovano 4 fucili, munizioni e un caricatore con il marchio "Austria". E il 28 marzo successivo, al confine, viene bloccato il veicolo, con una coppia di napoletani a bordo, di ritorno sempre da Völkermarkt, con pistole e scatole di proiettili. Eddy junior, nel suo interrogatorio, conferma che le forniture erano destinate alla criminalità organizzata. Con i napoletani, spiega, la comunicazione era possibile solo a gesti, «usando mani e gambe».

 

E rivela che il padre si riforniva di kalashnikov da un enigmatico cittadino sloveno, Franz, che negli anni 90 aveva comprato da loro dei fucili a pompa destinati alla guerra in Jugoslavia e poi si era ripresentato quindici anni dopo nel loro negozio per proporre l' acquisto di kalashnikov pagati 600 euro ciascuno.

 

KALASHNIKOV

falsi articoli e falsi giornali A marzo, la procura di Napoli ha tirato la rete della prima fase delle indagini, fermando 19 persone. L' inchiesta non è finita. Si lavora per trovare Franz lo sloveno. Boccia è detenuto ad Agrigento, Carillo in Sardegna. La rotta austriaca delle armi si è interrotta, mitra e pistole però continuano ad arrivare in Italia.

 

Dalle intercettazioni si capisce che, com' è naturale, nel settore si muovono anche altri trafficanti. Come un franco-marocchino che era stato fregato da un malavitoso di Acerra, Antonio Tufano, ora detenuto in Francia: per non pagare un carico di 90 pistole, è la ricostruzione degli inquirenti, l' italiano aveva fatto credere che il camion fosse stato sequestrato e lui arrestato.

 

Una messinscena accompagnata da un finto articolo di giornale, redatto da un amico tipografo. Il trafficante se l' era bevuta, ma reclamava i soldi. Tufano allora si rivolse agli italiani attivi sulla rotta austriaca e offrì al franco-marocchino un parziale "risarcimento" di 20 pistole 9.19 marca Walter.

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