vladimir putin volodymyr zelensky ucraina russia

KIEV COME SAIGON? - DOMENICO QUIRICO: "NELL'IMPEGNO FERREO DELL'OCCIDENTE A FIANCO DELL'AGGREDITO MI PARE DI SCORGERE DA QUALCHE GIORNO SOTTILI CREPE, PRUDENTI DISTINGUO CHE PRELUDONO A PIÙ DOLOROSE RICHIESTE DI RINUNCIA" - E SI DOMANDA SE "LE VISITE DEI LEADER EUROPEI CON LE LORO PROMESSE DI ACCELERARE IL CAMMINO PER L'ADESIONE DELL'UCRAINA ALL'UNIONE EUROPEA NON SIANO LE CONTROPARTITE PER CONVINCERE KIEV A RINUNCIARE A DONBASS E CRIMEA SPERANDO CHE…"

Domenico Quirico per “la Stampa”

 

mariupol ucraina

Si potrebbe dire che sull'Occidente pesa sempre una presunzione di delitto. Perché siamo affascinati dalla sofferenza degli altri, impregnati di martirologia, ma solo per un certo tempo. Assai breve.

 

Questo accade perché da alcune generazioni non c'è modo per noi di esimersi, di trarsi in disparte dai guai del mondo, la nuova bruciante contemporaneità ci lega al nostro tempo. Quando le bombe distruggono le case di Kharkiv o di Mariupol lo apprendiamo, e soprattutto lo vediamo, prima ancora che i feriti e le vittime sian tirate fuori dalle macerie.

 

la scuola distrutta di kharkiv

Agli ucraini, da febbraio, nulla è stato risparmiato, guerra senza dichiarazione di guerra, bombardamenti di città inermi, saccheggi, torture, deportazioni, orrori che le generazioni europee non avevano conosciuto e che avevano garantito di non tollerare più. Tutto questo ci è venuto incontro vivo, senza che avessimo modo di difenderci da questo perenne sapere ed essere chiamati in causa.

 

Non vi è silenzio in cui rifugiarsi, pace da immaginare come possibile quiete. Sembravamo incatenati anche politicamente in una sorte comune agli ucraini che ci portava irresistibilmente con sé. Questo finora. Perché dire che l'indifferenza segue la fedeltà è troppo poco: le è consustanziale. Nell'impegno ferreo dell'Occidente a fianco dell'aggredito mi pare di scorgere da qualche giorno, tendendo l'orecchio, sottili crepe, prudenti distinguo che preludono a più dolorose richieste di rinuncia.

 

Conflitto nel Donbass al 31 maggio 2022

Non sono le rese e le concessioni invocate fin dai primi giorni dei cosiddetti sopravvalutati putiniani d'Occidente, categoria irrilevante e meschina. No questa volta a tentennare sono proprio coloro, come gli americani, che sembravano decisi ad andare fino in fondo, a non accettare compromessi al ribasso. Il misfatto era troppo grande per pensare al perdono. E si esigevano a parole la punizione dell'attaccabrighe Putin, l'Ucraina ricostituita nella sua integrità territoriale prima del 2014, e ricostruita con il pagamento dei danni di guerra da parte di mosca.

 

Tutto ha funzionato bene fino a quando l'armata russa sembrava respinta, confusa, addirittura in rotta. Gli ucraini ingenuamente hanno iniziato a annunciare la possibilità concreta di vincere da soli, di respingere il nemico oltre i vecchi confini. Nelle capitali occidentali si tiravano sospiri di sollievo. E già c'era chi come il presidente francese Macron si preoccupava di non calcare troppo la mano, che Putin non venisse «umiliato» inducendolo a mosse inconsulte.

 

BOMBE DONBASS 2

Poi il corso della guerra è cambiato. Gli ucraini hanno iniziato a retrocedere, le province orientali pare ormai certo che cadranno a giorni nelle mani dei russi lenti ma inesorabili come la loro artiglieria nel ridurre in cenere e divellere tutte le radici. Si delinea la necessità di uno scontro prometeico che divida il globo in due fazioni. Caduto il Donbass il seguito potrebbe essere una guerra di trincea orribilmente monotona e infinita, con la necessità di armare, sfamare e far sopravvivere artificialmente l'Ucraina con i sette milioni di profughi, il grano che marcisce inutile nei silos per il blocco navale, le infrastrutture e l'economia divelte. L'incubo di un piano Marshall senza l'ipotesi della parola fine.

 

BOMBE DONBASS

Ecco allora alle richieste sempre più disperate di cannoni e missili da parte degli ucraini fanno eco dibattiti bizantini sulla portata degli obici: ottanta cento o trecento chilometri? Si scopre la necessità di addestrare i serventi che offre tra la bella figura di prometterli e le conseguenze pratiche un utile rinvio di settimane, mesi. Intanto si vedrà. Si comincia a spiegare esplicitamente che, consumati i rimasugli delle vecchie munizioni sovietiche, è rischioso intaccare quelle degli eserciti occidentali.

 

ZELENSKY BIDEN

Sorgono dubbi, improvvisi, sul fornire ordigni troppo sofisticati e moderni. Manca la certezza di poterne controllare la destinazione, in un Paese che, si ricorda, è oppresso da una mafia che sul commercio di armi ha costruito il successo commerciale e ha come clienti guerriglie opache e criminali. Agli ucraini deve essere parso strano lo sconcertante rimprovero di Biden di non aver ascoltato gli avvertimenti inviati da Washington sul fatto che i russi ormai fossero decisi ad attaccare. Come a dire che una parte di colpa del disastro cade sulla imprevidenza degli aggrediti. E qui fa capolino per Zelensky la sindrome vietnamita e afgana.

putin zelensky biden

 

Gli americani adorano gli alleati che dimostrano di saper vincere da soli e non pesano troppo. Quelli che si affidano totalmente all'impegno americano e costano, appena possibile vengono liquidati consegnandoli con qualche ghirigoro retorico alla benevolenza del nemico. Putin non cade, entrare in guerra direttamente è una carta incerta, in fondo questo Donbass. Anche le annunciate visite ecumeniche dei leader europei devono aver fatto riflettere a Kiev come un angoloso crittogramma.

 

volodymyr zelensky a kharkiv 5

Non parlano quasi più di armi, l'unico soggetto che interessa gli ucraini. Promettono di accelerare l'interminabile e sinuoso cammino burocratico per l'adesione alla Unione che non li salva certo dalle cannonate russe. E spostano il discorso, dato ancor più preoccupante, dalla guerra alla ricostruzione: siamo disposti a finanziare generosamente la ripresa della ucraina in cenci. Quando c'è da metter mano al portafoglio sono sempre generosissimi.

 

volodymyr zelensky a kharkiv 7

Molti a Kiev cominciano a domandarsi se non siano le contropartite per convincerli a rinunciare a Donbass e Crimea sperando che Putin si accontenti e ponga fine alla guerra. Altri segni infausti arrivano sul fronte della accoglienza dei profughi. La solidarietà sotto i colpi della inflazione che stringe l'Europa si fa meno viva. Si comincia a parlare di "abusi''", di ucraini che fanno turismo sociale. I Paesi dell'Europa centrale, all'inizio generosissimi, Polonia Slovacchia Repubblica Ceca Austria, di fronte alla prospettiva di tempi lunghi, tagliano le voci più generose dell'accoglienza, trasporti gratuiti, assistenza medica a tutti, sussidi alle famiglie che ospitano ucraini.

volodymyr zelensky a kharkiv 4

 

Chiedono ormai apertamente che coloro che non intendono tornare a casa si trovino un lavoro, altrimenti dovranno accettare di passare dagli hotel ai campi per gli altri rifugiati, quelli normali che sono un problema e un fastidio.

Ultimi Dagoreport

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…