luigi e federica saraceni

GRANA SARACENI – IL PADRE DELL’EX BRIGATISTA, TRA I FONDATORI DI MAGISTRATURA DEMOCRATICA ED EX DEPUTATO DEI DS E VERDI, DIFENDE LA FIGLIA FEDERICA CHE AI DOMICILIARI PERCEPISCE IL REDDITO DI CITTADINANZA – “COSA DOVREBBE FARE PER VIVERE, PROSTITUIRSI? FARE LE RAPINE?” - E POI: “CONSENTITELE DI LAVORARE PER MANTENERSI, LIBERANDOLA DAI DOMICILIARI”

Pino Corrias per “la Repubblica”

 

Vive in un bilocale della periferia romana. Vive inseguita dalla sua storia di militante brigatista, Federica Saraceni, 49 anni, due figli, condannata per l' omicidio di Massimo D' Antona. Imprigionata in un passato che non passa. E che ora torna a galla per quei 623 euro di reddito di cittadinanza, percepiti secondo la legge, ma a dispetto del sangue versato e della condanna definitiva a 21 anni di carcere, diventati arresti domiciliari.

federica saraceni 3

 

Reddito scandaloso per la vedova D' Antona: «Non tutto quello che è legale è anche giusto». Per i familiari delle vittime: «Lo Stato non può pagare chi ha ucciso i suoi uomini migliori». «Reddito di infamia» per la Lega che pure ha votato la legge, quando proprio Matteo Salvini era ministro dell' Interno, aveva titolarità per accorgersi del buco normativo e che oggi prova a nascondersi alzando la polvere delle polemiche.

 

Un errore per tutti. Salvo per il padre di Federica, Luigi Saraceni, ex fondatore di Magistratura democratica, ex deputato dei Ds e Verdi: «Cosa dovrebbe fare per vivere mia figlia, prostituirsi? Fare le rapine?». E poi: «Consentitele di lavorare per mantenersi, liberandola dai domiciliari ».

 

Ma anche quello sarebbe un corto circuito, liberata anzi tempo da una condanna per una delle storie più atroci della nostra cronaca recente, l' avventura fuori dal tempo delle Nuove Brigate Rosse, una ventina di sbandati guerrieri che in una manciata di anni, tra Roma, Bologna, Firenze, assaltano a modo loro lo "Stato delle Multinazionali", rapinano, sparano, riesumando il rito feroce degli agguati.

 

 

luigi saraceni

Uccidono tre volte. Massimo D' Antona il 20 maggio 1999 a Roma, Marco Biagi a Bologna, 19 marzo 2002, entrambi colpevoli di essere consulenti del Ministero del Lavoro, dunque complici della "oppressione della classe operaia". E uccidono Emanuele Petri, sovrintendente della polizia ferroviaria. I primi due sparandogli alle spalle sotto casa. Il terzo in un conflitto a fuoco, sul treno interregionale, località Castiglione Fiorentino, 2 marzo 2003, quando i due capi dell' organizzazione, Mario Galesi e Nadia Desdemona Lioce, incappano in un controllo casuale. Reagiscono sparando. Galesi uccide e resta ucciso.

 

La Lioce viene catturata. Nei loro computer gli investigatori scoprono tutti i fili dell' organizzazione.

E smantellandola trovano le prime tracce di Federica Saraceni, buona borghesia romana, nata nel 1969, proprio nell' anno in cui comincia la stagione degli Anni di Piombo. Lei all' inizio sembra solo una fiancheggiatrice dell' organizzazione. Una maestra d' asilo, che ha incrociato per caso o impazienza le persone sbagliate. E che scoppia in lacrime quando l' arrestano, 24 ottobre 2003.

 

La sua storia racconta che a sedici anni frequenta il Centro sociale Blitz. Fa politica nel Movimento. A diciannove va a vivere in una casa occupata. Conosce Mario Galesi che gestisce lotte nei quartieri. Dirà al processo: «Ero giovane, avevo meno di vent' anni». Ma a trenta incrocia la strada di Laura Proietti, militante di Autonomia in superficie, in realtà già inserita nei Nuclei comunisti combattenti. Con lei inizia «un rapporto politico». Che al processo spiega così: «Ci vedevamo a casa mia, leggevamo Marx e Lenin, discutevamo ». E poi? «Quando capii che voleva arruolarmi, ho interrotto i rapporti».

 

federica saraceni 2

Vero? Al processo di primo grado le credono a metà e la condannano a 4 anni per favoreggiamento. Ma in Appello troppi fili la legano alla banda armata. Per dieci mesi, nel 1999, ha affittato un appartamento a Cerveteri, che secondo gli inquirenti è una base logistica, secondo lei, «una casa che mi serviva per studiare e stare da sola». Scoprono che ha in uso schede telefoniche che compaiono nel flusso delle comunicazioni tra i brigatisti, comprese tre telefonate partite dalla cabina telefonica vicina a casa D' Antona, nei giorni che precedono l' attentato.

 

Dunque, partecipazione ai pedinamenti e all' omicidio. Fino a quella mattina di maggio, ore 8,13, quando D' Antona percorre i suoi ultimi 130 passi e all' angolo tra via Salaria e via Po, finisce davanti a Mario Galesi che lo aspetta dietro a un cartellone pubblicitario, gli spara nove volte, l' ultima al cuore.

 

Lei al processo del 2008 rivendicherà la lettera scritta ai giornali, con il falso nome di "Marina", chiedendo «onore a te, dolce Mario», subito dopo la sua morte nella sparatoria ferroviaria, «che hai dato la vita per sconfiggere l' ingiustizia di questo mondo». E quando il giudice le chiede: «Ma Galesi muore sparando a un' altra persona, lo sapeva?» in aula risponde: «Morire per una scelta, giusta o sbagliata che sia, è segno di coerenza». La condanna definitiva diventa pesante, 21 anni e 6 mesi.

 

Lei piange di nuovo. Si è giocata la vita, giocando con la vita degli altri.

federica saraceni

E la pena che le tocca è anche in questo corto circuito che torna a illuminarla, anche se sono spiccioli, invece del sangue.

l'omicidio di massimo d'antonaolga d'antona con mara carfagnamassimo d'antonaolga d'antona moglie di massimomassimo d'antona con la figlia

 

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...