FIAT AI MINIMI TERMINI (IMERESE) - NELLA CITTADINA SICILIANA, INSIEME ALLA FIAT SONO SPARITE 120 IMPRESE COME BIENNESUD, UNIVERSALPA, CLERPEM, LEAR, TECNOIMPIANTI, ERGOM E IMAM - IL COMUNE HA PERSO 3500 POSTI DI LAVORO E IL 6,5% DEI RESIDENTI

Emanuele Lauria per “la Repubblica”

 

termini imerese fiattermini imerese fiat

Davanti ai cancelli di quella che fu la Sicilfiat oggi c’è un chiosco che vende panini. Nel parcheggio sul mare che ospitava le auto dei dipendenti solo alcune tende colorate dove trovano ristoro i bagnanti. L’area industriale, sospesa fra un passato dai grandi numeri e un futuro incerto, è un deserto che brucia sotto la canicola di agosto.

 

Nello stabilimento-faro, quello che nel 1970 divenne simbolo di una illusoria trasformazione dell’economia dell’Isola e creò una nuova specie di dipendenti a doppio servizio (i cosiddetti “metalmezzadri”, insieme contadini e operai), ci sono solo gli addetti alla vigilanza e un gruppo di impiegati in cassa integrazione che seguono corsi di riqualificazione pagati dalla Regione. Intorno ai 400 mila metri quadri dell’azienda, lungo l’ex via Gianni Agnelli ribattezzata dai sindacati via Primo maggio, erbacce e rifiuti.

Protesta Termini Imerese MAschera di Marchionne Dal Giornale Protesta Termini Imerese MAschera di Marchionne Dal Giornale

 

Basterebbe lo scenario a parlare degli effetti della crisi da queste parti. Basterebbero i ruderi industriali che testimoniano di un indotto un tempo glorioso. Biennesud, Universalpa, Tecnoimpianti, Clerpem, Ergom, Lear, Imam: rimangono i cartelli ingialliti, non le aziende che vivevano del polmone Fiat e sono scomparse appena il gigante torinese è andato via.

 

Sono i numeri, però a dare davvero il senso dello tsunami seguito all’uscita del Lingotto: nei primi venti mesi dopo la chiusura dello stabilimento, avvenuta a fine 2011, il Pil della Sicilia è sceso quasi dello 0,5 per cento, con perdite per oltre 825 milioni di euro.

 

Termini Imerese, da sola, ha perso 3.500 posti di lavoro e il 6,5 per cento di residenti. Secondo i dati di Unioncamere, nel Comune di Termini negli ultimi quattro anni sono sparite 120 attività imprenditoriali. È come se la Fiat, in concorso con la difficile congiuntura, avesse trascinato con sè tutto il resto.

Bersani e gli operai di Termini Imerese con le maschere di Marchionne Bersani e gli operai di Termini Imerese con le maschere di Marchionne

 

Da sola, la Fiat di Termini dava lavoro negli anni ‘ 80 a 3.200 addetti e altrettanti erano impegnati nelle altre imprese del comprensorio. Il numero dei dipendenti diretti era sceso a 1.900 al momento della chiusura della fabbrica. Oggi rimangono 700 “fantasmi”, i cassintegrati presi in carico Da Blutec, la newco partorita dal gruppo metalmeccanico Metac che fa capo a Roberto Ginatta, che - in un accordo di dicembre con il governo e le parti sociali - si è impegnata a rilevare lo stabilimento e a far ripartire la produzione entro fine anno, utilizzando i 290 milioni messi a disposizione da Stato e Regione.

 

E accanto ai “fantasmi” ci sono le ombre: quelli che riguardano l’effettivo versamento da parte dell’azienda di 18 milioni di capitale, sui 24 deliberati, e l’ulteriore ricapitalizzazione fino a 100 milioni che doveva avvenire entro giugno. È stato disdetto e non più convocato, al ministero per lo sviluppo economico, un tavolo di verifica degli impegni.

Alcuni lavoratori di Termini Imerese durante la manifestazione di ieri a PalermoAlcuni lavoratori di Termini Imerese durante la manifestazione di ieri a Palermo

 

Linda Vancheri, ex assessore della giunta Crocetta, prima di lasciare qualche giorno fa ha sollecitato una nuova riunione. «L’impressione è che ci sia qualche problema ma resto ottimista. Moderatamente», dice la Vancheri. E i sindacati hanno già lanciato l’allarme. Domani una delegazione della Fiom si presenterà al Nazareno per chiedere chiarezza ai vertici del Pd (e del governo): «La verità è che l’accordo di dicembre sulla reindustrializzazione dell’area è ancora lettera morta e noi vogliamo il rispetto degli impegni presi», afferma Roberto Mastrosimone, leader delle tute blu anche lui in cassa integrazione.

 

 Fiat TERMINI IMERESE Fiat TERMINI IMERESE

Ancora viva, d’altronde, la delusione per la forzata rinuncia di una lunga sfilza di pretendenti all’eredità della Fiat: Gianluca Rossignolo della De Tomaso, il finanziere Simone Cimino, l’imprenditore del settore vivaistico Corrado Cicolella (tutti finiti nei guai giudiziari).

 

E ancora Massimo Di Risio (Dr Motors), la svizzera Radiomarelli e Grifa. Era stato direttamente Matteo Renzi, alla vigilia di Ferragosto di un anno fa, a dire davanti ai cancelli di Termini «che non fare più macchine, qui, sarebbe una sconfitta». Di lì a pochi mesi la svolta: via Grifa, ecco l’intesa con Metec sulla cui solidità finanziaria oggi si solleva qualche interrogativo. Confermata da ambienti di governo: il Mise, si apprende, sta lavorando per consilidare l’operazione con l’ingresso di un altro partner al fianco di Blutec.

 

A metà settembre se ne saprà, ufficialmente, di più. «Ci abbiamo messo la faccia e manterremo gli impegni», dice il sottosegretario Davide Faraone. Anche perché in ballo c’è il futuro di altri 300 dipendenti di cinque aziende dell’indotto: 120 da maggio non percepiscono l’assegno di cassa integrazione e centosettanta in mobilità.

DISOCCUPAZIONEDISOCCUPAZIONE

 

Nel deserto di Termini queste mille persone rimaste senza lavoro cercano ancora una strada. «Finora su Termini si è solo giocato. Abbiamo assistito a una danza di imprenditori interessati, più che al rilancio dell’area, a quei 300 milioni di capitale pubblico», attacca Alessandro Albanese, presidente di Confindustria Palermo.

 

Ma in molti, ora, mettono sotto accusa un modello di sviluppo superato, un’industria dell’auto nata coi fondi pubblici e svanita come il sogno della chimica di Stato che nell’area di Termini Imerese è rappresentato da uno scheletro verde, scrostato, visibile dall’autostrada. In quest’angolo di Sicilia, in attesa della ripresa, si sovrappongono le testimonianze dei fallimenti.

 

 

Ultimi Dagoreport

elly schlein giuseppe conte goffredo bettini gaetano manfredi piero vincenzo de luca roberto gualtieri silvi salis vincenzo decaro michele emiliano

DAGOREPORT - IL PD GUIDATO DA ELLY SCHLEIN? E' COME "'A PAZZIELLA 'MMAN 'E CRIATURE". IL GIOCATTOLO STA IN MANO AI BAMBINI. E LORO CHE FANNO? CI GIOCANO, SO' BAMBINI. E LO FANNO A PEZZI - CONFONDENDO LA LEADERSHIP CON L'AMBIZIONE, LA SEGRETARIA DEL PD SI E’ RINTANATA IN UN BUNKER: DIFFIDA DI TUTTI E SI CIRCONDA SOLO DEI SUOI “PASDARAN”: BONAFONI, ALIVERNINI E TARUFFI - NON SOPPORTA L’ASSE TRA CONTE E BETTINI; VIVE CON LA PAURA CHE BONACCINI VOGLIA SOSTITUIRLA AL PRIMO PASSO FALSO E CHE SILVIA SALIS LE FREGHI LA SEGRETERIA – SOSPETTI VERSO IL SINDACO DI NAPOLI GAETANO MANFREDI, POSSIBILE “PAPA STRANIERO” DEL “CAMPO LARGO” – ELLY DIFFIDA (EUFEMISMO) DI PRODI, CHE NON LA VEDE CANDIDATA PREMIER, E DI FRANCESCHINI, CHE LA PENSA ALLO STESSO MODO MA NON LO DICE - IL FASTIDIO VERSO MISIANI, GUALTIERI, MANCINI E ONORATO - VOLEVA ELIMINARE I ''CACICCHI'' MA HA RINCULATO CON DE LUCA E SOFFRE LE SMANIE DI EMILIANO IN PUGLIA - QUALCHE ANIMA PIA SPIEGHI ALLA GRUPPETTARA DI BOLOGNA CHE NON SIAMO ALL’OCCUPAZIONE DEL LICEO, NÉ TANTOMENO SUL CARRO DEL PRIDE DOVE SI È ESIBITA IN MODALITÀ “CUBISTA” SULLE NOTE DI “MARACAIBO” (VIDEO)

beppe grillo marco travaglio giuseppe conte elly schlein eugenio giani

DAGOREPORT: IL CONTE TRAVAGLIATO - DI BOTTO, SIAMO RITORNATI AI TEMPI DI BEPPE GRILLO: SULL’OK ALLA CANDIDATURA IN TOSCANA DEL DEM EUGENIO GIANI, CONTE NON TROVA IL CORAGGIO DI METTERCI LA FACCIA E RICICCIA IL ''REFERENDUM'' ONLINE TRA GLI ISCRITTI, L’UNO VALE UNO, LA “BASE” DA ASCOLTARE - MA L'EX "AVVOCATO DEL POPOLO" NON DOVEVA ESSERE IL LEADER CHE I 5STELLE NON HANNO MAI AVUTO, QUELLO CHE SI IMPONE E TRACCIA LA VIA AL SUO PARTITO? - DATO CHE GIANI, PER VINCERE, PUO' FARE A MENO DEI VOTI 5STELLE, NEL PD S'INCAZZANO CON LA SUBALTERNITÀ A CONTE DI ELLY SCHLEIN CHE HA ACCETTATO E PROMOSSO LA CANDIDATURA DEL 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA: "QUESTI INGRATI È MEGLIO LASCIARLI CHE PRENDERLI" - MA TRA ELLY E PEPPINIELLO, C’È DI MEZZO LA COLONNA DI PIOMBO DI MARCO TRAVAGLIO, CHE DETTA OGNI MATTINA I DIECI COMANDAMENTI DELL'IDEOLOGIA M5S, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" PD-M5S SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL''ARMATA BRANCA-MELONI...

netflix disney plus streaming

DAGOREPORT - “TOPOLINO” HA FAME - DISNEY SCUCE 3 MILIARDI DI DOLLARI PER COMPRARSI LE ATTIVITÀ MEDIA DELLA NFL, LA LEGA DEL FOOTBALL AMERICANO. QUALE SARÀ IL PROSSIMO PASSO? UN CONSOLIDAMENTO NELLO STREAMING È INEVITABILE (IL MERCATO È SATURO DI SERVIZI E CONTENUTI) E C’È CHI SI SPINGE A UN’ACQUISIZIONE DI PESO, COME NETFLIX - LA PIATTAFORMA CAPITALIZZA IL DOPPIO MA FATTURA UN TERZO DELLA DISNEY  – RUMORS ANCHE SU UN INTERESSE DI AMAZON PER SPOTIFY: LÌ I SOLDI NON SAREBBERO UN PROBLEMA (IL SERVIZIO DI E-COMMERCE DI BEZOS CAPITALIZZA 2MILA MILIARDI CONTRO I 130 DELLO STREAMING MUSICALE)...

matteo piantedosi giorgia meloni carlo nordio giusi bartolozzi alfredo mantovano almasri

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI RISCHIA DI BRUTTO SUL CASO ALMASRI: PRENDERSI LA RESPONSABILITÀ DELLA SCARCERAZIONE E DEL RIMPATRIO (CON VOLO DI STATO) DEL TORTURATORE LIBICO EQUIVALE A UNA PUBBLICA SCONFESSIONE DEI MINISTRI NORDIO E PIANTEDOSI, CHE IN AULA HANNO MINIMIZZATO CON BUGIE LA QUESTIONE ATTACCANDO I GIUDICI – IL TRIBUNALE DEI MINISTRI, SCAGIONANDO LA STATISTA DELLA GARBATELLA E RINVIANDO A GIUDIZIO I DUE MINISTRI E IL SOTTOSEGRETARIO ADDETTO AI SERVIZI SEGRETI, HA APERTO UNA BOTOLA DOVE, DALL'ALTO DEL SUO DILENTATTISMO, MELONI È CLAMOROSAMENTE CADUTA - LO "SCUDO" PER SALVARE GIUSI BARTOLOZZI NON ESISTE: NON ESSENDO STATA RINVIATA A GIUDIZIO, IL GOVERNO NON PUÒ  ESTENDERE "IL CONCORSO" NEL REATO COL MINISTRO NORDIO. COSI', IL PARLAMENTO PUO' NEGARE L'AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE CONTRO PIANTEDOSI, NORDIO E MANTOVANO, MA LA PROCURA DI ROMA NON AVRÀ ALCUNO OSTACOLO A RINVIARE A GIUDIZIO LA BARTOLOZZI, CON CONSEGUENTI ''RICADUTE POLITICHE'' SU MELONI - PERCHE' NON HANNO MESSO IL SEGRETO DI STATO...

donald trump volodymyr zelensky steve witkoff vladimir putin

DAGOREPORT - È FINALMENTE LA VOLTA BUONA PER LA PACE TRA RUSSIA E UCRAINA? – L’INVIATO SPECIALE DI TRUMP A MOSCA, STEVE WITKOFF, DOPO TRE ORE DI FACCIA A FACCIA, HA CONVINTO PUTIN A INCONTRARE IL TYCOON, CONSIGLIANDOGLI DI PRESENTARSI CON UN “REGALINO” DI BUONA VOLONTA': COME LA FINE DEGLI ATTACCHI DI DRONI E AEREI – IL FACCIA A FACCIA, CHE SI TERRÀ DOPO FERRAGOSTO NELLA TURCHIA DI ERDOGAN, HA OTTENUTO IL VIA LIBERA DA ZELENSKY, MERZ, STARMER E RUTTE (NON COINVOLTI IL GALLETTO MACRON E LA "PONTIERA SENZA PONTE'' MELONI) - MA PER FARLA FINITA, PUTIN DEVE PORTARE A MOSCA IL BOTTINO DEL VINCITORE: NON VUOLE E NON PUO' PERDERE LA FACCIA DOPO TRE ANNI DI GUERRA - TRUMP HA RASSICURATO ZELENSKY CHE L'UCRAINA NON VERRA' UMILIATA DALLA RUSSIA - IN VISTA DEL VOTO DI MID-TERM 2026, PER IL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA LA PACE VALE COME UN GOL IN ROVESCIATA...