marcellino iachi bonvin

“AVEVA GIÀ SPARATO MA ERA ESASPERATO” - I VICINI DIFENDONO MARCELLINO IACHI BONVIN, IL TABACCAIO DEL CANAVESE CHE HA UCCISO UN LADRO MOLDAVO DI 24 ANNI: “CINQUE VOLTE SONO ANDATI A RUBARE. HA FATTO BENE A SPARARGLI: NON SE NE PUÒ PIÙ” - FILIPPO FACCI: “LA NUOVA LEGGE SULLA LEGITTIMA DIFESA È STATA FATTA PROPRIO PER UNO COME LUI, CHE HA LAVORATO ONESTAMENTE PER TANTI ANNI. E CHE FORSE, DI METTERSI A SPARARE, NON AVEVA NESSUNA VOGLIA…”

1 - NEL PAESE APPLAUSI PER FRANCO "ERA ESASPERATO DAI TROPPI FURTI"

Lodovico Poletto per “la Stampa”

 

Il primo colpo, il signor Franco lo ha sparato dal balcone del secondo piano della sua villetta, mentre la sirena dell' allarme urlava e i ladri scardinavano il cambia monete della tabaccheria automatica. «Ha fatto benissimo», dice la nipote Roberta Carla, sette ore più tardi. E mostra la mano con le dita ben distanziate: «Cinque volte sono andati a rubare.

marcellino iachi bonvin con moglie e figlio

Ha fatto bene a sparargli: non se ne può più».

 

Il secondo colpo lo ha esploso nel cortile. E stavolta ha centrato il ladro. Quindi ha chiamato la polizia e soccorsi perché c' era un uomo con ancora il cappuccio in testa che agonizzava sul marciapiede. Poi è corso in casa, perché Marcello Iachi Bonvin - detto Franco - è un uomo di quasi 70 anni, e ed è tutt' altro che Tex Willer o un vendicatore pronto a tutto. E veder morire quel ragazzo lo ha sconvolto.

 

Alle 13 gli operai della Dyco, la fabbrica che è quasi di fronte al cancello della villetta, ma è nel Comune di Ivrea, escono in pausa pranzo. Passa una Lancia Y grigia e il lavoratore in tuta seduto accanto al conducente abbassa il finestrino e urla così: «Bravo! Hai fatto bene Franco! Bravo». È un attimo. E arrivano due ragazze: «Meno male che qualcuno reagisce. Se ha sparato è perché non ne poteva più. Pover' uomo, quelli erano armati. E lo hanno aggredito. Se non sparava lui, lo facevano loro». Ed è un tam - tam. «Franco è in galera».

«Franco adesso rischia», Franco qui e franco là. «Bisogna difenderlo».

il caso di marcellino iachi bonvin

 

E così la signora Simona Scicchitano, che gestisce il negozio di intimo «La Gioconda», che è su questa strada ma a un paio di chilometri dalla tabaccheria, salta in macchina e va a vedere di persona che cosa accade laggiù dove ci sono le volanti della polizia. Curiosa un po' in giro poi telefona a qualcuno: «Non c' è, è ancora in questura. Speriamo bene». Lo conosce? «Io poco.

 

Ma adesso scendiamo in strada per difenderlo. Ha fatto bene a sparare». Il suo «Scendiamo in strada» significa che lunedì o martedì i commercianti con negozi che si affacciano su questo nastro d' afalto che unisce Ivrea a Pavone faranno una fiaccolata per sostenere il tabaccaio. «Lo hanno derubato così tante volte che ha perso il conto: e molti di noi hanno avuto lo stesso problema. Una fiaccolata per lui è il minimo.

 

il caso di marcellino iachi bonvin

Franco è uno di noi. E tutti noi avremmo potuto ritrovarci nelle stesse condizioni sue». E così il tam-tam si arricchisce di voci. Di idee. Di ricostruzioni a volte fantasiose. Il tweet del ministro dell' Interno raccoglie applausi: «Se anche lui dice che ha fatto bene allora vuol dire che ha rischiato».

 

Ecco, adesso davanti alla casa color pesca, dove vive e lavora il tabaccaio, dove al pianterreno c' è il bar gestito dai figli e accanto una casetta con il distributore automatico di sigarette, snack e bevande, c' è un sacco di gente. «Franco» arriva su una Jeep nera. Ma non si vede in viso. Stretto in un giubbottino blu, e con il cappuccio calato in testa, scende di corsa e s' infila dentro casa. Ha bisogno di silenzio. E di riposo. La ribalta davanti alle telecamere non gli interessa.

 

Il sindaco del paese, Endro Giacomo Bevolo, in sella da pochi giorni, dice che gli è «umanamente vicino». «Non stiamo parlando di uno scapestrato, ma di un signore con la testa sulle spalle che sta passando attraverso un' esperienza complicata». Lo conosce? «So che è stato consigliere comunale una ventina di anni fa. Che le devo dire? Non stiamo parlando di fanatico delle armi, ma di un pensionato che ha faticato tutta la vita».

la rapina nella tabaccheria di marcellino iachi bonvin

 

E la politica? «Lasci perdere, quella non c' entra nulla con questa storia. E poi la mia lista era indipendente: la Lega se è quello che vuole sapere, ne appoggiava un' altra».

Ma alle Regionali il partito di Salvini ha incassato il 40 per cento. E l' insofferenza verso i «troppi furti che ci sono da queste parti» è un sentimento che quasi puoi toccare. Che fa dire a qualcuno: «Preferisco tacere. Perché se parlo di più finisco in galera».

 

E il finale è più o meno questo: «Ci fossero più persone come Franco ci sarebbero meno malviventi in giro». Che poi è quel che pensano in tanti. E mentre i poliziotti passano al setaccio la zona alla ricerca delle ogive sparate dalla 357 Taurus del signor Franco - che ha anche un' altra pistola in cassaforte - al bar di stradale Torino, davanti a un caffè, c' è chi giura che qui ladri hanno già colpito in zona. E Franco era solo una delle tante vittime.

Quella che, però, ha reagito. E ha sparato.

marcellino iachi bonvin

 

2 - SOLO CONTRO TRE RAPINATORI, SPARA E NE UCCIDE UNO

 Filippo Facci per “Libero quotidiano”

 

Il Canavese è una zona tranquillissima di gente tranquillissima, piemontesi da proverbio, per il resto questa storia sembra di averla già sentita: un tabaccaio, una tentata rapina, minacce, colluttazioni, e una pistola - legalmente detenuta - che spara e uccide un giovane moldavo, così come era moldavo il 29enne che nel tardo 2018 spaccò il vetro di una finestra e svegliò di soprassalto il proprietario di un' officina, Fredy Pacini, che sparò cinque colpi due dei quali andarono a segno. Fredy Pacini è stato recentemente assolto, ma dopo un calvario mediatico-giudiziario che la nuova legge sulla legittima difesa, ora, dovrebbe evitare. Sarà così? Il paragone regge?

 

Vediamo. Anzitutto la dinamica. Il silenzio notturno di Pavone Canavese (3800 abitanti vicino a Ivrea, anche se appartiene alla città metropolitana torinese) poco dopo le 3 è squassato da 7 colpi di pistola. In via Torino, proprio al confine con San Bernardo Canavese, c' è il bar tabacchi «Winner Point» che è incastonato in una villetta che appartiene a Marcellino Franco Iachi Bonvin, che da anni è titolare e gestisce coi figli l'esercizio.

 

la rapina nella tabaccheria di marcellino iachi bonvin

Lui abita al piano di sopra, e la villetta, a lato, a fianco della macchinetta notturna per le sigarette, ha un cancello che introduce nei tre lati interni che delimitano la proprietà, dove il proprietario tiene la macchina e dove c' è l' ingresso dal retro della tabaccheria, tutto ben recintato. In esterno c' è anche una telecamera, messa dopo che alla tabaccheria ci sono stati 7 complessivi furti o tentativi di furto. Non è proprio un tabacchino: il Winner Point è anche ricevitoria, punto Sisal, corse, Lotto, si pagano le tasse automobilistiche e le bollette, si comprano i biglietti per i concerti, per le partite della Juve e del Torino, e poi c' è il bar.

 

Normale che ci sia un cambiamonete, caricato con 2000 euro: così i ladri arrivano con un furgone bianco e prima forzano il cancello, poi la porta di servizio e poi il cambiamonete: tutto con un palanchino, che è tipo un piede di porco ma grosso e robusto perché si usa nelle miniere per smuovere massi.

 

È un' arma? Lo è. Comunque il proprietario sente i rumori degli scassi, si sveglia e con lui i familiari, che cerca di tranquillizzare - moglie e due figli - e poi prende la sua 357 Magnum a tamburo ed esce sul terrazzo, vede tre ladri incappucciati e spara: ma in aria. I tre non se ne curano troppo, e lui scende in cortile, dove i tre avevano già caricato sul furgone tutto il cambiamonete per scassinarlo poi comodamente da qualche parte. E qui, tra urla e minacce, c' è - come si dice - una colluttazione, termine che leggiamo sempre, che non ha sinonimi ma che significa «rissa, zuffa, baruffa, lotta furibonda per sopraffare qualcuno o non esser sopraffatto».

marcellino iachi bonvin e la rapina nella sua tabaccheria

 

Gli altri erano in tre, con un palanchino. E Marcellino Franco Iachi Bonvin a un certo punto spara, più volte, forse cinque: e colpisce al petto uno dei tre, che dopo qualche metro crolla a terra. È un moldavo incensurato di 24 anni. Gli altri due scappano. Tutto questo avviene all' interno della sua proprietà? Sì. Il moldavo stava scappando? Difficile crederlo: a meno che corresse all' indietro, visto che è stato preso al petto.

 

LA TELEFONATA

A quel punto il tabaccaio telefona alla polizia e al terzo figlio, il più grande, che vive altrove. In commissariato e poi in procura, davanti al procuratore capo di Ivrea Giuseppe Ferrando e al pm titolare del fascicolo, Giuseppe Drammis, decide temporaneamente di avvalersi della facoltà di non rispondere. È molto provato, come ammetterà il procuratore nel definirlo «una persona pacata che vive in una famiglia normale».

la rapina nella tabaccheria di marcellino iachi bonvin

 

Verrà riascoltato da lunedì. Intanto risulta sotto indagine per «eccesso di legittima difesa», come il copione prevede in ogni caso. Intanto la polizia scientifica trova in casa altre armi: ma sono tutte regolarmente denunciate, tutte comprate dopo i furti precedenti.

 

Per comprendere appieno in che termini possa essere applicata la nuova legge sulla legittima difesa occorrerà riscontrare il racconto dell' uomo con le risultanze della polizia scientifica, com' è giusto e normale. Il resto è colore: la famiglia che si schiera con lui, gli operai della fabbrica di fronte che pure lo difendono, le sfilate di sindaci e solidali vari. In un comune dove la Lega ha preso il 40 per cento, e dove - risuona da ogni parte - «la nuova legge sulla legittima difesa è stata fatta proprio per uno come lui, che ha lavorato onestamente per tanti anni». E che forse, di mettersi a sparare, non aveva nessuna voglia.

 

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