venezia turismo

LAGUNA TRISTE - DOMENICA A VENEZIA SI SONO RIVISTI I PRIMI TURISTI, SOPRATTUTTO VENETI O DELLE REGIONI VICINE - SOLO IL 10% DI STRANIERI, IN PREVALENZA TEDESCHI E SPAGNOLI - LA PANDEMIA HA FATTO CROLLARE GLI AFFARI DELL'80% EPPURE GLI ESERCENTI NON VOGLIONO TORNARE AL MODELLO DI TURISMO "MORDI E FUGGI": "BISOGNA PUNTARE SULLA QUALITA' E NON SULLA QUANTITA'" (TRADOTTO: MEJO POCHI RICCONI CHE SPENDONO CHE ORDE DI TURISTI COL PRANZO A SACCO)

Alberto Mattioli per "la Stampa"

 

Venezia il 1 maggio

Ripartenza? Dipende. È la solita storia di chi vede il bicchiere dello spritz mezzo pieno o mezzo vuoto. Sta di fatto che lo scorso fine settimana si è rivista a Venezia la fauna attesa da mesi: i turisti. Ventiduemila sabato, 30 mila domenica, per lo più ospiti della porta accanto, veneti o delle regioni neogialle limitrofe. Stranieri, il 10 per cento, in prevalenza tedeschi e a seguire spagnoli.

 

Numeri da ripresina, non da boom. Però i parcheggi del Tronchetto e di piazzale Roma sono stati chiusi perché pieni, si sono riviste le code per entrare nella Basilica di San Marco, i musei sono operativi, la Fenice idem. Anche gli alberghi stanno riaprendo, «siamo a più del 50 per cento», dice Simone Venturini, il trentatreenne assessore al Turismo della giunta di centrodestra.

 

Code a Venezia

«Turisti sì, ma non spendaccioni, sabato e domenica c'era tanta gente ma non ho quasi lavorato», chiosa sconsolato il gondoliere sul ponte di San Moisè. Ieri, giornata di sole meravigliosa, ma lavorativa, non c'era in giro quasi nessuno. La vecchia signora del Leone torna faticosamente alla normalità. Ma un po' rimpiange il periodo in cui camminare nelle calli significava passeggiare e non fare la coda, l'acqua nei canali era quasi azzurra e si "sentiva" la specialità veneziana più tipica: il silenzio.

 

Caffè Al Colombo

E avanti con i reportage estasiati su Venezia deturisticizzata, davvero mai così bella. La realtà però è diversa e racconta di una città sbalestrata che ha scoperto che magari di turismo si muore, ma certo senza turismo non si vive. «Io ho aperto perché "Al colombo" è un'istituzione e non può stare chiuso e poi perché ho un magnifico dehors - racconta Domenico Scanziani, titolare del celebre ristorante - ma in realtà non mi conviene. I turisti sono pochi e con il coprifuoco alle 22 a cena non si lavora granché. Però sono contento, anche solo per la soddisfazione di sedermi nel mio ristorante».

 

Venezia, tornelli

I numeri sono disastrosi. Nella normalità dell'evo a.C., ante Covid, Scanziani dava lavoro a 25 persone, stagionali compresi: nel d.C. sono rimasti in sei, «gli altri in cassa integrazione. Nel '20 ho perso l'80 per cento del fatturato, nel '21 è molto se finora sono arrivato al 5. I ristori? Gli ultimi devono ancora arrivarmi».

 

«Si tornerà alla normalità pre-pandemia, se tutto va bene, a fine anno. Ma se vogliamo essere realisti, non prima dell'aprile '22», profetizza Claudio Vernier, titolare del caffè "Al Todaro" e presidente dell'Associazione Piazza San Marco, 500 soci, tutti o quasi gli esercenti dentro e intorno al salotto più bello del mondo. Poi ti spiazza: «Ma a quella "normalità" spero di non tornare mai più».

 

Simone Venturini

Eccola allora, la vera questione, l'ennesimo paradosso di una città che è un paradosso in sé. Venezia soffoca dal turismo ma da quando il turismo è scomparso si è accorta che quel che la uccideva era anche quel che la faceva vivere. Ed è andata in crisi. «Fossimo una città normale - spiega Vernier - il calo del fatturato sarebbe stato del 50. Poiché invece siamo una monocultura turistica, è arrivato all'80 e più. La pandemia è l'occasione di ripensare il turismo: le idee ci sono, ma serve la volontà».

 

Il giovin assessore Venturini ovviamente non ci sta. Elenca quel che sta per iniziare: la Biennale Architettura, il 22, e il Salone nautico, il 29, «due grandi occasioni. La città è pronta, non è mai stata così bella, festeggiamo i suoi 1.600 anni con molte iniziative. Però è vero: non bisogna tornare come prima, ma meglio di prima. L'obiettivo è meno turismo giornaliero e più soggiorni, meno mordi-e-fuggi e più vivere Venezia. Noi facciamo la nostra parte, anche se è assurdo che il Comune di Venezia abbia gli stessi poteri di quello di un paesino sull'Appennino. E aspettiamo che si faccia chiarezza su pass vaccinali, quarantene e quant' altro».

 

Caffè Al Todaro Venezia

Poi conferma che dall'anno prossimo ci sarà il ticket d'ingresso in città con relativi controlli informatici e tornelli, anche se preferisce chiamarlo «contributo d'accesso». Spiega: «Il ticket è lo strumento, l'obiettivo è la prenotazione». Sarà. Un osservatore qualificato come Jan Van Der Borg, l'olandese che insegna Economia del Turismo a Ca' Foscari, è pessimista: «Il lockdown era l'occasione di riflettere sul modello di business che vogliamo. Occasione mancata, però, a Venezia come altrove».

 

Che fare? «Puntare sulla qualità del turismo e non sulla quantità, il che non vuol dire selezionare chi arriva in base ai soldi che può spendere ma all'attenzione vera che può dare alla città. E poi mettere al centro le esigenze di chi a Venezia vive e non può farlo in un parco tematico senz'anima. Invece il primo maggio si è visto che si vuole tornare semplicemente a quel che c'era prima».

 

Jan Van Der Borg

«Si crede che il problema sia tecnico, di accessi monitorati con le nuove tecnologie. E invece il problema è politico, perché è la politica che deve decidere quanta gente può entrare a Venezia, anzi quanta gente fisicamente ci può stare senza distruggerla. Un paziente che sta male bisogna anche curarlo, non solo monitorarlo». Che Venezia stia male lo conferma un dato dei giorni scorsi: per la prima volta, gli abitanti sono scesi sotto quota 51 mila. Per una Disneyland di marmo, forse sono perfino troppi.

Ultimi Dagoreport

emmanuel macron giorgia meloni volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – MACRON E MELONI QUESTA VOLTA SONO ALLEATI: ENTRAMBI SI OPPONGONO ALL’USO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI IN EUROPA, MA PER RAGIONI DIVERSE. SE IL TOYBOY DELL’ELISEO NE FA UNA QUESTIONE DI DIRITTO (TEME LE RIPERCUSSIONI PER LE AZIENDE FRANCESI, IL CROLLO DELLA CREDIBILITÀ DEGLI INVESTIMENTI UE E IL RISCHIO DI SEQUESTRI FUTURI DI CAPITALI EUROPEI), PER LA DUCETTA È UNA QUESTIONE SOLO POLITICA. LA SORA GIORGIA NON VUOLE SCOPRIRSI A DESTRA, LASCIANDO CAMPO A SALVINI – CON LE REGIONALI TRA CINQUE GIORNI, IL TEMA UCRAINA NON DEVE DIVENTARE PRIORITARIO IN CAMPAGNA ELETTORALE: LA QUESTIONE ARMI VA RIMANDATA (PER QUESTO ZELENSKY NON VISITA ROMA, E CROSETTO NON È ANDATO A WASHINGTON)

giorgia meloni matteo salvini elly schlein luca zaia

DAGOREPORT - C’È UN ENORME NON DETTO INTORNO ALLE REGIONALI IN VENETO E CAMPANIA, E RIGUARDA LE AMBIZIONI DI ZAIA E DE LUCA DI...RIPRENDERSI LA GUIDA DELLE RISPETTIVE REGIONI! - NULLA VIETA AL “DOGE” E ALLO SCERIFFO DI SALERNO DI RICANDIDARSI, DOPO AVER “SALTATO” UN GIRO (GLI ERA VIETATO IL TERZO MANDATO CONSECUTIVO) – IN CAMPANIA PER DE LUCA SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI: GLI BASTEREBBERO 5-6 CONSIGLIERI FEDELISSIMI PER TENERE PER LE PALLE FICO E POI FARLO CADERE PER RICANDIDARSI. IDEM PER IL "DOGE", CHE PERO' NON AVRA' DALLA SUA UNA LISTA DI "SUOI" CANDIDATI - A CONTARE SARANNO I VOTI RACCOLTI DAI SINGOLI PARTITI NECESSARI A "PESARSI" IN VISTA DELLE POLITICHE 2027: SE FRATELLI D’ITALIA SUPERASSE LA LEGA IN VENETO, CHE FINE FAREBBE SALVINI? E SE IN CAMPANIA, FORZA ITALIA OTTENESSE UN RISULTATO MIGLIORE DI QUELLO DI LEGA E FRATELLI D'ITALIA, COME CAMBIEREBBERO GLI EQUILIBRI ALL'INTERNO DELLA COALIZIONE DI MAGGIORANZA?

edmondo cirielli giovambattista fazzolari giorgia meloni

DAGOREPORT - C’È UN MISTERO NEL GOVERNO ITALIANO: CHE “FAZZO” FA FAZZOLARI? – IL SOTTOSEGRETARIO ALL’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA FA IL TUTTOLOGO, TRANNE OCCUPARSI DELL’UNICA COSA CHE GLI COMPETE, CIOE' L’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA - SI INDUSTRIA CON LE NOMINE, SI OCCUPA DI QUERELE TEMERARIE AI GIORNALISTI (NEL SENSO CHE LE FA), METTE IL NASO SULLE VICENDE RAI, MA NON FA NIENTE PER PLACARE GLI SCAZZI NEL CENTRODESTRA, DOVE SI LITIGA SU TUTTO, DALL'UCRAINA ALLA POLITICA ECONOMICA FINO ALLE REGIONALI – LO SHOW TRASH IN CAMPANIA E EDMONDO CIRIELLI IN VERSIONE ACHILLE LAURO: L’ULTIMA PROPOSTA? IL CONDONO…

trump epstein

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE DUE FOTOGRAFIE DI TRUMP CON IN BRACCIO RAGAZZE GIOVANISSIME A SENO NUDO? A WASHINGTON, FONTI BEN INFORMATE ASSICURANO CHE LE DUE FOTO HOT SIANO TRA LE MIGLIAIA DI FILE DI JEFFREY EPSTEIN, ANCORA DA PUBBLICARE - NEI PROSSIMI GIORNI, GRAZIE AL PASSAGGIO DI UNA PETIZIONE PARLAMENTARE FIRMATA DA 218 DEPUTATI DEMOCRATICI, MA AI QUALI SI SONO AGGIUNTI QUATTRO REPUBBLICANI, LA DIFFUSIONE COMPLETA DEI FILE DEL FINANZIERE PORCELLONE, VERRÀ SOTTOPOSTA AL VOTO DELLA CAMERA. E I VOTI REP POSSONO ESSERE DETERMINANTI PER IL SUCCESSO DELL’INIZIATIVA PARLAMENTARE DEM - SE DA UN LATO L’EVENTUALE DIVULGAZIONE DELLE DUE CALIENTI FOTOGRAFIE NON AGGIUNGEREBBE NIENTE DI NUOVO ALLA SUA FAMA DI PUTTANIERE, CHE SI VANTAVA DI POTER “PRENDERE LE DONNE PER LA FIGA” GRAZIE AL SUO STATUS DI CELEBRITÀ, DALL’ALTRO UN “PUSSY-GATE” DETERMINEREBBE UNO DURO SCOSSONE A CIÒ CHE RESTA DELLA SUA CREDIBILITÀ, IN VISTA ANCHE DEL DECISIVO VOTO DI METÀ MANDATO IN AGENDA IL PROSSIMO ANNO...