giorgia meloni matteo salvini silvio berlusconi

GIRAMENTO DI MELONI: CENTRODESTRA IN PEZZI – AL VERTICE DI ARCORE VOLANO GLI STRACCI TRA LA DUCETTA, BERLUSCONI E SALVINI – MELONI: “L’UNITA’ NON SI FA SOLO A PAROLE, NOI MAI CON IL PD E IL M5s” – IL DUELLO SULLA CANDIDATURA DI MUSUMECI IN SICILIA. “AVETE ALTERNATIVE?”, CHIEDE FRATELLI D’ITALIA – LA LEGA SI METTE DI TRAVERSO: “I DUBBI SONO DEI SICILIANI” – SALVINI VA VIA PER PRIMO E IL CAV SI DICE “IRRITATO”…

EMILIO PUCCI per il Messaggero

 

SALVINI MELONI BERLUSCONI

Avrebbe dovuto essere il vertice del disgelo, si è trasformato nell'ennesima fumata nera e in uno scontro sempre più aspro sul caso Sicilia. I tre leader del centrodestra si sono visti in un clima pesante, dopo che si erano interrotte le comunicazioni per l'esito della partita del Quirinale. Ieri pranzo veloce a base di riso con melanzane, olive e pachino, branzino in crosta e gelato al pistacchio.

 

Nessuna voglia di scherzare, anche Berlusconi che ha fatto da padrone di casa offrendo un aperitivo in terrazza e regalando due quadri della sua collezione raffiguranti Madonne con bambino ai suoi alleati ha evitato di fare battute. Perché Salvini e Meloni sono lontani anni luce da una ricomposizione anche a livello personale e il tentativo di mediazione portato avanti dal presidente di FI è naufragato in nuove polemiche.

 

BERLUSCONI SALVINI MELONI AL QUIRINALE

Salvini, accompagnato da Calderoli per parlare di legge elettorale e spingere Fdi e FI ad un impegno sui referendum sulla giustizia, ha lasciato villa San Martino dopo neanche un'ora dall'inizio dell'incontro, si sono intrattenuti un po' di più Meloni e La Russa. «Il vertice non era più rinviabile, bisogna tornare a parlarsi e a compattarsi»: la convocazione l'ha fatta proprio Berlusconi che si è trovato, tra l'altro, a dover spiegare le parole pronunciate due giorni fa sull'Ucraina e a ribadire che lui è atlantista a tutti gli effetti, che è stato frainteso, che non ha alcuna voglia di fare da sponda a Putin. «Da 28 anni sono dalla parte dell'Occidente, dell'Europa, della libertà.

 

Su questo non ci può essere nessun equivoco», aveva ribadito di primo mattino l'ex premier, «lo dimostrano innumerevoli atti di governo e voti parlamentari».

salvini meloni berlusconi

«Nessun cambio di linea», aveva fatto presente pure il coordinatore Tajani rispondendo indirettamente alla richiesta di un chiarimento della capo delegazione al governo di FI Gelmini secondo la quale «la libertà non può valere solo per noi: è un bene indivisibile».

 

LE AMMINISTRATIVE Ma nel menù della riunione dei leader del centrodestra c'era soprattutto il tema delle amministrative. Le divisioni tra FI e Fdi a Verona, gli scontri nella coalizione a Parma, Catanzaro e Viterbo e poi Meloni e La Russa sono partiti all'attacco sulla Sicilia.

 

«Avete alternative a Musumeci?», hanno chiesto entrambi. Riscontrando «una disponibilità» del Cavaliere a convergere sulla riconferma del presidente della Regione, anche se l'ex premier si è limitato ad esprimere una stima personale per il governatore e si è impegnato a trovare una soluzione con il partito in Sicilia.

 

Per questo motivo si è detto «irritato e sorpreso» per «la fuga in avanti» di Fdi che ha anche puntato il dito su Salvini che «ritarda l'annuncio del candidato». Risposta della Lega: «I dubbi su Musumeci sono della netta maggioranza dei siciliani. La scelta sul futuro governatore verrà presa in Sicilia, non a Roma o a Milano».

 

salvini meloni e berlusconi in conferenza stampa

Insomma, anche in prospettiva delle Politiche la tensione non accenna a diminuire. Il partito di via Bellerio mette in guardia Fdi: se si presenta da sola perde la maggioranza dei collegi, la tesi. «E - dice un big lumbard - la Meloni deve capire che non può fare il candidato premier. Potrà essere divisivo lo stesso Salvini, di sicuro lo è lei». Sul tema della leadership non c'è stato comunque alcun accenno, si comincerà a partire dal basso, dalla costruzione dei programmi e dal tema delle alleanze. «Se è positiva la comune contrarietà a una futura legge proporzionale per le elezioni politiche, restano ancora fumose le regole d'ingaggio sulle modalità con cui formare liste e programmi comuni», si legge in una nota diramata da Fdi.

 

La Meloni è tornata in pressing. «Fratelli d'Italia, nel confermare la sua indisponibilità a qualsiasi futura alleanza con il partito democratico e/o Cinquestelle, confida nella stessa chiarezza da parte degli alleati», il refrain, perché «l'unità della coalizione non basta declamarla. Occorre costruirla nei fatti».

 

Non è un caso che Berlusconi sia stato l'unico a parlare con i cronisti sul tema delle comunali: «L'accordo non è stato trovato per pure contrapposizioni locali, persona contro persona, ma siamo sicuri che negli eventuali ballottaggi troveremo l'accordo», ha spiegato. Con l'assunto che «soltanto un pazzo potrebbe mandare all'aria la coalizione. È evidente che - ha osservato l'ex premier - se il centrodestra si disunisse perderemmo le elezioni e vincerebbe la sinistra. Non c'è disaccordo possibile».

 

SALVINI BERLUSCONI MELONI

Salvini dal canto suo ha fatto trapelare soddisfazione per essersi confrontato di persona con Berlusconi e Meloni ma in realtà le distanze non si sono colmate. «Per me il centrodestra così com' è funziona», il parere del Cavaliere. Ma non del presidente di Fdi secondo il quale il centrodestra va rifondato dopo l'esperienza giallo-verde e l'esecutivo di unità nazionale a sostegno di Draghi. Anzi in Fdi considerano l'incontro un passo indietro e non certo uno avanti.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”