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NELLE GALERE ITALIANE SIAMO A UN PASSO DALL’ESCALATION – LA RIVOLTA AL CARCERE MINORILE FERRANTE APORTI DI TORINO È SOLO L’ULTIMO EPISODIO DI UNA LUNGHISSIMA SERIE: LA POLIZIA PENITENZIARIA È CERTA CHE CI SIA UN COORDINAMENTO TRA I DETENUTI DI TUTTA ITALIA PER SCATENARE IL CAOS – I VIDEO DEI CARCERATI CHE HANNO DEVASTATO LA PRIGIONE TORINESE, REGISTRATI E PUBBLICATI SU TIKTOK, NONOSTANTE IL DIVIETO DI USARE CELLULARI… - VIDEO

 

 

VIDEO: LA RIVOLTA AL CARCERE MINORILE DI TORINO SU TIKTOK

https://www.lastampa.it/torino/2024/08/03/video/la_rivolta_al_ferrante_aporti_vista_da_dentro-14529010/?ref=LSHA0-BH-P1-S1-F

 

LA RIVOLTA AL FERRANTE APORTI VISTA DA DENTRO È SU TIKTOK

Da www.lastampa.it

 

rivolta nel carcere ferrante aporti di torino 1

Le immagini della devastazione del carcere Ferrante Aporti di Torino viste da dentro: sono state pubblicate dai promotori della rivolta su TikTok, grazie all'uso (illegale) di smartphone. Si sentono fra l'altro proclami contro lo Stato. "I protagonisti di tali violenze non devono restare impuniti", commenta il presidente USPP Giuseppe Moretti.

 

"Immagini che fanno inorridire", sottolinea. Poi denuncia il rischio di interrompere il flusso di risorse straordinarie che il governo sta mettendo in campo. "Non deve trascurarsi come la finalità della pena non possa più essere garantito con le risorse attuali e con detenuti, soprattutto extracomunitari, aumentati a dismisura dopo il decreto cosiddetto Caivano".

 

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UNA RIVOLTA COORDINATA IN TUTTA ITALIA IL SISTEMA CARCERI TEME UN'ESCALATION

Estratto dell’articolo di Irene Famà per “La Stampa”

 

Materassi dati alle fiamme, telecamere distrutte, vetri infranti, agenti presi in ostaggio con "lame" di fortuna. Carceri in rivolta. Una decina scoppiate nelle ultime settimane da Nord a Sud del paese. Firenze, 5 luglio; Casal Del Marmo, Roma, 6 luglio; carcere Ernesto Mari, Trieste, 12 luglio; Biella e Velletri, 28 luglio; Terni e il carcere "La Dogaia", Prato, 29 luglio; carcere Lorusso e Cutugno e il Ferrante Aporti, Torino, 1 agosto. Violenza e devastazione dietro le sbarre. Minorili compresi. E in tanti, dall'amministrazione ai sindacati, temono un'escalation. «Una rivolta coordinata in tutta Italia», mormora chi il sistema penitenziario lo conosce bene.

 

E si ricorda altrettanto bene le agitazioni del periodo Covid. […] «Spirito di emulazione», sintetizza il garante nazionale dei detenuti Stefano Anastasia. Che proprio nei giorni scorsi è passato da una riunione all'altra. Sembrava che i detenuti della Capitale si stessero organizzando per non rientrare nelle celle, com'è stato a Regina Coeli il 29 luglio, quando sono stati bruciati i materassi e rotti dei tavoli.

 

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La trasmissione sulle frequenze di "Radio Carcere" era chiara: «Anche noi dobbiamo fare qualcosa. Facciamo casino». Un passaparola, dunque. Un tam tam agevolato dai cellulari. Tanti, troppi, sequestrati durante le perquisizioni che inevitabilmente seguono le rivolte. «Segno - aggiunge Anastasia - che il reato di possesso dei cellulari in carcere è ridicolizzato dagli avvenimenti».

 

La devastazione si prepara tramite messaggi e veloci telefonate nascoste. Poi, soprattutto i più giovani, la postano sui social. A Cuneo, dov'era stato incendiato anche l'impianto elettrico, la rivolta era scattata per la mancata autorizzazione delle telefonate. A Prato perché mancavano le docce e l'acqua calda e «nelle celle siamo costretti a stare con 40 gradi», a Trieste perché «siamo costretti a dormire per terra sui materassi». A Casal del Marmo per una rissa.

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L'emergenza carceri è nota: il caldo, il sovraffollamento. I dati dell'associazione Antigone parlano chiaro: il livello di sovraffollamento nazionale ha raggiunto il 130%, e il 56 penitenziari italiani supera il 150%. «Prima mancavano 14mila posti, ora ne mancano 19mila», sottolinea il segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Osapp, Leo Beneduci.

 

[…] Rivolte di denuncia. Rivolte per favorire le evasioni. Rivolte semplicemente «per esserci. E fare sentire la nostra voce». Rivolte che risuonano e accendono micce da un penitenziario all'altro. Minorili inclusi. Cinquecentoventisei i ragazzi reclusi negli Ipm di tutta Italia.

 

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Anche qui troppi rispetto ai posti disponibili. E si trovano adolescenti che dormono su brandine di fortuna, anche cinque o sei per stanza. Che Garanti, operatori, sindacati chiamano in causa la politica. Con un ragionamento che è più o meno questo: da un lato si denuncia il sovraffollamento, nella realtà dei fatti gli ultimi decreti del Governo spalancano le porte del carcere con maggiore facilità.

 

A sette mesi dall'entrata in vigore del Decreto Caivano, che inasprisce le pene per gli under 18, i minorenni finiti in cella, invece che destinati a percorsi di recupero o a pene alternative, sono aumentati di oltre il 10%. «C'è l'aggravamento dei minimi di pena - dice il garante nazionale Anastasia - a cui bisogna sommare la mancanza di sostegno e di prospettive. Le detenzioni sono sempre più lunghe e i giovani, dalle sbarre, faticavano a vedere futuro e riscatto». Così si ribellano.

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