gianni riotta

GIANNI RIOTTA, UNO CHE NE HA AZZECCATE POCHE (MA SEMPRE CON GARBO) – L’ARCHEO-RITRATTO BY PIROSO: LA GAFFE IN TV SULLA COSTITUZIONE, GLI SFONDONI SU TRUMP, LA DISASTROSA DIREZIONE DEL “SOLE 24 ORE” (DOVE FU SFIDUCIATO DAL 70% DELLA REDAZIONE) – L’ECCESSIVO ALLARMISMO SULL’INFLUENZA AVIARIA E LA CONDUZIONE DEL SUPER FLOP “PARALLELO ITALIA” SU RAITRE – FINO ALLA LISTA DI PROSCRIZIONE VERSO I PRESUNTI “PUTINIANI D’ITALIA” E LA RISPOSTA DI CACCIARI: “RIOTTA E’ UN COGLIONE”

Antonello Piroso per “la Verità” – 7 ottobre 2018

 

GIANNI RIOTTA TAPIRO VALERIO STAFFELLI

Ospite ad Agorà su Rai 3, quando l’economista Antonio Maria Rinaldi ha ricordato che per l’articolo 1 della Costituzione «la sovranità appartiene al popolo», Gianni Riotta ha alzato il ditino: «Scusi, dove sta scritto?». Per poi aggiungere, con l’aria di chi la sa lunga: «Perché l’articolo 1 recita che l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. Se uno studente va all’esame di diritto costituzionale ripetendo quello che si sta dicendo qui, lo bocciano».

 

E Rinaldi, più divertito che infastidito: «Nel secondo comma». Una bella gaffe, per il giornalista - italiano naturalizzato americano - che piace alla gente di Confindustria e dintorni. Un errore che, invece di nuocergli, pare lo spedisca alla direzione della scuola di giornalismo della Luiss, l’ateneo privato della medesima Confindustria. Questo, secondo il sito Dagospia, per volere di Emma Marcegaglia, già presidente di entrambe le istituzioni - Confindustria e della Luiss, e anche dell’Eni su nomina del governo di Matteo Renzi -che per Riotta ha simpatia e stima, come per Oscar Giannino di cui è stata testimone di nozze.

 

gianni riotta urla shut up a barbacetto edizione 2017

Affinità elettive che fanno curriculum, per dir così (scusami, Oscar, ma non riesco ad addomesticare il Franti che è in me). Intendiamoci: Riotta - Johnny Ricotta per chi ama maramaldeggiare - ha un palmares da far invidia alla più parte degli scribacchini nostrani, a cominciare dal sottoscritto.

 

Nato a Palermo nel 1954, figlio d’arte - il padre Salvatore era una firma del Giornale di Sicilia - diventa corrispondente del Mani festo. Ricorderà Nina Gagliardi, che il quotidiano comunista diresse: «Appare questo bel figurino, tutto impettito. Capii subito che il ragazzo puntava in alto, che avrebbe fatto strada». E difatti: Johnny diventerà condirettore di Marcello Sorgi alla Stampa, vicedirettore di Paolo Mieli al Corriere della Sera, direttore del Tg1 e del Sole 24 Ore.

 

riotta

Un numero di poltrone proporzionale agli svarioni e alle topiche in cui è inciampato. Alla vigilia della vittoria di Donald Trump nelle elezioni presidenziali americane, vaticinava su Facebook: «La campagna elettorale di Trump è ufficialmente finita stanotte, al terzo dibattito con la rivale democratica Hillary Clinton. Trump era partito alla grande, senza sniffare (ehhhh?, ndr). D’improvviso, ha distrutto le residue, esili chance di vittoria repubblicana. Vincerà Hillary, The Donald è stata una grande distrazione, colorata, petulante e vana».

 

In passato, siccome non gli fa difetto l’autostima, Riotta decise di cantarsela e suonarsela: «Spesso ho infastidito persone verso cui i giornalisti scodinzolano alla grande». Tipo chi? Gianni Agnelli? Giulio Tremonti? O in tempi più recenti Matteo Renzi? Macché: Adriano Sofri, già condannato come mandante dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi , «penso sia colpevole e ho aiutato Mario Calabresi quando ha scritto il libro sull’assassinio di suo padre».

GIANNI RIOTTA

 

Peccato che l’amarcord di Sofri sul Foglio suonasse un tantinello diverso: «Questo piccolo tomo ha “scodinzolato”, per usare il suo miserando linguaggio, nei miei confronti a lungo e in più occasioni, fino a che, avendo scritto una gratuita vigliaccheria da quattro soldi contro Giorgio Pietrostefani (anche lui condannato per l’omicidio Calabresi, ndr), che non poteva rispondergli, fu da me qui trattato come meritava. Da allora, incassato il mio pubblico disprezzo, ha trovato l’audacia necessaria a vantarsi mio nemico».

 

Monica Maggioni con Gianni Riotta

A fine 2009, da direttore del Sole 24 Ore, il 31 dicembre fa scrivere in prima pagina che «le firme della testata hanno discusso per scegliere la persona dell’anno 2009 per l’eco nomia italiana»: Giulio Tremonti, l’allora potente ministro dell’Economia di cui si narrava potesse sostituire Silvio Berlusconi alla guida del centrodestra. Solo che la vicenda, per i rappresentanti sindacali dei giornalisti, aveva avuto uno svolgimento diverso: «Quella frase può indurre il lettore a pensare che il corpo redazionale sia stato consultato in questa scelta. Così non è stato. La decisione è stata presa dalla direzione che ne ha discusso solo durante la riunione di redazione, cui partecipa un gruppo ristretto di giornalisti».

 

Prima della direzione del Sole (che lascerà con 100 copie perdute al giorno in edicola, 54.000 in 16 mesi, e un -30 per cento di abbonamenti), Riotta si era guadagnato quella del Tg1, ricordata per il «bollettino della vittoria» dopo il terremoto dell’Aquila.

 

riotta con salvini

«Con metodico compiacimento onanistico», così verrà scritto, farà sciorinare per 90 secondi i lusinghieri dati di ascolto delle edizioni straordinarie post sisma. «Con centinaia di morti e una regione in macerie, questo non è giornalismo, ma pornografia necrofila, è stupro di cadavere», sarà uno dei rilievi più soavi del Web. Sempre attento ai fenomeni globali, ecco Johnny occuparsi di aviaria, malattia dei volatili e dei polli (lato sensu), circostanza già qui segnalata tra le cosiddette «bufale apocalittiche».

 

Riotta presentava così l’Armageddon ai lettori del Corriere della Sera nell’agosto 2005 : «Il virus H5N1 va alla guerra». Nientemeno. Cioè? «Il Presidente George W. Bush è stato informato del rischio epidemia della nuova influenza che terrorizza la sanità di tutto il mondo». Ciumbia. Riotta poi la tocca piano: «La paura è che il virus, mutando senza soste, possa infettare direttamente gli uomini. Gli epidemiologi hanno stime macabre. Le più pessimistiche, spesso lasciate in sordina per non generare panico, calcolano un miliardo di casi nel mondo e 360 milioni morti».

VIANELLO RIOTTA

 

Giusto: perché lasciarle in sordina, ’ste cifre? Ma mettiamoci pure il carico da 11: «H5N1 potrebbe riuscire, invisibile, nel disegno di morte e devastazione che Osama Bin L ad e n va perseguendo». E certo: come non capire che Osama voleva annientare l’Occidente a colpi di uccelli morti? Da questi scivoloni Riotta si è sempre rialzato senza fare neanche un plissé. Anche quando Micromega usò la scimitarra avvolta nel velluto: «Oggi i prototipi del giornalista di successo sono Riotta e Barbara Palombelli, simpatici e preparati, ma che se avessero potuto intervistarlo, avrebbero trovato tracce di cordialità anche in Adolf Hitler», da lui nulla, zero reazioni. Solo una volta gli saltò la mosca al naso.

 

Avendo sostenuto da direttore del Tg 1 che la sua nomina - avvenuta con il secondo governo di Romano Prod  nel 2006 - non era dettata da logiche lottizzatorie, che non riceveva pressioni e che i politici non lo chiamavano, Giampaolo Pansa ribatté: «Questo vallo a raccontare a tua nonna». E Riotta: «Se uno per strada ti risponde: “Dillo a tua nonna”, tu replichi “scusa...?” e scendi con il cric. Se te lo dice in tv, devi incassare».

 

RIOTTA 1

«È stato un appassionato comunista, ma si è anche guadagnato l’amicizia del monarca del capitalismo italiano, Gianni Agnelli» ha scritto Repubblica . Un po' come Gad Lerner, che proprio con La Verità ha però fatto (una molto tardiva) ammenda sulle relazioni pericolose tra chi in Italia sognava il sol dell’avvenire e chi faceva il capitalista con i soldi degli altri, da Carlo De Benedetti ai Benetton. Non a caso, nel 1993 Riotta sostituirà Lerner alla guida di Milano, Italia su Rai 3.

 

Rete su cui tornerà con 4735 Parallelo Italia, sette puntate in prima serata nell’estate 2015, una fulminante intuizione del direttore Andrea Vianello per raccontare le magnifiche sorti e progressive del Belpaese a trazione renziana, con un budget di tutto rispetto: 2 milioni di euro. Dopo la prima puntata Riotta confessò: «Un debutto con un po’ di batticuore perfino per un vejo gringo co me me...».

PARALLELO ITALIA DI RIOTTA INTERROTTA DAI CONTESTATORI

 

I risultati tuttavia furono tutt'altro che esaltanti, come ricorderà Carlo Freccero a Michele Anzaldi - lo stalliere del cavallo di viale Manzini per conto di Matteo Renzi - quando eccepirà sulla scarsa resa di un’altra trasmissione: «Ma perché non intervenivi quando Riotta faceva ascolti più scarsi con un programma come Parallelo Italia che era senza concorrenza?».

 

In quel viaggio-reportage fu intervistata la creme delle élite, persone quali il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio e Luciano Benetton. Domande su concessioni, rapporti tra ricavi, utili e investimenti sulla rete autostradale? Non pervenute. Forse non erano funzionali allo storytelling, che Riotta realizzerà in un clima da volemose bene immemore dell’avvertenza di Talleyrand: «Sourtout, pas trop de zèle», soprattutto: niente eccessi di zelo. A chi lo accusava di sudditanza verso Tremonti , con il sospetto che nel 2009 il premiato lo avesse deciso lui insieme a pochi altri nelle segrete stanze, si limitò a ribattere che «l’infelicità del servo è credere che tutto il mondo sia popolato solo da servi». Riotta servo? No, sarebbe insolente e offensivo. Ma un dandy cortigiano e cicisbeo, magari sì. 

Gianni Riotta renzi intervistato da gianni riotta parallelo italiagianni riotta parallelo italia selfie riotta e bellasio che compie 40 anni

 

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…