xi jinping fibra ottica cina cinese

HUAWEI, MA NON SOLO: LA CINA È UNA MINACCIA PER LA SICUREZZA DELLE TELECOMUNICAZIONI ANCHE QUANDO DI MEZZO NON C’È IL COLOSSO ACCUSATO DAL GOVERNO USA DI SPIONAGGIO INDUSTRIALE – IL REPORT ISPI-BROOKINGS ACCENDE I RIFLETTORI SULLA STRATEGIA CYBER DEL DRAGONE - LA GUERRA PER IL DOMINIO CIBERNETICO VA BEN OLTRE LA TELEFONIA MOBILE E IL 5G...

Francesco Bechis per formiche.net

 

xi jinping

La Cina è una minaccia per la sicurezza delle telecomunicazioni anche quando di mezzo non c’è Huawei, il gigante tech di Shenzen accusato dal governo americano di spionaggio industriale. È quanto si legge nel nuovo report dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) e della Brookings Institution di Washington DC, “La corsa globale per la superiorità tecnologica”, in collaborazione con il ministero degli Esteri italiano e il Centro sulla sicurezza cibernetica di Ispi e Leonardo.

 

COSA C’È DIETRO (E OLTRE) HUAWEI

A indicare il quadro più grande è Tom Wheeler, fellow della Brookings e imprenditore che dal 2013 al 2017 ha presieduto sotto l’amministrazione di Barack Obama la potente Commissione federale per le telecomunicazioni (Fcc), organo responsabile della regolamentazione delle telco americane contro cui proprio oggi la cinese Huawei ha intrapreso un’azione legale.

 

“La Cina – avvisa Wheeler all’interno del report assieme all’ammiraglio e docente americano David Simpson – è una minaccia anche quando non c’è equipaggiamento Huawei nei sistemi di telecomunicazione”. Perché? Ecco spiegato: “Dalla riuscita estrazione di dati altamente sensibili sulla sicurezza dall’Ufficio del management del personale negli Stati Uniti comunemente attribuita alla Cina, alla campagna tutt’ora in corso in Europa e altrove da parte di attori maligni legati alla Cina, molti degli attacchi cinesi hanno sfruttato vulnerabilità in applicazioni e hardware non cinesi e la scarsa prevenzione cibernetica”.

trump xi jinping

 

I BANDI NON BASTANO

Wheeler, non proprio un passante nelle stanze dei bottoni dell’amministrazione Obama, spiega dunque che le preoccupazioni su Huawei, benché “legittime”, non devono far perdere di vista la vera posta in gioco, che è squisitamente geopolitica e ha a che vedere con un modus operandi di uno Stato che prescinde dalla singola azienda. Nessuna delle minacce precedentemente elencate, ammonisce l’ex funzionario, “scompare con un bando in bianco di Huawei”. Il focus “acchiappa-titoli” sull’equipaggiamento cinese “non dovrebbe cullare l’Occidente in un falso senso di sicurezza”. La sfida cinese per l’egemonia nel dominio cyber va ben oltre la telefonia mobile e il 5G.

 

L’ERA DELL’HYPERWAR

Nell’introduzione al report il generale John Allen, presidente di Brookings e già a capo della missione Nato in Afghanistan (Isaf), ribattezza questa nuova frontiera bellica nel dominio cibernetico “hyperwar”, “iper-guerra”, combattuta con l’Intelligenza artificiale (Ia) e le tecnologie emergenti, come il 5G, che per Wheeler e Simpson è “il più importante network del XXI secolo”.

 

huawei a shenzhen

La linea che divide la guerra “convenzionale” dall’ hyperwar, spiega Allen, è anzitutto temporale. La velocità, l’efficacia, l’ampiezza di intervento permesse dall’uso congiunto dell’Intelligenza artificiale e di macchine cognitive aprono oggi frontiere prima sconosciute e rendono obsolete le dottrine militari del XX secolo. “In termini militari, l’hyperwar può essere definita come una tipologia di conflitto in cui i processi decisionali umani sono quasi del tutto assenti dal ciclo osserva-realizza-decidi-agisci (In inglese, Ooda). Di conseguenza, il tempo che serve per completare questo ciclo è ridotto a risposte quasi istantanee”.

 

LA PRESENTAZIONE AL CSA

HUAWEI - LA SEDE DI SHENZEN 1

Nessuno Stato, democratico e non, è estraneo alla competizione per il dominio cyber. Da questa premessa è partita la presentazione del report Ispi-Brookings giovedì mattina al Centro Studi Americani di Roma. Introducendo i lavori, Giampiero Massolo, presidente dell’Ispi e di Fincantieri, già direttore del Dis (Dipartimento per l’informazione e la sicurezza), ha preso in prestito una metafora pugilistica per spiegare la corsa alla supremazia cibernetica. “È importante essere i primi a muoversi – ha detto in apertura – non si tratta solo di tecnologia ma di una competizione per il potere”. Gli ha fatto eco Allen: “Il grande stratega militare Carl von Clausewitz diceva che la natura della guerra rimane immutabile, ma il suo carattere cambia di continuo”. La grande domanda che si impone all’Occidente è, dunque, “quale direzione dare al cambiamento”.

giampiero massolo

 

CHI ARRIVA PRIMA? DEMOCRAZIE O REGIMI?

GOOGLE ANDROID VS HUAWEI

In conclusione del report presentato al Csa Samuele Dominioni, ricercatore all’Ispi, si chiede chi fra Stati democratici e regimi autoritari avrà la meglio nella competizione cibernetica. È una domanda che angustia da tempo gli addetti ai lavori. È infatti comunemente ritenuto che l’accentramento del potere e l’assenza di un regime regolatorio, per non citare l’irrilevanza dell’opinione pubblica, permettano ai regimi autoritari di fronteggiare “costi inferiori” negli investimenti in ricerca e sviluppo. Nel lungo periodo, però, si legge nel report, le debolezze economiche e politiche non permetteranno loro di “guidare la corsa per la supremazia tecnologica a meno che non riformino il loro sistema di governance in modo pluralistico”.

IL CASO GOOGLE HUAWEI BY OSHOANTICIPAZIONI DEL SISTEMA OPERATIVO DI HUAWEI

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?