LA FAIDA IN OPENAI (CHE CONTROLLA CHATGPT) E' TRA ILYA SUTSKEVER, CHE PENSA CHE STIAMO ANDANDO VERSO LA FINE DELL'UMANITÀ, E SAM ALTMAN, CONVINTO CHE SIA INIZIATA L'ERA DI UN PROGRESSO INFINITO - DIETRO ALLA LOTTA TRA I DUE ANCHE UN QUESTIONE DI SOLDI: MENTRE ALTMAN VAGHEGGIAVA UNA VALUTAZIONE DA 100 MILIARDI DI DOLLARI PER LA SOCIETA', SUTSKEVER CREAVA UN TEAM DEDICATO ALLA SICUREZZA DELL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE - MA PESANO ANCHE GIUDIZI PERSONALI SU ALTMAN: "L'EGO E' IL NEMICO DELLA CRESCITA"

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Estratto dell'articolo di Riccardo Luna per “la Stampa”

 

ilya sutskever sam altman ilya sutskever sam altman

Quando il dito indica Mira Murati (34 anni, albanese di nascita, capo della sofisticatissima tecnologia di Open Ai; e da sabato anche amministratore delegato pro tempore della startup […]); […] il saggio guarda Ilya Sutskever, il mandante del licenziamento più clamoroso dai tempi della cacciata di Steve Jobs della Apple; il "Bruto" della Silicon Valley che ha ordito la trama che ha fatto fuori il "Cesare" di ChatGpt, ma soprattutto il suo amico e sodale: Quoque tu, Ilya!

 

mira murati 9 mira murati 9

E quindi finalmente adesso si capiscono alcuni criptici tweet di Ilya Sutskever delle settimane scorse, mentre Sam Altman calcava le scene mondiali decantando le meraviglie dell'intelligenza artificiale generativa. Tipo: «L'ego è il nemico della crescita». […] «Se consideri l'intelligenza come la più importante fra tutte le qualità umane finirai male», […] «l'empatia nei rapporti umani e negli affari è molto sottovalutata».

 

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Ecco, sicuramente abbiamo sottovalutato la determinazione di questo giovane scienziato che pure ha un mostruoso h-index, la metrica che misura la produttività e le citazioni scientifiche: 20 è considerata buona, 40 eccezionale. Lui ha 82. Senza di lui, Open Ai sarebbe soltanto un'altra startup che non ce l'ha fatta. Nella famosa cena dell'estate 2015, nella casa di Greg Brockman di Menlo Park, la cena in cui si decise di far nascere una no profit per far sì che l'intelligenza artificiale avesse un impatto positivo sul mondo, Ilya già c'era.

 

Era stato Sam Altman, che ai tempi guidava Y Combinator, il più importante acceleratore di startup della Silicon Valley e quindi del mondo, a invitarlo; ma fu Elon Musk a convincerlo a lasciare Google Brain per prendere il posto di chief scientist di Open AI. […]. Ai tempi, nell'ambiente, Ilya era già considerato un fuoriclasse. Era il miglior allievo di Geoff Hinton, il professore dell'università di Toronto che per una vita aveva predicato nel deserto l'idea che un sistema informatico modellato sul nostro cervello - le reti neurali […]

 

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Nessuno ci credeva ma Ilya sì. Era nato in Unione Sovietica 37 o 38 anni fa, non è chiaro. Dopo il crollo del Muro, la famiglia si trasferì in Israele e di qui in Canada, a Toronto, un colpo di fortuna, perché lì c'era Hinton che era sempre in cerca di qualcuno che lo aiutasse nelle sue ricerche mentre i colleghi lo deridevano: «Uno nel mondo ad occuparsi di reti neurali è anche troppo», dicevano.

 

Ma sbagliavano tutti, oggi lo sappiamo: era solo questione di tempo. […]   la visione per cui è nata Open Ai viene da lontano: si chiama Agi, acronimo che sta per intelligenza artificiale generale. Per dirla con Ilya, «è un sistema informatico in grado di fare tutto quello che fanno gli esseri umani, ma meglio». Con ChatGpt abbiamo capito che la cosa non è così remota come pensavamo.

 

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Ci siamo quasi? Non è detto, sostiene Sutskever, ma le possibilità che questo traguardo sia imminente ci impongono di prendere il rischio sul serio. Ecco, nella dialettica fra apocalittici e integrati, fra quelli che pensano che stiamo andando verso la fine dell'umanità e quelli che dicono che inizia l'era di un progresso infinito, Ilya sta fra i primi (assieme al suo mentore Geoff Hinton), Altman fra i secondi. […]

 

E questo è solo il primo atto di un'opera con un finale tutto da scrivere: Sam Altman non è finito, forse anzi tornerà in sella. E Ilya è uscito dal cono d'ombra. Entrambi dicono di voler salvare il mondo ma solo uno dei due ha ragione.

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